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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Harakiri For The Sky - III: Trauma
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16/07/2016
( 3677 letture )
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III: Trauma, come si evince dal titolo, costituisce il terzo lavoro in studio del duo austriaco Harakiri For The Sky. Licenziato a distanza di due anni dal precedente Aokigahara, esso insiste su coordinate non molto distanti da quanto offertoci sinora dalla band, ovvero un intreccio, piuttosto di tendenza -e senz’altro esplorato da diverse formazioni contemporanee, come ad esempio Thränenkind e Woods of Desolation- tra post metal, post rock e black metal. Tutto ciò è corredato dal meraviglioso artwork di Tristan Svart, dal quale traspare l’afflato che da sempre anima le composizioni del combo viennese. Qui, difatti, l’estrinsecazione del dolore e dell’afflizione avvengono attraverso la comunione con il mondo naturale, che diviene simbolo, o meglio, icona dell’universo interiore umano. Ed ancora una volta sono messi a tema l’abbandono e l’abulia nei confronti dell’esistenza, il presagio sartriano di essere venuti al mondo come una pianta, o un microbo, o una pietra, sospinti senza possibilità di salvezza tra le spire di accadimenti sempre più irragionevoli.
Gli Harakiri For The Sky affidano questo crogiolo di significati ad un songrwriting sinuoso e ben collaudato, in cui la componente prettamente musicale appare priva delle frizioni e delle increspature che al contrario animano il vivido comparto lirico. Sin dalla opener Calling the Rain -nella quale viene messo a tema il suicidio di un caro amico- abbiamo un chiaro annuncio di cosa ci sarà disvelato nel corso della tracklist. Lievi accordi di pianoforte e chitarre pulite incedenti su una melodia in chiave minore lasciano spazio a ritmiche riverberanti, delineanti un’atmosfera ariosa -debitrice in parte della lezione dei primi Alcest- su cui si staglia lo screaming straziato di J.J.. Quest’ultimo risulta, rispetto all’immediato passato, più netto e tagliente senza nulla togliere, al contempo, alla massiccia impronta emotiva che viene da esso conferita alle composizioni. La traccia successiva Funeral Dreams, risulta invece caratterizzata da un impianto fondamentalmente più dinamico: vediamo difatti affiorare blast beat entro una sezione ritmica più varia, costellata da rallentamenti e reprise. Il brano è punteggiato da accattivanti melodie in lead, la cui natura apparentemente cristallina ed eterea nasconde tra le proprie pieghe una resa incondizionata all’essere consunti e divorati dall’insofferente ed impietoso scorrere del tempo. L’arpeggio di Thanatos sembra invece introdurci soffusamente alla dolorosa consapevolezza in virtù della quale, in fin dei conti, il nostro stesso ricevere la vita sia accompagnato al dono velenoso della morte. Prima che all’ignoto siamo dunque già da sempre condannati e consegnati all’esperienza della nostra finitezza e transitorietà. Ed è così che, nel cuore del brano, il riffing in tremolo si apre ad una sezione acustica dominata da un limpido cantato in pulito, ad impreziosire il kairos, a livello lirico, della composizione:
It's beyond me and concerning And just that I know makes me grieve so deeply... ...I don't think we can start all over again... It's a safe bet, cause nothing will ever change...
The Traces We Leave, cui è stato dedicato anche un suggestivo videoclip, rappresenta una delle tracce meglio riuscite del disco. Insistente sul senso di straniamento che consegue al vivere lontano dalla propria terra natia, acutizzantesi in una rottura drastica della familiarità con qualsiasi oggetto o situazione, il brano si snoda -con uno schema perpetrantesi anche nelle composizioni conclusive- lungo metriche oscillanti tra lo slow e il mid tempo che si fanno maggiormente cadenzate in corrispondenza del refrain ed accelerate sino al blast beat nella sezione intermedia. Ciò avviene sullo sfondo di un lavorio chitarristico diafano -echeggiante i migliori Deafheaven- che si fa protagonista soltanto in coincisi stacchi atmosferici.
III: Trauma riserba ben poche sorprese, dunque, ai fan di lungo corso degli Harakiri For The Sky, a parte una produzione decisamente meno ruvida rispetto al passato e maggiormente ricca dal punto di vista della potenza e corposità del suono. Ciò, assieme al lavoro intrapreso da J.J. sulla propria prestazione vocale, rende il platter maggiormente maturo e, per dir così, raffinato rispetto agli esordi. Lo sforzo compositivo del combo viennese appare inoltre improntato ad un songwriting piuttosto equilibrato in virtù del quale, nonostante la considerevole durata del full-length, i brani scorrono piacevolmente senza filler o tempi morti.
Pur essendo meno autentico rispetto ad Aokigahara, e volto essenzialmente a soddisfare le aspettative dei fan della band, III: Trauma risulta in ogni caso un lavoro sufficientemente ispirato e godibile. Il full-length difatti, pur non brillando per l’originalità del sound, dispiega interamente la personalità degli Harakiri For The Sky che fanno delle coordinate tipiche del cosiddetto blackgaze contemporaneo la matrice del proprio stile inconfondibile. Prestantesi a diversi livelli di lettura e approfondimento, mai tedioso se sottoposto alla prova di numerosi ascolti, III: Trauma non potrà che fare la gioia tanto di chiunque abbia seguito le release della band sin dal principio, quanto di coloro che apprezzano particolarmente la declinazione del black di cui gli Harakiri For The Sky costituiscono uno dei più noti riferimenti.
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2
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Non li conoscevo, ma sembrano davvero molto bravi. Solo che non ho più tempo per i dischi di 70 minuti (ahimé), anche se da un disco di questo genere te li puoi aspettare... Ho gradito tantissimo la produzione pulita (ma non stucchevole) e il riffing curato e massiccio. Alcuni momenti sono davvero emozionanti, ma la vetta credo che si sia raggiunta con "Thanatos". E' un pezzo davvero riuscito. In linea di massima mi trovo d'accordo con la recensione. |
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1
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Il precedente mi era piaciuto, penso che proverò anche questo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Calling the Rain 2. Funeral Dreams 3. Thanatos 4. This Life as a Dagger 5. The Traces We Leave 6. Viaticum 7. Dry the River 8. Bury Me
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Line Up
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J.J. (Voce) M.S. (Tutti gli strumenti)
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