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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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04/06/2023
( 1411 letture )
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Risen, settimo full length pubblicato nel 2019, aveva segnato il ritorno all’attività discografica degli Angel dopo vent’anni d’inattività, un silenzio quasi assoluto se non per la pubblicazione di qualche sporadico inedito utilizzato per impreziosire l’ennesima raccolta di successi di un glorioso anche se ormai remoto passato. Due dei membri fondatori della band, il chitarrista Punky Meadows e il cantante Frank DiMino, dopo un periodo di rodaggio passato a suonare i grandi classici degli Angel, decisero infatti che era giunto il momento di comporre nuovo materiale inedito sotto a quel prestigioso nome. Circondatisi da una nuova schiera di compagni d’arme, i due leader svelarono il nuovo volto della band riscuotendo ampi consensi di critica e di un pubblico che non si era dimenticato di cinque ottimi album pubblicati nella seconda metà degli anni settanta. Incoraggiati da questi riscontri più che positivi, e confermata in toto la nuova formazione di Risen, gli Angel ritornano sul mercato nell’Aprile del 2023 con Once Upon a Time, edito sempre da Cleopatra Records, etichetta indipendente di Los Angeles. Un desiderio di continuità ribadito non solo nella lineup e nella label, ma ricercato soprattutto nella musicalità proposta, nel seguire con convinzione la rotta tracciata con il predecessore Risen, consolidando i traguardi qualitativi raggiunti con il comeback.
Punky Meadows e Frank DiMino, vecchie volpi del music business, nel riesumare il nome Angel, (dopo il tentativo fallito con l’uscita del full length In the Beginning nel 1999), hanno optato per non stravolgere il sound e il DNA della propria band, ma di valorizzare quel cocktail di grinta e melodia unico nel suo genere, che li ha portati al successo negli anni settanta, eliminandone in parte gli eccessi e i barocchismi, e puntando dritti al sodo grazie ad un songwriting ispirato e ficcante. Senz’alcun dubbio le buone intenzioni e una tecnica sopraffina non bastano a realizzare un ottimo album, e troppi artisti sono caduti nella trappola di pubblicare l’album del ritorno sulle scene dopo un lungo periodo d’immobilità, giocando tutto sull’entusiasmo e i buoni ricordi del pubblico, ma senza riuscire a scrivere composizioni degne di un passato glorioso. Troppe volte si è assistito ad annunci clamorosi di vecchi leoni senza che i roboanti proclami venissero poi suffragati dai fatti, con prodotti artistici manieristici di dubbia qualità, ma fortunatamente non è stato il caso degli Angel. Come una fiamma che rischiara le ombre dell’incredulità, l’incipit The Torch ha davvero tutto quello che rappresenta l’Angel sound: intro e parte solistiche di synth, chitarre incendiarie e la voce di Frank DiMino ad intonare un refrain da capogiro; una zampata iniziale tanto per chiarire che la band sta facendo su serio. Le successive Black Moon Rising, con sfumature soul blues e It’s Alright, grintoso mid-tempo, proseguono sulla scia della sontuosa opener, muovendosi tra l’eleganza e la grazia dei tasti d’avorio di Charlie Calv, che ha l’arduo compito di non far rimpiangere il maestro Gregg Giuffria, e le chitarre duellanti di Punky Meadows e Danny Farrow. Non mancano momenti più sentimentali quali la semiballad Let it Rain, con tanto di controcanto femminile, Blood of My Blood, Bone of My Bone dove emerge l’innata abilità degli Angel di comporre brani orecchiabili sospesi tra la ruvidezza del rock e la suadente morbidezza del pop, e la nostalgica Turn the Record Over, autentico inno al passato della band, tanto incalzante e coinvolgente nella musica quanto malinconico nel testo. Qualche passaggio più debole è presente, tra tutte Once Upon a Time an Angel and a Devil Fell In Love (And It Did Not End Well) , brano stucchevole che spezza la marcia trionfale del trittico iniziale, Rock Star, più per il testo imbarazzante che per la musica in sé e Let the Kid Out, anch’essa fuori tempo massimo, considerata la veneranda età di alcuni dei membri degli Angel. Paradossalmente dove gli Angel non vogliono strafare emergono brani di livello altissimo, la durissima Psyclone ne è un esempio lampante, mentre nelle canzoni più programmatiche e didascaliche si avverte una forzatura di testi e arrangiamenti bombastici a tutti i costi che cozzano con quello che sono gli Angel oggi. Per fortuna, alcuni episodi isolati non inficiano la qualità complessiva di Once Upon a Time che, come ribadito più volte, si riallaccia con disinvoltura alle produzioni degli anni settanta della band, abbandonando quasi totalmente le velleità progressive, ma senza tradirne il sound sempre ricco di melodie cromate e cori scintillanti, una musicalità ed uno stile che vivono in quel confine indefinito dove il rock sfuma nel pop e viceversa.
