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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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No Exit segna un significativo punto di svolta nella carriera dei Fates Warning. La band del Connecticut aveva fino ad allora infatti pubblicato tre album dalla forte impronta maideniana, un terzetto composto da Night on Brocken, The Spectre Within e Awaken the Guardian. Quest'ultimo aveva visto l'innesto in line-up del chitarrista Frank Aresti al posto di Victor Arduini, ma anche su No Exit si assiste ad una novità significativa, visto l'abbandono da parte di John Arch, singer dalle tonalità altissime che aveva svolto un ruolo fondamentale nel definire il sound della band. I Fates Warning decidono tuttavia di proseguire ingaggiando un nuovo cantante, Ray Alder e, forse anche in virtù di questo cambio in line-up, si sentono incoraggiati ad intraprendere un significativo cambiamento di stile. Questo non avviene tuttavia in maniera repentina, perchè, pur introducendo evidenti elementi di novità, in fondo su No Exit i Fates Warning non operano affatto una rottura con il loro vecchio sound: basti ascoltare brani come Anarchy Divine o Shades of Heavenly Death, dove Alder si deve persino adattare a cantare su vette altissime, un po' alla maniera di Arch. La sua voce appare tuttavia più espressiva e versatile rispetto a quella del suo predecessore (pur possedendo, comunque, un'estensione vocale notevole), consentendo alla band, come dicevamo, di esplorare nuove possibilità.
L'album viene pubblicato nel 1988, un anno che può essere considerato senz'altro importantissimo per il metal prog: nello stesso anno, i Queensryche pubblicano il loro capolavoro Operation Mindcrime, ma in effetti è più con No Exit dei Fates Warning che vengono gettate definitivamente le basi fondamentali per questo genere. Ciò non significa che il metal prog nasca proprio con quest'album. Già gli stessi Fates Warning, d'altronde, in passato, avevano sperimentato soluzioni di questo tipo: canzoni come Damnation su Night on Brocken o The Apparition su The Spectre Within, ad esempio, presentavano già una forma embrionale di metal prog, così come vari prodromi si possono riscontrare su Awaken The Guardian; solo con No Exit possiamo però dire che il genere, da forma occasionale, viene meglio definito e trova a tutti gli effetti compiuta espressione. Lo stile heavy della band apre dunque verso strutture prog, mutuate dal rock progressivo ma adesso impiantate su una solida struttura metal. Ecco così che si ritrovano brani con frequenti cambi di tempo ed una significativa varietà tematica, che vedono il loro apice nella straordinaria The Ivory Gates of Dreams, un pezzo di oltre ventuno minuti, diviso in otto parti: un autentico capolavoro, dove s'intrecciano fitte trame e momenti d'intenso lirismo tra passaggi aggressivi ed emozionanti, inframmezzati da raffinati intermezzi acustici. Il brano si apre con l'arpeggio di Innocence, per proseguire in un continuo crescendo, che tocca picchi compositivi nella parte centrale con la straordinaria Quietus e con Ivory Tower, per poi riprendere diversi temi alla fine su Acquiescence e con l'arpeggio conclusivo di Retrospect. Il cerchio si chiude perfettamente, dopo aver compiuto un viaggio sonoro affascinante e coinvolgente.
No Exit non si esaurisce però con The Ivory Gates of Dreams. Sull'album sono presenti infatti altre cinque tracce: abbiamo già accennato ad Anarchy Divine e Shades of Heavenly Death, due brani travolgenti e di grande impatto, allo stesso tempo caratterizzati da ritmi dalla complessa periodicità. Restano ancora la title track, breve introduzione proprio ad Anarchy Divine, In a Word, un brano melodico dalle magiche atmosfere e soprattutto Silent Cries. Quest'ultimo è il primo pezzo scritto insieme da tutti i componenti della band (meno Alder, che doveva ancora arrivare) e che lascerà essi stessi talmente soddisfatti da ripetere l'esperienza poco dopo con Shades of Heavenly Death. La sensazione della band in effetti è pienamente condivisibile, perchè Silent Cries è un pezzo molto bello che riesce a condensare in pochi minuti tutta l'essenza del sound e dello stile del gruppo, con un ritornello che resta subito impresso, tanto che il brano verrà scelto anche per realizzare il loro primo videoclip.
