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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Krokus - One Vice at a Time
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13/08/2016
( 2731 letture )
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One Vice at a Time è il sesto album in studio dei Krokus. Il disco uscito nel 1982 sarà un buon biglietto da visita per il mercato nordamericano, dove gli svizzeri s'imporranno definitivamente l'anno successivo grazie alla parentesi più importante della loro carriera, cioè Headhunter, il lavoro che li farà uscire dai soffocanti confini della piccola nazione neutrale nella quale si sono formati nel 1974. C'è da dire che nella natia Svizzera, a partire dagli anni 80, il gruppo aveva già ottenuto un discreto successo di vendite con Metal Rendez-Vous e Hardware, in particolare grazie al neo acquisto Marc Storace, singer dotato di un'ugola pazzesca e di uno stile di canto praticamente identico a quello del gemello putativo Bon Scott. Gli altri membri della band negli anni 1979-81 erano Fernando von Arb e Tommy Kiefer alle chitarre, Chris von Rohr al basso e Freddy Steady alla batteria. Rispetto ai due album precedenti, l'unica differenza nella line up di One Vice at a Time è rappresentata da Mark Kohler, subentrato alla chitarra ritmica al posto del compianto Tommy Kiefer, cha a causa della sua dipendenza dall'eroina deciderà di togliersi la vita alla vigilia di Natale del 1986.
È inutile girarci troppo attorno, l'LP in questione sprizza da tutti i pori il tipico sound hard rock degli AC/DC, risentendo pesantemente dell'influenza della band australiana dalla prima all'ultima nota. Qui non stiamo parlando di semplici richiami al gruppo dei fratelli Young, bensì di un vero e proprio tentativo di emulazione, che non riesce fino in fondo solo per la scarsità di assolo carismatici e significativi, ossia uno dei tratti distintivi di gran parte della discografia di Angus e soci. Difatti in One Vice at a Time le chitarre sono sì centrali, ma solo per la riproposizione costante di riff ripetitivi, i quali difficilmente escono dal seminato per andare a realizzare qualcosa di diverso e lo stesso discorso può essere tranquillamente esteso anche alla sezione ritmica, che non si prende mai la briga di apportare qualche cambio di tempo. I musicisti quindi non s'inventano niente, preferendo la composizione di tracce scorrevoli e di facile assorbimento dalla struttura semplice e poco originale, lasciando fare il lavoro sporco al cantante maltese Marc Storace, l'unico in grado di offrire prove superbe nell'arco dei 36 minuti di rock pesante che vanno a costituire l'album. Ad ogni modo è innegabile che la prima parte del disco sia veramente di forte impatto, poiché i Krokus riescono a mettere a segno melodie orecchiabili e ritornelli travolgenti: Bad Boys, Rag Dolls e To the Top ne sono la conferma. Nella seconda canzone citata i riff suonati meccanicamente sono straordinari nel far accrescere la tensione fino all'esplosione sul To the Top intonato dal singer: una capacità nel creare la suspence che ricorda gli Scorpions. L'iniziale Long Stick Goes Boom è un'ottima canzone, anche se sembra partorita dalla produzione anni 70 degli AC/DC: sia qui, sia in Playin' the Outlaw il vero protagonista è Marc, capace di raggiungere note altissime senza il minimo sforzo. A partire da Down the Drain l'album diviene meno incisivo, complice soprattutto la mancanza d'invenzioni e di variazioni sui singoli brani; così si passa dalle strofe basilari e scontate di I'm on the Run, alla monotonia e ciclicità del ritornello di Save Me. In mezzo troviamo la cover di American Woman, scritta e composta nel 1970 dai canadesi The Guess Who e scelta dai Krokus come singolo di lancio di One Vice at a Time, chiaramente col solo scopo d'ingraziarsi il mercato nordamericano. La velocità della conclusiva Rock'n'roll interrompe la piega tediosa che stava assumendo l'LP, fondamentalmente perché alle sei corde von Arb abbandona le consuete costruzioni per inventarsi qualcosa di più originale.
