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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Bring Me The Horizon - There is a Hell Believe Me I’ve Seen It.There is a Heaven Let’s Keep It a Secret
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14/11/2020
( 2658 letture )
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“Titoli lunghi e dove trovarli.” Ma anche album storici, pilastri del genere metal core. In qualche modo i Bring Me The Horizon sono riusciti ad attraversare tutta l’evoluzione di questo genere, dagli albori deathcore al digital/metal core. Questo divenire stilistico ha attirato diversi tipi di fan ma anche di haters, e ha fatto continuamente e assai discutere di questa band, soprattutto per la sua progressiva svolta verso il pop, ma non si può negare che i Nostri abbiano un ruolo molto importante per tutto il filone e siano uno dei nomi più blasonati del genere. Questo album è sicuramente un degno esempio di ciò, abbracciando la parte più giovanile, sfacciata e fuori dai denti dei ragazzi inglesi, senza per questo tralasciare il talento, l’interiorità e una consapevolezza stilistica decisamente accentuata, ma a volte azzardata, che trapelerà anche in futuro nei loro lavori: per la serie “siamo i Bring Me The Horizon e facciamo un po' ciò che ci pare”. Atteggiamento che ha creato non poche controversie: di questo diventerà icona soprattutto il discussissimo ragazzo prodigio e frontman Oli Sykes. Insomma, in There is a Hell… la band osa e sperimenta, mescola, sfida il songwriting classico; abbracciano un hardcore punk in your face che attinge alle loro origini inglesi, integrandolo con il metal-core e sfiorando noise e math a tratti, ma soprattutto esplorano tutte le possibili sfaccettature del post hardcore: sembrano davvero incarnare e rappresentare quell’emozionalità rabbiosa e straziata dell’adolescenza, diventando un simbolo per un’intera generazione di ascoltatori.
Ciò è ampiamente dimostrato in canzoni come la opening track Crucify Me, che cita il titolo dell’album in vari modi, con cori efebici ed evocativi e la dolce voce della cantante Lights (moglie di Beau Bokan, dei Bless The Fall); la seconda Anthem (non a caso “Inno”) e la nota It Never Ends, pezzo storico della band con una serie di breakdown straordinari e davvero mozzafiato, che vorrete riascoltare in loop. Una tripletta doc per cominciare, ma segue anche l’arrogantissima e sedicente Fuck, con il featuring della band compatriota You Me At Six, nonché l’intima e intensa Don’t Go, ancora una volta con la voce delicata di Lights e apice sentimentale del lavoro, spontaneamente, irrazionalmente giovanile. La produzione è volutamente non affettata, ancora un po' sporca e vuota per trattarsi del 2010, quando i mezzi non sarebbero mancati e che in futuro saranno ampiamente utilizzati dai Nostri: forse è una scelta di mixing proprio per rendere giustizia alla sfaccettatura più puramente HC/punk inglese del lavoro. Lo percepirete evidentemente in pezzi come Home Sweet Home e Alligators Blood, dove abbondano anche i cori altisonanti in pieno stile ma non mancano le parti più heavy. In quest’album è presente anche il noto pezzo Blessed with a Curse, con un gusto emotional davvero spiccato e sospeso, mentre Visions ha un tocco digitale e tagliente in più -corredato di breakdown assassino- anche grazie al featuring con il dj e produttore Skrillex. La chiusura è affidata in grande alla cattivissima e brevissima The Fox and The Wolf, che con la sua brevità e rabbia ancora una volta incarna lo spirito libertino.
Nel complesso un album importante nell’evoluzione della carriera dei Bring Me The Horizon, ponte stilistico fra il passato e il presente sugellando quell’unione fra il metal-core e il post-hardcore: un lavoro che non può mancare, per pura accademia e per piacere, negli ascolti degli amanti di questi generi.
