|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
|
01/01/2023
( 3181 letture )
|
Pochi artisti incarnano il concetto di evoluzione musicale come gli statunitensi Elder. La band del Massachussets, fin dalle origini nel 2006, ha incorporato nel proprio sound molteplici influenze, arrivando a fondere stoner, doom, sludge e progressive in una miscela alchemica altamente incendiaria. Incuranti di etichette e generi, gli Elder hanno intrapreso una ricerca che li ha spinti a superare limiti e confini propri dei suddetti generi, guidati da un’ispirazione ardente combinata ad un talento musicale che è cresciuto e si è evoluto di pari passo. Un’ascesa folgorante che li ha portati, di album in album, ad alzare l’asticella verso l’alto, accettando sempre nuove ed impegnative sfide, senza mai adagiarsi sui risultati conseguiti e divenendo infine termine di paragone per le nuove realtà artistiche decise ad intraprendere la medesima strada. Un occhio di riguardo della critica musicale e concerti basati sulla reinterpretazione dei brani su disco in nuove e divergenti forme e soluzioni, hanno accresciuto ulteriormente lo status di questa multiforme realtà musicale, affermatasi come vera e propria punta di diamante del rock contemporaneo. Gli ultimi anni hanno visto tre dei quattro musicisti statunitensi trasferirsi in pianta quasi stabile a Berlino, dove è nata un’amicizia profonda con una delle band emblematiche della capitale tedesca, i Kadavar. Un rapporto divenuto ben presto collaborazione, sfociata nel progetto congiunto Eldovar, con la pubblicazione nel 2021 del full length d’esordio, A Story of Darkness & Light. Un anno, il 2021, fondamentale e particolarmente fertile per il leader Nicholas DiSalvo, che causa il lungo confinamento dovuto alla pandemia, ha finalmente avuto l’occasione di completare e pubblicare il proprio esordio strumentale solista, Hirschbrunnen, sotto lo pseudonimo Delving. Questa sinergia teutonica ha visto gli Elder adottare Berlino e la Germania in generale, come seconda patria, un ambiente culturale fertile e stimolante dove poter trarre ispirazione nel comporre e registrare il successore di Omens, un album a tratti controverso che ha introdotto importati novità nel tessuto connettivo della musicalità della band, seppur maldigerite da una parte del fandom. Non a caso, proprio i Clouds Hill Studio di Amburgo, sotto la supervisione della produttrice Linda Gerdes, sono stati la culla che ha assistito alla gestazione e alla nascita nell’arco di due lunghe sessioni nel 2021, del nuovo Innate Passage, titolo più che emblematico del nuovo corso in casa Elder. La tedesca Stickman Records, casa discografica del libero pensiero musicale da quasi trent’anni, ha provveduto alla distribuzione e pubblicazione mondiali del nuovo attesissimo full length, coadiuvata dalla label Armageddon negli States.
La nuova fatica “made in Germany” riprende il discorso interrotto da Omens, ma com’è consuetudine degli Elder, si arricchisce di nuove influenze e sapori, attingendo tanto dai progetti Eldovar e Delving, debitori in diversa maniera dalla psichedelia del Kraut rock dei seventies, quanto dal progressive rock tout court. Un’evoluzione stilistica che contemporaneamente recupera e reinterpreta i suoni duri del passato, non rinunciando ai riff, ma cucendoli su un substrato compositivo molto più articolato e progressivo. Cinque lunghi componimenti, come da tradizione, che sono altrettanti viaggi in un cosmo sonoro così ricco di idee e variegato da rappresentare ciascuno di essi un’opera finita e completa, cinque piccoli pianeti che l’ascoltatore, come il Piccolo Principe, può conoscere ed esplorare, senza mai arrivare a comprenderne totalmente la natura. L’abilità unica degli Elder, loro punto di forza e riconoscibilissimo marchio di fabbrica, che risiede nel sapere creare attraverso la musica autentici paesaggi sonori, in Innate Passage è amplificata da un lavoro di squadra orchestrato fino al minimo dettaglio. Nick DiSalvo chiede ai suoi uno sforzo collettivo per dare corpo e sostanza alle incredibili idee che affollano la propria poetica e i compagni d’arme rispondono presente. Se Omens aveva forse sofferto il cambio di lineup e l’utilizzo prominente di synth e tastiere non sempre ben amalgamate negli arrangiamenti dei brani, in Innate Passage i quattro musicisti riescono con disarmante abilità a portare a termine un compito quasi impossibile, quello di far