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Harakiri for the Sky - Mære
19/02/2021
( 3529 letture )
Sin dalla loro nascita, gli Harakiri for the Sky hanno saputo farsi cantori dei malanni spirituali che affliggono l’essere umano contemporaneo, artisti della malinconia, musici del malessere psichico. Mære non è eccezione a questa sublime regola e, anzi, potrebbe anche imporsi come sua principale, perentoria ed irrefutabile conferma.

I primi istanti del disco sembrano quasi voler quietare l’animo, che si è preventivamente scosso prima ancora di cominciare l’ascolto sapendo di cosa sono capaci M.S. e J.J., con l’intro squisitamente “post” e leggera di I, Pallbearer, ipnotica e soffice. Ma non appena il crescendo si arricchisce di tutti i suoi elementi, ecco che ci si adombra, per venire infine travolti dalla carica scomoda del black metal più emotivo possibile.

There’s a thing you should know about me
I am and have always been this deeply sad man
So, I am both, laughing and crying at the same time
And still trying to discover how that could be


C’è una cosa che dovresti sapere su di me
Io sono e son sempre stato un uomo così profondamente triste
Così io rido e piango allo stesso tempo
E sto ancora cercando di scoprire come sia possibile


Ognuno ha il proprio percorso di vita, ognuno vede il proprio riflesso in specchi differenti. Quando però ci si trova davanti allo specchio giusto, l’immagine che esso restituisce ci può frantumare. È così che le parole di J.J. diventano veicolo di introspezione, accompagnate da melodie sbiadite, come fotografie deteriorate sotto il peso degli anni. È solo l’inizio di quest’odissea nel dolore e già gli occhi cominciano a bruciare. Sing for the Damage We’ve Done toglie il fiato. In perfetta continuità stilistica e compositiva con il brano che la precede -intro in crescendo, esplosione black, momenti di quiete, melodie eleganti e malinconiche-, riesce a stringerci tra le sue braccia gelide senza risultare ridondante. Essa è la naturale prosecuzione di I, Pallbearer. Riff solidi si accompagnano a sospiri chitarristici, in una danza al ritmo della sofferenza, della mancanza, dell’autocommiserazione. Con la successiva Us Against December Skies è possibile trovare quelle sensazioni appassite del capolavoro degli Opeth, Blackwater Park, una sorta di incrocio tra The Drapery Falls e Dirge for November. I riff stessi sono palesemente figli di quelli della coppia Åkerfeldt-Lindgren e questo potrebbe inficiare un poco l’esito del pezzo, a tratti eccessivamente derivativo dell’opera degli svedesi. Pur essendo una canzone scritta e suonata in modo eccellente, soffre sotto la mole del quartetto di Stoccolma, la cui ombra proiettata su Us Against December Skies fa scivolare in secondo piano il post-black harakiriano. I’m All About the Dusk è una traccia dove il sentimento concede un po’ di spazio alla ragione, senza tuttavia eclissarsi. Gli Harakiri for the Sky, nella figura di M.S., calano qui l’asso come musicisti, mettendo in mostra i muscoli con un pezzo fortemente progressive. Non mancano i passaggi emotivi ma qui a farla da padrone è la complessità cerebrale di certi momenti poco intuitivi ai primi ascolti.

Con Three Empty Words prosegue il percorso di ricerca sonora e, riportando in primo piano l’impatto emotivo che è proprio della musica del duo, il post-black dei Nostri si lascia contagiare anche dalle frange più epiche e coinvolgenti dell’heavy metal classico. I Nostri sfornano così il classico pezzo “da concerto”, brano pensato, scritto e suonato per far saltare il pubblico, per farlo cantare a squarciagola. Le vette emozionanti del distico iniziale sono ancora distanti ma non si tema: gli austriaci non si sono snaturati, stanno solo evolvendo. Siamo al giro di boa ma il sentiero sin qui percorso sembra averci già condotto dall’altro capo dell’universo. Manca ancora metà della tracklist, a questo punto del viaggio le gambe dolgono d’un dolore che penetra negli angoli più reconditi del cervello. Ma ci piace, ci piace da morire, questa sofferenza del corpo e dello spirito. Così proseguiamo, affondando nelle seconde cinque canzoni.

Ma se il cammino musicale continua, quello delle nostre parole si conclude qui. Un po’ perché già vittima di una certa verbosità, che rischierebbe di trasformare la recensione in un piccolo saggio; un po’ perché vogliamo lasciare ai nostri lettori il piacere della scoperta innocente, pura ed intonsa, consapevoli che quella qui presente è musica di altissimo livello.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
81.78 su 32 voti [ VOTA]
DEEP BLUE
Sabato 21 Maggio 2022, 8.45.12
5
Bello ma troppo simile ai precedenti e a se stesso, sembra sempre lo stesso pezzo ripetuto all'infinito con delle minime variazioni per dire... uè! Senti qui come ti sorprendo! Non sbadigliare eh! Comunque non lo condanno, mi rallegro e torno a sentire A day in the life ...
Alcino
Domenica 21 Marzo 2021, 6.51.13
4
Album bellissimo. Da consumare e farlo proprio dall'interno
Immolazione
Lunedì 22 Febbraio 2021, 11.43.50
3
Che lagna di disco...
Giorgio
Lunedì 22 Febbraio 2021, 11.08.07
2
Come scritto già nello streaming, CD pazzesco, ad oggi per me l'apice di una discografia tutta di altissimo livello. Sono contento della rece positiva, anche se alzerei il voto intorno al 90 perchè veramente trovo ogni singola traccia pazzesca, ci sono un sacco di influenze senza mai risultare troppo derivativi e c'è una maturità compositiva pazzesca che coniuga in maniera sublime le loro opere più dure di inizio carriera con alcune produzioni più morbide continuando nel solco di Arson. Mi dispiace solo vedere una rece quasi "spezzata", per me ha poco senso inziare un track by track e poi troncarlo lì così, sarà forse anche per la voglia con cui attendevo questa rece!
Stagger Lee
Sabato 20 Febbraio 2021, 19.03.44
1
Spettacolare, come il resto della discografia.
INFORMAZIONI
2021
AOP Records
Black
Tracklist
1. I, Pallbearer
2. Sing for the Damage We’ve Done
3. Us Against December Skies
4. I’m All About the Dusk
5. Three Empty Words
6. Once Upon a Winter
7. And Oceans Between Us
8. Silver Needle // Golden Dawn
9. Time Is a Ghost
10. Song to Say Goodbye (Placebo cover)
Line Up
J.J. (Voce)
M.S. (Tutti gli strumenti)

Musicisti ospiti:
Neige (Voce nella traccia 2)
Kerim “Krimh” Lechner (Batteria)
 
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