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27/04/25
THE LUMINEERS
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Thin Lizzy - Bad Reputation
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25/03/2023
( 1722 letture )
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Uscito a fine estate del 1977, Bad Reputation è l’ottavo lavoro in studio dei Thin Lizzy in soli sette anni dall’omonimo esordio. Un chiaro segno della linfa compositiva e della frenetica attività della band irlandese, che si affermò in tutti gli anni Settanta come una delle più vivaci e al tempo stesso solide espressioni di hard rock con forti influenze blues e a tratti soul, enfatizzate dalla calda e rotonda vocalità di Phil Lynott, nonché dai tratti psichedelici e folk che ne hanno reso il sound unico e riconoscibilissimo sin dalle prime releases. Uscito in piena esplosione punk, il lavoro in questione risulta tra i più diretti e tirati della band, reduce da un tour de force di grandi lavori in studio in sequenza come Nightlife, Fighting, Jailbreak e Johnny the Fox dati alle stampe nello spazio di neanche tre anni e oltretutto tornata in formazione a tre a seguito dell’infortunio alla mano occorso a Brian Robertson e di alcuni screzi con Lynott che lo hanno tenuto lontano dalla fase di songwriting e lo vedono solo come ospite in tre brani. L’immagine del combo a tre è peraltro anche raffigurata dalla copertina, con un artwork che dopo anni non è affidato allo storico artista celtico Jim Fitzpatrick ma propone una foto in cui compaiono solo i volti di Lynott, Gorham e Downey. Registrato in due mesi a Toronto e prodotto da Tony Visconti, già noto per svariati lavori con artisti britannici sin dalla fine degli anni Sessanta come David Bowie, Gentle Giant e T. Rex, il disco propone nove brani per trentasei minuti di hard rock pulsante, vario, in cui energia e melodia si mescolano in maniera sapiente. L’opener Soldier of Fortune dopo un gong introduttivo lascia spazio alla calda voce di Phil Lynott appoggiata a un tappeto di synths che lancia la chitarra di Scott Gorham ispiratissimo e chiamato agli straordinari tanto in sede ritmica che solista, ben poggiato alle ritmiche pulsanti del duo Lynott/Downey, con un riff magnetico che fa da filo conduttore negli oltre cinque minuti prima di un nuovo gong in chiusura. Il disco accentua con decisione la componente hard rock nell’essenziale title track in cui il sound di Gorham si fa più distorto e crudo, con un tiro ritmico eccezionale nel quale le parti di basso sferzate dalle energiche plettrate di Lynott e gli stacchi di batteria esaltano groove e capacità tecniche degli interpreti, con richiami al blues e al rock pirotecnico di Hendrix. Il sound si mantiene solido e compattissimo nella seguente Opium Trail, ottimo brano di hard rock blues in cui il trio si esalta in un’altra performance strumentale da applausi (questa volta con Brian Robertson graditissimo ospite alla chitarra solista per volontà dello stesso Gorham) e con Lynott capace di interpretare con calore e disinvoltura linee vocali a cavallo tra soul e blues, brano poi coverizzato in modo molto fedele e quasi ossequioso ad inizio anni Novanta da John Norum nel suo miglior album solista Face the Truth.
I took a line that leads you to the opium trail Oriental eyes reveal the lies, deceit, betrayal On this journey behold one who travels far You called him fool but now you are The wizard wanders through the world made from dreams The splashing whirlpool drowns the frightened streams Exotic dancers, flashing lancers, this mysterious space The fanfare advances, the warlord falls from grace
Con Southbound e il singolo Dancing in the Moonlight le atmosfere tornano ad essere più rilassate e melodiche, con il rock impregnato di soul e funk dei Thin Lizzy a mescolarsi alla lezione di Dylan e Bowie creando refrains di facile presa su stacchi ritmati ed azzeccati inserti di fiati ad opera del guest John Helliwell. La componente più hard rock e tagliente torna a far capolino in Killer Without a Clause, dai riffs diretti ben imbastiti dalla Gibson di Gorham e con di nuovo Richardson gradito ospite negli assoli, mentre il sound si fa perfettamente bilanciato tra momenti elettrici e acustici nelle ariose Downtown Sundown, in cui la prestazione di Lynott fa trasparire i tratti più caldi, intimisti e soul della propria vocalità, e That Woman’s Gonna Break dall’andamento magnetico e ritmicamente funky. La qualità resta altissima fino alla chiusura e alle ultime note di Dear Lord, brano in cui la classe di Lynott si fonde a un tappeto strumentale in cui gli intrecci chitarra, basso e tastiera confermano lo stato di grazia dei Thin Lizzy.