No Exit segna dunque una svolta fondamentale per i Fates Warning e al tempo stesso rappresenta un disco fondamentale per il metal in generale, in quanto getta definitivamente le basi per un nuovo genere, il metal prog, di cui i Fates Warning possono essere considerati i padri, influenzando così centinaia di band di là a venire.
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@Aceshigh sì diciamo come ho scritto, l'accezione capolavoro viene spesso usata per indicare i dischi che più ci piacciono di una band e quelli che riteniamo "i migliori" o che più ci hanno emozionato. E va bene anche così. Diciamo che il termine può avere più usi diversi: poi c'è quella dell'analisi storico/critica che indica come "capolavori" i dischi che hanno maggiormente innovato/rivoluzionato/segnato un genere/influenzato/gettato le basi per. Per dire una banalità: nel caso Load (mettiamo per assurdo) sia quello che reputo il più maturo dei Metallica, il loro "capolavoro assoluto" nella prima accezione e va bene, ma non sarà mai importante come lo sono stati i primi 5 album. Esempio estremo per far capire. Semplicemente, sottolineavo il fatto che comunque la si pensi i dischi anni '80 (anzi 85-91 per la superprecisione) sono probabilmente i più importanti in assoluto della band e quelli che hanno gettato le badi del prog metal e innovato anche l'heavy/power metal. Sono importanti anche quelli dopo, ma non come questi semplicemente perché dopo...ci sono i Dream Theater a prendere la scena. Poi che siano anche i "migliori" nella prima accezione è altro discorso. |
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@Crimson Tutto ciò che dici riguardo i Fates Warning e sulla loro importanza fondamentale per il prog Metal mi trova assolutamente d’accordo, ci mancherebbe altro. Chi altro a quell’epoca aveva osato una roba tipo The Ivory Gates?!? Su due piedi direi nessuno. Sull’equazione “disco che segna un’epoca = capolavoro” magari ci sarebbe da discutere, perché non trovo che ciò sia automatico, anche se nella stragrande maggioranza dei casi le due cose coincidono. Così su due piedi mi vengono in mente al volo già almeno 3 album (che non citerò per non dare adito a discussioni che con No Exit non c’entrano nulla) che hanno determinato oggettivamente una svolta, ma sulla cui qualifica di “capolavoro” i fans ancora si scannano. Poi è chiaro che il mio voto e il mio giudizio di “quasi-capolavoro” su No Exit è sicuramente soggettivo e personale. Esprimo una mia personale opinione basata esclusivamente sulla reazione emotiva che mi ha provocato ciò che ho ascoltato. Nella fattispecie il mio giudizio è determinato dal fatto che In A Word e Shadow of Heavenly Heath mi prendono meno del resto del disco. Mentre altri loro album, per esempio il più lineare Parallels, mi emozionano dalla prima all’ultima nota. Ciò non significa che io voglia sminuire l’importanza storica di No Exit. Assolutamente. |
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I danni fatti da certa patetica critica italiana, esempio lampante la scheda mediocre scritta sui volumetti Giunti, continuano a far danni e mietere vittime. Questa l'unico commento ulteriore che mi sento di fare. |
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Beato te che invece ne capisci. Spero che tu abbia almeno 50 anni per dare dell'ignorante o del sordo a chi non conosci e abbia vissuto la scena e non l'abbia invece studiata su YouTube. |
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@Tino i Fates Warning non sono eredi dei Queensryche, sono stati di fatto la prima band di puro e vero progressive metal della storia (con i Watchtower) a differenza dei ryche che sono sempre stati una band "più heavy". Quanto dici denota semplicemente non conoscenza dei dischi e della scena. Per non sentire l'importanza che hanno avuto dischi come The Spectre Within nel 1985 o Awaken the Guardian nel 1986 o si è sordi o semplicemente si capisce effettivamente poco di musica. |
