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Shadow Gallery - Legacy
13/11/2021
( 1570 letture )
Degli Shadow Gallery non si hanno notizie da ormai 12 lunghi anni e per il mondo della musica progressiva questo è realmente un peccato. Nati dichiaratamente come un gruppo da composizioni in studio, gli statunitensi originari di Philadelphia hanno intrapreso questa via dall’esordio fino alla morte prematura del cantante Mike Baker, che i fan non hanno mai avuto modo di poter ascoltare dal vivo. I primi concerti infatti risalgono al 2010, anno designato per il tour a supporto dell’ultimo album Digital Ghosts, che tutt’ora rimane l’ultima fatica in studio degli statunitensi. Una scelta decisamente strana ed eclettica se consideriamo che la band si è formata nel lontano 1985 grazie al compianto vocalist e al bassista Carl Cadden-James con il nome Sorcerer, poi modificato nell’attuale Shadow Gallery, per simboleggiare il rifugio del famoso “V”, protagonista dell’allora fumetto “V per Vendetta”. Da allora, esattamente un quarto di secolo è trascorso senza che si esibissero mai su un palco di fronte ai propri supporters. Dopo il tour del 2010, qualche sporadica apparizione al Prog Power Festival e alcune date europee, tra cui due nel nostro paese nel 2013, alle quali è seguito un assordante silenzio che continua fino ad oggi.

La decisione di porre al primo posto una traccia dal nome Cliffhanger è indubbiamente suggestiva, ma rischia di essere soprattutto dannosa. L’intento è quello di replicare il memorabile pezzo d’introduzione del capolavoro mai eguagliato Carved in Stone e questa scelta non può che suscitare un’enorme aspettativa in ogni fan. La realizzazione però smentisce questo timore, la seconda parte, o meglio semplicemente Cliffhanger 2, non delude affatto le altissime attese. Il brano si divide in due atti separati e ben distinguibili, il primo Hang On più sinfonico grazie ai numerosi cori, ritornelli melodici, parti acustiche e inserti di piano e violino; il secondo The Crusher che vede la luce al minuto 6:53 è più pesante, rapido, metallico e interamente strumentale, progressive metal tecnico allo stato puro che tende a mettere in risalto la batteria e il lavoro delle due chitarre che dominano la scena. Ciò che collega inscindibilmente entrambe le parti è sicuramente l’ottima prova al basso di Cadden-James, con quel sound anni ’80 sullo stile di Eddie Jackson. Difficile non mettere su un piatto della bilancia Hang On e The Crusher, una vede spiccare le doti vocali di Mike Baker mentre l’altra esalta il comparto strumentale eccelso del gruppo. Arrivati alla fine di Cliffhanger 2 risulta complicato pensare a cos’altro di meglio abbiano da offrire gli Shadow Gallery perché in un’unica traccia troviamo condensati suoni, melodie e tecnicismi che surclassano discografie intere di altre band. Proseguendo il nostro percorso troviamo Destination Unknown, la prima metà sembra far presagire una ballad dai connotati mielosi e la nostra sensazione in realtà è confermata anche dal finale acustico, condotto dal pianoforte di Chris Ingles. Nel mezzo però troviamo tecnica sfrenata in abbondanza, riff potenti e assoli di chitarra sulla linea di The Crusher. La power ballad vera e propria, solo sfiorata a tratti da Destination Unknown, è in realtà Colors. Il buon ritmo raggiunto dalle prime due eccezionali canzoni è qui eccessivamente spezzato da un brano più lento e saturo di linee melodiche commerciali condite da un buon numero di cori in sottofondo. Se ne sentiva il bisogno? Probabilmente no, ma anche questa è una delle infinite sfaccettature che gli Shadow Gallery includono nella loro offerta musicale, prendere o lasciare. Society of the Mind, con un piglio più potente e graffiante, spazza via i nostri dubbi sulla traccia precedente portando in scena uno dei brani più brevi e concisi del lotto, e forse per questo uno dei più diretti e meglio riusciti in assoluto. La voce di Mike Baker si indurisce prima del memorabile assolo finale di chitarre e tastiere, in un tripudio strumentale che farà felici tutti i fan del progressive metal più puro e tecnico. Quanto detto per Society of the Mind può valere anche per Legacy, la traccia che dà il titolo al disco, seppur con un più massiccio ricorso alle tastiere e ai sintetizzatori durante le strofe. Di entrambi i pezzi si apprezza la schiettezza e la rapidità con cui si va al punto, senza troppe ridondanze, ritornelli cantabili di chiaro stampo Shadow Gallery e parti strumentali impeccabili, con una menzione d’onore per il basso di Carl Cadden-James che si ritaglia spazi per emergere tra un assolo di chitarra e l’altro.

