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My Dying Bride - The Angel and the Dark River
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La vita umana è la più grande tragedia che supera i tempi e le genti. C’è pur chi ride, chi ironizza su qualsiasi aspetto della propria esistenza, chi gioca con la morte e chi accarezza la vita, chi la perde e chi la riconquista; da qualunque punto di vista la osserviamo la vita umana è un’immane tragedia individuale in cui, se non possiamo decidere gli attori e le scene, possiamo perlomeno scandirne gli atti.
La condizione di profonda spiritualità e consapevolezza esistenziale sgorga dai solchi di questo The Angel And The Dark River come un rivolo di sangue, pronto a ferirci le orecchie ma a toccarci il cuore in maniera indelebile. Dopo gli esordi della band anglosassone nel tempio del doom/death tradizionale che essi stessi contribuirono ad edificare, i My Dying Bride cambiarono pelle, grazie all’ingresso dell’eccezionale violinista elettrico Martin Powell. Il violino da sempre è lo strumento che dà voce all’anima, e con la quale meglio di altri sa dialogare; ma se nell’altrettanto storico Turn Loose The Swans lo strumento ad arco regalava attimi di dinamicità e freschezza compositiva, in quest’opera invece la fusione con gli altri strumenti è completa e quanto mai irripetibile. Complice sicuramente un ammorbidimento generale, ravvisabile primariamente nell’abbandono del growling da parte del vocalist Aaron Sainthorpe, nonché di un sound chitarristico a primo ascolto destabilizzante poiché privato della profondità tipica del genere -sembra che i toni medi siano qui azzerati- seppur ancora inequivocabilmente metal; eppure in quest’album si compie una vera e propria magia, che di certo non preannuncia l’approdo degli inglesi a lidi più gothic/doom oppure alle ardite sperimentazioni di 34.788...% Complete.
The Cry Of Mankind è un manifesto quanto mai eloquente di tutta la condizione esistenziale di cui i My Dying Bride si fanno carico; un riffing minimale in single note, un sottofondo di piano elettrico e una batteria carica di pathos; su tutto questo Aaron da distanze siderali narra tutto il disagio dell’umanità; una fredda e lucida condanna senza appello. In From Darkest Skies i riff chitarristici si alternano in un crescendo mozzafiato e in perfetta sintesi con il violino; ottime melodie profondamente malinconiche, prima del cambio finale in cui un organo raggela il sangue nelle vene e il doom/death originario riaffiora prepotentemente. Funerea e piena di mestizia ci assale Black Voyage, per poi svolgersi tra nera epicità e miraggi di lontani bagliori di speranza, tra riprese tematiche e riff ottimamente congegnati nel loro incedere lento ed imponente. A Sea To Suffer In è a mio avviso una delle composizioni più belle prodotte dalla band inglese: tema iniziale di piano molto semplice, ribadito dalle chitarre e rafforzato dall’irresistibile melodia del violino: un alternarsi senza sosta tra pathos, drammaticità e saette di lacrimevole speranza. Questo brano possiede una potenza visionaria incredibile, parole in musica dove chiaro è il background del Romanticismo inglese – componente questa presente tra l’altro in tutte le lyrics – e dalla variegata e riuscitissima combinazione tra voce declamatoria e una fredda rassegnazione quasi metafisica. Uno stillicidio di emozioni in slow-motion, che raggiunge il culmine nelle vibrazioni prolungate del violino sul finire del brano. Chitarre acustiche, intimismo, e liricità semplice quanto profonda: tutto questo è Two Winter Only, delicata ballata tra candele e profumi sacri alla ricerca della divinità. Ultima composizione di questa meravigliosa opera è Your Shameful Heaven, brano che ripete la formula fino ad ora ben collaudata, aggiungendo però dei decisi cambi di tempo che movimentano il platter, ma allo stesso tempo a mio avviso ne rompono l’atmosfera fino a quel momento così perfetta. Conclusa l’analisi dettagliata di questo epocale The Angel And The Dark River, bisogna aggiungere che nella ristampa operata dalla stessa Peaceville Records nel 2003, potrete trovare anche la quasi introvabile The Sexuality Of Bereavement – pubblicata nel 1994 in 7’’ pollici – oltre ad alcune buone tracce live registrate a Dynamo nel 1995.
