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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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05/10/2024
( 641 letture )
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Quando si prendono in esame i debutti dei grandi artisti o delle grandi band, possono succedere due cose. In certi casi, troviamo già perfettamente chiare e lampanti le stimmate della futura grandezza: addirittura, il primo album può risultare, proprio per la sua freschezza, il più brillante dell’intera carriera. In altri casi, invece, l’ascoltatore può trovarsi di fronte ad un risultato sonoro spiazzante, proprio perché ciò che gli viene proposto è ancora anni luce distante rispetto a ciò che la band, o l’artista, diventeranno in futuro.
L’esordio dei fondamentali Thin Lizzy rientra in pieno in questo secondo caso. L'omonimo debutto musicale dello storico gruppo irlandese arriva nel 1971, quando un mulatto di madre irlandese e di padre brasiliano, tale Philip Lynott, che nella seconda metà degli anni Sessanta aveva formato col suo amico e compagno di scuola Brian Downey, i Black Eagles e, poi, assieme al neoarrivato chitarrista Eric Bell, costruisce una band destinata a lasciare un segno indelebile negli anni ’70. Il primo disco della neonata band si intitola proprio col nome dell’allora trio, che si manterrà tale per altri 2 album per poi ampliarsi e cambiare sia qualche elemento che il proprio modo di fare musica, svettando nel calderone hard rock degli anni Settanta. Il sound proposto qui dai Thin Lizzy è alquanto diverso da quello dei capisaldi che la band avrebbe sfornato da qualche anno dopo, questo probabilmente sia a causa dell’inesperienza del combo, sia della mancanza di alcuni membri futuri che diverranno parte fondamentale per la resa sonora. Abbiamo quindi alternanze di canzoni che dimostrano comunque classe e talento (specie quelle più semplici da eseguire, vedasi i lenti) ad altre che nelle loro fasi più concitate risultano parecchio confuse. L'album in questione è abbastanza caotico a livello di contenuti ed i timpani dell'ascoltatore dovranno districarsi in un guazzabuglio ricco di idee musicali che però rimangono spesso incomplete e che non sembrano essere curate nei dettagli.
L’album inizia con la lenta e non convenzionale The Friendly Ranger at Clontarf Castle. Eccellente il basso, che crea la melodia principale, sempre accompagnato dalla batteria. La chitarra rimane sullo sfondo, ma in maniera discretamente efficace. Questi quasi 3 minuti sono un sipario per la successiva Honestly is no excuse, aperta da una chitarra acustica. Il singer è molto espressivo ma in generale tutto questo mid tempo è placido, calmo, emozionante. Tutti gli strumenti si premurano di creare una gran melodia, molto orecchiabile e che trasuda romanticismo e odore di altri tempi. Valido l’attacco, sempre di chitarra classica, della successiva Diddy Levine, lento basato all’inizio sul pizzicato della 6 corde. Anche qui il sapore della canzone è molto melodrammatico, prima di aprirsi a più intense sonorità, forzate dall’andare del basso e della chitarra, che prendono il largo nel tratto centrale del brano. Più basata sul rock e sul soul anni ‘60 delle precedenti la quarta Ray Gun, trascinata da giochi di Bell sulla sua chitarra e dal solito, inconfondibile, basso di Lynott. Similare è anche il discorso per Look What the Wind Blew In, con alcune differenze in positivo per quest’ultima. Si arriva quindi ad una tipologia di pezzo che il gruppo avrebbe riproposto spesso da qui in futuro, ossia l’omaggio alla madrepatria Irlanda. Il pezzo capostipite di questa saga è Eire, un lento molto corto ma anche molto gradevole, dotato di una buona trama e anche di un buon suonato, che fa da piacevole intermezzo e stacco. Si ritorna ad una musica più agitata e potente con Return of the Farmer Son, che però non convince sino in fondo. La penultima Clifton Grange Hotel, mid tempo che mantiene una buona linearità, sa nuovamente molto di anni Sessanta: qualche tratto piacevole e coinvolgente è presente, ma altri passaggi sono ancora da rivedere. E all’ennesimo lento è dedicata la chiusura di questo esordio (a dire il vero nella versione rimasterizzata sono presenti ben 5 bonus track, tra cui la famosa e bellissima Dublin), ossia Saga of the Ageing Orphan, che forse è il brano più bello di tutto il lotto: triste, malinconico, ma dolcissimo. In questo Thin Lizzy è quindi già possibile scorgere il notevole crogiolo di influenze diverse che ogni componente del gruppo ha apportato alle composizioni: Lynott convoglia sia sonorità tipicamente "nere" sia un eco di quella "scuola" di cantautorato folk irlandese, elementi che si fondono, in questo album, con la base blues del chitarrista Eric Bell e che, a partire dal '75, si fonderanno con gli influssi hard rock dei due futuri chitarristi Gorham e Robertson. Il batterista Brian Downey (mai preso troppo in considerazione ma fondamentale nei successivi lavori della band) non è qui particolarmente incisivo come nell'immediato futuro. Infatti, è proprio il lato più folk quello colpisce maggiormente in questo primo lotto di canzoni, dove sono le ballate con quel sapore squisitamente celtico i pezzi maggiormente riusciti. Un esordio quindi solo discreto per questa leggendaria band che riuscirà in seguito a trovare quel particolarissimo punto di contatto tra due tradizioni diverse come l'hard rock, derivato primario del blues e la musica celtica. Vale quindi come pezzo di storia, ma se si cercano le ragioni per cui i Thin Lizzy hanno fatto la storia del rock è su altri lidi dove bisogna puntare.
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3
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Thin Lizzy e UFO per me sono il meglio partorito dalla scena inglese nella seconda metà dei \'70, due gruppi di valore immenso e purtroppo mai adeguatamente stimati rispetto a quanto dovuto. In questo album del \'71 siamo al cospetto dei proto Thin Lizzy, per cui mi allineo con la rece; la bellissima \"Black Rose\" sboccierà da \"Fighting\" in poi, fino alla prematura morte del geniale ma autodistruttivo mr. Lynott. Phil, un Mito! |
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2
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Recensione condivisibile. Si percepiscono le capacità, ma il meglio verrà dopo il terzo album. |
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1
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Concordo. Album interessante , ma non ancora incisivo come I successivi. Il genio per me non traspare ancora. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Friendly Ranger at Clontarf Castle 2. Honesty Is No Excuse 3. Diddy Levine 4. Ray-Gun 5. Look What the Wind Blew In 6. Eire 7. Return of the Farmer's Son 8. Clifton Grange Hotel 9. Saga of the Ageing Orphan 10. Remembering Part I 11. The Farmer (Bonus Track) 12. Dublin (Bonus Track) 13. Remembering (Part Two): New Day (Bonus Track) 14. Old Moon Madness (Bonus Track) 15. Things Ain't Working Out Down at the Farm (Bonus Track)
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Line Up
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Phil Lynott (Voce, Basso, Chitarra acustica) Eric Bell (Chitarra solista, Chitarra a 12 corde) Brian Downey (Batteria, Percussioni)
Musicisti Ospiti Ivor Raymonde (Mellotron su traccia 2) Eric Wrixon (Tastiera su traccia 11)
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RECENSIONI |
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