Arrivati fin qui, ci si staglia infine di fronte la mastodontica First Light, suite conclusiva del disco dalla durata complessiva di ben 34 minuti, sulla carta. È bene specificare “sulla carta”, perché il vero brano in realtà si ferma al minuto 23, dopo di esso segue un silenzio rotto da rumori da studio di registrazione, poi un insistente suono di una porta sulla quale qualcuno bussa e infine una traccia fantasma strumentale non meglio identificata, onirica e classicheggiante che sembra giungere da un’altra dimensione, con questo suono volutamente ovattato ed un pianoforte da ballad ottantiana. Una soluzione simile a quella adottata dai conterranei Tool in Undertow con la conclusiva Disgustipated, seguita da una hidden track che sembrava provenire da una dimensione eterea e ultraterrena. All’interno della suite si susseguono una serie di momenti diversi tra loro, i primi 13 minuti, molto rock e poco metal, ci raccontano una storia dai dettagli molto nebulosi: la voce narrante sta compiendo un viaggio nei meandri del cosmo, tra mondi inesplorati e stelle, probabilmente un’anima errante alla ricerca di un aldilà e di un luogo nel quale l’umanità possa vivere serenamente, un paradiso tanto agognato nel cielo. Il violino di Rachel Galassi fa da ponte tra le due sezioni ben distinte tra loro e ci troviamo nei successivi 10 minuti all’insegna del progressive metal epico e pomposo, il racconto prosegue per poco poi un intricato tripudio strumentale ci accompagna per mano fino all’outro acustica che sancisce di fatto la fine del pezzo vero e proprio. Difficile assimilare una proposta così complessa e strutturata dopo un solo ascolto, i sostrati di cui si compone First Light sono così numerosi da sembrare infiniti, un intreccio di tastiere, batteria e basso da lasciare senza fiato, dove si distinguono le chitarre di stampo neoclassico di chiara ispirazione malmsteeniana.

Agli Shadow Gallery è mancata solo una cosa, non da poco, il successo commerciale. Per il resto, non hanno mai avuto nulla da invidiare ai big che in quegli anni dominavano la scena progressive metal mondiale. Spiccare in un momento in cui dettavano legge Dream Theater, Symphony X, Fates Warning e Tool con band non meno meritevoli come Pain of Salvation, Sieges Even, Evergrey e Threshold era a dir poco impossibile, eppure i nostri hanno dato alle stampe un album memorabile, che nella discografia di qualsiasi altra band sarebbe stato il picco assoluto. Purtroppo, o per fortuna, Legacy deve fare i conti con Carved in Stone, Tyranny e Room V ed è difficile pensare che possa spuntarla. Se avete 72 minuti liberi, l’ascolto di questa gemma musicale nascosta nell’oceano del prog metal anni 2000 è caldamente consigliato, se non li avete invece, trovateli al più presto.



