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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Motley Crue - Saints of Los Angeles
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21/07/2018
( 4184 letture )
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Se c'è un gruppo che ha incarnato alla perfezione lo stereotipo “sesso, droga e rock 'n' roll”, questo risponde certamente al nome di Motley Crue: dubitiamo sia necessario ripercorre la lunga avventura di questo quartetto di ragazzi californiani, capaci di mescolare hard rock, punk ed heavy metal, di scandalizzare più o meno metà del mondo civilizzato con i loro testi ed atteggiamenti, di vendere oltre cento milioni di album e di sfiorare più volte la morte a causa dei loro eccessi. Al di là di quel che si può legittimamente pensare su Nikki Sixx e soci come persone e sulla loro musica, negare la loro importanza per il mondo dell'hard rock e del cosiddetto glam metal è semplicemente impossibile: prima di autodistruggersi per liti interne ed abusi di ogni tipo, i quattro hanno scritto alcuni capolavori della storia del rock, fra i quali meritano di essere annoverati quantomeno Shout at the Devil, Girls Girls Girls e soprattutto Dr. Feelgood.
Quest'oggi, tuttavia, non ci occupiamo di un capolavoro, ma di un semplice, onesto e buon lavoro di caro, vecchio hard rock, che ha poi costituito anche l'ultimo lascito in studio dei Motley Crue; stiamo dunque parlando di Saints of Los Angeles, edito nel 2008 e rivelatosi, nonostante alcune successive voci poi dimostratesi infondate, l'ultimo atto di una storia iniziata ventisette anni prima, con Too Fast for Love. Si tratta, come detto, di un buon album, a tratti molto buono, che, con il senno di poi, ha chiuso la carriera della band di Los Angeles in modo più che dignitoso, anche grazie all'apporto compositivo di DJ Ashba e James Michael, compagni di Nikki Sixx nei suoi Sixx:A.M.. Dopo una intro a dire il vero piuttosto lunga, Face Down in the Dirt inaugura l'album con una discreta scarica di adrenalina, mostrandoci un Tommy Lee in buona forma ed un Mick Mars misurato ed efficace. Anche la voce di Neil, uno dei talloni d'Achille del gruppo nei suoi ultimi anni, specie dal vivo (parliamo per esperienza diretta), fa il suo sporco dovere, regalandoci pertanto un buon inizio. What's It Gonna Take bissa il suddetto buon inizio, mostrandosi più camaleontica rispetto al pezzo precedente e non disdegnando saltuari accenni blues rock; Mars è nuovamente sugli scudi ed è quasi commovente pensare che riesca ancora ad offrire performance di questo livello, nonostante la ben nota malattia che lo affligge da decenni. I suoi riff puntellano anche la più heavy Down at the Whisky, dove si fa notare anche la sezione ritmica, davvero abile e precisa. L'eccellente inizio di Saints of Los Angeles culmina nella titletrack, con ogni probabilità il miglior pezzo del disco ed uno dei migliori partoriti dalla penna dei Crue negli ultimi venti anni: un basso quasi lugubre ed atmosferico ci accompagna verso un riff di chitarra incalzante, con la voce di Neil che offre una delle prove più convincenti e linee vocali che faticherete a non cantare a squarciagola. Sembra davvero di essere tornati negli anni 80, quando la band sfornava grandi canzoni a ripetizione! Anche Mutherfucker of the Year, secondo singolo dell'album, conferma l'elevato livello qualitativo della prima parte del disco, benché, come detto, la nostra preferenza vada proprio a Saints of Los Angeles. Animal in Me mostra l'importanza dell'apporto compositivo di Michael ed Ashba in un brano che può effettivamente ricordare qualcosa dei Sixx:A.M., con melodie a metà fra anni ‘80 e modernità. Welcome to the Machine, omonima del piccolo capolavoro pinkfloydiano, continua su una strada heavy di stampo recente, con il solito Mars sugli scudi, ma convince meno rispetto ai brani precedenti, al pari della successiva Just Another Psycho, che pure beneficia di un buon ritornello. Il piccolo momento di empasse è tuttavia prontamente superato grazie alla divertente e stradaiola Chicks = Trouble, pezzo di stampo più classico che diverte e convince in tutte le sue parti; si prosegue con la valida This Ain't a Love Song, ben interpretata da Neil, mentre è la sezione ritmica a giganteggiare su White Trash Circus, uno dei brani migliori della seconda metà di Saints of Los Angeles. Gli hard rocker incalliti, tuttavia, saranno senza ombra di dubbio conquistati maggiormente dalla rapida Goin' Out Swingin', un piccolo pezzo di bravura dei musicisti ed anche di Neil, abile nel conferire spessore ad un ritornello particolarmente veloce e catchy.