Bad Reputation rappresenta un capitolo importante della carriera della band irlandese, a chiusura di un periodo di attività intensissima e a una serie di album che hanno marchiato l’hard rock degli anni Settanta. Un lavoro che mette in risalto tratti più quadrati e hard rock se paragonato ad alcuni precedenti episodi, senza peraltro diluirne classe, ispirazione e raffinatezza negli arrangiamenti e nelle pregevoli linee vocali. Bad Reputation raggiunse le vette delle charts in diversi paesi e specialmente in UK, facendo da contraltare all’esplosione del movimento punk e finendo alla fine per guadagnare il rispetto di una nuova base di giovani fans che ne apprezzarono freschezza e personalità, oltre che dei fedeli seguaci. Il disco costituì inoltre una solida base alla attività live dei Thin Lizzy che portò all’uscita del maestoso doppio Live & Dangerous. Un’epoca eccezionale considerando la quantità e la qualità delle uscite della band, in cui Bad Reputation riesce a conquistarsi uno spazio importante, con un Phil Lynott vocalmente al top e al tempo solo ventottenne, nonché ignaro del triste destino che lo portò ad avere solo pochi anni avanti a sé.
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7
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Ottimo disco davvero, giusto il voto, anzi, anche 90 non sarebbe un delitto. La seconda parte del disco è anche meglio della prima a mio parere |
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6
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\"Think Lizzy\", basta la parola.... Ennesimo capolavoro di una delle Band più importanti e geniali della storia del Rock |
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5
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Personalmente lo ritengo un pelino sotto Jailbreak, che è il mio preferito era GORHAM/ROBERTSON. La produzione di Bad Reputation è stata curata maggiormente risultando alle mie orecchie un po\' meno selvaggio, qualità che io apprezzo. /// Mi piace da matti Southbound in quanto si trovava su una cassetta mista che girava in caserma nel 91 e veniva da un locale che si chiamava La Miniera in provincia di Novara, e mi ricorda i miei tantissimi fratelli di Naja, lontani nel tempo e nello spazio ma x sempre nel cuore. /// Confermo il brus al 2: DOWNEY aveva stile, tocco, personalità e un bel sound. Sontuoso su Warrior in Jailbreak. |
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4
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Certo che all\'epoca non sbagliavano proprio niente! Tra rock duro di Killer without a causa, al country di That\'s gonna break your heart, tra la fiumana di assoli di Bad reputation e le incantevoli Dancing in the moonlight e Opium Trail è un susseguirsi di brani clamorosi. 80 |
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3
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Ottimo lavoro e recensione che rende giustizia. Mi auguro che possiate aggiungere presto anche i dischi mancanti dei Thin Lizzy nei vostri dataabase. |
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2
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Opium trail la migliore, anche in versione live del 1978.
Brano con un groove e dinamica spaventosa, Downey era un ottimo batterista molto sottovalutato. |
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1
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In effetti fu l’ultimo di una serie clamorosa di dischi dei Lizzy in pochi anni, questo e’ tra i momenti migliori anche se senza molti richiami folk dei precedenti. Voto giusto. Lynott straordinario interprete alla voce e al basso. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Soldier of Fortune 2. Bad Reputation 3. Opium Trail 4. Southbound 5. Dancing in the Moonlight (It’s Caught Me in the Spotlight) 6. Killer Without a Cause 7. Downtown Sundown 8. That Woman's Gonna Break Your Heart 9. Dear Lord
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Line Up
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Phil Lynott (Voce, Basso, Synth) Scott Gorham (Chitarra) Brian Downey (Batteria)
Musicisti Ospiti Brian Robertson (Chitarra, Tastiera su tracce 3, 6, 8) John Helliwell (Sax, Clarinetto)
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RECENSIONI |
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