|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Decapitated - Cancer Culture
|
13/07/2022
( 1977 letture )
|
Sono trascorsi ormai cinque anni dal loro ultimo lavoro in studio ed i Decapitated in questo duemila ventidue danno alle stampe il loro ottavo album che prende il nome di Cancer Culture. Proseguendo sulla loro personale strada fatta di groove, death e thrash metal la band di Krosno mette in musica dieci nuove tracce prodotte dalla Nuclear Blast per poco meno di quaranta minuti di durata complessiva. Inutile sperare nella ricerca di un ritrovato sound di quei fasti degli albori del gruppo (per ora? Chissà) Cancer Culture suona quindi esattamente come era lecito aspettarsi: veloce, teso, ricco di riff moderni e di impatto.
Avvalendosi di una produzione molto pompata (a discapito di una certa dinamicità complessiva) questo disco vede le chitarre di Vogg e la batteria di Stewart al centro del muro sonoro, a giocare tra loro su ritmiche, melodie, cambi di tempo e di direzione repentini, il tutto coadiuvati da un’altrettanta validissima prova al microfono di Rasta, ben presente nel mixaggio e di notevole impatto durante l’ascolto. Una produzione quindi pulita, pompata, molto moderna e digitale che esalta sicuramente l’ideologia di ricreare un vero e proprio muro sonoro. Cancer Culture musicalmente vede quindi il “ritorno” di un riffing di matrice più technical-death sempre ed ovviamente riletto in chiave moderna e di facile ed immediata assimilazione d’ascolto, prova ne sono il trio iniziale di brani Cancer Culture, Just A Cigarette e No Cure dove possiamo risentire una valanga di riff killer, cambi di tempo repentini, sfuriate cariche di tensione e tanto groove. I tre brani funzionano molto bene e (sicuramente ben ponderati in fase di scrittura) saranno dei veri e propri fulmini a ciel sereno in sede live. Giungono ora due brani che fanno e faranno discutere fans e ascoltatori occasionali: Hello Death e Iconoclast, entrambi infatti si avvalgono di due guest singer Tatiana Shmayluk il primo e Robb Flynn (compagno di nei suoi Machine Head) il secondo. Entrambi i brani offrono spunti interessanti dal punto di vista compositivo, altresì vero però che le parti in cui a prender il centro della scena è la guest, qualcosa sembra non funzionare alla perfezione, la tensione e la carica vengono meno ed i brani si tingono di tratti forse troppo deboli, comparati a ciò che il gruppo ha messo in gioco fino ad ora. Suicide Space Programme riporta le velocità a livelli elevatissimi, senza dimenticare un continuum melodico che la pervade, questa traccia ridisegna i canoni con cui la tracklist era partita nella sua prima metà. A seguire la brevissima ma molto intensa e carica di potenza Locked che fa da lancio ad un altro brano alquanto desueto: Hours As Battleground è una composizione del tutto votata alla sperimentazione, la quale alterna parti pregne di atmosfere a bordate groove, un brano in cui la batteria gioca un ruolo chiave nel suo incedere deciso, composizione particolare e dall’effetto disorientante. Il disco si chiude infine con un ennesimo cambio di intenzioni con Last Supper, lasciando un senso di confusione al termine di ogni ascolto. I Decapitated di oggi sono una band più che rediviva, in piena forma sia compositiva che esecutiva (valore dei musicisti indiscutibile). Vogg e Stewart si riconfermano eccezionali performer e, nella maniera più assoluta Cancer Culture si rivela essere un disco molto valido. Sono molteplici a livello tecnico musicale i momenti degni di nota, i riff proposti sono tutti carichi di groove e di tensione, anche se, di controparte ci troviamo di fronte più volte a momenti che lasciano per lo più straniati. Gli interludi proposti con le guest sembrano momenti studiati a tavolino per cercare di aprirsi ad un pubblico maggiore e si discostano con evidenza al resto del materiale musicale proposto.
Lungi da poter esser definito un capolavoro Cancer Culture è comunque solido e variegato, molto ponderato in fase di scrittura e con un altrettanto efficace lavoro di produzione alle spalle. Siamo davanti ad un disco moderno, sicuramente uno dei più variopinti e particolari della discografia dei Decapitated che si distinguono ora per in una nuova fase ascendente del loro lungo cammino.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1
|
Buon ritorno, non mi è dispiaciuto affatto. Complessivamente meno moderni che in altre occasioni (a parte 2/3 pezzi), l’impatto è come sempre notevole. Stewart alla batteria è una macchina da guerra. Voto 78 |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. From The Nothingness With Love 2. Cancer Culture 3. Just A Cigarette 4. No Cure 5. Hello Death 6. Iconoclast 7. Suicidal Space Programme 8. Locked 9. Hours As Battleground 10. Last Supper
|
|
Line Up
|
Rasta (Voce) Vogg (Chitarra) James Stewart (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|