The Angel And The Dark River è la summa di un percorso stilistico irripetibile, la perfetta sintesi tra emozione, parola e musica da ascoltare di fronte ai testi di autori quali Byron, Shelley, Blake o in compagnia di un buon vino non troppo dolce (perché la vita non lo è mai). Assaporatelo, gustatelo, fatelo vostro. E poi tornate a recitare il vostro secondo atto...
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VOTO LETTORI
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90.31 su 129 voti [
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27
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Me lo sto riascoltando ora dopo diversi anni... Che dire rispetto a quando avevo si e no 16 anni ora che ne ho più di 40 lo trovo ancora più emozionante . E pur essendo un disco ormai prossimo ai 30 anni penso sia tuttora un must da ascoltare anche da parte di chi all\'epoca nemmeno era nato. |
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26
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The Cry Of Mankind ,Un Capolavoro Dentro Al Capolavoro . |
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25
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Uno di quegli album che ascolto rigorosamente in cuffia, che mi accompagna in un viaggio malinconico attraverso i ricordi di quei bellissimi anni, voto 100 senza se e senza ma, stupendo |
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24
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Oggi l'ho rimesso su...le parole sono superflue, ma assoli come quello di violino su Black vojage mi metteranno sempre i brividi. Album immortale. |
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23
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Stavo dicendo la stessa cosa, che questo è senza dubbio l'apice della carriera dei My Dying Bride, seguito a ruota da Turn Loose the Swans, e tra i top album doom/death di sempre. |
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22
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Bello, bello bello! Questo, insieme a Turn loose the Swans e Like gods of the Sun, per me sono il top di questa band. |
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20
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All'epoca bastava poco perché i gruppi che si cimentavano con il gothic venissero accostati a termini quali "poesia"; "romantico"; "profondo". Ma con i My Dying Bride non si correva il rischio di esagerare. Erano realmente poetici, romantici e profondi. Questo è stato l'album della consacrazione. The cry of mankind; From darkest skies, Your shameful Heaven sono classici del genere. 85 |
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19
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Fantastico, veramente un grandissimo album! |
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16
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95 per me. Capolavoro, tutto il disco è da brividi, mi fa deprimere anche quando sono felice. E per di più ho trovato la mia arma segreta contro l'insonnia: The cry of mankind! E' infallibile, provare per credere, riesce dove 1000 rimedi della nonna falliscono. |
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15
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Capolavoro indiscutibile del genere! |
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Per me il loro migliore lavoro. 99. |
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13
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Spettacolare..per le fredde sere invernali. |
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12
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Grande album, davvero intenso dal punto di vista emotivo. L'ho ascoltato molto e penso costituisca uno degli esempi meglio riusciti nel genere. |
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11
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Immenso fa venire i brividi per quanto emoziona in alcuni passaggi! |
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10
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MACCHE' 94!!!!!!!!!!!100 CAPOLAVORO INDISCUTIBILE LA PERFETTA SINTASSI TRA GOTHIC E DOOM!|!!!!!!!!!! |
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9
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L'album per eccellenza! |
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8
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il capolavoro dei My Dying Bride. noto che fra le recensioni manca The Dreadful Hours e 34.788...% Complete. Sono gli altri miei due album preferiti dey MDB. quello sperimentale perchè è folle e totalmente alieno per una band come loro. The Dreadful Hours è stato descritto spesso come il The Angel and the Dark River parte II. E lo è: struggente e aggressivo. |
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7
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oh là! fa piacere vedere tanti che la pensano come te! uno dei miei album preferiti dei MDB, capolavoro assurdo! |
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6
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Il capolavoro dei MDB, insieme al precedente. Semplicemente immenso... |
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5
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Non sono mai più riusciti a fare un disco all'altezza di questo. |
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Non sono mai più riusciti a fare un disco all'altezza di questo. |
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3
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Disco epocale. Segnalo la superba ristampa (da me puntualmente acquistata) di pochi mesi fa, che oltre alle bonus tracks del 2003 aggiunge un dvd con videoclip e un concerto del '96. |
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2
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Comprai il disco dopo averli visti di spalla ai Maiden a Torino nel '95 (insieme agli Almighty...qualcuno se li ricorda?)..Un disco davvero bello ed emozionante!!Bella recensione! |
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1
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Che disco.... The Cry Of Mankind è uno dei pezzi più sconvolgenti mai prodotti, ho quasi paura ad ascoltarlo ogni volta perché produce sempre emozioni fortissime... anche i lresto del disco è incredibile, reso tale, a mio avviso, soprattutto da delle linee vocali da brividi... qualcosa di incredibile! |
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