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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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( 4303 letture )
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I teutonici Varg arrivano al terzo disco, ma il mio pensiero rimane sempre lo stesso: perché, invece di full lenght pieni zeppi di canzoni mediocri, i nostri non rilasciano esclusivamente mini-cd? Oppure, perché non registrare un solo disco ogni quattro anni in modo da concentrarsi in un grande album? Domande che sono provocazioni, ovvio, ma che rispecchiano perfettamente il mio Varg-pensiero. Andiamo con ordine, visto che ho iniziato la recensione da quella che potrebbe benissimo essere la conclusione.
I Varg sono una viking (così si autodefiniscono) metal band tedesca, attiva dal 2005 che con Wolfskult arrivano al terzo disco su NoiseArt Records. Che sono teteschi si capisce fin dal primo ascolto, sia – ovviamente – per il fatto che i testi delle canzoni sono in lingua madre, sia per la classica tamarraggine che contraddistingue la maggior parte delle bands di quelle zone. Scusate la poca professionalità della descrizione che seguirà (si scherza, via), ma mi vedo i vari Philipp “Freki” Seiler e Timo “Managarm” in studio con il produttore Andy Classen che, mentre lavorano sulle parti registrate, s’ingozzano di panini coi wurstel arricchiti da chili di senape che finisce per insudiciare i pantaloni dei musicisti, tra le tante risate provocate dalla birra. D'altra parte che crucchi sarebbero senza un po’ di crauti, un (bel) po' di birra e qualche improvvisa digestione? Ecco, cosí è come credo si sia svolta la registrazione di Wolfskult, data l’immane mole di tamarraggine contenuta nel lavoro. Che poi, lo ammetto, ascolto i Varg proprio perché sono kitsch, cosa che mi piace un sacco! Non ce ne sarebbe peraltro altro motivo visto che come songwriting sono dei modesti mestieranti, le canzoni non brillano di particolari meriti e dal vivo non è che siano proprio una sicurezza.
A inizio recensione ho parlato dell’opportunità di pubblicare solo mini-cd, ritenedo molti brani dei meri riempitivi. Eccovi le canzoni che avrei scelto:
- Phönix: le 6 corde acustiche iniziali vengono sommerse dalla doppia cassa che funge da tappeto alla melodia di chitarra, prima che il rantolo/scream di Freki abbia il sopravvento. Una buona combinazione dolce/salato, armonia/brutalità.
- Glorreiche Tage: quasi un singolo per via dell’orecchiabilità della chitarra. Poi, per fortuna, i riff si fanno più incisivi e aggressivi, pur rimanendo la canzone più paracula dell’intero lavoro.
- Wolfskult: in questi quattro minuti i crucchi della Bavaria mettono in mostra tutta la loro sfacciataggine, e lo fanno con efficacia. Il brano scorre bene, la doppia cassa a manetta è sempre cosa gradita e ogni strumento fa il suo compito con modestia. In concerto riscuoterà successo.
- Sehnsuch: il miglior brano mai composto dal gruppo di Coburg, oltre nove minuti di esuberante virilità pagana, in uno strano caso di songwriting esemplare, maturo e dinamico che fa ben sperare per il futuro della band. Che però non ci si illuda troppo.
In particolare, quel che manca a questo disco, è una killer song, una vera hit, la canzone che i fans aspettano con trepidazione durante gli appuntamenti live. Nei precedenti lavori c’erano Skål – può forse mancare una canzone del genere nella discografia di un gruppo viking o folk? – e Viel Feind Viel Ehr, la melodia della quale mi ha letteralmente rapito fino a farla diventare da oltre un anno la suoneria del mio cellulare.
In fondo si può affermare che i Varg usino la scusa dell’avere un nuovo disco per andare in tour: ragionando da “italiano malfidato” viene da pensare che se il tuo leader-cantante-chitarrista è anche l’organizzatore di un festival pagan metal (medio-piccolo, ma sempre di festival si tratta) sicuramente il modo d’infilarsi nei vari Paganfest e altri tour lo si trova, vista la mole di conoscenze che sicuramente ha il buon Freki.
Wolfskult è (come Wolfszeit e Blutaar) un buon esercizio di pratica, senza particolari spunti e picchi d’interesse così come è privo di momenti particolarmente bui o noiosi. Un discreto cd da ascoltare come sottofondo mentre, in compagnia di altri folk metallers, si è in macchina e si guida in autostrada, direzione Bologna con destinazione Paganfest.
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6
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Non sono molto d'accordo con la recensione. Il disco scorre che è una bellezza con una produzione invidiabile, alcuni pezzi sono molto belli altri meno (ma fatemi un esempio voi di un album in cui tutti i pezzi siano fantastici). Per me è un ottimo 75. Visti dal vivo poi, il nuovo album rende tantissimo! |
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5
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Ahahah ti capisco, mi sentirei pure io in lutto  |
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4
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@Giaxomo: non parlare del paganfest!!! ho saputo da due giorni che i miei amìci con cui dovevo andare non possono più venire e quindi lo salto anch'io...sono in lutto, altro che huuto  |
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3
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E giovediì ci sarò Per i Korpiklaani, allegri ed esuberanti, per i Varg, potenti ed incalzanti, ma soprattutto per loro, i Moonsorrow signori, epici, geniali, e probabilmente la migliore realtà viking /folk da circa 10 anni a questa parte. Consigliati tutti i loro album, e va bene anche l'ultimo album come primo ascolto che con la hit "Huuto" ha fatto innamorare me e altri fan ancora di più di questo gruppo. Unico difetto o pregio? Le canzoni durano sempre di più di 10 minuti. Circa. |
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2
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penso, contrariamente al recensore, che sia un ottimo lavoro e che cresce tantissimo con gli ascolti. |
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1
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Anch'io dopo i primi ascolti ho avuto più o meno quest'impressione, cioè totalmente d'accordo con te, però continuando e continuando ad ascoltarlo me ne son "innamorato", adesso trovo che le canzoni siano tutte ottime e il disco lo ascolto che è un piacere. Io in Nagelfar e Wir Sind die Wolfe ho trovato la canzone diciamo simbolo dell'album. A questo punto Fabrizio questo è ufficialmente il primo disco dove siamo in disaccordo xD, comunque recensione sempre piacevolissima! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Jagd 2. Wir sind die Wölfe 3. Schwertzeit 4. Wolfskult 5. Naglfar 6. Glorreiche Tage 7. Phönix 8. Blutdienst III 9. Sehnsucht 10. Glutsturm
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Line Up
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Philipp "Freki" Seiler: voce, chitarra Zasch "Hati": chitarra Timo "Managarm": basso, cori Silvester "Fenrier" Grundmann: batteria
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