Non resta molto altro da aggiungere: Saints of Los Angeles è davvero un buon disco, a tratti ottimo, che costituisce il miglior prodotto in studio di casa Crue almeno dal 1994, anno di pubblicazione del sottovalutato, eponimo disco. Rispetto alle prove immediatamente precedenti, per di più abbastanza lontane del tempo, questo album suona fresco, potente, divertente e dannatamente ben suonato, il che ci fa comprendere come la band di LA, al di là dei rotocalchi, delle vicende personali a tratti drammatiche e degli eccessi, sia sempre stata animata da un cuore fieramente rock.
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Ancora ad anni di distanza ogni tanto ci riprovo, ma questo disco resta brutto per me. Due pezzi sugli scudi, face down in the dirt e la title track, qualcosa di buono forse, ma tanto pattume. New tattoo secondo me è infinitamente più bello e più Crue. |
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Se non ci fosse stato Dj Ashba , JJ e Frederiksen, i Crue Avrebbero partorito la terza cagata di fila.
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I crue sono il mio gruppo preferito, li ho amati alla follia! Cmq voglio essere obbiettivo, credo che sia dall'89 che non scrivono un album decente, saints è un disco di mestiere, l'ononimo che non è un disco dei crue è molto bello, purtroppo tutti vogliono i crue con vince che diciamo la verità : dal vivo è pietoso! Visti 4 volte dal 2005, ogni volta sempre peggio e si vede che e proprio una reunion fatta per fare cassa, si stanno sui coglioni e sul palco si vede che sono venuti a fare il compitino. Mio personale parere da fan. |
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Ascoltato diverse volte, purtroppo non ci siamo secondo me.... |
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questo fu un grande ritorno con alcune ottime songs!!!....aggiungerei anche if i die tomorrow del precedente best of che ci stava con l'insieme modernista!!!! |
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Album poco ispirato...riflette l'acronimo del titoLo: S.O.L.A.... |
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Un buon disco, un po' di mestiere e che leggendo i credits dei brano andrebbe preso per un "QUASI" disco dei Sixx A.M., con quell'anatra starnazzante di Vince Neil alla voce. |
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Condivido in pieno la rece, me lo sono riascoltato dopo tempo sta sera.
Ricordo che quando uscì avevo 10 anni e la canzone Saints of Los Angeles mi da ancora mille emozioni come 10 anni fa  |
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Quello di Vince è molto carino e si scopre un personaggio sicuramente più profondo di quello che si potrebbe pensare. Quello di Tommy è divertente, lui è un cazzone. Quindi direi di si. A me son piaciuti. |
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Come sono i libri di Vince e Tommy,aggiungono qualcosa a dirt e heroine diaries? |
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Io ho letto anche il libro di Vince a quello di Tommy. Si comunque a quel tempi erano tutti fuorissimi e i rapporti erano tesissimi . |
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Io ho letto The Dirt e Heroine diaries e da quel che c’e Scritto i rapporti con Vince ai tempi di Theatre e Girls erano pessimi, tregua in Feelgood e poi licenziamento..... Adesso nn saprei in che rapporti sono... |
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Ho letto qualsiasi merda abbiano scritto, quindi qualche idea me la sono fatta. : D |
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Non è cosi mulo. In realta col tempo tra Vince e i vari compagni s'instaurò una buona amicizia. L'unico a non sopportare Neil era Tommy, anche se comunque in questi ultimi anni i due si sono un pò riappacificati. |
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Ok. Ora ho capito. Si la prima reunion fu una farsa difatti andò di merda. La seconda no, fu voluta da Nikki Sixx, e in seguito da tutta la band, e per fortuna ci riuscirono. È tra l'altro Han saputo smettere nel momento giusto. Quindi chapeaux |
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Neil non lo sopportavano già ai tempi dell’incidente che costò la vita a Razzle,resto dell’idea che già ai tempi sia intervenuto il management e l’elektra x farsi che i 3 nn scaricassero Neil visto che la band era in grandissima ascesa... |
