|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Atrophy - Socialized Hate
|
17/12/2016
( 2090 letture )
|
Anno del signore 1988: il thrash metal americano viveva la propria Arcadia dorata, quale humus fertile avente la propria più compiuta e notoria espressione nei cosiddetti Big Four. Questi ultimi avevano difatti già licenziato cospicua parte di quei lavori che avrebbero informato o, quantomeno, influenzato in maniera decisiva buona parte della produzione dei decenni successivi, adombrando parzialmente un sottosuolo ricco di fermenti e di formazioni volte a ritagliarsi una nicchia nella fitta selva di release più o meno riuscite venute al mondo in quella temperie. Ed è in un simile contesto che si colloca Socialized Hate, opera prima degli esordienti Atrophy, giovane promessa del roaster Roadrunner. La combo di Tucson avrebbe successivamente dato alle stampe soltanto il successivo Violent by Nature, per poi terminare -prematuramente, oserei dire- la propria attività a seguito dell’abbandono del gruppo da parte di una delle menti principali del progetto, Chris Lykins, che preferì dedicarsi a tempo pieno allo studio della medicina. I membri superstiti, dopo aver tentato, senza successo, di dare alle stampe un terzo full-length, ricostituirono la band con un altro moniker, Head Circus, dediti soltanto ad una poco significativa attività live. Tralasciando tali note biografiche, non si può non rilevare come Socialized Hate catturi il fruitore anzitutto con un colpo d’occhio, per via dell’artwork decisamente sopra le righe. Quest’ultimo difatti ci mostra un clown beffardo intento a giocare con gli arsenali atomici di USA e URSS, lasciandoci intendere sin da subito che la denuncia sociale, a diversi livelli, costituirà una parte considerevole dell’ispirazione del full-length, ponendosi, per quanto concerne un simile rilievo prettamente estetico, sulla scia di band quali Nuclear Assault e Toxik. Per quel che riguarda piuttosto il sound degli Atrophy non si faticano a scorgere le medesime coordinate che animano parimenti l’opera di nomi quali Sacred Reich, Vio-lence, Forbidden e, in certa misura, Testament.
Ciò è evidente sin dalla opener Chemical Dependency la quale, dopo una breve introduzione atmosferica, mette in opera un vero e proprio assalto frontale, inizialmente affidato ad un solo nevrotico, in perfetto stile Bay Area, a cui si accompagna un riffing graffiante, ricco di pattern variamente articolati. Le lyrics prendono corpo invece attraverso l’ugola caustica e mordace di Zimmerman. Il tutto è immancabilmente perfuso da una vena catchy in grado di rendere ulteriormente memorabile la traccia. La successiva Killing Machine, dischiusa da una progressione in chiave minore, rapidamente cede il passo a metriche serrate, sapientemente allentate in corrispondenza del godibilissimo refrain corale. Menzione particolare merita inoltre Preacher, Preacher in cui brillano in particolar modo la sempre articolata e mai banale prestazione alle quattro corde di James Gulotta che, in questo frangente, è sfoggiata in un fraseggio solistico d’impatto nonché agli splendidi arabeschi chitarristici intessuti da Lykins e Skowron. La divertente Beer Bong stempera invece, almeno momentaneamente, la gravità dell’impianto lirico del full-length con il suo impianto genuinamente hardcore/thrash ed un afflato marcatamente goliardico palesantesi con veemenza alla chiusura della traccia. Si tratta tuttavia soltanto di un conciso intermezzo a quella che potremmo definire come la sezione più fosca e, in qualche maniera, introspettiva sezione del lavoro, prendente corpo con la title track, aperta da un arpeggio in clean guitars che non avrebbe sfigurato in un disco dei Testament. Tale ispirazione culmina in brani quali Rest in Piece, permeata da una sezione ritmica claustrofobica e martellante e Urban Decay in cui il lavorio del riffing, prevalentemente in up-tempo, avviluppa come un sudario l’oscuro presagio dipanantesi nel refrain:
