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Lynyrd Skynyrd - Nuthin’ Fancy
( 5368 letture )
Dopo la doppietta grandiosa di inizio carriera, i Lynyrd Skynyrd erano diventati una band famosa in tutti gli States e gli incessanti tour avevano ulteriormente contribuito a consolidare la base del loro successo, facendo degli Skynyrds uno degli act più amati dal pubblico americano. Eppure qualcosa comincia a girare per il verso sbagliato: la band è sotto pressione costante ormai da anni, al suo interno alcool e droga cominciano a diventare qualcosa di più che un semplice diversivo e la vita on the road piano piano lascia il segno nel morale di questi figli del Sud. Il primo a lasciare è il batterista Bob Burns, uno dei fondatori del gruppo, prontamente rimpiazzato dal caratteristico Artimus Pyle, un ottimo musicista che darà il suo contributo anche all’immagine del gruppo rivelandosi da subito un sostituto più che all’altezza. Sotto questi auspici iniziano le sessioni per il terzo album, il qui presentato Nuthin’ Fancy, che già dal titolo sottolinea che qualcosa davvero non va.

Il disco è da sempre considerato un passo falso, specialmente se confrontato con i suoi predecessori e, pur contenendo alcuni dei brani più classici del gruppo, non ha mai incontrato grossi consensi, pur raggiungendo la posizione #9 della classifica di Billboard. Non convinse, in particolare, l’atmosfera quasi dimessa e placida che vi si respira, come se la band fosse a corto di fiato dopo le sfavillanti sfuriate di inizio carriera. Buona parte della “colpa” ricadde sul produttore Al Kooper, uno dei primi a credere nella band e fino ad allora membro aggiunto ed ingranaggio fondamentale nell’economia del sound degli Skynyrd. In effetti, non si può negare che la produzione appaia decisamente poco brillante e quasi ovattata, finendo per togliere spazio e colore alle evoluzioni del trio di chitarre della band, suo inevitabile punto di riferimento. In realtà, anche Billy Powell al piano appare stranamente in ombra e non si erge mai ai consueti livelli espressivi. Le liti tra Van Zant e Kooper durante le registrazioni saranno quindi solo il prodromo dello scioglimento di un sodalizio artistico che tanto aveva contribuito al successo del gruppo. In realtà il giudizio, pur se veritiero, appare troppo severo e non spiega perché la band appaia, nelle composizioni, come adagiata su se stessa, non più la belva affamata di ritmo e rock’n’roll a cui si è abituati a pensare. Se la produzione non aiuta, insomma, è la musica che appare poco convinta e convincente a chi si è ormai abituato agli altissimi livelli di Pronounced Leh-Nerd Skin-Nerd e Second Helping. Eppure, anche in questo caso, il giudizio si rivela decisamente troppo severo: Nuthin’ Fancy è un album nel complesso inferiore agli standard tenuti dal gruppo fino a quel punto, ma questa sentenza ne nasconde fin troppo la reale consistenza ed il lampante valore. La musica qui contenuta va vista alla luce del momento che la band stava vivendo e quello che appare un ripiegamento su sonorità più morbide nasconde in realtà una ricerca delle proprie radici musicali, un ritorno verso sonorità blues e country di grande spessore, ad alto tasso di godibilità. Tolto di mezzo l’ingombrante paragone con la produzione passata, si può tranquillamente affermare che nessuna delle canzoni qua contenute sia un riempitivo, nonostante il poco tempo a disposizione per la composizione delle stesse. Al contrario, sin dal grandissimo hard rock dell’opener Saturday Night Special, canzone famosa quasi quanto le sorelle Free Bird e Sweet Home Alabama, la band inanella una serie di brani di altissimo valore musicale ed ottimo interplay: Cheatin’ Woman è un blues lento e ritmato che rimanda ai padri Allman Brothers fino al finale condotto dalle chitarre; Railroad Song è un delizioso country rock con parti centrali veementi, marchiate a fuoco dalla personalità del gruppo; I’m a Country Boy è il classico inno rurale di Ronnie Van Zant condotto da un riff rutilante ed appiccicoso come lo sciroppo d’acero, mentre On The Hunt porta ancora sugli scudi il grande lavoro delle chitarre, per uno dei maggiori classici nascosti del gruppo. Am I Losin’ e Made in the Shade, sono due piacevoli ballate country rette dai cori della band e da un ottimo lavoro delle chitarre acustiche, degnamente interpretate da un Van Zant assolutamente a suo agio anche su ritmiche rilassate e “conviviali”. Chiude l’altro classico assoluto, Whiskey Rock-A-Roller, hard rock southern song divertente e d’impatto, ennesimo graffio indelebile sulla pelle, lasciato da una band che sapeva esattamente dove andare a colpire.

