|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Stormzone - Lucifer`s Factory
|
23/06/2018
( 1170 letture )
|
Band dal discreto curriculum quella degli irlandesi Stormzone. Il gruppo, nato nel 2004 come progetto da studio del cantante John “Harv” Harbinson (il quale era reduce da una pausa dal mondo della musica dopo essersi segnalato per le sue prestazioni con No Sweat, Fastway, Sweet Savage e Den of Thieves), è stato poi rapidamente trasformato in qualcosa di effettivo con l’aggiunta di una serie di musicisti provenienti da un suo side-project riguardante un tributo degli Iron Maiden, in grado di lavorare come band vera e propria. Partiti con Caught in the Act nel 2007 e giunti ora al sesto album con Lucifer’s Factory, si sono conquistati uno spazio preciso nel settore, partecipando a tutti i più grandi festival europei. Con le tredici canzoni che compongono la scaletta di questa nuova realizzazione, i ragazzi di Belfast si confermano sui loro consueti standard compositivi e realizzativi, rivolgendosi come sempre agli appassionati di heavy classico derivato dalla N.W.O.B.H.M., melodico, potente ed irrobustito quanto serve per essere servito al pubblico dell’anno di grazia 2018.
Ed allora tanto buon metal scritto e suonato come si deve; voce dal bel timbro, versatile ed usata in maniera che dimostra chiaramente l’esperienza di Harbinson; twin-guitars; basso e batteria a martellare; il recupero delle tradizioni irlandesi in pezzi quali Cushy Glen, Albhartach e Dark Hedges; il ricorso a ritornelli catchy, ma mai davvero ruffiani; un uso accorto di dosata melodia che si fa massiccia solo con la ballata finale Time to Go; numerosi richiami sia alla N.W.O.B.H.M. tradizionale che a quella più oscura; buoni assoli di chitarra. Insomma, tutti gli ingredienti necessari a confezionare un buon disco di genere e la capacità di organizzarlo come si deve. Ed ascoltando Lucifer’s Factory è innegabile che al suo interno si trovi più di un buon pezzo: Dark Hedges è un’opener a base di heavy classico a tinte oscure molto ben fatta, con le seconde che prendono decisamente il sopravvento con Lucifer’s Factory. Con Cushy Glen entriamo efficacemente in quel territorio legato alle radici del gruppo cui accennavamo in precedenza, mentre tutto si fa ancora più roccioso con Last Night in Hell, alleggerita da un evocativo ritornello. Se rocciosità deve essere, che rocciosità sia, e Albhartach provvede all’incombenza con sicurezza. We Are Strong e Broken Window, invece, riportano ai primi momenti della N.W.O.B.H.M. ed a quella scrittura heavy/rock che attirò nel mondo del metal tanti di quelli di noi che oggi sfoggiano qualche capello bianco. Ricreazione finita con The Heaven You Despise; niente di particolare, ma BPM che salgono nuovamente a ritmi più consoni al mood generale del disco. Hallows’ Eve si pone in posizione intermedia, mediante un heavy giocato su tempi non troppo elevati e puntando più sull’atmosfera sinistra che già il titolo suggerisce. Your Hell Falls Down scivola via tenendo piacevolmente compagnia, più o meno come In for the Kill, due canzoni che sfoggiano discreti ritornelli e poco più, anche se -specialmente la seconda- rielaborano ancora in maniera godibile l’atmosfera dei tempi che furono. Si termina con The Last Goodbye, canzone di qualità non più che media e con la delicata ballata acustica Time to Go.
Un po’ troppo lungo, tanto che ancora una volta un paio di pezzi in meno in scaletta (magari eliminati dalla seconda parte del disco) avrebbero reso il tutto più fruibile, certamente privo di alcuno spunto originale, a tratti prevedibile e pieno di cliché, ma fatto certamente molto bene: questo è, in estrema sintesi, Lucifer’s Factory. Harbison canta molto bene per tutto il disco, la sezione ritmica è preziosa al fine di irrobustire le canzoni, specialmente nella persona del batterista Gordy Gray, le chitarre fanno il loro sia in fase ritmica che solista e, soprattutto, non mancano pezzi che hanno il merito di essere scritti bene e di piazzarsi in testa con estrema facilità. E senza per questo dover ricorrere a facili compromessi con l’easy-listening. Se dunque amate il metal classico, i richiami alla N.W.O.B.H.M. ed in generale le cose fatte come si deve, gli Stormzone, pur senza stupire, sono una band in grado di soddisfare le vostre aspettative.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
3
|
@invictu....hai preso nel segno. stesso mio discorso. ottimo album ma non piu di 70 per via degli eccessivi filler. 8 pezzi molto positivi ma il resto è davvero noia. mettine dieci...7 molto buoni e tre filler il voto gi sale. la produzione nn il massimo. voce eccessivamente effettata e chitarre tr in sordina durante i cantati. un buon album ma non memorabile. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Su questa band si sono scatenate le peggiori critiche, in realtà questi qui delle nuove schiere sono tra i migliori interpreti dell'heavy classico al mondo. Ho i primi due album e sono bellissimi, anche se il primo su questo sito viene bocciato. L'unico difetto degli Stormzone, e non da poco, è quello di allungare a dismisura la scaletta, mettendo ogni volta troppi pezzi e risultando pesanti. Anche in questo caso di belle canzoni ci sono, e ci sono pure i fillers. Io non capisco, ma ci vuole tanto a capire che in questo genere (così tradizionale e semplice) ci vogliono 8-9 pezzi al massimo? |
|
|
|
|
|
|
1
|
Alcuni brani davvero buoni, altri definirli filler è un eufemismo. la durata che supera l'ora è davvero eccessiva, 13 brani troppi. se avevamo tra le mani un disco da 9 pezzi era 8 sicuro. al momento un 6 e mezzo direi che è piu ch sufficiente. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Dark Hedges 2. Lucifer’s Factory 3. Cushy Glen 4. Last Night in Hell 5. Albhartach 6. We Are Strong 7. Broken Window 8. The Heaven You Despise 9. Hallows’ Eve 10. Your Hell Falls Down 11. In for the Kill 12. The Last Goodbye 13. Time to Go
|
|
Line Up
|
John “Harv” Harbinson (Voce) Steve Moore (Chitarra) J.R. Africa (Chitarra) Graham McNulty (Basso, Cori) Gordy Gray (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|