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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Megadeth - The World Needs a Hero
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12/06/2016
( 8203 letture )
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Era l'inizio del nuovo millennio ed i Megadeth avevano da tempo perso il bandolo della matassa. Gli ultimi album erano davvero al di fuori di ogni possibile concezione per una mente geniale come quella di Dave Mustaine, fondatore e mentore assoluto del gruppo che aveva saputo regalare dischi indimenticabili al thrash. Risk aveva consegnato una band squallidamente opaca ed inutile scatenando l'ira dei milioni di fan sparsi per il globo, probabilmente uno dei punti più bassi mai toccati nella discografia dall'ensemble capitanato dal chitarrista rossocrinito. The World Needs A Hero promette di tornare verso sonorità più consone al combo di Los Angeles anche se vede la fuoriuscita di Marty Friedman dovuta anche ai dissapori nati con la pubblicazione di Risk. Il suo posto viene preso da Al Pitrelli che riesce a dare un buon contributo all'album pur non possedendo la genialità del chitarrista del Maryland; la copertina vede il ritorno del logo originale dei Megadeth ma soprattutto di Vic Rattlehead il che non fa altro che aumentare le aspettative nonostante l'innegabile timore viste le precedenti produzioni.
Il suono ritorna ad essere alla Megadeth e anche la voce di Mustaine torna a ringhiare e tutto questo lo si nota dall'apertura di Disconnect che nonostante la linearità riesce a suscitare alcune emozioni; la voce in effetti è quella che ben conosciamo e il riff portante riporta alla memoria i fasti del passato anche se non riesce a convincere in pieno: sembra quasi che la band suoni con una certa timidezza per non voler calcare la mano. La title track a sua volta consegna i Megadeth più apprezzati con il basso di Dave Ellefson che ricama un andamento jazz e la voce al vetriolo di Mustaine che sa regalare una buona dose di rabbia, senza tralasciare la melodia che con gli anni ha saputo forgiare le proprie corde vocali. Il brano risulta più articolato rispetto al precedente e nonostante l'assenza di Friedman il lavoro dell'ex Savatage Al Pitrelli è degno di tutto rispetto. I Megadeth con questo album cercano di offrire ai propri fan tutto ciò che li ha resi tali, tecnici e con stesure relativamente complesse ma con un tiro sempre invidiabile ma purtroppo si tratta un'impresa ardua per i Megadeth degli anni 2000: manca mordente e i brani seppur suonati in modo ineccepibile, non riescono a colpire nel segno. Burning Bridges con il suo riff lisergico riesce a convincere, grazie a cambi di tempo azzeccati e ad una cavalcata che porta al buon solo, ma l'immancabile coro fin troppo melodico scaccia in un sol colpo il buon lavoro svolto in sede di composizione. Dave Mustaine dopo i primi grandiosi album ha iniziato a ''guardare'' con una sorta di invidia il successo dei Metallica, anche la svolta commerciale è stata quasi di pari passo e a tutto ciò non ne sono esenti neanche le ballad; A Tout Le Monde risultava efficace in un album come Youthanasia essendo di ottimo di livello, anche qui i Megadeth vogliono ripercorrere il sentiero battuto dai Metallica con brani come Nothing Else Matters e propongono la delicata Promises. Il brano risulta ben congegnato con la sua orchestrazione che lo rende efficiente e di sicuro trasporto, ma rimane indubbio il fatto che ''esperimenti'' del genere non appartengono al background dei Megadeth rendendoli smielati e patetici. Dread and the Fugitive Mind è forse l'episodio più riuscito dell'album anche se non è un inedito dal momento che era già stato pubblicato nel ''best of'' della Capitol Records dal titolo Capitol Punishment: The Megadeth Years, il pezzo in questione permette di apprezzare la band per quello che ha sempre saputo dare: stop and go con la voce abrasiva di Mustaine, un riff in crescendo che sostiene l'ottima parte vocale e il gran lavoro della sezione ritmica con Jimmy DeGrasso sugli scudi oltre all'ottimo solo che ci consegna i Megadeth degni di tal nome. Infine troviamo il tentativo di rinverdire i fasti del passato proponendo Return To Hangar, una sorta di sequel della stupenda Hangar 18 contenuta in quell'irripetibile Rust In Peace ma della quale non contiene nemmeno un'oncia di potenza compositiva, tecnica e pathos nonostante l'impegno prodigato dalla band.
