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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Fates Warning - The Spectre Within
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20/10/2018
( 3278 letture )
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Per dirlo con le parole di Caparezza, “Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”. In effetti, numerosi sono i casi in cui un gruppo, giunto alla seconda prova in studio, si è imbattuto nell'annosa questione: continuare la strada dell'esordio, o aggiungere nuovi elementi alla formula del debutto? Si direbbe che il secondo sia perfettamente il caso di The Spectre Within, seconda fatica in studio dei Fates Warning, band di fondamentale importanza per lo sviluppo del progressive metal, prima ancora del picco di popolarità degli anni '90. Volendo dare uno sguardo all'epoca dell'uscita di questa release (il lontano 1985), troviamo i nostri ancora giovani, con un contratto per la prestigiosa Metal Blade ed un album all'attivo, Night on Bröcken, legato principalmente agli stilemi del metal classico e notevolmente influenzato soprattutto dal sound degli Iron Maiden, in particolare nella ricerca di soluzioni epiche, complesse e ricche di melodie memorabili, anche se leggermente immaturo dal punto di vista della personalità. Night on Bröcken venne accolto, probabilmente anche a causa della miriade di ottime uscite che marchiarono a fuoco l'animo e le orecchie di molti metallari dell'epoca, con un certa diffidenza, in virtù della spiccata ispirazione maideniana che non convinceva appieno. Fu così che i Fates Warning, non perdendosi d'animo e rimboccandosi le maniche, dopo un lavoro certosino durato circa un anno diedero vita a The Spectre Within, secondo tassello di una trilogia prettamente heavy ma dalle forti tendenze progressive, conclusasi con il capolavoro Awaken The Guardian, primo di una lunga serie.
The Spectre Within non è un album facile, ma riesce nella delicata impresa di unire le coordinate sonore tipicamente NWOHBM ad un approccio più innovativo e complesso. Le canzoni infatti si fanno più lunghe e più elaborate e alle cavalcate furiose si uniscono molteplici cambi di tempo ed atmosfera, a rendere il tutto molto avventuroso ed imprevedibile. Insomma, sebbene sia ancora un lavoro di transizione, in The Spectre Within ci sono già i segnali di un songwriting aspirante a qualcosa di più ricercato, per via di una forma canzone più dilatata e di una particolare ricerca sonora che si distingue per l'imprevedibilità degli arrangiamenti. Parlando della musica in sé, invece, emerge John Arch con la sua ugola, magari non tra i cantanti più tecnici al mondo, ma perfetto per il contesto. Arch dispensa infatti una prova di classe e destrezza, spesso esibendosi in vocalizzi dal registro medio-alto particolarmente azzeccato per il genere, riuscendo a fare breccia nell'ascoltatore non solo per le sue doti, ma soprattutto per la disarmante abilità nell'azzeccare la linea vocale giusta al momento opportuno. Inoltre, come da tradizione heavy metal, la musica è incentrata sull'efficacia del riffing e delle rasoiate delle chitarre, cosa a cui pensano le due asce di Matheos e Arduini, capaci di intessere partiture a tratti labirintiche, a tratti più di ampio respiro, ma anche molto dinamiche e graffianti, pur rimanendo ancorati in certi passaggi all'influenza della premiata ditta Dave Murray/Adrian Smith.