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@Diego rileggi bene cosa ho scritto nel primo messaggio. Tu mi parli di gusti personali, che sono legittimi; io ti parlo di storia del progressive metal e dell'heavy/power metal americano e i dischi dal '84 al '88 sono stati fondamentali sia per il prog sia per l'heavy/power (io ho scritto comunque 84-91). Non è che perché a te piace meno No Exit o non piace Awaken the Guardian che sparisce la loro rilevanza; poi un altro conto è dire PER ME son più belli quelli dopo e vabbè opinione legittima (io ho scritto che preferisco APSOG a No Exit). Sul fatto che "fossero troppo influenzati da band famose" è falso come dire che i Rush anni'70 erano troppo influenzati dai Led Zeppelin quindi poco rilevanti: il modello Iron Maiden è presente molto nel primo ma spicca comunque personalità della band, permane ancora nel secondo anche se spicca del tutto la personalità della band in un heavy metal progressivo abbastanza peculiare e personale che si spinge oltre quanto fatto da IM e band coeve (tipo i Mercyful Fate) e con Awaken e No exit semplicemente sono andati oltre dando vita ad uno stile personalissimo: nessuna band all'epoca suonava come loro, nessuna band era complessa come loro, nessuna band aveva spinto l'heavy metal così in là (c'erano solo i Watchtower che erano più tecnici, ma meno complessi). |
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Io penso che il loro vero capolavoro inteso come punto di svolta sia perfect simmetry, celebrato all'epoca con il singolo through different eyes e che li ha consacrati come legittimi eredi dei queensryche. Dopo hanno dato dei colpi di Lima qua e là e si sono autocelebrati con shades uno dei dischi più belli di prog metal ma il botto era stato fatto con quel disco |
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Guarda, sono tra i miei gruppi preferiti e li considero seminali, ma se devo fare una mia classifica personale, metto in testa il trittico Parallels/Inside out/APSOG, seguito a ruota da PS e No Exit. I Fw prima di No Exit erano ancora troppo influenzati da band famose. Comunque Matheos è un genio! |
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@Diego ma anche no, un capolavoro non è un disco che "piace a me" è un album che segna un'epoca, cambia la storia di un genere e i FW lo hanno iniziato a fare con i dischi prima. E questo è oggettivo. |
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I capolavori verranno sfornati subito dopo, con l'arrivo di Zonder. |
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@Aceshigh i dischi dei FW anni '84-'91 hanno obiettivamente fondato, costruito, gettato le basi per il progressive metal classico e per tutte le sue declinazioni (power epico, melodico, tecnico, cerebrale/atmosferico minimalista) - senza contare l'aver influenzato il power/heavy metal moderno - per trovare dischi della stessa importanza tocca richiamare i Queensryche degli stessi anni e Dream Theater (primi 10 anni). Se questo non faccia di questi album dei "capolavori" allora non so cosa renda tale un album, poi certo per fortuna i FW han continuato con album importanti (per gusti personali probabilmente anche io metterei sopra a No Exit nello specifico; almeno APSOG) che sono state altre tappe notevoli nella storia del prog metal. |
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Grandissimo album! Non dico la parola ‘capolavoro’ giusto perché successivamente riusciranno anche a superarsi… ma siamo lì. Basterebbe già da sola la suite The Ivory Gates of Dream: peccato mortale non conoscerla. Ma il resto pure non scherza, con pezzoni come Anarchy Divine e Silent Cries, brano che forse più di altri lascia intravedere ciò che faranno in seguito. Voto 87 |
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possiedo i primi 5 dei Fates Warning. Questo è il mio preferito, il precedente cantante mi risulta quasi fastidioso, il seguente disco musicalmente ricercato ma troppo palloso. |
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Buon album, ma di transizione ,ancora legato agli stilemi del metal americano ottantiano. Disco storicamente di valore assoluto contenente intuizioni importantissime che verrano ulteriormente perfezionate a partire dal lavoro successivo, dove anche Adler inizierà a definire il proprio stile vocale basato sulla sua straordinaria capacità di interprete. |
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8
