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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Onslaught - In Search of Sanity
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24/06/2017
( 3120 letture )
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Gli Onslaught di oggi sono una band solidissima, coesa, versatile, tecnica e violenta al punto giusto e in una misura tale da scatenare poghi infernali e headbanging sfrenati e continui ad ogni loro esibizione. Gli Onslaught degli anni ’80 erano una band che doveva prima di tutto trovare una propria identità e una propria via (lontana dagli esordi hardcore punk), fatto che si è poi concretizzato con Power From Hell, il loro debutto sulla lunga distanza, e con il seguente e ancor più convincente The Force. Da qui in poi inizia però uno dei momenti più confusi e oscuri per la band inglese, con l’abbandono prima di Stallard alla ritmica e di Mahoney al basso e in seguito quello del potente cantante Sy Keeler. Il leader Nige Rockett, con il fido batterista Steve Grice, si trova costretto a fondare una band da zero reclutando James Hinder al basso e Rob Trotman alla chitarra, dando il compito più gravoso dietro il microfono a Steve Grimmet, già cantante dei promettenti heavy metallers Grim Reaper. Proprio attorno a lui si costrusisce il nuovo In Search of Sanity, un album puramente heavy, in cui la voce splendente e limpida di Grimmet la fa da padrone e distoglie parzialmente l’attenzione da una pochezza musicale disarmante.
L’apertura di Asylum è né più né meno che una lunga e soffocante intro ambientale (più di cinque minuti!) che vorrebbe far entrare l’ascoltatore nel mood di una ricerca smodata di sanità mentale ma in verità è un qualcosa di davvero malriuscito e abbastanza inutile. La titletrack è un heavy metal di stampo ultraclassico in cui si staglia perentoria la voce carica e sempre perfetta di Grimmet, il quale tira letteralmente per i capelli un brano che si fa ascoltare più per lui che per la sua composizione, nonostante lo sforzo dei chitarristi Trotman e Rockett nel renderlo, senza riuscirci, coinvolgente e d’impatto, anche perché il minutaggio oltre i sette minuti non aiuta di certo. Le composizioni non scendono praticamente mai sotto i sei minuti e mezzo, e ciò appesantisce notevolmente l’ascolto e le soluzioni stesse adoperate dalla band per non risultare ripetitiva, standard, accademica o senza inventiva. Purtroppo anche la successiva Shellshock, già pubblicata come singolo l’anno prima ma in una versione addirittura più lunga di quella qui presente, risulta un pastone heavy standard decisamente innocuo e noioso che richiama alcune produzioni heavy dei primi anni ’80 ma non ne rinverdisce di certo i fasti. Si deve aspettare la comunque lunga Lightning War per avere finalmente uno scossone di interesse, con l’introduzione di soluzioni e velocità thrash decisamente più consone alla band di Bristol che tutti si ricordano, con la voce sempre impeccabile, pulita e acuta ma su un pattern decisamente aggressivo e rapido, tagliente, con un assolo finalmente degno del nome Onslaught e uno Steve Grice, finora tenuto al guinzaglio, libero di pestare come un fabbro dietro le pelli; in sostanza una bella manata in faccia confezionata come si deve. La cover di Let There Be Rock degli AC/DC, già pubblicata nell’87 ma con ancora Keeler alla voce, è un ottimo modo per far riposare le orecchie da una prima parte decisamente non memorabile se non per il brano più thrash, per arruffianarsi un po’ l’ascoltatore medio giocando la carta del singolone che coverizza il brano storico in chiave heavy e ovviamente per far ben sperare in una seconda parte di album all’altezza dei guerrafondai di Sua Maestà. Cosa giri in questo periodo nella testa di Rockett, principale o quasi unico compositore di ogni singola nota della band, non è dato sapere, ma di certo la confusione è molta perché anche con la prolissa Blood Upon the Ice si ritorna a viaggiare su un heavy metal di stampo classico con un solo piacevole ma non memorabile tanto quanto i momenti di bridge o comunque di collegamento tra un riff e l’altro (tutto quindi molto scontato e prevedibile fatta eccezione per la performance vocale sempre di alto livello da parte di Grimmet). Con Welcome to Dying si toccano la bellezza di 12:36 minuti di musica in cui ci sono fortissimi richiami al modus operandi di una band a loro contemporanea, anche se oltreoceano, come i Metal Church (ma con le idee decisamente meno chiare) sia nella ricerca armonica in stile ballad sia nel ritornello accattivante, azzeccato e subito memorizzabile ma assolutamente semplice, quasi banale, come se fosse stato scritto da un band alle prime armi formata da ragazzini che ancora non sanno che strada voler intraprendere da grandi; il tutto sconcerta e non poco se si pensa che il brano si trascina stancamente nella sua parte centrale come un banale accompagnamento sia a livello ritmico sia in fase solista, risultando davvero stucchevole e pesante da digerire, con la parte finale che è praticamente una fotocopia della parte iniziale in modalità ballad ma con una chiusura grintosa e ossessiva. Chiude l’album una veloce e carica Powerplay, con una sezione ritmica finalmente sugli scudi, agguerrita e convinta dei propri mezzi, un furioso ed efficace Grimmet che non perde un colpo dall’inizio “tenendo in piedi la baracca” nel senso più letterale possibile e una fase solista all’altezza della situazione, per una chiusura che fa ovviamente di tutto per mascherare i grossi problemi di songwriting di quest’album.
