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Cirith Ungol - Servants of Chaos
( 5580 letture )
Il nome era Cirith Ungol, un nome dalla terribile fama. […] Quando si nomina Cirith Ungol, gli anziani e i sapienti impallidiscono e tacciono.[…] In quella terribile luce Sam si arrestò sconvolto, perché vedeva infine la Torre di Cirith Ungol in tutta la sua mole. Il corno che aveva individuato dall'altro lato non ne era che la torretta superiore. La facciata est si ergeva su tre grandi piani a partire da una sporgenza nella parete rocciosa; la parte posteriore poggiava contro una imponente rupe a picco, dalla quale sporgevano bastioni appuntiti che s'innalzavano uno sopra l'altro.
(Tolkien J.R.R. (1955), Il Signore degli Anelli, pagg. 802/860/1104)


La storia dei Cirith Ungol, alfieri californiani del metal epicheggiante, ha inizio nei primi anni Settanta, quando la prima scintilla si accende con i Titanic, nati nel 1971, in cui milita una formazione embrionale dei futuri Ungol: il polistrumentista Greg Lindstrom, l'axeman Jerry Fogle ed il batterista Robert Garven e anche, in seguito a diversi cambi di cantante, dal 1977 l'ex roadie della band Tim Baker. Dopo l'uscita del debutto su full length Frost And Fire, a cui segue l'allontanamento di Lindstrom, la band produce altri due album: l'ossianico e acerbo King of the Dead e l'oscuro One Foot in Hell, che vede la dipartita dello scontento Fogle. Il successivo Paradise Lost, con Fogle e Flint sostituiti da Jim Barrazza e Vern Green, segna tristemente il capolinea dell'avventura del "Crepaccio del ragno", nel 1991, che si insabbia fino alle ristampe in CD di fine millennio della Metal Blade. E' sempre l'etichetta del mecenate Brain Slagel a pubblicare nel 2001 la raccolta Servants of Chaos, una compilation di trentuno inediti, distribuiti cronologicamente dai primi demo della band fino alle sessioni in studio di Paradise Lost. La possibilità di deliziarsi il palato con tutto questo "ben di Dio", senza ricorrere alla disperata ricerca di costosissimi bootleg, è cosa buona e giusta, tanto che questa "Summa Theologiae" dei Cirith Ungol è stata ri-esumata (italianismo per re-issue) da pochissimo e ristampata in formato da tre LP. Dotti delle nozioni più importanti, possiamo finalmente immergerci, con scafandro da palombaro, nei dettagli di questa release.

Tutto il primo disco raggruppa svariati out-takes e canzoni in stato embrionale, poi abbandonate, oppure riprese, ritagliate e debitamente rimaneggiate negli album in studio. I brani sono tutti accomunati dalla non cristallina produzione, ma si sa, i fans hanno gli scafandri da palombaro nei timpani, per cui non si spaventano certo a confrontarsi con i synth a volte sgraziati di Lindstrom nella ottima Hype Performance, ma semmai godono con i licks di Fogle in Last Laugh, o nell'ascoltare la versione molto grezza della già conosciuta Frost And Fire, arricchita dal basso slappato e dalle tastiere in primo piano. Sacrilego sarebbe non apprezzare lo stupendo giro di basso di Flint in Eyes, la veloce 100 MHP (riproposta nel terzo album) o la ruvidissima Bite the Worm, mentre strumentali come The Twith, I'll Met in Lankhmar e Return to Lankhmar sono "pane quotidiano" per i seguaci del compianto Fogle, così come i due brevi out-take chitarristici Withdance e Feeding the Ants anticipano le formule che lo stesso chitarrista ripresenterà nelle partiture in studio. Un'alternativa Death of the Sun, già contenuta nella compilation della Metal Blade Metal Massacre, del 1982 (che conteneva anche Hit the Lights dei Metallica), chiude il primo disco, mentre il secondo è aperto da una versione meno metallica della cover di Arthur Brown, Fire, rispetto a quella presente nell'ultimo Paradise Lost, dalle cui sessioni in studio provengono, più grezze, la decadente Fallen Idols e la sinistra Chaos Rising, seguite dalla arida title-track e dalla qui mediocre Join the Legion. Segue un comparto di registrazioni live del 1985/'84, efficace illustrazione delle buone qualità della band su palco, specie della drammatica espressività della graffiante ugola di Tim Baker. Si torna a galla dall'immersione con un ritorno alle origini, una liceale cover di Secret Agent Man, canzone di Johnny Rivers, anche se in verità vi dico che l'onere di chiudere il secondo disco va a una sciocca registrazione di venti secondi, contenente il rombo di una Ferrari.