Il secondo album dei Fates Warning immerge l'ascoltatore in atmosfere epiche e cadenzate, tra linee vocali squillanti e tempi mai troppo veloci, solidi e sorretti da una sezione ritmica quadrata. I sette minuti di Traveler in Time rispecchiano questa tendenza nel migliore dei modi, con un John Arch a metà strada tra il miglior Dickinson e Geddy Lee in un mix tanto improbabile quanto perfettamente calibrato per lo stile dei pezzi. Uno dei picchi qualitativi è probabilmente Orphan Gipsy, interessante per le numerose progressioni strumentali dai cambi improvvisi, sia di mood ed atmosfera, sfocianti in una serie di strofe particolarmente taglienti, in cui la voce si destreggia su un registro alto. Si ritorna alle classiche cavalcate figlie dei migliori Iron Maiden con l'ottima e potentissima Without A Trace, graziata da un notevole assolo della coppia Matheos/Arduini, nel quale le chitarre duellano chiamandosi l'un l'altra. Non c'è spazio per tirare il fiato in questo album e i Fates Warning lo sanno bene: Pirates Of The Underground né è l'esempio, con il suo notevole crescendo d'intensità che colpisce al primo ascolto, ora come allora. Sebbene i ritmi cessino di farsi martellanti è da notare il midtempo di The Apparition, vera perla che si districa tra strofe cadenzate dal mood epico che richiama una certa Holy Diver e vocalizzi sempre a fuoco e costantemente sui toni alti, a tratti quasi striduli. Ci si appresta a raggiungere la fine del disco, tramite l'assalto al limite dello speed/power metal compatto e senza fronzoli di Kyrie Eleison, brano graziato, anche a costo di essere ripetitivi, da un John Arch in forma smagliante, allo stesso livello di un Midnight o un Tony Moore, almeno in termini di range vocale. Con Epithaph i Fates Warning si congedano dall'ascoltatore con un brano che, con i dovuti distinguo, può ricordare the The Rime Of The Ancient Mariner, nella sua ricerca di epicità, atmosfera e cadenza del riffing. La prova della band è comunque maiuscola e nonostante l'eco degli Iron Maiden sia palese, si intravedono già una certa cura per gli arrangiamenti, particolarmente ariosi e drammatici, nel finale, e una buona dose di personalità e coraggio, almeno nel tentare di sfidare a duello i maestri sullo stesso campo da gioco.
The Spectre Within fotografa i Fates Warning in un periodo di transizione ed è connotato da una capacità compositiva ancora debitrice dei nomi altisonanti, ma è anche vero che presenta importanti segni premonitori di cosa diventerà il gruppo subito dopo Awaken The Guardian. La qualità, comunque, non manca e l'ascolto si rivela sempre piacevole. Si tratta di un album per chi apprezza la connotazione più epica, atmosferica e ricercata del metal classico, ma anche per chi volesse ricostruire un quadro più ampio, alla ricerca delle origini non solo del gruppo, ma anche del metal dalle tendenze progressive.
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Album lontano, in senso buono, dalla fase Prog a venire.. Comunque, pur essendo Maiden dipendente, è un gran bel Lavoro. |
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Album che mi è sempre piaciuto molto. Un passo in avanti rispetto al buon debut. Le influenze citate nella recensione si sentono, ma in generale le strutture (delle canzoni in generale, delle frasi musicali nel particolare) cominciano a farsi meno “quadrate”, così come le melodie vocali si fanno più personali, rendendo il tutto anche abbastanza originale. Aumenta la componente prog, anche se la base è sempre molto heavy metal, ma il percorso che si farà è già visibile e i successivi album lo mostreranno in breve tempo. The Spectre Within contiene grandi pezzi come The Apparition, la lunga Epitaph, come pure Without a Trace, la più tradizionale del lotto, ma con un refrain irresistibile. Concordo col voto della recensione. |
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Ogni tanto lo riascolto perché musicalmente mi piace. Ma la voce invece di essere un valore aggiunto è fastidiosa |
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Giusto classiche cavalcate maideneniane qui di prog c'è ancora poco, ma tanto metal puro '80, bellissimo |
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un cantante come alder non aveva senso nei fates fino alla fine degli anni 80, perché il metal era inteso in modo diverso e la voce di arch era più che perfetta per loro ,per cui o cambiava timbro e diventava un po come geoff tate in "empire" o tanto valeva cambiarlo ,loro han fatto la mossa giusta e con "perfect symmetry "hanno sfornato il più bel disco di prog metal tuttora in circolazione ,il resto è storia,parlano da soli pezzi come "monument","still remain", ( e ne ho citati solo 2 ). |
