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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Jethro Tull - Thick As A Brick
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( 19758 letture )
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Il vostro sperma è nello scarico il vostro amore è nel lavandino. E così vi cavalcate per i campi e concludete i vostri affari animaleschi e i vostri saggi non sanno come ci si sente ad essere duri come un mattone.
Registrato nel dicembre del 1971 ai Morgan Studios di Londra, Thick As A Brick dei Jethro Tull è considerato uno degli album più importanti della storia del movimento rock progressivo. Il disco presenta un’unica lunghissima canzone divisa in due parti nell’edizione in vinile e riunificata in quella in CD.
La cover originale è una delle più incredibili e bizzarre mai realizzate: si tratta di una copia di un vero e proprio giornale di 14 pagine (il fantomatico St. Cleve Chronicle) datato 7 gennaio 1972, perfettamente ripiegato, sfogliabile e con tanto di parole crociate! Nella prima pagina viene riportata la notizia dell’avvenuta premiazione, successivamente revocata, di un giovanissimo scrittore immaginario di 8 anni di nome Gerald “little Milton” Bostock; a lui il leader della band Ian Anderson attribuisce le liriche dell’album, sovente sarcastiche ed incomprensibili, tendenti a riabilitare l’artista ingiustamente danneggiato.
Si narra che Anderson detestasse i concept albums e le lunghe suite normalmente utilizzate da gruppi quali King Crimson, E.L.P., Yes ecc.ecc…; per tale motivo volle provocatoriamente realizzare un lavoro che fondamentalmente rappresenta una parodia di queste mode molto in voga in quel periodo. Le connotazioni del sound permangono le medesime che hanno costituito la fortuna della band inglese (una sapiente commistione di rock, blues e folk) senza, dunque, apportare particolari modifiche rispetto al precedente disco Aqualung reputato unanimemente il migliore prodotto dalla formazione di Ian Anderson nella sua lunghissima storia.
La prima facciata è di gran lunga la migliore sorretta nella parte iniziale da una meravigliosa chitarra acustica, suonata col plettro, da cui scaturiscono arpeggi di straordinaria bellezza e dall’immancabile dolce suono del flauto; susseguentemente si dipanano gli ispirati temi principali sui quali si cimentano alla grande i vari componenti del gruppo: Martin Barre con i suoi pregevoli assoli di chitarra, John Evans alle favolose tastiere ed il nuovo batterista Barriemore Barlow dotato di una maggior potenza e precisione rispetto al predecessore Clive Bunker. Il cantato di Anderson è perfetto e raggiunge il suo apice nella parte finale del lato A (riferito al vinile) accompagnato da una ritmica dall’andamento quasi marziale. La seconda parte del disco è, a mio avviso, leggermente inferiore; viene riproposto in pratica lo stesso canovaccio ma la musica risulta meno ispirata ed affascinante. L’ascoltatore non viene più ammaliato come in precedenza ma, sia ben inteso, il lavoro permane a livello compositivo su vette elevatissime. Nel finale torna la chitarra acustica e la voce del singer a chiudere sul tema portante questo non semplice album.
In tutto il lavoro è sempre ben in evidenza l’immancabile flauto di Anderson che si cimenta brillantemente anche al violino, al bassotuba e, naturalmente, alla chitarra. La suite verrà riproposta innumerevoli volte nelle esibizioni live dei Jethro Tull in una versione, però, ridotta. Mirabile, a tal proposito, è quella immortalata nel platter Bursting Out del 1978.
Thick As A Brick è un album eclettico, epico, a tratti ostico (ma, tuttavia, non eccessivo come molti prodotti progressive dell’epoca) nel quale vengono miscelati ad arte ritmi frenetici, melodia, momenti sognanti ed aperture classicheggianti.
Una vera gemma preziosa, un’opera senza tempo che ho sempre adorato: ogni vero amante della musica deve necessariamente conoscere questo capolavoro del glorioso rock targato anni ‘70.