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Esattamente! La reunion fu voluta dai manager dei Crue, visto che Tommy e Nikki proprio non sopportavano più Vince, tant'è che loro avevano già composto Generation swine pensato per la voce di Corabi e poi cantata dal biondo con risultati pessimi. Non penso che in questi anni si siano mai amati e a mala pena sopportati. Più farsa di così. Poi il valore di dischi e concerti è soggettivo, per me i Crue sono morti con l'omonimo del 1994, ciò che è venuto dopo non mi ha mai preso. |
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Galilee,MS intende reunion farsa xchè dopo il flop del disco del '94 nessuno voleva richiamare Neil ma la elektra li obbligò a farlo altrimenti afvrebbe rescisso il contratto multimilionario che aveva stipulato con loro dopo il trionfo di Feelgood.Penso intenda questo x reunion farsa.... |
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Reunion farsa de che e perché? Viva le reunion farsa allora. Visto che ho visto uno dei Live più belli di sempre, ho goduto di un disco come questo che la maggior parte delle band odierne e old si sognano, vista l'onestà della proposta tra l'altro, più tanto materiale inedito old fuori catalogo finalmente confezionato come si deve. |
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Anche per me disco carino e nulla più. Dopo Dr.Feelgood e l'omonino con Corabi per me i Crue dopo la reunion farsa con Neil hanno non hanno più fatto dischi che potessero essere allo stesso livello del passato. Voto 60. |
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Gran disco, ricordo quando vidi passare il video della titletrack penso 8-9 anni fa su Rock Tv e da li scoprii i Motley, gruppo che ho apprezzato parecchio in passato. Questo disco suona bene, fresco e pieno di ottimi brani come, appunto, la titletrack, Down At The Whisky, Face Down In The Dirt e la cattiva White Trash Circus. Ottimo come back insomma |
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Bel disco,canzoni in stile Crue che catturano subito. Bravi,voto giusto. |
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Ottima recensione Barry. |
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Ottimo disco e grande album di fine carriera. Suona bene, suona Motley e suona moderno. In più le Song sono tutte più che dignitose più una manciata di pezzi superlativi. Yeah. 80/100 |
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A me è piaciuto di più New Tattoo. Questo è comunque buono.
Generation Swine invece, per me è proprio una cagata colossale. |
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Anche per me il miglior album dopo Dr. Feelgood, meglio del per me noioso omonimo, del pessimo GS e dello spento NT. Detto questo, resta tutto tranne che un capolavoro, un lavoro da 70, degna chiusura del carrozzone |
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Band che amo alla follia, ma disco che reputo inutile, si salvano giusto le canzoni nr. 4 e 5. |
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grande band...buon album....restano dei maestri dell' hard rock usa......fa sempre piacere sentire un loro album.... |
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5
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Sempre grandi buon album voto 85 |
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Sì, è vero..questo è proprio "carino"!  |
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Carino niente di particolare ma comunque piacevole. |
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Concordo, il migliore da Dr. Feelgood (dato che l'acclamato omonimo non mi fa impazzire, cosi come i due successivi), una bella chiusura di carriera! |
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Un gran bel disco ascoltato e riascoltato quando uscì! Mi sa che oggi gli dò una rinfrescata all'ascolto! Voto 77 corretto |
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INFORMAZIONI |
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Motley Records / Eleven Seven Music
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Tracklist
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1. L. A. M. F. 2. Face Down In The Dirt 3. What's It Gonna Take 4. Down At The Whisky 5. Saints Of Los Angeles 6. Mutherfucker Of The Year 7. The Animal In Me 8. Welcome To The Machine 9. Just Another Psycho 10. Chicks = Trouble 11. This Ain't A Love Song 12. White Trash Circus 13. Goin' Out Swingin'
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Line Up
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Vince Neil (Voce, Chitarra) Mick Mars (Chitarra) Nikki Sixx (Basso) Tommy Lee (Batteria)
Musicisti Ospiti James Michael (Tastiere, Cori) Marti Frederiksen (Cori) Melissa Harding (Cori)
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