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Vabbè scritto veloce, con "perso la voce" intendevo ovviamente che ha perso la possibilità di cantare alto come da giovane, per via di età...e dal fatto che non si è mai trattato bene (beve e fuma). |
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@entropy beh sono semplicemente gusti. Se non ti piace non ti piace; c'è anche a chi non piace Geddy Lee o Jon Anderson per dire (o lo stesso Alder, per restare nei Fates). Sono quel tipo di voci caratteristiche che o ti piacciono e le adori o ti risultano sempre sopra le righe e ti danno fastidio. @ayreon Alder è più malleabile di Arch dato che può passare dallo "stile-similArch" (No exit, PS) a un altro più piano e intimista (che è diventato il suo marchio); diciamo che poteva passare, ora che ha perso la voce non può più. Arch è un compositore tuttavia superiore (Alder solo recentemente sta scrivendo le sue melodie). Dividere la carriera dei Fates in due tronconi è in sostanza un fattore di comodo, in realtà attraversano varie fasi e periodi; la stessa "era-Arch" potremmo dividerla in tre (compresa quella nuova): 1. NoB-TSW (disco di passaggio) 2. ATG e...il disco poi concluso da Alder (NE) 3. EP, Arch-Matheos |
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@crimson guarda non vorrei averti dato l'idea del novizio, nel senso che ascolto i fates warning dal 87/88, e di tentativi ne ho fatti! che proprio la sua spigolosità (termine che prendo in prestito da JC e trovo perfetto) rende i pezzi al limite del sopportabile, arrivando a non farmi apprezzare anche il resto. Ad esempio il cd "arch matheos" sarebbe stato fantastico con aldler probabilmente, invece l'ho trovato solo buono. |
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i fw dell'era alder han saputo soddisfare tutti i palati,da quello più cerebrale ed esigente a quello che li voleva più melodici (parallels) , peccato che abbiano raccolto ben poco in fatto di critica e vendite ( non li ho mai visti in prima pagina di una rivista rock o metal ), buon per noi che non ci dobbiamo sbattere a trovare i sold out ai loro live ,e non dimentichiamo i loro progetti paralleli,primo fra tutti i mitici redemption di cui mai nessuno parla , se anche solo una recensione positiva serve a guadagnare più ascoltatori,ben venga . |
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Ho dimenticato la "h" sul nome,scusate ho scritto di fretta. |
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Jon Arch ha un talento immenso al pari di altri nomi altisonanti, per me a pari livello di Kiske! |
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@entropy Arch compone melodie molto articolate e particolari su strutture ritmiche complesse e contorte, quindi è normale che al primo impatto possa colpire in maniera negativa. Devi innanzitutto provare a memorizzare i dischi - i vari passaggi ecc - dopo una marea di ascolti mirati, solo così capirai se davvero per i tuoi gusti non c'è trippa per gatti. Comunque, ti consiglio di provare a dare un ascolto a A Twist of Fate di John Arch (lo trovi tranquillamente su YouTube) che ti può aiutare per in quadrare meglio la sua voce. @JC poca melodia mi pare francamente azzardato ed errato come giudizio, mentre con "spigolosità" invece ci prendi appieno. Una componente fondamentale nella musica dei Fates è la cerebralità; una musica molto emotiva ma che deve prima passare attraverso l'elemento "razionale". Comunque, per Arch anche a te invito a dare un ascolto (e più di uno) all'EP, magari ti porta a cambiare idea. Detto ciò, esistono pure i gusti eh ...non è che a tutti debba piacere tutto per forza. |
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@entropy, é innegabile che le voci di Arch e Kiske siano simili, ma comunque personali e riconoscibilissime. Preferisco Kiske. Tutto lì.
A me piacque solo Awaken the guardian ma i Fates Warning in generale non sono mai stati davvero la mia cosa. |
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condivido l 'idea di JC. Il periodo con arch non mi è mai andato giù. Spesso leggendo recensione e commenti di utenti entusiasti dei primi tre album e della voce di arch , ogni tanto provo a riascoltarli, ma probabilmente è proprio un mio problema con il vocalist. Aggiungo che amando kiske e Dickinson, non riesco proprio a capire i paragoni che fate con arch, che invece ha un timbro forse più "personale" ma spesso al limite (per me) dell'ascoltabile.
Cmq stasera gli ridò ancora una volta un ascolto! |
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A me il periodo con Arch non piace: lo comprendo dal punto di vista storico e filologico, altri tempi, altri suoni. Ma non mi dice nulla. Anzi, proprio non mi piace.
