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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Arsis - A Celebration of Guilt
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06/08/2022
( 910 letture )
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Diciamoci la verità, questo primo album degli Arsis, a scatola chiusa, probabilmente pochi di noi lo avrebbero acquistato, e in effetti la copertina risulta essere piuttosto scialba e anonima, oltre che stra-abusata, considerando la musica in esso contenuta che forse poco centra. Gli statunitensi, dalla Virginia, nati nel 2000 grazie al cantante e chitarrista e tuttofare James Malone assieme al batterista Michael Van Dyne. Questi saluterà la band definitivamente nel 2011 lasciando di fatto il solo Malone come unico fondatore. Il nome scelto per la band è un bellissimo termine che risale alla metrica greca e mentre in metrica classica indica la sillaba accentata, in musica indica esattamente il contrario.
Ma analizziamo questo primo full-length, pubblicato nel 2004 dopo due demo, che vorrebbe essere, come il titolo dice "Una celebrazione di colpa" e in effetti il mood generale rimanda a sentimenti di disperazione, confusione e claustrofobia. La proposta musicale riprende molto chiaramente i Dark Tranquillity di The Gallery e il growl si ispira a Mikael Stanne. E’ un mix molto ben bilanciato di death metal melodico di scuola svedese e di death decisamente tecnico di scuola statunitense/canadese. Se pensiamo che in tutto l'album suonano tutte le parti praticamente solo i due musicisti fondatori, possiamo dire che il risultato è decisamente forte e potente: la batteria terremotante ed estremamente precisa unita alla chitarra e alla voce di Malone non fanno rimpiangere il fatto di non avere a disposizione un'intera band. Forse l'unico strumento penalizzato risulta essere il basso, poco creativo nelle linee e che segue quasi sempre pari passo la batteria, a parte in qualche episodio; un risultato comprensibile essendo il leader un chitarrista che si è prestato in questa occasione a suonare anche il basso. Dicevamo prima claustrofobia, e in effetti è un po' questa la sensazione che si ha ascoltando questo disco lungo ben cinquanta minuti con tredici tracce, se contiamo le due bonus track dell'edizione deluxe (Painted Eyes e Veil of Mourning Black), che in effetti risultano essere forse un po' troppe e l'attenzione va a calare a un certo punto, anche perché il genere risulta comunque cervellotico e richiede sempre molta attenzione. I pezzi si susseguono estremamente compatti e monolitici, i cambi di tempo, gli stacchi o i rallentamenti non sono moltissimi e i riff della chitarra sono estremamente potenti anche se melodici e non ci sono molti assoli durante tutta la durata del disco, e sono sempre molto brevi, quasi l'intento sia stato quello di non lasciare respiro all'ascoltatore che viene avviluppato in una sensazione caotica e disperata. I testi sono molto cupi, intimisti, a tratti gotici e si rifanno molto come tematiche ai primi Dark Tranquillity.
Dust and Guilt Today, my faith was lost again A grave was dug to mourn its loss And in this grave I keep my friends Loneliness, impure urges And the pain that only I can bring
Non c'è un brano che spicca sugli altri come non ci sono brani più deludenti, diciamo che tutto il disco si regge su un equilibrio che si mantiene per tutta la lunghezza del disco, anche se come dicevamo ad un certo punto si tende a perdere l'attenzione, un po' per la monotonia della proposta, seppure si cerchi qualche espediente per creare qualche effetto sorpresa, un po' per la lunghezza del disco. Forse è il primo brano The Face of Innocence a spiccare per la sua varietà stilistica unita ad una strana emotività, seguita da Seven Whispers Fell Silent con un assolo di batteria davvero coinvolgente. In Dust and Guilt riusciamo finalmente a sentire il basso lanciarsi in una linea decisamente azzeccata.
Concludendo l'album amalgama molto bene tecnica e melodia creando un continuum fluido e originale, e seppur non inventando nulla di nuovo, ma pescando dalle migliori tradizioni death tecniche e melodiche, dà vita a un risultato più che dignitoso. La registrazione risulta nitida e pulita a tutti i livelli di frequenza ed è certosino il lavoro di studio di sovrapposizione di tutti gli strumenti, quasi suonasse un'intera band.
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2
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Ottimo esordio, un bell'album di death metal tecnico e melodico, probabilmente il mio preferito del gruppo - di cui ho comunque tutta la discografia. Dovessi trovargli un difetto direi che la produzione non è nitidissima ma un po' impastata, ad ogni modo ci ho fatto l'abitudine. Per me è da 90. |
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1
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Gran bel disco questo! Americani che fanno melodic death, basta questo per contestualizzare la loro proposta. Parti chitarristiche e vocals che rimandano alla scena di Göteborg, mentre le ritmiche spesso e volentieri guardano in terra natia. Una sorta di Dark Tranquillity meets Malevolent Creation, a dirla grossolanamente. Il lato tecnico verrà enfatizzato forse ancor più negli album successivi, ma questo debut è tra le loro cose migliori (se non la migliore addirittura). Voto 83 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1.The Face of My Innocence 2. Maddening Disdain 3. Seven Whispers Fell Silence 4. Return 5. Worship Depraved 6. Carnal Ways to Recreate the Heart 7. Dust and Guilt 8. Elegant and Perverse 9. The Sadistic Motives Behind Bereament Letters 10. Looking to Nothing 11. Wholly Night 12. Painted Eyes (Bonus Track) 13. Veil of Mourning Black (Bonus Track)
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Line Up
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James Malone (Voce, Chitarra, Basso) Michael Van Dyne (Batteria)
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