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Ottimo album,l'unica cosa è la produzione che mi convince poco..con tutto quel riverbero sulla batteria,e le chitarre con quel suono molto thrash..a livello sonoro,preferisco i queensryche,però sul valore di questo disco non discuto.. |
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Ottima recensione. Ma farei qualche appunto. Non apro discorsi su "prog" ché sono infiniti, comunque. I Fates iniziano come un gruppo molto derivativo di Iron Maiden ed altri con il primo disco Night on Brocken, sulla falsariga dei Rush, anch'essi esordirono con un album di hard rock derivativo. Sull'esordio, come dice il recensore, c'è Damnation che è l'embrione di quello che sarà il futuro. Ora, The Spectre within e Awaken the guardian sono già due album prog, precisamente Power/prog, l'heavy metal viene fatto "esplodere" e reso complesso e progressivo nella struttura dei brani. La base è power/heavy US ma è di fatto reso progressivo. Spectre è più sul power (gli episodi più prog sono Traveller in time, Pirates of the underground e soprattutto The apparition e Epitaph), ma con Awaken possiamo parlare di Prog/Power, cioè mettere il termine prog avanti. Non è un caso che questi sono i due dischi che più ama Portnoy, il quale considera soprattutto Awaken uno degli album più importanti degli anni'80. Dunque per il Prog metal ritengo che siano tre i dischi fondamentali da conoscere degli '80 dei Fates: Awaken the guardian, No exit e Perfect Symmetry. |
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6
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Grande album, grandissima band; anche Night on Bröcken, insieme ai primi, di ottimo livello |
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Dico subito che, pur amando alla follia la band proprio a partire da No Exit, l'album in sé lo trovo ancora stilisticamente embrionale. Certo è che diverse avvisaglie delle future strade, poi percorse dalla band, sono ben visibili, tuttavia alle mie orecchie risulta ancora acerbo, con un Alder ancora impegnato a raggiungere vette "tateiane", a scapito della sua straordinaria capacità interpretativa, che già dal successivo, CAPOLAVORO, Perfect Symmetry, verranno maggiormente evidenziate. Ecco, proprio dal suddetto capolavoro, datato 1989, a parer mio, si hanno ben fissati alcuni canoni del genere (poi mal interpretato da alcuni ragazzi dalle parti di Long Island). No Exit è comunque un caposaldo del prog, e dell'heavy in generale, ma non mi sentirei di descriverlo come un lavoro perfetto: troppe le sfumature, troppa la classe, troppo il lavoro di cesello, mostrati nei lavori seguenti rispetto a questo. Davvero gran recensione, complimenti! |
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4
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L'avevo in cassetta quest'album, penso di non sentirlo da almeno 18 anni. La copertina vince di diritto l'oscar come "la più brutta cover di tutti i tempi dei dischi rock" |
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3
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Gran bell'album, peccato per la copertina che giudico tra le più brutte in assoluto... |
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"Holydiver" gran bella recensione sono d'accordo con te, il disco non si discute, un CAPOLAVORO. |
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Buona recensione, disco fondamentale! |
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INFORMAZIONI |
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Metal Blade/Enigma records
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Tracklist
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1. No Exit 2. Anarchy Divine 3. Silent Cries 4. In a Word 5. Shades of Heavenly Death 6. The Ivory Gates of Dreams: I Innocence II Cold Daze III Daylight Dreamers IV Quietus V Ivory Tower VI Whispers on the wind VII Acquiescence VIII Retrospect
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Line Up
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Frank Aresti (guitars) Jim Matheos (guitars) Ray Alder (vocals) Joe DiBiase (bass) Steve Zimmermann (drums)
Mark Postiglione (keyboards)
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