suonare fluidi e scorrevoli componimenti lunghi e stratificati dove più generi convergono in una musicalità del tutto inedita. Catastasis ed Endless Return sono un primo assaggio di questa direzione, coniugando le ritmiche trascinanti di Jack Donovan al basso e del “nuovo” George Edert alla batteria, motori infaticabili della macchina Elder, con le chitarre di DiSalvo e Michael Risberg ad intessere arabeschi psichedelici in grado di sprigionare nella durata di un solo brano, sapori provenienti dai generi più disparati. In Catastasis lo stoner e lo sludge delle origini riemergono, dopo un recente periodo di quiescenza, zampillando colate laviche di elettrica furia, sempre però incanalata nella dinamica del brano, un fiume in piena che scorre a volte impetuoso, a volte lento e maestoso, ma sempre entro gli argini imposti dal mastermind DiSalvo. Le tastiere e la psichedelia si insinuano in Endless Return, quasi in punta di piedi, andando ad intrecciarsi prima ai riff e ritagliandosi poi lo spazio necessario per emergere con forza nell’insieme della composizione, non più corpi avulsi, ma magistralmente incorporati nella musicalità del brano. Coalesence spezza sapientemente questo andamento poderoso, distillando umori riflessivi, dove arpeggi e tastiere ammorbidiscono e smussano i toni accesi, creando un pattern sonoro armonioso e solare ripreso e riverberato sul finire del brano dalle chitarre soliste. Ancora una volta, con la leggiadria di ballerine, le sei corde danzano e si rincorrono su quei tappeti intessuti proprio dalle tastiere stesse, in una piena e riuscita rivisitazione di quelle sonorità così distintive del progressive anni settanta. Ma è nella suite di quindici minuti, Merged In Dreams – Ne Plus Ultra, che la maturazione degli Elder giunge a compimento, amplificando quanto offerto nelle prime tre composizioni ed arricchendo ulteriormente il piatto di nuovi ed inediti sapori. Una prima sequenza riallaccia i fili con Reflections of A Floating World e Lore, riprendendone lo stile e la musicalità psichedelica e sognante, libera da schemi, mentre la seconda sezione, interamente strumentale spazia in nuovi ed inesplorati territori con echi di shoegaze prima e massiccio post rock in conclusione. Un caleidoscopio sonoro che non accenna e ripetersi nemmeno nella conclusiva The Purpose, dove riaffiorano le tastiere e i synth che producono assieme alle chitarre, un ondivago alternarsi di esplosioni distorte e intermezzi liquidi e dilatati dove la mente può spaziare e perdersi, mentre il brano sfuma morbidamente nel silenzio. DiSalvo, come da sua ammissione, si è esercitato a lungo sulle parti vocali, e il risultato è magistrale. Le parti cantate mutano e si adattano alle atmosfere delle singole composizioni, completando ed arricchendo una proposta già ricca di suo, andando a colmare forse l’unica piccola lacuna degli album precedenti, dove la voce tendeva ad esprimersi sempre negli stessi toni e registri.
Innate Passage riabbraccia una band affiatata, coesa e compatta che finalmente ha smaltito le scorie del dopo pandemia. Le collaborazioni e i progetti paralleli antecedenti hanno contribuito a mettere a fuoco quelle scelte che hanno decretato la nuova direzione, l’ennesima, degli Elder, senza tuttavia stravolgerne il nucleo più profondo, pulsante e magmatico dal quale le radici della musicalità della band traggono forza vitale ed ispirazione. Il passaggio, condizione innata dell’essere umano, avviene di riflesso anche nella musica, senza sbalzi e scossoni grazie alla guida armoniosa e salda di un leader carismatico giunto ad una piena e consapevole maturità. I musicisti e la loro arte avanzano e crescono di pari passo, imboccando strade nuove ed inesplorate, ma senza rinnegare il passato e le origini del viaggio. Mai come in Innate Passage, riescono a coesistere con naturalezza poetiche e sonorità diverse; stoner e progressive sono solo due definizioni ormai inutili e sorpassate, due estremi entro i quali la policromia della band può risplendere di luce propria, dove le note non devono seguire forzatamente un copione prestabilito, ma sono finalmente libere di danzare su un palcoscenico sospeso tra sogno e realtà. Per la sesta volta in sei full-lenghth gli Elder cambiano pelle attingendo idee tanto dal passato quanto dall’innovazione che si sprigiona apparentemente inesauribile dalla vena creativa di DiSalvo e compagnia bella, in grado di trarre ispirazione dagli ambienti culturali tedeschi e tradurre questi input, lontani anni luce dal Massachussets, in nuove forme ed armonie. Il percorso, sia musicale che geografico, degli Elder prosegue inarrestabile, e il nuovo Innate Passage non è che l’ultima vittoriosa tappa di una stella sempre più luminosa in viaggio attraverso il firmamento della musica rock.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