Man-made paradise Falls into decay Desperate humans Trapped in their own cage
Saremmo a questo punto indotti a chiederci quale sia, in ultima analisi, il portato di un lavoro apparentemente tanto piacevole. Anzitutto non si potrà complessivamente non rilevare che pur nella nettezza dell’esecuzione e di un innegabile talento nel dar vita a soluzione melodiche trascinanti ed efficaci, la prova degli Atrophy è indubbiamente scolastica e spesse volte priva del mordente che avrebbe permeato full-length come, ad esempio Forbidden Evil. In secondo luogo il songwriting, nonostante una padronanza della partitura assolutamente eccezionale per una giovane band al proprio esordio, non presenta una qualità del tutto omogena. Socialized Hate tuttavia, nonostante tali criticità, si presenta come un full-length godibile, catchy, ben eseguito e prodotto egregiamente. Sebbene si tratti del lavoro di una formazione dalla vita piuttosto effimera e non in grado di lasciare un profondo segno nell’ambito della storia del metallo pensante, l’esordio degli Atrophy non può mancare nella collezione di qualsiasi appassionato del thrash anni ottanta made in USA che sarà indubbiamente deliziato dalla potenza e dalla ricchezza che permeano il platter.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
20
|
Ottimo disco, una versione americana dei Destruction, voto 80 |
|
|
|
|
|
|
19
|
...buon dischetto....niente male.... |
|
|
|
|
|
|
18
|
Buon disco che possiede un gran tiro,me lo sono sparato proprio l'alttra sera....Non a livello dei capolavori che uscivano all'epoca,giusto il voto recensione x me. |
|
|
|
|
|
|
17
|
Certo che vedere la faccia pulita da professionista del chitarrista Chris Lykins in camice bianco, specialista otorinolarinoiatra, sul sito della clinica dove lavora in arizona è emblematico e curioso, fa pensare a sliding doors. Uno come lui aveva tanto talento e si sarebbe potuto realizzare come chitarrista in gruppi prestigiosi oppure traghettare questo gruppo verso lidi più remunerativi ma ha scelto di diventare un professionista borghese realizzato in campo medico. Chissà i commenti di colleghi e pazienti |
|
|
|
|
|
|
16
|
Io ho il succesivo, buon, disco Violent by nature. Questo l`ho ascoltato su Youtube, ma per me il secondo e` migliore, non un capolavoro ma un buon disco thrash. Come hanno detto sotto Rik e Dri, sono usciti tanti dischi, di thrash ma anche altri generi, che sono ottimi dischi ma praticamente, quasi, sconosciuti ed oggi quasi introvabili, se non avendo culo o facendosi un mutuo. La passione pero` ti porta a fare qualche sacrificio ogni tanto e cercare questi dischi, sempre meglio di certe schifezze odierne..... |
|
|
|
|
|
|
15
|
Novanta ci sta tutto anche per motivi storico affettivi. Secondo me c'è poca differenza con il successivo quindi i voti sono lì |
|
|
|
|
|
|
14
|
Sì Lizard, io sono tra quelli che dà 90 per affetto, ahah, sono troppo di parte col thrash di quegli anni lì, anche se di dischi da stroncare ne ho.. eccome se ne ho.. |
|
|
|
|
|
|
13
|
Questo e Violent By Nature comprati in vinile a delle mostre del disco a prezzi normalissimi. Ottimo album di solida fattura, si ascolta ancora oggi con immutato piacere. Non vorrei passare da "partigiano" nei confronti dell'ottima recensione di Costanza, ma i 90 che leggo qua sotto mi sembrano voti esagerati. A Violent By Nature quanto daremmo allora? 93/94 come minimo, facendone uno dei dischi thrash più importanti al mondo. Mi sembra possibile solo per affetto. Restano dischi comunque che ogni thrasher dovrebbe avere. |
|
|
|
|
|
|
12
|
@rik: ufficiale si trova tutto, basta cacciare i soldini e per certi cd i soldoni  |
|
|
