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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Dare - Out of the Silence
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30/10/2021
( 2418 letture )
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Amo follemente questo disco e continuerò a farlo per sempre. Uno dei primi CD acquistati e custoditi gelosamente nella mia personale dispensa musicale ben fornita. Lo si può girare e rigirare come si vuole, ma questo Out of the Silence è una gemma melodica di proporzioni mastodontiche che suona freschissimo ancora oggi, regalando sobbalzi di piacere. E la voce di Darren avrà smutandato chissà quante fan negli anni: timbrica soave, estensione vellutata e capacità trascinante di alto lignaggio per chi ascolta. I Dare nascono come progetto musicale nel 1984, per volontà del cantante e tastierista Darren Wharton, ex componente degli storici Thin Lizzy e grande amico dell’indimenticato Phil Lynott e del chitarrista Vinny Burns, in seguito membro dei britannici Ten.
Questo ellepì rappresenta il passo d’abbrivio della storia di questa fantastica band, uscito nel 1988, si presenta subito come un tassello maturo, costruito su grande musica: quasi 50 minuti di puro sollucchero per orecchie allenate e palati fini. Per dirla tutta, non pare proprio l’opera prima di una misconosciuta realtà proveniente dalla terra d’Albione. Il sound felpato ma assai determinato, si dimostra subito avvolgente, caldo e conquista istantaneamente, anche grazie alla produzione curata da Mike Shipley e Larry Klein, che rasenta la perfezione, esaltando ai massimi livelli un songwriting dirompente, fatto di feeling, sentimenti, classe e testi impegnati che non fanno mai male. Ma è l’essenza musicale setosa e potente a colpire e affondare tutti gli scettici, anche grazie ad una progressione qualitativa che mai scema durante la scaletta, senza alcuna necessità di trucchetti, filler, inteludi o intro. Pronti via, si decolla per questo incantevole viaggio, dall’alto di una copertina semplice, ma che racchiude le origini del gruppo, ovviamente con Wharton a fare la voce grossa per tutto il timing e per le scelte.
Abandon con quelle tastiere attutite fa trasalire, la voce del singer accarezza e colpisce, le chitarre volano, il chorus è mondiale e il solo di Vinny Burns, ricco di fischi e note, fa semplicemente godere, così come la seguente Into the Fire che parte da lontano con echi e tempere che diventano nitidi, scagliando contro le pareti in pietra un ritornello fantasmagorico che galleggia nella protosfera e guarda tutti noi dall’alto della sua eccellenza melodica. Fantastico il break centrale che dà origine al solismo diretto della guitar che pennella un pezzo nel pezzo, mentre i cori soffusi sostengono tutta la struttura. Nothing is Stronger Than Love è gioia pura assoluta sciolta in una song aurea che brilla da oceano a oceano, col solo nuvoloso di tastiere che confluisce in quello di una sei corde amabilmente gagliarda, mentre in Runaway trionfano le armonie e la vena melodica suprema del quintetto per una resa da mani nei capelli. Under the Sun sprizza di echi celtici e classe sopraffina, l’incedere è regale mentre l’inciso pettina la pelle accapponata per cotanto splendore (ascoltate le partiture di key e le emozioni che ne scaturiscono). The Raindance si accomoda alla tavola delle leggende coronate dei secoli che furono, si odorano i profumi, si odono i frastuoni del passato e i clangori delle battaglie, tutto incorniciato in 5 minuti e 20 secondi di apoteosi emozionale che deborda, arrivando sino ai canali lacrimali: letteralmente fantastica! Assolo della chitarra entusiasmante e baldanzoso. King of Spades ballad intensa, sentita, e dedicata al maestro Phil Lynott dal mastermind, appare stupenda tra incastri armonici che calano direttamente dall’empireo, con il cantante che riesce a trasmettere tutti i profondi sentimenti presenti nella sua anima, poi Heartbreaker indossa i panni attillati degli eighties, trasformandosi in una hard rock song di quel periodo ma con un tocco vellutato che chiama in causa il sommo rango. Return the Heart è altra perla immarcescibile, affascinante e voluttuosa, con quelle tastiere che arazzano il tessuto, regalando panorami di centinaia e centinaia di anni fa, con un calore e una capacità compositiva da veri fuoriclasse. Don’t Let Go, purtroppo, ci rammenta che siamo giunti al termine di questo incantevole viaggio a sette note: key solari, risonanze sulla voce cristallina, un up tempo che mette in risalto l’immane lavoro della sei corde e, manco da dire, le immancabili arie avvincenti che perimetrano il pezzo.