21
|
prog rock su basamento stoner con frequenti incursioni nella psichedelia... più lo ascolto e più mi piace... |
|
|
|
|
|
|
20
|
Bello eh? Ma registrato da schifo... |
|
|
|
|
|
|
19
|
Goduria inenarrabile... |
|
|
|
|
|
|
18
|
Mi piace un sacco sto album, ultimamente sto recuperando tutto il periodo Stoner che mi ero perso all'epoca e partendo dai Kyuss, passando per QOTSA e molti altri gruppi meno noti (king Buffalo e SBE) sono arrivato qui. Ma, forse per la mia vetustà età, solo a me sembra che ci sia tanto degli Yes di Roundabout e Close to the Edge? Cmq sarà anche prog ma ha una sua bella forza, soprattutto nella sez. ritmica. |
|
|
|
|
|
|
17
|
Bellissimo album di quello che mi permetterei di definire progressive moderno, anche se le etichette non mi prendono molto. Avevo già avuto un\'ottima impressione dal precedente Omens ma qui, a mio avviso, si è fatto un significativo passo in avanti. Tutti i brani sono ottimamente scritti, pieni di spunti interessanti e le durate, anche della suite, non si avvertono nemmeno. Grande prova e band assolutamente di livello alto. Au revoir. |
|
|
|
|
|
|
16
|
Personalmente li ho conosciuti grazie alla recensione di \"Reflections...\" e mi sono piaciuti subito. Poi nel 2019 il cambio di registro con l\'EP \'The Gold & Silver Sessions\' (anche se indicato come singolo su Spotify) mi ha sorpreso e ho apprezzato molto. \'Omens\' l\'ho straconsumato, ascoltato sempre facendogli fare minimo 2 giri consecutivi. Questo nuovo lavoro mi sembra un ottimo seguito, con un pizzico di cattiveria in più, ed è diventato subito uno dei miei album preferiti pubblicati nel 2022. Buona la recensione, voto giusto |
|
|
|
|
|
|
15
|
sono un aficionado del gruppo, li ho ADORATI fino a Lore, ho ascoltato in streaming questo loro ultimo lavoro ma onestamente stavolta non riesco a seguirli....peccato perchè sono veramente bravi |
|
|
|
|
|
|
14
|
Li avevo ascoltati distrattamente in passato, ci sono tornato incuriosito dalla rece, ci sento molto Motorpsycho nel sound, lo dico con rispetto e gioia. |
|
|
|
|
|
|
13
|
El Malparido credo proprio che seguirò il tuo consiglio. |
|
|
|
|
|
|
12
|
@Freccia: un\'altra chance a Lore gliela darei. Per me fino a \"Reflections..\" erano comunque inattaccabili. |
|
|
|
|
|
|
11
|
Li ho ascoltati / scoperti grazie alla recensione e atirato dal voto. Molto bello questo album, ho anche ascoltato qualche pezzo dei primi lavori ma devo dire che dopo il primo ascolto preferisco il nuovo corso. In ogni caso continuerò ad approfondire |
|
|
|
|
|
|
10
|
Li ho ascoltati / scoperti grazie alla recensione e atirato dal voto. Molto bello questo album, ho anche ascoltato qualche pezzo dei primi lavori ma devo dire che dopo il primo ascolto preferisco il nuovo corso. In ogni caso continuerò ad approfondire |
|
|
|
|
|
|
9
|
Effettivamente questo è un gran bel disco |
|
|
|
|
|
|
8
|
Li sto ascoltando adesso.
L\'impatto è ottimo.
Mi pare di riscontrare molte analogie con i, ahimè, semisconosciuti Earthside, gruppo che adoro.
Vedrò di recuperare gli album precedenti.
|
|
|
|
|
|
|
7
|
@Metaller: beh dipende uno da cosa cerca. Heavy psych poteva andare come etichetta comunque. |
|
|
|
|
|
|
6
|
roba moscia ma infatti e descritta come inclassificabile. li ho sentiti su spotifai e mi sono addormentato |
|
|
|
|
|
|
5
|
Uno dei migliori gruppi in circolazione |
|
|
|
|
|
|
4
|
Non sbagliano un colpo. |
|
|
|
|
|
|
3
|
Ascoltato solo una volta di sfuggita, l\'impressione era buona, ma vedrò di approfondirlo. Loro sono dei grandissimi, ma il precedente mi aveva fatto schifetto. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Letta la rece, curiosità a mille. Vedrò di ascoltarlo al più presto. |
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Catastasis 2. Endless Return 3. Coalesence 4. Merged In Dreams – Ne Plus Ultra 5. The Purpose
|
|
Line Up
|
Nicholas DiSalvo (Voce, Chitarra, Tastiera) Michael Risberg (Chitarra, Tastiera) Jack Donovan (Basso) George Edert (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|