In Search of Sanity è un tentativo di nuovo inizio da parte degli Onslaught, purtroppo decisamente mal riuscito e non di certo per il timbro del nuovo cantante (più pulito ed heavy ma in definitiva decisamente efficace, professionale e foriero di nuove soluzioni) ma piuttosto per la profonda confusione compositiva che attanaglia la band in sé, incapace di reinventarsi senza tradire le proprie origini e altrettanto inadatta nella veste di ensemble puramente heavy perché decisamente scontata e tristemente prevedibile. Prevedibile fu invece quello che successe poi, con l’inevitabile scioglimento per più di tre lustri e il rammarico di aver perso quasi subito il bandolo della matassa senza soluzione alcuna, almeno fino alla clamorosa e solidissima reunion del nuovo millennio che dura ancora oggi con risultati eclatanti sia in studio sia live.
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Agli Onslaught degli anni 80 do il demerito di non aver mai trovato un sound personale passando dall influenza Venom del primo lavoro per poi passare a The force fortemente influenzato dagli Slayer per finire con il thrash bay area de In search of sanity cosa che nel corso degli anni gli fece perdere una consistente fetta di fans... |
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questo disco non è stato cantato dal povero Steve, ma dall\'inviata del tg1 Roberta Ferrari. |
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Riascoltato stasera. Io l’ho sempre ritenuto un bel disco. Sicuramente diversissimo dal precedente The Force, meno violento, più pulito. È quindi comprensibile che all’epoca possa aver deluso chi veniva dai precedenti album. Grimmet aveva una gran voce, le chitarre dispendano grandi passaggi e le belle canzoni non mancano, una su tutte la title-track, con un riff eccezionale. Voto 81 |
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Eliminando l'inutile prima traccia rimane un buon disco. Recensione eccessivamente severa. Per i testi scritti dai bambini rivolgersi altrove (vedi Manowar "if you're not into metal. you're not my friend") |
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Eh eh! Mah! Secondo me non e' un capolavoro, ma e' un disco di thrash educato, diciamo alla Grim R., si insomma chi si sarebbe aspettato che un gruppo iniziatore, finisse per fare un album che un qualche modo puo' essere dibattuto tanto e quanto il black album |
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Indipendentemente da ogni polemica, chi fosse interessato a questo disco, è stato appena ristampato. Per quello che so, in formato cd. Evviva. |
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ahahahaha, no no, nessun tentativo di portare acqua a nessun mulino, tantomeno il mio perchè io sono qui solo per essere il più obiettivo possibile anche se ovviamente il gusto di ogni recensore per ciò che ascolta influisce gioco forza...volevo solo essere storicamente più completo ed esaustivo, raccontando anche ciò che sta "dietro" la genesi di determinati album...la mia opinione era così già la prima volta che lo ascoltai e oggi purtroppo non è migliorata: inutilmente ripetitivo, dannatamente lungo e pure un po' ruffiano...infatti s'è visto il seguito... |
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Chiedo venia per l'errore cantante/chitarrista...ma hai capito cosa intendevo...praticamente quello che ha detto anche d.r.i. quà sotto...compreso "sti cazzi" ovviamente  |
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@GHOST: ovvio e sti cazzi ma, mia impressione magari sbagliata, è che ti eri messo sulla difensiva e poer portare acqua al tuo mulino hai riportato le parole di Nige. Poi oh ci mancherebbe, se non ti è piaciuto ci sta, sai a me quanti "capolavori" non mi piacciono? Forse troppi  |
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Prima di tutto non è il cantante ma il chitarrista e comunque nessuna influenza esterna, mi ha sempre fatto pietà come album, dal primo ascolto anni e anni fa, per i motivi sopra esposti, l'opinione di Nige che è l'artista che ha dovuto creare quest'album ovviamente per me vale di più, poi oh...sti cazzi...oguno poi la pensi come vuole... |