The World Needs A Hero è un tentativo mal riuscito di riportare i Megadeth sulla strada che gli compete e i brani sono svuotati da quell'essenza tecnica e rabbiosa che ha contraddistinto sin dagli inizi la band californiana. Certamente è un passo avanti rispetto all'orripilante predecessore ma i Megadeth degli anni 2000 sembrano aver perso quella vena compositiva che ha sempre fatto la differenza, per lo meno nella mente di Mister Mustaine. Gli anni a venire saranno un susseguirsi di alti (pochi) e bassi (troppi) che non permetteranno alla band di attestarsi sui livelli sperati; il resto lo conosciamo tutti.
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22
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Album con alti e bassi ma certe canzoni sono davvero bellissime... Disconnect, Promises, 1000 times... Burning Bridges.... Dave le canzoni e i ritornelli li sa scrivere |
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21
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Oh, a me il disco è piaciuto...molto meglio di "Risk", potente, melodico senza essere sdolcinato (come, ad esempio, gli stratovarius...) Gli stop and go sono eccezionali, così come alcuni assoli...non vedo l'ora di ascoltare il successivo "the system has failed"! |
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20
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Album dagli spunti interessanti ma ancora troppo carente sotto l'aspetto dell'ispirazione. Dagli ultimi anni '90 si sente un accenno di ripresa per la band, ma ci sarà ancora parecchio da lavorare. Disco più che sufficiete ma nulla di più 65/100 |
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19
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Album che mi ha sorpreso.
Soltanto losing my senses e silent scorn non mi sono piaciute.
Disconnect è un grandissimo opener, la totale track è divertente e gradevole, Moto Psycho è strana ma sufficiente, 1000 Times Goodbye, nonostante il testo un po' imbarazzante ha un bel riff, burning Bridges ha la miglior performante di Dave alla voce, promises è diversa ma bella, Recipe for hate... Warhorse è un capolavoro, da ascoltare assolutamente, Losing my senses come ho già detto non mi piace, è strana e noiosa, Dread And the fugitive mind è una delle canzoni migliori dei Megadeth e per chi dice che è una voce di Sweating Bullets, beh questa è meglio.
Silent scorn è solo una introduzione a return to Hangar, canzone che tiene alto il livello dell'album come when, che ha un introduzione bellissima e
Anche se la parte cantata sembra una cover di Am i Evil? Il solo e l'autro sono ottime, voto dell'album 92 |
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18
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Quest'Album mi é piaciuto molto, Dread and the fugitive mondo un capolavoro, ma anche la title track, when, 1000 times goodbye, recipe for hate, burning bridges e perfino promise mi sono piaciute parecchio |
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17
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Questo album è quasi un capolavoro |
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16
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Questo al primo ascolto fu una delusione totale......al secondo ci trovai giusto qualcosina di interessante ma poca roba.... Il terzo ascolto non c'è mai stato.....chissà, forse un giorno.... Ossequi! |
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15
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Forse l'album che mi piace di meno dei Megadeth (anche meno dei bistrattati Risk e Super Collider). L'ho sempre visto come un tentativo forzato di tornare al "vecchio" sound dopo il fallimento di Risk. Si ascolta con piacere, anche se "When" riprende fin troppo "Am I Evil?" dei Diamond Head, e "Dread and the Fugitive Mind", sebbene sia un buon pezzo, mi è sempre sembrata una mezza scopiazzatura di "Sweating Bullets". Considerata anche "Return to Hangar", l'ispirazione del gruppo non è che fosse a livelli altissimi in questo periodo… La sufficienza se la porta a casa, comunque, anche se la produzione non è che sia il massimo per i miei gusti. |
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14
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Riascoltato oggi, non me lo ricordavo molto. Beh... uno dei punti più bassi della discografia. Dopo lo sperimentale Risk Mustaine cerca di far la pace con i fans proponendo un album che nel sound si rifà paraculamente al periodo più “melodico” della sua band (diciamo 1992-1998), aggiungendo un paio di autoplagi paraculi anch’essi da Rust in Peace (Recipe for Hate che è Dawn Patrol e poi Return to Hangar... sì: preferirla all’originale è un bel bestemmione), un altro da Countdown (l’inizio di Dread è la palese scopiazzatura di Sweating Bullets), più un plagio di Am I Evil? in When. Meglio o peggio di Risk? Mah, per me i due album sono entrambi facce della stessa moneta... svalutata. Da una parte la sperimentazione ... riuscita male; dall’altra si vuole andare sul sicuro, ma in quasi totale assenza di idee e convinzione. Aggiungiamo pure che il pur bravo Pitrelli con i Megadeth non c’entra a nulla... Periodo nerissimo. 2/3 brani riusciti fanno guadagnare la sufficienza abbondante... che è veramente poca cosa per il marchio Megadeth. Per fortuna con dall’album successivo la storia cambia. Voto 63 |