Poi hanno scritto la storia del progressive: non il mio preferito (trovo in loro poca melodia, li trovo molto, troppo spigolosi per i miei gusti), ma indubbiamente importante e artisticamente validissimo. Disconnected il mio disco preferito.
Matheos é un chitarrista geniale ma lo preferisco con gli OSI, gruppo che adoro e che mi manca tantissimo. Anche perché c'era pure Kevin Moore (ti prego, fai un altro disco dei ChromaKey). |
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Infatti non hanno mai sbagliato un colpo(forse fwx è un po' al di sotto delle aspettative).Cmq quoto ogni tua singola parola Ayreon. |
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perfect symmetry è "il prog metal " per eccellenza ,al suo confronto tutti quelli dei dt sembrano pop melodico ,cosi' come "parallels" o "a pleasant shade of grey", per non parlare della grandiosità di "theories of flight " ,in tutta la loro carriera di passi falsi ne han fatti davvero pochi e purtroppo se vengono in italia ancora non gli danno posti come l'alcatraz ( e non parlo di assago ) ,dobbiamo riflettere un po e cominciare a comprare tutta la loro discografia ( io ho anche "night on broken " in vinile ,la versione stampata un po male ,ma non la vendo ) ,ho solo il rammarico che questo ultimo live non è uscito in dvd . |
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I FW non sono di facile assimilazione,ma una volta che ci prendi confidenza ti entrano dentro. Mi ricordo che il primo disco che comprai fu il Perfect Symmetry e dopo vari ascolti lo apprezzai. Ogni disco è diverso per questo sono geniali. Per non parlare del Sympathetic Resonance della coppia Arch/Matheos...stratosferico e sono sicuro che il secondo capitolo non mi deluderà! |
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@Crimson, conosco già ma non mi sono piaciuti. In realtà ricordo che tipo nel 2005 comprai la versione tripla (2 cd e un Dvd) di Awaken the guardian perché ricordo che la copertina la trovavo figa e il disco mi esaltò, poi successivamente un amico mi fece ascoltare anche questo... in realtà non sono un loro grandissimo fan, semplicemente capitarono sulla mia strada. |
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@Area vabbè, gusti. Con un gruppo in continua evoluzione e con varie fasi come i Fates è normale che ci sia chi preferisce un periodo, chi un altro; chi certi dischi, chi altri. Ti consiglio di ascoltare l'EP A Twist of Fate di John Arch e Sympathetic Resonance degli Arch/Matheos che meritano tantissimo. Tosto come ascolto il secondo, ma ne vale la pena.
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@Crimson, infatti avevo capito. I Fates Warning per me poi finiscono con il disco successivo |
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@Area il genere è Heavy/Power infatti. Non so io credo di scrivere in italiano ed ho spiegato quali siano i punti di contatto tra le band. E non sono di certo le sonorità che sono palesemente diverse. Poi, uno al massimo può dire che i due gruppi interpretino in modo differente gli elementi che ho elencato, ma sono elementi che entrambi hanno e questo è un dato di fatto. Vabbè, ma parole al vento era già scritto tutto nel messaggio prima...ognuno capisce quello che vuole capire. |
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@Crimson, no mi spiace ma i Fates Warning non somigliano quasi per nulla agli YES! Sui Rush non saprei perché non mi fanno impazzire e poi sono arrivati in un periodo successivo all'inizio del Prog (le uniche cose non Inglesi che apprezzo nel Prog sono quelle Italiane)
Per me era soprattutto Heavy/Power all'Americana quello dei Fates Warning, che poi é stato definito Prog.
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Bravi, pian piano state andando a completare una delle discografie fondamentali della storia del metal.
Appena inferiore ad Awaken, ma porprio di un filo.