In definitiva siamo di fronte ad un buon lavoro hard rock dove si denota un avvio decisamente positivo - realizzato da tracks fortissime e ben elaborate - ma che passo dopo passo diviene stancante per la quasi totale assenza di passaggi creativi. Non è un caso che i brani migliori siano anche quelli dove Fernando von Arb mette in evidenza le sue abilità da solista, apportando qualche modifica alle strutture solide (ma statiche) del basso di Chris von Rohr e della batteria di Freddy Steady, che fra l'altro dopo questo disco andrà a suonare per breve tempo nella band di Gianna Nannini. L'apporto del suo sostituto Steve Pace sarà decisivo per l'irrobustimento del sound riscontrabile su Headhunter. L'altro aspetto da sottolineare, anche se già precedentemente espresso, è rappresentato dal fatto che durante il corso dell'album non c'è il ben che minimo interessamento da parte dei Krokus di discostarsi dalla formula degli AC/DC. Tale scelta è un'arma a doppio taglio, poiché se da un lato vengono realizzate sonorità spensierate e divertenti seguendo gli insegnamenti della band australiana, dall'altro è praticamente impossibile evitare il confronto con quest'ultima ed è chiaro che dalla comparazione siano gli svizzeri ad uscirne indeboliti.
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9
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In effetti forse questo è l'album su cui la clonazione degli Ac/Dc è più evidente, però d'altro canto, a parte un paio di casi sul lato b, il livello dei pezzi è veramente ottimo. Uno dei migliori (se non il migliore) dei Krokus. In realtà tutti gli album dal seminale Metal Rendez-Vous fino a Headhunter sono eccellenti. Voto 87 |
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8
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questo e' il miglior lavoro della band. poco importa se cloni o meno dei miei ACDC, ma qui ci sono pezzi davvero ottimi!!! 80 |
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7
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Davvero un ottima band di sano Rock Australiano(differente dal rock inglese..),molto piu' varia rispetto, agli ac\dc e per questo piu' interessanti..sanno picchiare duro,ma anche scrivere pezzi piu' leggeri senza perdere in intensita';per me che sono un fan sfegatato degli ac\dc,questa band è stata una sorpresa incredibile.Gli ultimi lavori sono anche superiori agli ultimi 3 album degli ac\dc..inoltre,anche se mi duole ammetterlo,avrei voluto Mark Storace negli ac\dc..la sua voce avrebbe retto il paragone anche con i pezzi di Scott(sono quasi identiche)..per me questi sono i veri eredi dei cangur Australiani,li preferisco molto di piu' agli Airbourne.. |
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6
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Ho solo Headhunter e questo qui, certoo non arriva ai livelli di Headhunter, se non ricordo male ebbe anche una certa fortuna nel mercato americano, e Chris Van Rohr ebbe a dire mi pare questo era il disco che gli Ac/Dc non avevano mai fatto, in realta' l'influsso dei giganti Ac/Dc permane, ma per me e' un buon disco, e buona la prova del chitarrista ritmico kohler che sostitui' Tommy Kiefer, per i problemi che sappiamo, Von Arb superbo e Storace stupendo, direi un 81/82 per i miei gusti, si tratta pur sempre di un magnetzzante hard rock. |
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5
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Grande grande band... molto simili agli Ac/Dc ma per me decisamente superiori |
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4
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Questo ce l'ho ancora originale in vinile, ai tempi mi ha fatto godere un casino. Giusto dire che sono un clone dei primi ac/dc ma come dice @Metal Shock chi se ne frega in fondo fanno dell'ottimi hard rock. Non capisco perché gli ac/dc non abbiano chiamato Storace invece di Axl. Per me un 80 se lo merita tutto. |
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3
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Non aggiungo altro. Ha detto tutto @Metal Shock !! |
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2
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disco meraviglioso a dir poco, band unica nel suo genere, li ho sempre apprezzati i loro dischi..... |
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1
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Questo mi manca, devo fare ammenda, ma i primi album dei Krokus erano splendidi! Cover degli Ac/dc? E chi se ne frega!! Hanno fatto dei dischi stupendi, come Metal rendez-vous, Hardware e Headhunter, e Storace alla voce è meraviglioso, altro che Axl! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Long Stick Goes Boom 2. Bad Boys, Rag Dolls 3. Playin' the Outlaw 4. To the Top 5. Down the Drain 6. American Woman 7. I'm on the Run 8. Save Me 9. Rock'n'roll
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Line Up
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Marc Storace (Voce) Fernando von Arb (Chitarra solista) Mark Kohler (Chitarra ritmica) Chris von Rohr (Basso) Freddy Steady (Batteria)
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