Subito dopo l’uscita dell’album, la band si ritrovò nuovamente lanciata on the road e questa volta a farne le spese sarà il chitarrista Ed King, che sarà costretto a lasciare il gruppo per non compromettere la propria salute, privando così gli Skynyrd del proprio caratteristico “triplo attacco”. Nuthin’ Fancy è un disco che nasce in un momento difficile e non fa niente per nasconderlo, nutrendosi di atmosfere decisamente meno aggressive, senza che questo snaturi la vena rock del gruppo. Non ci sono punti deboli nell’album e molti gruppi su un disco di questa qualità avrebbero potuto costruire un’intera carriera, data l’imprescindibile capacità degli Skynyrd di scrivere canzoni senza tempo, che restano nel cuore. Non a tutti è dato questo dono e se è vero che resta un episodio “minore” nella prima parte della carriera del gruppo, altrettanto vero resta il fatto che probabilmente paga eccessivamente lo scotto di venire dopo due autentici pilastri del rock. C’è molto del mito degli Skynyrd tra queste canzoni e, per molti, Nuthin’ Fancy sarà davvero una piacevole sorpresa.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
59.38 su 36 voti [ VOTA]
Gabri
Mercoledì 4 Dicembre 2024, 15.24.01
8
Non ai livelli dei precedenti ma comunque un livello sempre ottimo. Testi sempre superlativi che trattano tematiche importanti della vita americana. Apprezzabile, rilassante. Voto 82
N�esis
Lunedì 6 Marzo 2023, 23.13.43
7
Di Saturday night special ho ascoltato prima la versione degli Armored Saint rispetto all\'originale e me ne vergogno molto. D\'altronde io ho prima scoperto il metal e solo dopo mi sono innamorato del rock anni 70, ma una volta abbracciato non l\'ho più mollato. Riposa in pace Gary hai contribuito a scrivere la Storia
Fabio Rasta
Venerdì 20 Ottobre 2017, 11.11.13
6
La chiusura della accurata recensione dice praticamente tutto su questo bell'LP. Posso aggiungere solo il mio punto di vista: penso che la Band, + che comprensibilmente "a corto di fiato" come dice il Lizard, abbia, come fanno quasi tutte le Band a corto di fiato, cercato (e trovato) un ritorno alle origini. Qui traspare tutto il loro amore x gente del calibro di WAYLON JENNINGS, MERLE HAGGARD, o x i toni pacati di JJ CALE, del quale in principio avevano meravigliosamente stravolto Call Me The Breeze. Disco immagino apprezzabile maggiormente da chi è magari cultore del Country classico statunitense, che non da un italo-Zeppeliniano x esempio. Personalmente non faccio testo xchè adoro quasi tutti i loro dischi, e senz'altro tutti quelli formazione classica. Peccato x BILLY POWELL in ombra, da sempre anima della Band e vera differenza tra loro ed un qualsiasi gruppo di Rock made in USA.
Rob Fleming
Sabato 30 Gennaio 2016, 17.12.41
5
Eccellenti come sempre. 78
il leccese
Martedì 6 Settembre 2011, 22.37.03
4
peccato che questa grandissima band venga ricordata solo per (le bellissime cmq)free bird e sweet home alabama
Lizard
Mercoledì 31 Agosto 2011, 21.21.03
3
Dimenticavo di aggiungere che "Saturday Night Special" ha uno dei riff più belli che siano mai stati scritti.
Lizard
Mercoledì 31 Agosto 2011, 9.13.58
2
Grazie, molto gentile parlare di band come questa significa rendere omaggio alla storia del rock, per cui può essere solo un piacere. Personalmente poi adoro il southern rock e lo ritengo la miglior musica per guidare, senza dubbio!! Railroad Song è una delle mie preferite, un gioiellino
ilragioniere
Mercoledì 31 Agosto 2011, 8.15.58
1
Complimenti, come sempre, per le recensioni. Mi fa sempre piacere che, oltre al Metallo, vengano trattati gruppi come questi e altri nel settore Low Gain, bravi veramente, per uno come me che apprezza il rock a 360 gradi, siete una fonte di acqua fresca. Ora veniamo al disco, per me è 85 ma faccio poco testo poichè sono un fan sfegatato della band di Jacksonville. E' vero che comunque NF è sicuramente in flessione rispetto ai primi prodotti, flessione che contiunerà, parzialmente, anche su Gimme Back My Bullets. Amo alla follia, oltre ai classici, "Made in the Shade" e "Railroad Song" due fantastici country rock. Pezzi da acoltare in veranda, sulla sedia a dondolo con birra gelata e spiga di grano tra le labbra....Up the Skynyrds!
INFORMAZIONI
1975
MCA Records
Southern Rock
Tracklist
1. Saturday Night Special
2. Cheatin' Woman
3. Railroad Song
4. I'm a Country Boy
5. On the Hunt
6. Am I Losin'
7. Made in the Shade
8. Whiskey Rock-A-Roller
Line Up
Ronnie Van Zant (Voce)
Gary Rossington (Chitarra)
Allen Collins (Chitarra)
Ed King (Chitarra)
Billy Powell (Piano, Organo)
Leon Wilkeson (Basso)
Artimus Pyle (Batteria)
 
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