Il secondo capitolo della nuova vita degli Angel convince e diverte con una manciata di brani davvero all’altezza dei fasti del passato, una produzione calda e avvolgente ne consolida il valore, evitando suoni eccessivamente puliti e asettici. Punky Meadows è una macchina inesauribile di riff e soluzioni solistiche in grado di stamparsi in testa al primo ascolto, il suo compagno di vecchia data, Frank DiMino, complice una voce poco segnata dal trascorrere del tempo se non nelle note più alte, è a suo agio sia nelle sezioni più melodiche che nei momenti in cui è necessario ruggire. I due veterani sanno dove condurre nuovi compagni d’arme d’indubbio valore, grazie ad un’esperienza che può venire solo da chi ha attraversato innumerevoli campi di battaglia, dai quali non sempre è uscito vittorioso. Once Upon a Time rappresenta una seconda occasione, seppur lontana dai clamori di un’epoca irripetibile e dalle luci della ribalta dei seventies, sfruttata alla grande e che può fare presagire un futuro ancora ricco di soddisfazioni e traguardi per la nuova incarnazione degli Angel.
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8
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Sul look in effetti... Qualcosa di Glam però ce l\'avevano pure loro Certo, più alla Roxy music. E parlo di immagine. |
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7
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Doc Neeson era veramente un frontman con le palle. Si lo sapevo. Comunque riguardo al logo non ci ho fatto proprio caso anche perché ho alcuni loro dischi, ma sono tutti anni 70. |
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6
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A parte il logo, il nome, il look, effettivamente uno poteva sbagliare 🤣. Questa volta scherzo Galileo, però lo sai che Doc Neeson è morto da anni, vero? Anche se poi l\'hanno sostituito con un altro cantante ormai non valgono la metà di un tempo. |
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5
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Anche i The Angels Australiani sono storia, e una bella storia, che dura ancora oggi dopo 40 anni. |
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3
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Subito pensavo fossero i mitici The Angels Australiani. E no, mi sono sbagliato. Questi non li conosco.. |
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2
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L’opener e’ un pezzo sensazionale si pomp rock e AOR |
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Voto giusto, per me le prime tre canzoni si staccano nettamente del resto, soprattutto The Torch che sa già di classico sulla scia della famosa The Tower. Punky chitarrista di gran classe e DiMino tiene ancora bene. Bellissimo il logo degli Angel che si può leggere anche capovolto |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Torch 2. Black Moon Rising 3. It’s Alright 4. Once Upon a Time an Angel and a Devil Fell In Love (And It Did Not End Well) 5. Let It Rain 6. Psyclone 7. Blood of My Blood, Bone of My Bone 8. Turn the Record Over 9. Rock Star 10. Without You 11. Liar Liar 12. Daddy’s Girl 13. C’mon 14. Let the Kid Out
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Line Up
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Frank DiMino (Voce) Punky Meadows (Chitarra) Danny Farrow (Chitarra) Charlie Calv (Tastiera) Steve Ojane (Basso) Billy Orrico (Batteria)
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