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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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A Day to Remember - Big Ole Album Vol.1
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22/04/2025
( 283 letture )
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Fin dalla copertina beatlesiana (una simpatica versione metalcore di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band) si respira un’aria più tranquilla in casa A Day to Remember, disegnati con bonario intento caricaturale assieme ad un’eccentrica galleria di artisti, colleghi, familiari e produttori. Il senso di unione veicolato dall’immagine acquisisce rilievo ulteriore guardando al disastroso periodo antecedente, collocabile tra l’approdo nel roaster della Fueled by Ramen e l’uscita di You’re Welcome, il peggior full-length dei ragazzacci di Ocala salvatisi in corner per merito esclusivo di Brick Wall, Bloodsucker, Last Chance to Dance e la doppietta Permanent/Resentment. Oltre alle numerose contestazioni piovute sul disco, il gruppo ha dovuto fronteggiare l’addio del bassista Joshua Woodard (nei guai dopo le accuse di molestie e la responsabilità di un incidente fatale), sostituito al momento da Bobby Lynge nei live e durante le registrazioni coperto dai producer al fianco di McKinnon.
Edito in vinile/cd a febbraio e disponibile sulle piattaforme streaming da marzo, Big Ole Vol. 1 rinfresca il tradizionale imprinting easy-core da un lato giocando sul fattore nostalgia e dall’altro provando a svecchiarne la formula metal/pop punk attraverso nuovi accorgimenti stilistici e una produzione mainstream dal taglio ultra-contemporaneo, necessaria ad oliare gli ingranaggi di un motore deterioratosi nelle banalità pop del 2021. L’influenza esterna dei collaboratori si avverte in men che non si dica nell’inedito approccio nu metalcore di Make It Make Sense, brano subito in grado di correggere il tiro di You’re Welcome grazie all’attitudine harsh di un ritrovato McKinnon e ai breakdown succosamente groovy. Polemica nei riguardi di chi non ha gradito il settimo album, la contestatissima Feedback è una delle tante reazioni di una band con il dente avvelenato e certo un guanto di sfida “octane-core” non è l’ideale per seppellire l’ascia di guerra. Da una canzone audace eppure intrigante (colpisce la sfacciataggine modern rock alla Rev Theory) si torna alle vecchie abitudini pop punk nel cameratismo American Pie-oriented della gioiosa All My Friends, nelle provocazioni della risentita Lebron, nell’affettuosa dedica ai genitori di Flowers e nella chiusura empatica delegata alla morbida Closer Than You Think.
Tolte le vitamine old school easy-core di Bad Blood (imperdibile il breakdown scavezzacollo), negli episodi rimanenti i quattro si mostrano permeabili alle direttive sonore dei co-autori, esplicite nel metalcore bombastico della wagewar-iana To the Death (firmata giustappunto dal loro chitarrista Cody Quistad), stranianti nel plumbeo incedere groove di Silence (i Gojira di Stranded ricodificati da Will Putney) e solari nell’hyper-pop 100% Bring Me The Horizon del guilty-pleasure Die For Me, un bel regalo di Oli Sykes in formato Post Human - NeX GeN. Le ultime due carte vincenti sono l’ottimo refresh pop punk/-core di Same Team e l’highlight of the night Miracle, singolo della rinascita nonché la migliore traccia del post-Bad Vibrations dove semplicemente gira tutto alla perfezione, dagli switch vocali di McKinnon all’ausilio elettronico fino a quel doppio breakdown rimarchevole per impatto, spessore e cifra tecnica.
Non avranno messo l’abituale figura di spalle, ma in Big Ole Album Vol. 1 gli o.g. dell’easycore si riconoscono al volo: eliminate le contraddizioni di You’re Welcome, Jeremy e il team di lavoro “allargato” hanno inciso un album dinamico ed effervescente, snello nei frame pop punk e variegato nelle diverse prospettive metalcore inclini al modern pop (Die For Me), ad un lato “heavy” inatteso (Silence) o a riuscitissime vie di mezzo (Same Team). Dovendo bacchettarli solo a causa del livello un po’ troppo immaturo di alcuni testi (gli insulti ai fan una vera caduta di stile), è un sollievo poter riabbracciare questi vecchi/nuovi A Day to Remember, tornati sulla retta via in attesa di un vol. 2 auspicabilmente in linea con la vivace offerta qui presentata.
If I want your feedback, I’ll let you know motherfucker!
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4
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@indigo, per quel che mi riguarda ben vengano le contaminazioni! Al primo ascolto di silence (senza tracklist e credits alla mano) credevo fosse veramente un feat con i gojira XD
in die for me si sente l\'aura BMTH ma anche in questo caso ho gradito
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3
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@Halo, vale un po\' il discorso fatto per gli Architects: un bel disco ma non è tutta farina del sacco della band! Anche qui infatti il ruolo dei produttori risulta determinante e indirizza le scelte stilistiche di un gruppo \"che esegue\" e (in parte) non compone. Ti cito giusto Die for Me, palesemente un outtake di Post Human Nex Gen e se leggi il testo sembra proprio un dissing contro Jordan Fish; non so se anche tu hai avuto questa sensazione, per me il risentimento di Oli Sykes si percepisce lontano un miglio |
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2
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Musicaccia per ragazzini viziati parte 29273729 |
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1
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Anche per me ottimo comeback dopo il flop precedente. Rialzo a 78 e non vedo l’ora del concerto del 2 giugno! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Make It Make Sense 2. Feedback 3. Bad Blood 4. All My Friends 5. To the Death 6. Flowers 7. Lebron 8. Die For Me 9. Miracle 10. Same Team 11. Silence 12. Closer Than You Think
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Line Up
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Jeremy McKinnon (Voce) Kevin Skaff (Chitarra, Cori) Neil Westfall (Chitarra, Cori) Alex Shelnutt (Batteria)
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