The Apparition una delle canzoni della vita, bellissima ed immortale, mi emoziona oggi come al primo ascolto. |
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@Area i Fates Warning della prima parte di carriera son molto vicini agli Yes ed ai Rush dei '70 (nonostante apparenze, per chi si riferisce solo a sonorità). Stesso epos magico-sognante (con tocco oscuro), grandeur nelle composizioni, barocchismo nella concezione della musica (barocco in senso puro, non di pomposità ma composizioni che si avvitano su se stesse in un groviglio che abbaglia). Arch, oltre a Dickinson (altro che si ispirava al prog rock tra l'altro), è molto vicino a Jon Anderson degli Yes: intonazione nasale simile, voce e melodie atte a creare sostanzialmente atmosfera mitico-sognante-nostalgica (sono come uno strumento fra gli strumenti), vocalizzi, testi lirico-criptici mistici e simbolici. Ovviamente, rimandi...poi Arch sviluppa uno stile tutto suo. Chiaramente, i Fates Warning incentravano tutto su riffoni heavy/power (e il che, mica significa che sia male...anzi), a differenza degli Yes che avevano sonorità sinfoniche (il ponte istituito con aggiunta di maggiore corposità e durezza dei Rush è fondamentale infatti). |
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Inferiore ad Awaken the guardian, ma sicuramente più Heavy, lo considero quasi come un suo preludio.
Di solito non mi piace il Prog Metal, lo considero proprio un altro genere rispetto al classico Prog Rock Inglese (e dal Pop Italiano come dicevamo noi nei 70)... i Fates Warning per quanto riguarda questo album e quello successivo sono un felice eccezione e per un motivo molto semplice: La voce di John Arch, che a me ha sempre ricordato quella di Kiske e quest'ultimo potrebbe aver tranquillamente preso da lui.
In realtà però penso che sia Arch che Kiske siano due cantanti Dickinsoniani.
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disco capolavoro come tutta la loro discografia |
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Disco affascinante, evocativo e seminale. Tutt’altro che perfetto ma affascinante sì. |
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I primi dischi dei Fates Warning hanno un'aura tutta loro particolare. Poi qui c'è quel pezzo fantastico, The Apparition... |
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Sorath......take me away..... |
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Disco veramente ma veramente spettacolare. I wanna know what's deep within |
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Duke,parole sante....e pensa che poi faranno uscire Awaken the guardian..... |
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che spettacolo di disco.....grande band ! |
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Without a Trace per me la meno bella (ma comunque bella) del disco. Il top è comunque presente da Pirates of the Underground in poi. Disco di grande importanza per il prog metal e per l'heavy/power metal. A mio avviso, i Fates non solo vanno avanti col prog ma sono sempre più power di uscita in uscita (fino a No Exit). Il voto ci sta per il prog metal, nel senso per me 8 8,5 da quel lato ma sto sul 9 per l'heavy metal. John Arch lo ha inquadrato benissimo Mike Portnoy: un incrocio tra Dickinson e Anderson (cantante degli Yes). Qui si trova in un momento di passaggio, ancora non aveva trovato pienamente il suo stile (esploderà nel successivo). Epitaph direi che rivaleggia tranquillamente con Rime dei Maiden e Satan's Fall dei Mercyful Fate come miglior suite heavy-prog. C'è ancora molto maiden nelle strofe iniziali, ma a mio avviso il finale è spettacolare e si va proprio oltre, si apre proprio il prog metal "puro". Night on Brocken molto derivativo, ma comunque già si intravede personalità (vennero accusati di essere cloni, ma l'album piacque...anzi tutt'ora è il preferito da molti legati al metal classico. Tra l'altro, era praticamente il demo che Brian Slagel pubblicò così di getto. Per questo dal secondo disco il discorso cambia, perché da lì iniziano a fare sul serio, nel primo non ebbero manco il tempo).
Awaken The Guardian da 100 (o da 90 in poi, meno non si può dare) pieno per quanto mi riguarda, checché se ne dica è stato un album spartiacque, oggettivamente seminale: bands come Dream Theater, Psychotic Waltz, Sieges Even, Spiral Architect, ma anche Blind Guardian e tanti altri non sarebbero gli stessi senza, né lo sarebbe lo sviluppo del prog metal e del power metal. |
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Tracklist
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1. Traveler In Time 2. Orphan Gypsy 3. Without A Trace 4. Pirates Of The Underground 5. The Apparition 6. Kyrie Eleison 7. Epitaph
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Line Up
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John Arch (Voce) Jim Matheos (Chitarra) Victor Arduini (Chitarra) Joe DiBiase (Basso) Steve Zimmerman (Batteria)
Musicisti Ospiti Jim Arch (Tastiere)
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RECENSIONI |
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