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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Hellish Crossfire - Bloodrust Scythe
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( 1839 letture )
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I thrashers più navigati, e quelli più maniacali, potrebbero lasciarsi guidare semplicemente del moniker di questa band tedesca per precipitarsi nell'ascolto del loro nuovo Bloodrust Scythe: Hellish Crossfire, vi dice niente questo nome? Riferimento più o meno voluto ad un gran bel disco di thrash underground uscito nel 1985 ad opera degli Iron Angel, tedeschi pure loro, l'album è una rilettura del thrash teutonico ottantiano con le giuste influenze californiane. Nativi di Norimberga e attivi fin dal 2002, gli Hellish Crossfire hanno debuttato nel 2006 con Slaves of the Burning Pentagram (accolto abbastanza bene dalla stampa e on line) e si ripresentano ora sul mercato, ancora scritturati dalla I Hate Records, col disco della conferma. Il tetro quadro di morte che sanguina sulla copertina di Bloodrust Scythe ci introduce nei quarantadue minuti di durata del full length, articolato in otto pezzi omogenei per stile e valore specifico, privi di qualsiasi variabile al thrash acuminato e forsennato tipico di tante grandi formazioni provenienti dalla Germania, ma non per questo monotno, anzi dotato di rallentamenti e ripartenze che lo mantengono sempre adrenalinico, vivo, feroce. Gli spunti anti-religiosi non fanno che aizzare quell'aurea di insalubre e immondo che appesta le sonorità grezze e spigolose dell'act centroeuropeo, fieramente attivo nel rinnovare la fama shockante del nostro genere.
Lo stile della band poggia su un riffing tesissimo e nervoso, oltre che sulle vocals roche e urlate di Thomas Werner, una sorta di Lemmy convertito al thrash metal con vago retrogusto demoniaco. Non per questo le parti vocali risultano estreme oltre i limiti, anzi appaiono esaltanti (almeno in avvio) e adrenaliniche. I pezzi del quartetto mitteleuropeo sono velocissimi e violenti, con l'immancabile ripetizione sfrenata del riff portante, supportato da una sezione ritmica martellante. Siamo al cospetto di un thrash robusto e crudo, anche se già dal secondo pezzo in scaletta le canzoni danno l'idea di essere troppo simili nel canovaccio e nella musicalità: velocità, stop'n'go e ripartenze folgoranti movimentano il tutto, mentre gli assoli di chitarra che brillano sulla sei corde di Christian Wachter possiedono anche un discreto gusto melodico, che non guasta. Pur non potendo ovviamente parlare di melodia vera e propria, possiamo dire che i solos si distinguono dal resto dei pezzi -intransigenti, ruvidi, spezzettati da un riffing tagliente e tambureggiante- per la fluidità e la scorrevolezza con le quali collegano diverse parti della canzone, senza nulla concedere all'approccio aggressivo. Potentissima la sezione ritmica capitanata da Patrick Tauch, che si lancia talvolta in poderosi blastbeat dal taglio black per rendere ancora più telluriche le sberle sanguinolente degli Hellish Crossfire. Tutto il drumwork è parecchio esaltante, tanto che nelle impetuose accelerazioni è impossibile star fermi, nonostante ci troviamo di fronte a canzoni non particolarmente memorabili rispetto alla media delle uscite discografiche contemporanea. La scaletta prevede brani lunghi tutti basati sull'immediatezza e l'adrenalina, senza troppa varietà, con una grande veemenza nei riffs, sparati a pioggia tra uno stop ed una riaccelerazione. Tra i vari episodi in tracklist si possono citare Black Injection, rapidissima e ricca di stop'n'go, Into the Old and Evil con il suo sound ipnotico nel riffing e nel drumwork (oltre che per un grande assolo dai toni apocalittici e convulsivi), Orgasmic Rush per un altro assalto di melodia letale e affilata nella sezione solista, e At the Edge of Total Chaos, altro esempio del riffing martellante e psicopatico del combo teutonico.
Nessuna inflessione melodica, il bombardamento è ininterrotto: se da una parte la varietà latita, dall'altra l'headbanging è garantito e sfrenato. I Nostri puntano tutto su un sound semplice e privo di fronzoli o strutturazioni particolarmente elaborate, una musica grezza e minimale ma dal feeling furiosamente eccitante. Certamente c'è anche tempo per una dimostrazione di tecnica, che giunge nella conclusiva Too Tough to Die, come a voler ribadire che -nonostante la maggior parte delle tracce siano delle mazzate sulla nuca senza troppi compromessi- ai Crossfire non manca una certa perizia strumentale. Il pezzo finale del platter, infatti, prevede una lunga intro strumentale, vari cambi di ritmo e atmosfera prima di una irruenta accelerazione che riporta al classico canovaccio fast'n'furious. Insomma, la direzione stilistica che privilegia il thrash immediatissimo e scarno è una scelta e non una necessità, e Bloodrust Scythe potrà piacere non poco agli appassionati del genere, ovviamente in primis quelli legati alle sonorità orgasmiche figlie degli anni '80. Ma del resto, con un moniker così, non poteva essere altrimenti.
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4
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Questo è thrash che spacca,grintoso! Devo dire che mi è piaciuto parecchio! Spero che in futuro non perderanno questa grinta. |
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3
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Tipico del thrash metal tedesco. un bel 70 ci può stare!! |
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2
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cerrrrto che conosco gli iron angel, ho le cassette (registrate da lp ) dei loro 2 album ,ma non mi è mai piaciuta troppo la voce. questi nuovi li ascolterò... |
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1
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Slaves of the Burning Pentagram mi aveva piacevolmente colpito. Sentiamo anche questo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Night of the Possessed 2. Black Injection 3. ...Of Slaying Grounds 4. Into the Old and Evil 5. Orgasmic Rush 6. Speed Hunter 7. On the Edge of Total Chaos 8. Too Tough to Die
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Line Up
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Iron Tyrant (Thomas Werner) - Vocals Iron Incubus (Christian Wachter) - Guitar Sick (Don Promillo/Siggi) - Bass Evil Possessor (Patrick Tauch) - Drums
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RECENSIONI |
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