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13
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Pronuncio una bestemmia se dico di preferire Return to Hangar la trovo meglio dell’originale del’90? |
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12
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A me è sempre piaciuto. Un disco di classe e con almeno 5 brani di spessore. Lo trovo migliore di molti album paraculi venuti dopo... |
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11
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Paragonato a rust in peace ovviamente è inferiore. Paragonato a risk ovviamente è superiore. L errore piu comune nel giudicare un disco è fare i paragoni. The World Needs A Hero a mio parere senza fare paragoni è un buon disco. |
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10
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Album orribile, non si salva quasi nulla. 35 |
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9
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Pochi alti e troppi bassi gli anni successivi a quest'album?Alla fine gli unici 2 album brutti dei megadeth che sono usciti dopo TWNAH sono giusto 13 e Super Collider,gli altri dischi sono di tutto rispetto con picchi davvero niente male raggiunti in Dystopia e Endgame |
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8
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Promises da sola vale l'acquisto dell'album, peccato non ci fosse Friedman perche' il solo e' un po' deboluccio, privo di quelle idee e pathos che Marty avrebbe potuto regalare a questa song per il resto stupenda. Altre 3 o 4 buone canzoni, il resto dimenticabile o quantomeno dozzinale. Non un brutto lavoro ma mi sa tanto di costruito a tavolino, passione (e idee) poche.
Voto: 6 politico ovvero 60, la sufficienza gliela do. |
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7
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Sará quello che sará, ma questo album é decisamente meglio di quella schifezza di Risk. Non é all´altezza degli album piú riusciti dei Megadeth ma é pur sempre una prova discreta. Spunti interessanti ci sono. Magari lascia un po´ di amaro in bocca ma almeno é ascoltabile. Direi un 6 e mezzo |
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6
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Album mediocre..la formazione era inadeguata..e basta vedere il live rude awakening per rendersene conto..per quanfo Al Pitrelli sia un buon chitarrista e de grasso un batterista tecnico,non reggono il paragone con la formazione precedente..comunque fortunatamente,i megadeth si sarebbero' ripresi alla grande di li' a poco.. |
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5
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Come mai è stata riscritta la recensione? |
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4
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Un 4 pezzi sono belli il resto accettabile,pero' rispetto a risk e super collider e' molto avanti....65 se li merita tutti....anche se non e' tra i migliori.....proprio perche' i megadeth di solito hanno sfornato tanti capolavori nella loro lunga discografia...comunque resta una prova sulla sufficienza |
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3
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Di certo fra i peggiori album dei Megadeth, ma anche per me a confronto con Risk un bel passo avanti. Recensione e voto piu` che giusti. |
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2
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Secondo me sei stato persin troppo generoso. Risk faceva schifo, ma lo preferisco in ogni caso. Rimane comunque un passo avanti, sulla strada sbagliata è vero, ma sempre un passo avanti rimane. |
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1
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quoto l'ultimo capoverso. Return to hangar era da lasciare nel cassetto, penosa e triste. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Disconnect 2. The World Needs A Hero 3. Moto Psycho 4. 1000 Times Goodbye 5. Burning Bridges 6. Promises 7. Recipe for Hate... Warhorse 8. Losing My Senses 9. Dread and the Fugitive Mind 10. Silent Scorn 11. Return to Hangar 12. When
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Line Up
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Dave Mustaine (Voce, Chitarra) Al Pitrelli (Chitarra) David Ellefson (Basso) Jimmy DeGrasso (Batteria)
Musicisti Ospiti
Chris Vrenna (Percussioni su traccia 1) Bob Findley (Tromba su traccia 10)
Suzie Katayama (Archi su tracce 6 e 8)
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