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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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03/09/2022
( 852 letture )
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Correva l’anno 2001, il nu metal dominava la scena commerciale in ambito rock e raccoglieva sempre più adepti con il suo stile ibrido e in grado di attrarre un pubblico più eterogeneo rispetto a quello dei sottogeneri più canonici dell’heavy metal. Nuovi gruppi erano apparsi sulla scena e avevano raccolto un immediato riscontro di pubblico, tra questi anche se non al livello dei big del movimento, vi furono anche i Soil. L’esordio Throttle Junkies targato 1999 aveva messo in mostra un sound abbastanza vario che gravitava attorno all’heavy metal, al grunge e all’alternative. Questa seconda prova della band si stabilisce su suoni decisamente più improntati verso il nu metal e contiene anche nel songwriting uno stile più simile a quello dei Korn e degli altri padri fondatori del genere.
Si sentono una batteria e un basso molto più funky rispetto a prima, le chitarre danno un taglio agli assoli che nel precedente disco erano parte integrante delle canzoni e si concentrano di più sul riffing, la voce di Ryan McCombs graffia con il suo tono potente e in più viene sfruttata con i filtri soliti del genere e con espedienti tipici del nu metal nei bridge delle canzoni, come le risate nella hit Halo o le parole sussurrate in un tono più basso o dei cori, che non hanno di sicuro la stessa originalità dello scat di Jonathan Davis, ma riescono a funzionare perfettamente nell’intento di creare le atmosfere giuste. Rispetto al precedente lavoro Scars ottiene un successo commerciale maggiore, segno che il pubblico recepì pienamente l’intenzione del gruppo di svoltare nella strada di quello che ai tempi era il mainstream del rock. Musicalmente, i brani del disco ricordano il suono più duro e deciso dei primi Godsmack, le canzoni infatti non disdegnano qualche passaggio melodico ma non sono schiave del ritornello catchy come nel caso di altri gruppi del movimento e il riffing pesante e il cantato con uno stile basso e potente ricorda proprio quello della band di Sully Erna e soci, perlomeno per ciò che il gruppo fece fino al terzo disco. Le canzoni migliori del lotto sono sicuramente la già citata Halo, Need to Feel e la più melodica Unreal, in cui McCombs mette meglio in mostra le sue doti canore. Il disco procede fino alla fine restando sempre sulle coordinate delle prime tracce, senza discostarsi troppo dallo stile tracciato da altri e riproposto ottimamente dal gruppo, forse la pecca è proprio nel fatto che la band si è concentrata sui suoni e le composizioni tipiche del momento ma senza inserire elementi propri che possano contribuire a creare un’identità al lavoro in questione. Come detto non ci si discosta molto dai Godsmack ma neanche dai Disturbed dell’esordio.
Una grande prova, che cattura pienamente quello che era la scena musicale al momento della sua uscita. Il disco successivo Redefine fu l’ultimo prima del momentaneo abbandono di McCombs che entrò nei Drowning Pool per poi ritornare nel 2011. La line up è, tolti il batterista e uno dei due chitarristi, ad oggi ancora la stessa, e Scars resta probabilmente l’apice compositivo e di successo raggiunto dalla band nella sua carriera che arriva quest’anno, con il settimo disco in studio dal titolo Play It Forward, ai 25 anni di carriera.
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4
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@Numetalhead diciamo che questo è sicuramente un bel disco, però non ti perdi niente se non approfondisci la band perché come ho scritto nella recensione sono molto derivati nel loro modo di suonare e non hanno dato un vero contribuito al genere. Quindi non rischi nessun depennamento!  |
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3
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Uff, l'ho scampata bella, niente depennamento: ma certo che la conoscevo! Evidentemente devo averla completamente dimenticata negli anni... I Godsmack sinceramente non mi fanno impazzire, però "Awake" è una gran canzone e l'ascolto sempre molto volentieri! |
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2
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@Numetalhead, non ci credo che non hai mai sentito almeno una volta quella bomba di Halo, un brano pazzesco che regala una scarica di adrenalina davvero notevole (consigliato anche il videoclip molto bello). Gran voce quella di Ryan McCombs e ha fatto bene @Alessandro a citare i Godsmack visto che i Soil rappresentano un misto tra nu metal, hard rock e post-grunge. Se piace questa declinazione del nu metal, il disco va sentito o almeno il suo singolo di punta che rimane una hit minore del genere. |
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1
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Con questa dichiarazione potrei essere seriamente depennato dal "grande Olimpo dei fans del nu metal": mai ascoltati! Anche se ovviamente li conosco di nome... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Breaking Me Down 2. Halo 3. Need To Feel 4. Wide Open 5. Understanding Me 6. My Own 7. Unreal 8. Inside 9. Two Skins 10. The One 11. New Faith 12. Why 13. Black 7
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Line Up
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Ryan McCombs (Voce) Adam Zadel (Chitarra) Shaun Glass (Chitarra) Tim King (Basso) Tom Schofield (Batteria)
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