|
|
|
|
11
|
@d.r.i. i primi due xentrix sono mooolto validi ma come potuto constatare anche tu, di ufficiale non c'è nulla. Già 3 anni fa ho provato a cercarli ma ci sono solo 'copie' .... Aaaahhh i mortal sin !!! Spettacolare mayhemic destruction !!!! Sono riuscito a reperirlo anch'io, l'anno scorso, addirittura con traccie live. Ottima scelta @d.r.i. |
|
|
|
|
|
|
10
|
@rik: io sono in attesa di due chicche che spero le poste non si fottano Mortal Sin Mayhemic destruction e Arch Enemy Burning Japan live 1999. Ogni tanto prendo e mi metto a cercare cd rari su internet, per esempio oggi ho cercato i primi due Xentrix...cazzo che prezzi! |
|
|
|
|
|
|
9
|
@d.r.i. grande!! Hai colto nel segno!! Mi spiego. Ci sono, come hai sottolineato anche tu, decine e decine di dischi, in questo caso thrash, di difficile reperibilità per usare un eufemismo. Dischi validissimi (imho) ma che di ristampare non se ne parla nemmeno. O li trovi come 'copie' a volte a prezzi folli oppure riciclati da non si sa chi e in condizioni pessime. ... e c'è ne sono veramente tanti che è praticamente impossibile reperire perché non ristampati in via 'ufficiale'. |
|
|
|
|
|
|
8
|
lapsus volevo dire Brian, gulotta, Kelly |
|
|
|
|
|
|
7
|
il disco è da 90. L'ho comprato in vinile all'epoca e successivamente il bellissimo secondo. All'epoca la scena dell'arizona si stava debolmente creando in contrapposizione con gli ispiratori dirimpettai californiani, loro assieme ai flotsam, ai sacred reich, agli evil dead avevano tutte le carte in regola per crescere e diventare grandi, purtroppo il genere era destinato ad una prematura battuta d'arresto qualche anno dopo e band promettenti come qeusta ci lasciarono le penne. Più che ai testament io ho sempre notato una somiglianza (vocale) con i megadeth, ma comunque il territorio è quello. Volevo comunque segnalare che tre quinti della band sono tornati in attività, anche se a livello locale, per la precisione Gulotta, skowron e il cantante Brian. |
|
|
|
|
|
|
6
|
"Perdoniamo" la gentil donzella che ha recensito questo disco, dando un voto troppo basso. Da 90 secco, per chi ha vissuto l'epoca... |
|
|
|
|
|
|
5
|
Bravo rik, ottima analisi. Se andiamo a spulciare il thrash di quegli anni vi sono signori dischi passati in sordina e che ora purtroppo magari manco vengono ristampati e sono di difficilissima reperibilità a prezzi umani. Poi magari mi devo vedere 12332 versioni vinile giallo, color merda, cofanetto, ecc ecc dello stesso disco di band anche non top band. |
|
|
|
|
|
|
4
|
E qui siamo nel mio habitat, thrash metal bay area. Ricordo che le review lette all' epoca li dipingevano come biechi copiatori dei testament. La realtà non è proprio cosi. (Imho). Sono un onestissimo gruppo thrash che ha realizzato due validi album che come già scritto dal recensore possono far parte della collezione di dischi thrash con merito. In quel momento di grande escaletion che viveva il thrash anche loro non sono riusciti a emergere come era giusto che fosse (imho). Una marea di uscite discografiche e tantissime passate sottotraccia. Peccato ..... |
|
|
|
|
|
|
3
|
Questo mi manca..ho solo il successivo e spacca di brutto. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Comprato appena uscito in lp, custodito come una reliquia in eredita' per i miei due figli. Grande discone come il suo successore. |
|
|
|
|
|
|
1
|
Confermo, bel disco. Da avere! |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Chemical Dependency 2. Killing Machine 3. Matter of Attitude 4. Preacher, Preacher 5. Beer Bong 6. Socialized Hate 7. Best Defense 8. Product of the Past 9. Rest in Pieces 10. Urban Decay
|
|
Line Up
|
Brian Zimmerman (Voce) Chris Lykins (Chitarra) Rick Skowron (Chitarra) James Gulotta (Basso) Tim Kelly (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|