|
27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
|
|
My Dying Bride - Macabre Cabaret
|
23/01/2021
( 2590 letture )
|
A distanza di nemmeno otto mesi dall’ultimo The Ghost of Orion, primo album dei My Dying Bride sotto l’egida del colosso Nuclear Blast, i doomster inglesi tornano sul mercato con un EP di soli tre brani, che di fatto si pone come un completamento del disco uscito a marzo, sebbene la band abbia da subito voluto chiarire come i legami tra le due pubblicazioni in realtà non sussistano. Che sia vero oppure no non è così importante in fondo, ma non si può negare che a livello di sound le affinità tra The Ghost of Orion e il qui presente Macabre Cabaret siano ben presenti. Il fatto che la compagine capitanata da Aaron Stainthorpe sia tornata in attività in maniera così intensiva dopo il lungo periodo di silenzio che ne ha minato la carriera fa sicuramente piacere, anche se la più grande novità per i fan del gruppo è stata quella del dover fare i conti con la produzione della Nuclear Blast, che ha portato a modifiche notevoli nel suono degli inglesi. Nello specifico l’ultimo album di inediti ha subito un’accoglienza piuttosto tiepida sia dalla critica che dagli affezionati, poiché a fronte di una scrittura consolidata e organica i singoli brani sono stati affrontati nella maniera in cui l’etichetta tedesca tende ad affrontare tutti i suoi prodotti, ovvero “piallandone” i suoni per renderli omogenei a quelli del proprio catalogo. Dopo una carriera intera passata tra le braccia di un’etichetta visceralmente metal come Peaceville Records e aver coniato uno stile unico e immediatamente riconoscibile, il cambiamento è stato tanto radicale quanto rumoroso e non è passato inosservato a nessuno. Chiarito questo aspetto tecnico, che comunque non ha danneggiato affatto né l’immagine del gruppo né i dati di vendita dell’album, The Ghost of Orion rimane oggi un disco onesto e ben fatto, che però convince fino a un certo punto. Di conseguenza un EP annunciato così di sorpresa non si presentava con le migliori premesse, anche se i My Dying Bride hanno sempre regalato delle ottime prove con questo formato di album dalla durata ridotta (un esempio è rappresentato da The Barghest o' Whitby, uscito nel 2011).
Dunque ci si appresta all’ascolto di Macabre Cabaret con una certa diffidenza, ma speranzosi nel trovare la qualità cui gli inglesi ci hanno abituati in trent’anni di onorata carriera. La titletrack inaugura l’opera con decadente epicità e di fatto è solamente per questo brano che l’EP ha ragione di esistere: dieci minuti netti di gothic doom ottimamente composto, che –mantenendo reale l’ipotesi che il brano sia stato “scartato” dall’album precedente– probabilmente non sarebbe stato sfruttato a dovere all’interno della scaletta di The Ghost of Orion. Senza troppi timori però si può affermare che questo episodio, da solo, risulti superiore a più di un brano contenuto nel disco precedente e l’ascolto risulta appagante minuto dopo minuto. Macabre Cabaret si divide in due sezioni ideali: la prima è caratterizzata dal lento riff di chitarra di Andrew Craighan che traghetta la band su lidi cadenzati dall’umore sacrale, a cui contribuiscono le voci pulite che formano momenti corali di forte impatto. Intorno ai tre minuti e mezzo però l’atmosfera cambia ed è il basso a prendersi la scena in maniera elegante e pacata, lasciando poi spazio al pianoforte e alle percussioni sullo sfondo, che si alternano in una sequenza strumentale fortemente cinematica. Da questo momento in poi continuano a succedersi momenti prettamente chitarristici ed altri più atmosferici, dove sono i cori lirici e le tastiere a tessere la melodia portante. Il ritmo rimane invariato durante tutto lo svolgimento del brano e la ieratica marzialità della batteria e delle percussioni fanno di questi dieci minuti un momento di austerità perfettamente concepita e suonata. Si potrebbe obiettare che il brano sembra interrompersi e ripartire con l’alternarsi delle diverse sezioni per troppe volte, ma alla fine dei conti questo è un aspetto che se esplorato a mente fredda salta all’orecchio, nella globalità dell’ascolto invece non disturba affatto. Un inizio promettente dunque, nel quale la produzione pulita e cristallina non fa rimpiangere troppo i fasti del passato. Vero è che Stainthorpe si affida preferibilmente alle voci pulite, mentre quando decide di sfoderare le harsh vocals i risultati non sono dei più eclatanti. È il caso del singolo A Secret Kiss, mid-tempo puntellato dagli armonici artificiali della chitarra, che a dire il vero sono più che ridondanti fin dal primo ascolto; come già detto la voce convince e ammalia nei momenti puliti, mentre lascia a desiderare sui growl, che appaiono piuttosto spompati e privi di mordente. Sebbene risultino sempre apprezzabili le partiture di Craighan e la band riesca a creare un ottimo amalgama sonoro -armonici di chitarra a parte– il brano scorre senza lasciare molto, togliendo un po’ di magia a ciò che Macabre Cabaret aveva fatto pregustare. Si chiude però in bellezza con le atmosfere rarefatte di A Purse of Gold and Stars, di fatto un episodio dark ambient avvolgente e magico, che si muove su uno spoken word mesto e compassato e su orchestrazioni sintetiche conturbanti nel loro essere così discrete. Un brano che si riallaccia prepotentemente a un’estetica estrema anni ’90 di sicuro fascino, non mancando di strizzare l’occhio anche ad una certa cultura alternativa figlia di geni folli come David Tibet e John Balance. Sono pochissimi gli ingredienti sul piatto, ma sono presentati in maniera irresistibile e azzeccata. Tirando le somme bisogna spendere due parole sul concept generale che sta alla base del disco: Macabre Cabaret è un’opera che parla dell’amore e della passione umana in senso specificamente fisico e sessuale, intese in un’ottica spirituale e religiosa (ecco che i riferimenti ai due artisti poc’anzi citati trovano una credibile giustificazione) che conduce l’anima a un progressivo sgretolamento emozionale, in una parola: la tristezza. Tanti giri di parole per parlare dell’argomento più caro a tutto il filone gothic doom? Forse, ma la presentazione è invitante e il pretesto funziona.