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Quindi il voto della recensione è quello del cantante? Se non è così, direi che quanto meno il recensore si è fatto influenzare. Parliamoci chiaro: 55 vuol dire ciofeca...e questo album non lo è. Non è il loro più bello, per chi ama il thrash come me, ma non è nemmeno 'st'aborto di album. |
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Concordo in toto con d.r.i. |
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@GHOST RIDER: premesso che i gusti personali sono personali lo sono anche quelli di Nige. A lui non piace? Pazienza a me sì e non concordo con il voto. Quindi "ma direi che ancor più rispettabili sono ovviamente le parole e le volontà di chi la band l'ha fondata, l'ha fatta maturare, l'ha fatta morire e l'ha fatta risorgere" ma anche no, perchè un sacco di gruppi rinnegano album anche belli (a mio parere) |
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Premettendo che non è mia abitudine sparare voti a caso o sensazionalisti per chissà quale astruso motivo, credo sia d'obbligo approfondire meglio la questione, fermo restando che ovviamente di base rimane il gusto personale, principio di qualunque essere vivente. Visto che conosco personalmente gli Onslaught da una decina d'anni ormai (OFF TOPIC: mi raccomando tutti a vederli live il 6 ottobre al Dagda di Borgo Priolo - Pavia - con in supporto gli Artillery) ho fatto una chiacchierata veloce e informale col chitarrista Nige, membro fondatore della band e unico superstite della formazione di questo album, il quale alla mia domanda su cosa pensasse di questo album ha risposto letteralmente con un "it's a fuckin shit of a big mistake"...Sviscerando le motivazioni è saltato fuori che l'idea iniziale era quella di sciogliere la band vista la dipartita di due pezzi grossi, ma che convinto dal nuovo cantante si è deciso di proseguire aderendo a un'altra linea artistica, facendo varie prove con EP e singoli zeppi di minuti superflui e cover ancora più superflue; purtroppo per mancanza di fondi realizzativi della nuova fatica si decise di lasciare per tot anni i diritti delle nuove songs e del monicker direttamente alla London Records, che obbligò letteralmente la band a sfornare un album volutamente lungo (da cui il minutaggio paradossale) e volutamente non aggressivo, con la speranza di aprirsi maggiormente ai trend del momento; esaurito il contratto con la label, Rockett e Grice decisero di sciogliere la band e riformarla anni dopo nell'attesa del decadimento dei diritti su songs e monicker per riappropiarsi volutamente di ogni cosa e ripartire con la formazione precedente. Emblematiche sono a tal proposito le parole che disse personalmente a Grice ai tempi della reunion con l'album Killing Peace: "o con Sy (Keeler, alla voce) o non se ne fa niente"... Il resto signori miei sono chiacchiere da bar e opinioni personali e chiaramente rispettabili, ma direi che ancor più rispettabili sono ovviamente le parole e le volontà di chi la band l'ha fondata, l'ha fatta maturare, l'ha fatta morire e l'ha fatta risorgere, e da Killing Peace a oggi, sia in studio sia live, non hanno sbagliato un colpo che sia uno... |
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Meno male che qualcuno la pensa come me....un ottimo album..con un grande alla voce. Non commento la recensione. ..ognuno la pensa come vuole. |
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Album bellissimo. Recensione molto discutibile |
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Disco bellissimo, recensione completamente sballata. |
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Dunque, ieri mi sono ascoltato un po` il disco in questione ed i precedenti, e da una parte capisco il perche` del voto: lo stacco tra i primi due e questo e` notevole e chi sara` rimasto affascinato dal thrash dei primi due si sara` sentito perso ascoltando questo disco. Detto cio` per me questo album e` migliore dei primi due per qualita` musicale, una registrazione migliore ed un cantante migliore, per me, rispetto ai precedenti. L`influenza di Metallica e` palese, e la cover di Let there be rock non aggiunge niente, ma nel complesso e` un buon disco, tra 75 e 80. Se lo trovo a poco lo compro. |