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VOTO LETTORI
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92.19 su 247 voti [
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33
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Un capolavoro, che bei tempi, la musica, i giornali, una vita migliore di quella di oggi, sino agli anni 80, poi...vedete voi vi incazzate, ma un cittadino, perché tale mi considero, si incazza ancora di più, perché sinceramente vuol far senza del digitale, ma oggi e' diventata una vera e propria malattia. E' chiaro che il web sia digi, ma anche le radio lo sono diventate ed anche i network tv usano tecnologia digitale. Il digitale sta diventando più importante delle persone e, come diceva Einstein, prima o poi si ritorna alla clava. Almeno quella sei sicuro che sia VERA |
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32
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Mamma mia che Album! C'era un periodo che ascoltavo solo Loro.. Sono Lavori invotabili.... Li ascolti e basta... |
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31
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In quegli anni sono usciti davvero dischi incredibili , hanno cambiato il mondo di fare musica e sono rimasti nell’ immaginario collettivo sino ad ora.A parte le critiche di qualcuno alla prolissità della parte 2 ( che non condivido) nessuno ha menzionato la performance avanguardista e tecnicamente sopra le righe del grandissimo Barriemore Barlow, 1972 doppia cassa in un tessuto musicale dove nessuno l’avrebbe nemmeno immaginata, e un drumming nella sua totalità clamoroso e personale avanti parecchi anni sui colleghi. Barriemore Barlow è un vero valore aggiunto ad una band stellare che qui confeziona il suo capolavoro. |
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30
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Nel mio consueto relax solitario pomeridiano avevo voglia di un ascolto "tanta roba" però non Metal e dintorni....e questo vinile immortale ha fatto proprio al caso mio perché qui c'è davvero "tanta tanta roba"......pensate che con un solo brano ho soddisfatto tutte le mie voglie! Opera d'arte!!
Voto 99. Ossequi! |
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29
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Daccordissimo con la recensione. Il lato A è fantastico, anche se preferisco la versione di Burstin' Out che, smussata dei vari orpelli, diventa una vera e propria cavalcata, di quelle da ascoltare durante un viaggio in autostrada, prima xò che iniziassero a crollare come i lego. Il lato B, parere personale ma vedo non solo mio, ci cresce proprio. Sarebbe stato bello se IAN ANDERSON, si fosse sbattuto a scrivere due o tre pezzi, e poi chiudere magari con una sorta di reprise. Col senno di poi, sarebbe stato un capolavoro maggiore, visto lo stato di grazia in cui si trovava la Band. Ma già, ...il polemico IAN ANDERSON, doveva smarronare i suoi colleghi del prog. Anche a spese di suoi stessi acquirenti. Devo dire che questa non la sapevo, ma al netto di qualche intervista sua che ho seguito, non mi stupisce. Il padre/padrone dei JETHRO TULL è un tipo senz'altro divertentissimo, ma al contempo dispettoso e polemico, e mi da l'idea del classico bastian contrario. |
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28
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Che dire ragazzi davanti a un capolavoro simile |
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27
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Davvero impegnativi a livello di ascolto ma cio' non toglie che sono una grandissima band e questo è un grande album.Quanta buona musica cèra in quegli anni... |
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26
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Uno dei musthave dei Jethro Tull !!! Sicuramente un po' ostico al primo ascolto, ma opera dotata di un fascino senza tempo. Geniale, a partire dall'artwork. Imperdibile per chiunque ami il prog. Voto 92 |
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25
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Il sacro webbe, metodo di censura |
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22
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Il mio album preferito di questa band FA-VO-LO-SA e uno dei più riusciti dell'intero movimento progressive inglese di fine anni '60 / primissimi '70, quindi quinquennio abbondante che rappresenta l'acme artistico di questo genere sublime. La prima suite, geniale nella composizione, quanto nel testo, è un pezzo alla "Jethro Tull": se si ascolta il precedente album, questa traccia vola via in 2 minuti al posto di 20. Ma...il meglio deve ancora venire! La seconda suite richiede due / tre ascolti in più rispetto alla prima che è più immediata, ma una volta compresa ed assimilata svelerà risvolti unici, come la parte centrale del brano, ad esempio. Chi non l'ha ancora ascoltato, lo faccia all'istante.. Ottima anche la rimasterizzazione di Steven Wilson, non snatura affatto il sound originario. Voto più che giusto! |
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21
