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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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( 1987 letture )
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Dove è finito l’incubo? Dove è finito quel gruppo che tanto mi ha appassionato , ormai quattro anni fa, con l’uscita di quel gioiello che prende il nome di We Are The Nightmare?
La risposta purtroppo non è così semplice da dare, sicuramente "l’incubo", che tanta l’acquolina in bocca ha lasciato nel nostro sempre più asciutto palato, è finito con la dipartita del miglior batterista nella storia del gruppo. Darren Cesca era quello che si può definire l’asso nella manica e dal suo addio le cose sono cambiate, in maniera esponenziale direi, con un inspiegabile processo di semplificazione e involuzione. Se oggi gli Arsis sono ancora vivi è soprattutto per merito del loro mastro burattinaio James Malone, senza lui ovviamente questo sarebbe un gruppo alla deriva, anzi affondato da tempo immemore.
Non sono molte le differenza che contraddistinguono questo EP rispetto al suo diretto predecessore, quel Starve For The Devil che lasciò in gran parte dei sostenitori della band un po’ di amaro in bocca. Sebbene le tracce scorrano via lisce e senza particolari difetti, si palesa, già ad un primissimo ascolto, la scarsa vena del combo, che appare fiacco e assopito. Questo dovuto probabilmente all’autocitazionismo continuo che fa capolino ad ogni ascolto, un cane che si morde continuamente la coda, soprattutto per via della prolissità di alcuni arrangiamenti. Prendiamo ad esempio la traccia d’apertura, Six Coffins Wide (Haunted, Fragile, And Frozen è un’intro di breve durata), la quale in venticinque secondi precisi mette sul piatto tutto, e dico davvero tutto, ciò che l'intero EP ha da offrire, musicalmente parlando. Sia chiaro, ci sono stratificazioni sonore anche apprezzabili e spunti splendidamente eseguiti, ma la domanda che, gira che ti rigira, sorge spontanea ad ogni traccia è: "dove sono finite le sperimentazioni che hanno portato gli Arsis all'ascesa di inizio carriera? Tanto più che l'EP è una produzione indipendente e distribuito a titolo gratuito, e quindi a maggior ragione terreno fertile per ogni sorta di divagazione (vedasi per esempio quanto fatto su A Diamond For Disease). L’unica traccia veramente degna di nota, l’unica che ti lascia soddisfatto al 100%, è la quarta in ordine di tracklist: A Tearful Haunt, Condemned, dove il classico andamento del waltzer viene rivisitato e destrutturato per essere incorporato in un'ecosistema inequivocabilmente death metal.
Uscendo dall'analisi prettamente musicale è possibile riscontrare tre aspetti fondamentali: la produzione, molto più corposa e calda rispetto al passato, cosa che avrebbe giovato alle uscite precedenti (meglio tardi che mai giusto?). Tutto è chiaro e limpido, un lavoro semplicemente certosino in ogni aspetto. Secondo aspetto: l’artwork, a dir poco ignobile. (2 ore di Photoshop ad un livello medio-basso sono più che sufficienti), Va bene essere di fronte ad un prodotto completamente gratuito ma le cose o si fanno bene o non si fanno affatto, soprattutto a questi livelli. Il terzo, ed ultimo, aspetto è l'utilità: il tutto nasce dala domanda che mi sono posto subito dopo avere letto una dichiarazione da parte del bassista della band Noah Martin: “abbiamo composto Leper caress velocemente subito dopo aver terminato i lavori del nostro nuovo album Unwelcome.” C’era bisogno, dunque, di rilasciare un prodotto dalla dubbia qualità, se paragonata alla media del gruppo stesso? Stiamo già raschiando il fondo del barile? Qualcosa continua a sfuggirmi.
In definitiva, mettiamola giù così: questo lavoro può essere visto come l’antipasto plastificato per il vero sforzo sulla lunga durata, quel disco che, ci auguriamo, risollevi le sorti della banda di Malone. Non fosse così, saremmo di fronte a dei, discutibili, titoli di coda.
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Bella recensione, anche se mi ha scoraggiato dall'ascoltare l'EP... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Haunted, Fragile And Frozen 2. Six Coffins Wide
3. Veil Of Mourning Black 4. A Tearful Haunt, Condemned 5. Carve My Cross
6- Denied
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Line Up
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James Malone (Voce/Chitarra)
Brandon Ellis (Chitarra)
Noah Martin (Basso)
Shawn Priest (Batteria)
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