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Questo disco non l'ho mai sentito come @Metal Shock dovrò recuperarlo perché di solito sono sempre il linea coi giudizi di @GOST RIDER ma un 85 del @LAMBRU è una cosa rarissima. |
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no 55 non esiste per questo album per me è un 85/100 diverso dai primi album ma ugualmente bello. |
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@rik, grazie! È vero è questione di gusti, pensa invece che x me avevano poco "tiro". Non so, come che mancasse loro qualcosa, again imo |
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@Silvia, Ti ringrazio e contraccambio i complimenti. Silvia, pensa che quando venni a conoscenza degli onslaught fu per caso ma fu entusiasmante. Poi come per ogni cosa interviene il gusto musicale personale e ..... per me uno tra i migliori gruppi thrash con sonorità bay area. @Metal Shock, si in effetti e aggiungo purtroppo, uno dei gruppi più underrated, power from hell e the force grandissimi (imho) e senza dimenticare questo in search of sanity, forse meno thrash e più heavy ma veramente valido (imho). |
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anche io mi accodo ai signori sotto di me, è il loro disco che mi piace di meno, quello in cui si sentono meno gli Onslaught, ma il 55 lo trovo ingiustificato, non è il thrash a cui ci avevano abituati con gli antecedenti, ma non una prova insufficiente. |
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Tra i primi 3 degli Onslaught è quello che preferisco,pensa te.... Bei pezzi suonati e cantati ottimamente,x me un 75 li vale tutto... |
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Conosco poco gli Onslaught, idemquesto disco, recupero e commento (anche se gia` so` visto i commenti degli illustri signori qui sotto che sara` un buon disco). |
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@rik che bello leggere i tuoi post, a prescindere dalle opinioni! Personalmente gli Onslaught mi hanno sempre lasciato indifferente all'epoca. |
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Sarò io che non capisco un piffero di heavy thrash ma, non mi sembra affatto che questo sia un album 'ciofeca'. Qui non sono presenti i ritmi tipicamente 'thrash' di power from hell e di the Force. Qui siamo in presenza di un vinile di heavy metal na non per questo meno valido. I ritmi sono meno forsennati ma le song non sono affatto male, anzi. La presenza di grimmet è dovuta al fatto che la label voleva far diventare più 'commerciale' gli onslaught, cosa che con il precedente singer non era possibile. A tal proposito c'è una esauriente intervista a grimmet medesimo apparsa alcuni anni fa su un magazine italiano. Questo in search of sanity non sarà forse un masterpiece, ma neanche così pessimo come viene descritto. Non se ne abbia a male il recensore e solo una imho. |
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No ma dai c'è un errore nel voto...55? No comment |
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come si fa a dare 55 a questo album, che invece è molto buono. 80 per me! |
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Molto cariche, volevo dire, aggiungo di cercarlo e metterlo nella vostra discografia, sia se amate il classic metal che il thrash. |
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Per niente d'accordo col voto, heavy / thrash di ottima fattura, voce originale, ritmiche spesso non velocissime ma molta cariche, questo signori è un grande album ,85 secco ,molto meglio delle ultime loro anonime uscite, per me. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Asylum 2. In Search of Sanity 3. Shellshock 4. Lightning War 5. Let There Be Rock 6. Blood Upon the Ice 7. Welcome to Dying 8. Powerplay
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Line Up
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Steve Grimmet (Voce) Nige Rockett (Chitarra) Rob Trotman (Chitarra) James Hinder (Basso) Steve Grice (Batteria)
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