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8
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Merita un 85, è un lavoro decisivo, primo vero successo sia di pubblico che di critica. |
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7
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Questo è SENZA dubbio il MIGLIOR disco della band. Abbiamo le due faccie del VERO metalcore (il suono metal + l'attitudine e lo stile del punk hardcore) ma abbiamo anche inserzioni di quello che in futuro diventerà parte integrante del modo di comporre dei BMTH: parti elettroniche e parti orchestrali di RINFORZO alle canzoni. Quando uscì questo lavoro, lo sottovalutai molto poiché coinvinto che la band NON fosse abbastanza preparata per fare roba così difficile e lo snobbai. Negli ultimi anni l'ho rivalutato e, comparato con altri album di genere simile, devo ammettere che NON solo è invecchiato bene, ma in un certo senso risulta ancora sperimentale ed "unico". Non si sente tutti i giorni pezzi con una struttura metalcore grezza con tendenze vocali di chiara matrice HC come in It Never Ends, Don't Go o in Crucify Me con cori e parti orchestrali di supporto. Al giorno d'oggi quelle componenti sinfoniche sono utilizzate al massimo da qualche band Deathcore di turno, mentre in tutte quelle band commerciali "metalcore" che hanno spopolato negli ultimi anni, al massimo ci si può trovare l'alternanza tra voci pulite nei ritornelli e screams nei versi (udibile in questo disco nella buona Fuck). Disco per certi versi "avanguardistico" oserei dire. Questo tipo di metalcore NON è il mio genere preferito, tuttavia devo ammettere che la qualità artistica di questo disco è VERAMENTE NOTEVOLE |
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6
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Sconquassante anche questo.. Anche se più vario del suo predecessore, le parti più tranquille e la presenza della voce femminile, mi sono piaciute.. Legate all'insieme.. Confermo che la Voce del cantante è pazzesca nella sua disperata "Cartavetrosità"... Con Sempiternal ero già stato avvisato e quindi preparato ad un ammorbidimento del sound ma per mia fortuna è stato meno "peggio" di quel che pensassi.. Certo che la Furia senza compromessi di Suicide Season è solo un ricordo, però quando spingono sull'acceleratore e soprattutto quando il Cantante ci dà dentro con la sua arma naturale, sanno ancora essere "cazzuti"... |
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5
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una band che fa mangiare la polvere a tanti nomi blasonati, fanno bene a continuare così, che importanza possono avere le critiche di ascoltatori statici e marmorei che ascoltano sempre la stessa pappa. |
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4
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@BlackMeOut, non sbagli e infatti i maligni dicono che l'aver dato le chiavi della band a Fish e ai suoi giochi di prestigio elettronici è un modo per "mascherare" l'impossibilità delle corde vocali di Oli di replicare quanto fatto in passato, di fatto l'alleggerimento del sound è dovuto anche a questo fattore. |
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3
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Di questo album ricordo bene che provavo a "cantarlo" dall'inizio alla fine senza capacitarmi di come potesse Oli avere una voce così disastrata e non rischiare di rompersi le corde vocali a ogni nota (e infatti se non erro ci è andato molto vicino negli anni di Sempiternal). Non è il mio preferito dei BMTH e anche io sono sulla stessa linea di @Indigo, ma pezzi come It Never Ends e Blessed With A Curse li ricordo sempre con affetto. |
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2
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Band che adoro in tutte le sua fasi anche se personalmente sono del partito "da sempiternal in poi". Questo è l'ultimo disco canonico dell'era -core poi arriverà la svolta radicale con that's the spirit e soprattutto il clamoroso amo, i due album che preferisco. Qui direi che quella che mi piace di più è alligator blood ma oggi me lo riascolto |
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1
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...bel disco....band interessante.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1.Crucify Me 2.Anthem 3.It Never Ends 4.Fuck 5.Home Sweet Home 6.Alligator Blood 7.Visions 8.Blacklist 9.Memorial 10.Blessed With a Curse 11.The Fox and The Wolf
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Line Up
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Oliver ‘Oli’ Sykes (Voce) Lee Malia (Chitarra) Jona Weinhofen (Chitarra, Tastiera) Matt Kean (Basso) Matt Nicholis (Batteria)
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