VOTO RECENSORE
84
VOTO LETTORI
88.25 su 12 voti [ VOTA]
Aceshigh
Venerdì 19 Novembre 2021, 11.28.28
11
Stamattina me lo sono riascoltato. Non ho molto da aggiungere a quanto scritto nei precedenti commenti. Band straordinaria, tra le più raffinate in ambito prog metal, la loro discografia è ad un livello medio stratosferico, dal primo album (sebbene ancora acerbo, mostrava uno stile ed una personalità notevoli) all’ultimo (anche se senza Mike Baker). Legacy, più che all’album precedente, si riallaccia al masterpiece Carved in Stone, stilisticamente e non solo per l’evidenza già nel titolo dell’opener o per il toc toc alla porta che introduce la ghost track (come appunto succedeva nel precedente masterpiece). Ok, Carved in Stone è anche per me il loro picco massimo, ma anche qui c’è veramente tanta roba, come ad esempio la suite First Light. Ecco, gli Shadow Gallery sono una band che mi manca molto… Voto 87
JC
Martedì 16 Novembre 2021, 15.45.33
10
Non sono mai riuscito ad amare completamente gli SG, comunque qui ci sono due tra le loro canzoni che mi piacciono di più. 85
mikmar
Lunedì 15 Novembre 2021, 10.05.47
9
Grandissimo gruppo !! Uno dei miei preferiti.
progster78
Domenica 14 Novembre 2021, 23.34.25
8
Come già detto da altri, band straordinaria. D'accordo con Micologo...anch'io li ho tutti originali,il primo che acquistai fu il Carved in Stone. The Legacy ennesima gemma preziosa di una discografia grandiosa. Mike Baker sempre compianto.
Gabriele
Domenica 14 Novembre 2021, 19.44.05
7
Il mercato discografico offre quasi sempre un'immagine distorta del contesto musicale e degli artisti di valore che lo animano; a parte casi minoritari, ad emergere o a raccogliere più di quanto meritino veramente sono tanti gruppi. Comunque, c'è da dire che gli Shadow Gallery per gran parte della loro carriera non hanno suonato dal vivo, e questo credo che abbia, in qualche modo, pesato sul loro percorso artistico.
Micologo
Domenica 14 Novembre 2021, 19.10.33
6
Band enorme, uno dei casi più assurdi di totale irrazionalità del mercato discografico...avrebbero meritato stadi pieni, dvd live a iosa e milioni di copie vendute...possiedono tutta la loro discografia originale e ne sono orgoglioso.
Adrian Smith
Sabato 13 Novembre 2021, 23.28.21
5
Grandissima band che raggiunse il picco con Carved in Stone, gemma di prog metal melodico dal raro gusto e raffinatezza.
fasanez
Sabato 13 Novembre 2021, 15.36.32
4
Del periodo d'oro della band è il disco che conosco meno, o meglio, sono gli altri che conosco a memoria. Una band fantastica con un singer (rip mike baker) dall'espressività UNICA e dagli strumentisti, a partire dalle tastiere, nettamente sopra la media. Ha ragione pienamente il recensore quando dice che l'unica cosa che è mancata agli SG è il successo, Purtroppo non ho digerito il nuovo cantante e non li vidi dal vivo, anche l'abbandono di Chris è stato tosto per il sottoscritto, lo adoravo letteralmente. Nella formazione tipo, tutti i dischi fino alla morte di Mike sono capolavori a modo loro, con l'apice assoluto con Carved in Stone (Cristall Dream e Don't ever cry just remeber sono tra i miei pezzi top in assoluto) e tyranny. A proposito di quest'ultimo,ma quanti cantanti avrebbero reso Broken quel capolavoro che è?
Diego75
Sabato 13 Novembre 2021, 14.23.41
3
Una grande band....bistrattata ai tempi che furono....da riscoprire al giorno d'oggi....veramente questi ragazzi meritano tutto il rispetto e un posto nelle vostre collezioni di cd....anzi spendo le stesse parole anche per I dimenticati Elegy...un ' altra band da capogiro ....altro che dream theater!
galilee
Sabato 13 Novembre 2021, 13.13.01
2
Ce l'ho, carino e bravi tutti, ma non mi ha mai detto un granchè. non ha difatti superato i 10 ascolti.
Rob Fleming
Sabato 13 Novembre 2021, 11.25.55
1
Per quanto mi riguarda, dal punto di vista qualitativo, hanno dominato gli anni '90. Nessuno come loro, Savatage esclusi. Ogni album è un gioiello inestimabile (concordo quando si individua Carved nel vertice assoluto). Il recensore sbaglia quando scrive "Se avete 72 minuti liberi, l'ascolto...". Gli Shadow Gallery meritano l'acquisto incondizionato, un vero stereo (e non PC/tablet/smartphone) e un po' di tranquillità per consentire al sogno di iniziare e far viaggiare l'ascoltatore. First light 23 minuti da brividi.
INFORMAZIONI
2001
Magna Carta
Prog Metal
Tracklist
1. Cliffhanger 2
2. Destination Unknown
3. Colors
4. Society of the Mind
5. Legacy
6. First Light
Line Up
Mike Baker (Voce)
Brendt Allmann (Chitarra, Voce, Tastiera)
Gary Wehrkamp (Chitarra, Voce, Basso, Tastiera)
Carl Cadden-James (Basso, Flauto e Voce)
Chris Ingles (Tastiera)
Joe Nevolo (Batteria)

Musicisti ospiti:

Rachel Galassi (Violino, Viola)
Terri Mallette Smith (Cori nelle tracce 2, 6)
 
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