Giunti a questo punto però bisogna chiedersi in che modo è possibile valutare una pubblicazione come Macabre Cabaret: fondamentalmente vi sono due brani di ottimo livello e uno invece mediocre; un EP è un formato che al giorno d’oggi gode di poca considerazione e può effettivamente essere sfruttato dagli artisti per pubblicare materiale scartato dalle sessions dei propri album ritenuto comunque meritevole. In questo senso Macabre Cabaret è un’uscita più che apprezzabile, corredata tra l’altro da un artwork evocativo e molto bello e l’ascolto è consigliato un po’ a tutti, a prescindere dal vostro giudizio su The Ghost of Orion; osservandolo però da un altro punto di vista questo EP non è un altro che un’appendice a un album discutibile che non toglie né aggiunge nulla al suo valore intrinseco. La valutazione finale ha tenuto conto di questi due aspetti mediandoli. Con l’augurio che i My Dying Bride possano proseguire sulla scia di una produzione nuovamente attiva e senza troppe pause dovute a episodi spiacevoli, rimaniamo in attesa di cosa questa band sarà capace di regalarci in futuro, sicuri che potrà essere ancora luminoso (o meglio oscuro) per i doomster dello Yorkshire.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
8
|
Sono dei professionisti e sono capaci di comporre bene. Piacevole, come il precedente album ma pour moi, sempre troppo lento e mi da la sensazione del "tiriamo avanti" e allunghiamo i pezzi. Provato anche con un ottimo vino da meditazione ma tendono ad annoiarmi. Speriamo di andare presto a sciare... Au revoir. |
|
|
|
|
|
|
7
|
Non concordo su 2 temi fondamentali: 1-il prodotto è buono e a mio avviso merita di essere messo nella discografia; 2-i formati "corti" o "lunghi" hanno oramai un valore estremamente relativo rispetto alla considerazione di un tempo, non ritengo pertanto né attuale né anacronistica l'uscita di un EP nel mondo delle playlist. Mi spiego: quando la musica era poco fruibile e le uscite molto dilatate il formato, la durata, il nro di brani, erano un vero e proprio punto di caduta con cui tutti quanti gli artisti si dovevano confrontare. Un disco poteva anche essere un po' "annacquato" ma per contro un EP doveva essere PERFETTO, proprio perché lo sforzo per procurarselo (economico e non) era di poco diverso da quello di un LP. Oggi… si può editare singoli, EP, doppi, tripli album e tutto casca sul lettore di rete (e ne può uscire) in 1 nanosecondo rendendo più importante la valutazione del singolo brano, rispetto all'opera complessiva. My opinion. M. |
|
|
|
|
|
|
6
|
Molto ispirato anche secondo me... da avere! |
|
|
|
|
|
|
5
|
PIù ispirato di The Ghost of Orion a mio parere |
|
|
|
|
|
|
4
|
Due pezzi ottimi su tre fanno 67 Good |
|
|
|
|
|
|
3
|
EP molto valido. I prodotti di questo formato da parte dei My Dying Bride sono sempre stati interessantissimi, più volte di livello molto alto direi, sin dai tempi di Symphonaire, tanto quasi da non potersi considerare come “semplici” corollari alla discografia principale. Macabre Cabaret non fa eccezione. A Secret Kiss è forse la traccia meno bella, ma tutto fuorché mediocre. Gli altri 3 pezzi meritano assolutamente un ascolto. Voto 82 |
|
|
|
|
|
|
2
|
E tutto sto popò di scritto per dire, fondamentalmente, che si è d'accordo con quanto scritto dall'altro recensore su The Ghost Of Orion? Ragazzi, va bene spalleggiarsi a vicenda ma, siete gli unici che hanno criticato pesantemente quell'album solo per il fatto che a pubblicarlo è stata la Nuclear Blast. Non avete neanche accennato la mancanza del loro produttore di fiducia! Se non è un pregiudizio questo? Che poi, mi sorgono anche dei dubbi sul supporto ascoltato. Qua non viene nemmeno citata la quarta traccia presente nella versione fisica. Poi guardando il tuo excursus mi vengono anche dei dubbi. Scrivi di alternative, crossover e numetal, poi passi allo stoner, sludge e psychedelic, e infine ci delizi con questo giudizio che non ha alcun riscontro con la realtà. |
|
|
|
|
|
|
1
|
..non e' male...da un po' che gira nel mio lettore... |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Macabre Cabaret 2. A Secret Kiss 3. A Purse of Gold and Stars
|
|
Line Up
|
Aaron Stainthorpe (Voce) Andrew Craighan (Chitarra) Shaun Macgowan (Tastiera, Violino) Lena Abé (Basso) Jeff Singer (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|
|