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Album ostico e provocatorio,ma il gruppo era talmente in palla che non sba -gliava un lavoro neanche quando ironizzava sui concept della concorrenza. La suite è lunga e impegnativa,ma poi ti accorgi che il lato A è terminato e capisci che lo hai seguito senza incidenti . La voce è ammaliatrice,anche per chi non conosce l'inglese . E' allora che ti rendi conto della grandezza di Anderson,che ha fatto della sua band un affare molto personalizzato e originale. Ascoltandolo molte volte ti scopri ipnotizzato dai ritmi ripetuti che non ti lasciano lo spazio per trovare quei difetti che i critici ,invece,sarebbero capaci di trovare. Per me hanno fatto di meglio ,quindi voto solo 89. |
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18
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110 + LODE ....zitti tutti |
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Per me un album unico e irripetibile, tra 99 e 100, sicuramente tra i miei cinque-dieci album preferiti della storia. Non mi trovo d'accordo su due punti della recensione. Il primo è che non credo che Aqualung possa ritenersi "unanimemente" l'apice della discografia dei Jethro -- ad esempio Ian Anderson non lo ritiene tale e io gli preferisco questo (pur adorando Aqualung). Il secondo è che non ritengo la prima parte di gran lunga la migliore della seconda __ anzi per me la seconda ha un'intensità ed una profondità, magari meno immediate e facili da cogliere, ma assolutamente pari alla prima. Questione di gusti ovviamente... Evviva! |
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16
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sono giorni che non ascolto altro, è incredibile sto disco |
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15
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Vedo che non è stato recensito Thick as a brick II Meglio così...il paragone con Thick as a brick è a dir poco impietoso... Anche se non sono di primo pelo (classe 56) non ho difficoltà a riconoscere chi è rimasto sulla breccia perchè ha ancora qualcosa da dire e chi invece farebbe meglio a ritirarsi, per non fare la fine di quei calciatori che non ce la fanno più (niente nomi per non suscitare polemiche calcistiche) Il buon Ian ha dato almeno 3 capolavori immortali al rock (TABB, Aqualung e Living in the past), ma se si rimane senza idee (e senza voce) sarebbe meglio passare la mano agli eredi Detto questo, Thick as a brick emoziona ancora oggi, anche se rispetto ad altri capisaldi del prog (Nursery Crime dei Genesis, o Close to the Edge degli Yes, per non citare i primi dei King Crimson) risente un po' dei 40 anni abbondanti passati Ciao a tutti |
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14
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Il migliore dei Jethro Tull. |
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gran bell'album, lo sto ascoltando in questi giorni! |
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95 è forse poco. Evviva! |
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11
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Capolavoro. Non ci sono scuse che tengano, è un capolavoro e basta. E Ian Anderson è qui autore di una performance TEATRALE!  |
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10
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Se aqualung e meraviglioso questo è stupendo. Ho il disco in vinile, la musicassetta e il cd. |
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9
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Album stupendo. La migliore suite di sempre e uno dei migliori album prog della storia |
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Capolavoro;La migliore suite di sempre dopo Supper's ready |
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Il capolavoro dei jt per alcuni versi lo preferisco ad aqualung |
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Un capolavoro degli anni 70. Imperdibile. Complimenti al recensore. |
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Un...mattone essenziale della storia dl prog, mitica cover, mitica musica, mitico Fabio, (non ti montare, è solo che suonava bene)  |
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3
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Grazie Pandemonium (mi sarebbe piaciuto fdire le stesse cose dell'ultimo degli Immortal... vabbè lasciamo perde! sig!) |
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E come ha i ragione Fabio a dire che bisogna conoscere Thick as a Brick. Una vera chicca. Bella recensione! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Thick as a Brick (part 1) 2. Thick as a Brick (part 2)
3. Thick as a Brick (live at Madison Square Garden, 1978) * 4. Interview with Jethro Tull's Ian Anderson, Martin Barre, and Jeffrey Hammond-Hammond *
* 25th Anniversary Edition Bonus Track
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Line Up
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Ian Anderson: voce, flauto, chitarra acustica Martin Barre: chitarra Jeffrey Hammond: basso Barriemore Barlow: batteria John Evan: tastiere David Palmer: arrangiamento e direzione orchestrale
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