Questa pregevole raccolta dipinge con mano esperta le grandi potenzialità presenti dentro la mente e i muscoli dei Cirith Ungol, purtroppo soffocate dalla sfortuna degli eventi, ma soprattutto ritrae la band nella sua genesi, esternando le fortissime influenze con l'hard rock degli anni Settanta (Maybe That's Why potrebbe benissimo far parte di Rocka Rolla dei Judas Priest), nella sua crescita e nel suo declino. Assolutamente un must have per i discepoli della Torre.

Demons circle the smoky skies
Your fate hangs before you on a wheel of fire
As you stand revealed to Satans eye
In Cirith Ungol Tower of Fire
(Cirith Ungol, da King of the Dead, 1984)



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
53.77 su 36 voti [ VOTA]
Cristiano Elros
Sabato 9 Dicembre 2017, 15.17.47
9
I Manowar sono stati maestri dell'Epic tanto e anche di più dei Cirith Ungol, fatevene una ragione. Soprattutto chi cita "Frost and Fire", un album che di Epic non ha quasi niente ancora. Al di là di questo, grandissima band che avrebbe sicuramente meritato di più
Cuordipietra
Martedì 13 Dicembre 2011, 20.22.43
8
Che gruppo meraviglioso, loro e i VS sono i veri maestri dell'Epic, mica quegli ipocriti arraffoni dei Manowar, con i loro ridicoli testi. L'ascolto di"Frost And Fire" andrebbe reso obbligatorio per legge. Purtroppo molti non li conoscono. Bene, niente scuse: questo disco è un buon modo per introdursi nel loro mondo: I'M ALIVE!!!
Celtic Warrior
Martedì 13 Dicembre 2011, 12.52.35
7
Questa è stata una grande band , non ci sono palle !!!
Subhuman
Lunedì 12 Dicembre 2011, 13.56.12
6
Sì!! Non vedo l'ora di vedere il DVD...
Lizard
Lunedì 12 Dicembre 2011, 8.54.55
5
Mi sa che ho trovato il mio regalo per Natale....
Don Culo
Domenica 11 Dicembre 2011, 20.51.41
4
Grandissimo gruppo purtroppo snobbato da pubblico e case discografiche ma io li adoro.....cosi come i Manilla Road altra band caduta nel dimenticatoio....
barnaba
Domenica 11 Dicembre 2011, 19.13.47
3
beh ci sono anch'io (trentenne) che li conosco e li ascolto da circa 12 fa... XD possiedo pure il tanto bistratto "paradise lost" che mi costò un occhio della testa per comprarlo (per completare la discografia su cd) raro com'è -.-
Mattia
Domenica 11 Dicembre 2011, 19.08.37
2
Casso un gruppo che non si potrà smettere di elogiare facilmente.
total satan
Domenica 11 Dicembre 2011, 16.27.59
1
bravo alberto, anche solo l'intro della rece vale l'ascolto del disco gruppo storico che i bambini che si professano metallari dovrebbero conoscere e invece solo noi "vecchietti" ascoltiamo...
INFORMAZIONI
2011
Metal Blade
Heavy
Tracklist
CD 1:
1. Hype Performance
2. Last Laugh
3. Frost And Fire
4. Eyes
5. Better Off Dead
6. 100 MPH
7. I'm Alive
8. Bite of the Worm
9. The Twitch
10. Maybe That's Why
11. Ill Met in Lankhmar
12. Return to Lankhmar
13. Darkness Weaves
14. Witchdance
15. Feeding the Ants
16. Obsidian

CD 2:
1. Death of the Sun
2. Fire
3. Fallen Idols
4. Chaos Rising
5. Fallen Idols
6. Paradise Lost
7. Join the Legion
8. Before the Lash
9. Atom Smasher
10. Master of the Pit
11. King of the Dead
12. Last Laugh
13. Cirith Ungol
14. Secret Agent Man
15. Ferrari 308QV
Line Up
Tim Baker (Voce)
Jerry Fogle (Chitarra)
Greg Lindstrom (Chitarra)
Michael Flint (Basso)
Robert Garven (Batteria)
 
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