Tante sono le chiavi della perfetta riuscita di questo lavoro strepitoso, oltre a quelle elencate, aggiungerei la presenza di tastiere e chitarre in primissimo piano che schiudono panorami per la voce, esaltando l’intera aggregazione strumentale. Out of the Silence è un disco unico, che conquista sin dal primo istante per le sensazioni che produce nel profondo di chi ascolta, evocando, stimolando e permettendo di crogiolarsi su melodie e sensazioni che diventano un vero dono. Ricordo ancora la loro buonissima performance live, suonando di spalla agli Europe, a Torino, nel tour di Out of this World. Questo platter resta qualcosa di esclusivo, Wharton sussiste come compositore di altissimo ceto, capace di legare suoni e idee con il resto dell’ensemble, producendo un diamante purissimo e inimitabile, in compagnia di un chitarrista di grande gusto come Vinny Burns e di una lineup che sa il fatto suo. Out of the Silence rimane un’opera insuperata nonostante altre (ottime) release del gruppo. Chi conosce questo CD continuerà ad ascoltarlo per sempre e ad abbeverarsi alla fonte, per chi lo ha bucato ai tempi, il consiglio è uno solo: accaparrarselo a tutti i costi. Vero peccato mortale non aver mai ascoltato un’opera di questa solenne levatura.
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20
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uno di capolavori aor del 1988. In Europa, poi, nessuno li batteva |
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19
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Album dissetante che ho ascoltato in questi ultimi giorni afosi.. Mai avrei detto che fossero Inglesi.. Comunque belle Canzoni, un po\' da Colonna sonora di Film, o un pò di Telefilm.. Detto come complimento.. Melodici ma non melensi.. |
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18
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Gran disco! Uno dei migliori di genere AOR usciti in Europa!
Mi rifaccio al commento precedente al mio, molto difficile trovare dei difetti a questo album perché ha praticamente tutto!
Questo se la gioca con il primo album degli Americani Giant. |
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17
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Difficile ancora oggi trovare un difetto a questo album. Melodia, pathos e armonie celtiche. Un mix irripetibile mai banale e dal fascino antico.
King of Spades emoziona e lascia il segno.
Darren poteva essere il Jon Bon Jovi europeo se si fosse gestito meglio.
In quegli anni in ambito Aor / melodic SOLO il primo Harem Scarem e Time to Burn dei Giant si sono avvicinati ad emozionarmi così... |
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16
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A me personalmente piacciono tutti i loro CD...gran classe...sopratutto blood from a stone (molto hard)... e il loro ultimo CD...che dire warren Dane un grande e questa band mon ha mai raccolto cio' che in realta' merita e meritava ai tempi che furono! |
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14
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Un classico nel suo genere |
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13
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Un album che trascende dai generi. Poetico, malinconico, epico, una vera opera d'arte . Voto 100. |
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12
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Rock melodico in pieno stile anni 80. Buono, ma non eccelso, almeno per me. Più un recupero di nostalgia per quei tempi, ma dotato comunque di una sua onesta struttura. |
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11
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Per me questo rimane il migliore ma sono contento che Calm beforeThe storm, che secondo me è un pelo sotto, sia così considerato visto che All uscita stritolato dalla nuove tendenze se ne accorsero in pochi, ma buoni |
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10
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Straordinario, anche se come @Rob Fleming penso che il loro apice sia il capolavoro eterno Calm Before The Storm |
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9
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Capolavoro di una band che non ha quasi mai fatto passi falsi. |
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8
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Che spettacolo di discoo... grandissimo recupero |
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7
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Per me il miglior Dare, 100 e capolavoro, difficile fare meglio |
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6
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AOR strepitoso, voto 90 |
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5
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....che bel disco....classe immensa....voto più che giusto... |
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4
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Uno dei capolavori aor, l'ho divorato da giovane, il 95 è pure poco |
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3
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Uno dei migliori Aor album di sempre. Raffinatissimo. |
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1
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Di questo album ho sempre apprezzato di più la matrice "europea" di Under the sun, Raindance e King of Spades rispetto al tocco AOR di Abandon, Nothing is stronger, Runaway. Ecco perché a mio avviso i loro vertici saranno Belief - capolavoro! - e Calm before the storm. In ogni caso quello che emerge è il crimine perpetrato da tutti, me compreso, nei confronti della musica: la sistematica dimenticanza di Darren Wharton tra i cantanti più emozionanti di sempre. 80 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Abandon 2. Into the Fire 3. Nothing is Stronger Than Love 4. Runaway 5. Under the Sun 6. The Raindance 7. King of Spades 8. Heartbreaker 9. Return the Heart 10. Don’t Let Go
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Line Up
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Darren Wharton (Voce, Tastiera) Vinny Burns (Chitarra) Brian Cox (Tastiera) Shelley (Basso) James Ross (Batteria)
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RECENSIONI |
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