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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Antimatter - Fear Of A Unique Identity
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( 6424 letture )
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Fear Of A Unique Identity è il secondo album degli Antimatter dall’abbandono nel 2005 da parte di Duncan Patterson, bassista e compositore degli Anathema nonché fondatore e compositore principale del progetto fondato in coppia con Mick Moss nel 1998, che poi ne è rimasto l’unico erede. Tuttavia, tale è stato l’impatto di album come Saviour (2001) ed il successivo Lights Out (2003) che sembra ancor oggi necessario fare i conti con un passato così imponente.
Io vorrei invece, facendo perno sul trascorrere del tempo e degli album, rivolgere uno sguardo più obiettivo a questo lavoro e tentare di giudicarlo per quello che è e sa dare, a prescindere dal valore indubitabile dei dischi composti da Patterson, semplicemente perché il confronto tra le due epoche rischierebbe di essere fuorviante. Non esiste infatti un fil rouge che le unisce, un tessuto connettivo comune, vi sono certo alcune tangenze, la similitudine di alcune visioni e vedute, di alcune intuizioni poi trasformate in soluzioni formali. Se Patterson era senza dubbio l’anima più avanguardistica, sperimentale del combo, quella che utilizzava le sonorità dark, l’elettronica, la voce (esclusivamente) femminile, perfino il trip hop per creare una musica mesmerica, rarefatta e visionaria, Moss, pur essendo più classico ed essenziale nel songwriting, si mostra capace di dare vita ad un sound complesso, che attinge con senso della misura e versatilità a diverse tradizioni musicali (rock, cantautorato dark, synth pop) ed a diversi repertori sonori (acustico, rock, elettronico, perfino classico), e che è stato a buon diritto definito come melancholic rock per il ruolo primario che il tema della malinconia riveste e per la pluralità di modi nei quali Moss stesso si diletta a declinarla, passando con disinvoltura da un’inquietudine che avvolge le membra e sommerge la psiche a climax di struggimento che non perdono mai la loro dignità cadendo nello stucchevole.
La versatilità e la ricchezza di contenuti creano strati sonori sempre più consistenti che si coagulano in crescendo emozionali di grande suggestione; a questa dinamica si affianca una sapiente alternanza di pieni e vuoti, cioè di momenti musicalmente densi ed altri più diafani, scarni, nell’essenzialità dei quali risalta ancor di più la splendida voce di Moss, intensa, padrona assoluta di sé e delle sue capacità espressive che declina sempre con grande maestria. Quando questi meccanismi funzionano, il brano raggiunge l’eccellenza. Un’eleganza semplice e raffinata ricopre la spoglia, scarna struttura delle song, che a volte appaiono persino gracili nella complessione, rendendole quasi sempre seducenti. Una musica diversamente suggestiva, che si fonda su melodie semplici, mai del tutto originali né assolutamente ben congeniate, a tratti finanche ripetitive, senza per questo perdere in capacità evocativa; una musica organica nel senso più stretto della parola, cioè formata da un humus vivo, materico, duttile e dall’energia profonda e tesa.
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10
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per me gli antimatter sono l'unica consolazione per chi non ha apprezzato la svolta "ottimistica" e "pop" degli anathema. Grandi album come questo ( o leaving eden) mi consentono di sentire meno la nostalgia |
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9
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Disco molto intenso,diverso dai precedente.IL vocione puo' non mi piacere ,non e' il mio caso.Gli antimatter li apprezzo molto.70 |
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8
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dopo ascolti ripetuti, sono arrivato ad apprezzarlo molto. l'elettronica c'è e si sente, ma ha un'impronta diversa da quella quasi trip-hop dell'era Patterson, è molto più ottantiana e ritmata, mentre le canzoni, pur conservando la carica malinconica che caratterizza la loro intera produzione, hanno un piglio più svelto ed accattivante. altro centro, e senza mai fare un disco uguale al precedente! |
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7
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Veramente bellissimo. La voce del cantante mi ricorda, a tratti, quella di David Sylvian dei Japan e anche il sound, con le dovute cautele e distinguo... in alcune parti si avvicina ai Japan e a Jansen/Barbieri e Mick Karn. Ascolterò anche gli altri che mi auguro siano dello stesso livello di questo. Au revoir. |
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6
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Un disco di classe, ricco di sfaccettature a volte inedite per i loro consueti stili di arrangiamento, carico di malinconia e dannatamente profondo. Per una mera questione di gusto personale resto legato alla loro anima più introspettiva ed acustica ( affinità artistica con Patterson probabilmente, che con il progetto ÍON ha trovato la sua dimensione ideale), ma non posso in nessun modo negare o sorvolare sull' indubbio valore artistico di questo lavoro. La vocalità di Moss poi, é e sempre sarà un preziosissimo valore aggiunto, con quel tono leggero e quel vibrato naturale che ricorda da vicino la timbrica caratteristica di un grande cantante come Eddie Vedder. Da non tralasciare, come sempre e troppo spesso accade, il lato lirico del disco: testi curati e intensi che si sposano a meraviglia con il tappeto sonoro creatogli a sostegno, come sapienti pennellate su una tela già di per sé ricca di colori e forme. La nuova veste degli Antimatter, quelli post-Patterson, é una reatà ben rodata e consolidata, e questo lavoro ne é la conferma. |
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5
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@ remedy: a parte il fatto che non è vero quello che dici, dato che, se il terzultimo era fondamentalmente acustico ed il penultimo più rock, questo è intriso di discrete venature elettroniche (come i primi due album). Ma se anche fosse, non vedo dove sta il problema, è una questione di stile musicale...gli obituary hanno fatto sempre lo stesso pezzo, così come le bands brutal death et similia...e allora? ndo sta il problema?! |
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4
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dai primi ascolti mi pare un buon disco, ma non a livello con le precedenti uscite a nome Antimatter, Leaving Eden compreso. qualche lungaggine e forzatura di troppo, anche se il risultato resta sempre piacevole |
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3
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sto tizio riuscità mai a fare un album diverso ? avrà fatto fin ora una ventina di pezzi IDENTICI |
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2
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Da un solo ascolto devo dire che il lavoro è molto bello anche si sente la mancanza dell'altra metà della medaglia (Patterson) a rendere la proposta più variegata. Anche se ad onor del vero il buon Duncan ha mostrato la corda con le idee riciclando spesso le solite atmosfere malinconiche/"Pinkfloydiane" create su "Alternative 4" (non a caso il suo ultimo progetto prende questo nome). Ora gli Antimatter suonano un po più convenzionali avendo solo un'anima a guidarli, però una gran bella guida (splendida voce e GRANDE sensibilità). |
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1
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Decisamente una gran bela voce, interessante e giusta,mai forzata in linea con l'ambient. A volte alcuni brani non spiccano rimanendo piatti poco incisivi. In definitiva si fanno ascoltare. Jimi TG |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Paranova 2. Monochrome 3. Fear Of A Unique Identity 4. Firewalking 5. Here Come The Men 6. Uniformed And Black 7. Wide Awake In The Concrete Asylum 8. The Parade 9. A Place In The Sun
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Line Up
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Mick Moss (Vocals & Lead Guitar & Ebow & Acoustic Guitar & Electric Guitar & Bass & Synths & Piano & Programming & Samples) Colin Fromont (Drums) Vic Anselmo (Additional Vocals) David Hall (Violin)
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