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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Living Death - Worlds Neuroses
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( 2244 letture )
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L'evoluzione ed il progresso possono trasformare una band, in maniera quasi radicale. È quanto successo nel corso degli anni ai sottovalutati Living Death, eroici pionieri del thrash tedesco, i quali appaiono trasfigurati nel corso del loro quarto studio-album Worlds Neuroses. Lontani anni luce dall'acerbo ma affascinante heavy-power-thrash dello splendido debuttante Vengeance Of Hell e del suo successore, l'impattante Metal Revolution, ma anche dal dirompente irrobustimento sonoro del terzo Protected from Reality, i cinque tedeschi perdono originalità e smarriscono quel suono tipico, epico, intriso di profumi adolescenziali ed atmosfere ottantiane. Non che il prodotto in questione sia un aborto pseudo-moderno, sia chiaro: le coordinate restano quelle, rispettabili, di sempre -thrash, naturalmente- anche se vengono private della loro genuinità, dell'ardore giovanile, e soprattutto della nenia lamentosa di Thorsten Bergmann: il singer va a ripulire il proprio stile, optando per una timbrica meno caratteristica, apparendo dunque piatto, standardizzato; avrà forse preso lezioni di canto, ma noi continueremo in eterno a preferire gli stridenti gemiti degli esordi. Un periodo mitico e florido era già alle spalle: un'epoca nella quale molte band proponevano un ibrido inconscio tra l'heavy tradizionale e il thrash nascente, credendo di suonare semplicemente metal e venendo in seguito etichettate come thrash, speed o che dir si voglia; i Living Death degli inizi erano proprio una di queste realtà, dedite al suono epico e intriso di contenuti settarici (chiaro retaggio classico) ma proiettati verso scorribande al fulmicotone e riff affilatissimi, segnale inconfondibile di come il germe del thrash stesse attecchendo praticamente ad ogni latudine. Presa coscienza di questa essenza thrashy, il quintetto proveniente da Velbert cercò di accentuarne le fattezze, probabilmente anche sull'onda del successo che il genere stava riscontrando in America e nella stessa Germania: l'esperimento funzionò in partenza, grazie al valido Protected from Reality, ma di lì a poco iniziò a ristagnare, perdendo l'effervescenza primordiale.
In Worlds Neuroses -che pure mantiene un artwork di copertina decisamente più fantasy e power piuttosto che tipicamente thrash- tutte le peculiarità della band si afflosciano su sentieri poco brillanti, destando la sensazione di una ricetta vincente ripetuta più che altro con inerzia: la produzione sarà anche divenuta professionale, i suoni nitidi, l'esecuzione tecnica ineccepibile, ma non c'è nessun paragone col feeling straripante trasmesso dai misteriosi ed irresistibili brani degli esordi, che proprio nel loro suono raffazzonato e nel flavour ottantiano trovano le loro carte vincenti, o almeno gran parte di esse. Perché, bisogna dirlo, anche il songwriting qui è nettamente calato: dimenticatevi i vecchi refrain trascinanti dei primi anni, o i riff da brividi scagliati nelle vecchie schegge come You And Me, tanto per citare la più celebre. Come se tutto ciò non fosse sufficiente, il five-pieces mitteleuropeo cerca di variegare, con scarsi risultati, il proprio spettro sonoro: ecco dunque comparire, al fianco delle consuete rasoiate thrashy (Last Birthday, Schizophrenia, The Testament of Mr. George) alcune composizioni più melodiche, prive di nerbo o coinvolgimento minimo (Die Young, Down) quando non addirittura fuori genere (Tuesday). Diversi episodi esaltano la robustezza del drummer, Atomic Steif (uno che in seguito suonerà pure per i Sodom), musicista dal tocco moderno e assai abile col doppio pedale; il singer, Thorsten Bergmann, al di là della nostalgia per la vecchia timbrica ora abbandonata, non sfigura, anche se i ritornelli da ricordare sono relativamente pochi; le due chitarre suonano ruvide ma non come in passato, veloci ma non sempre, e nom concedono alcun riff da tramandare ai posteri: troppo poco per restarne soddisfatti. Siamo dunque al cospetto di un lavoro ordinario, gradevole ma mai distruttivo come i suoi predecessori; anche le strutture dei singoli pezzi risultano semplificate, e l'opinione che se ne ricava è quella di un lavoro affatto fondamentale, di fatto l'inizio della fine per i Nostri metallers di Westfalia.
Il disco parte discretamente, con un'opener valida e convincente, ma poi subisce un crollo quasi verticale, avanzando pericolosamente deludente fino a metà tracklist; qui si rialza, assestandosi attorno ad una sufficienza piena e toccando pure un vertice importante in Bastard (at the Busstop), probabilmente il pezzo migliore del lotto nonostante i cori del refrain siano a dir poco demenziali; la traccia in questione è una bordata veloce e adrenalinica, che ricorda vagamente i pezzi ironici e punk-oriented che i Sodom erano soliti inserire nei loro dischi; anche l'introduttiva Last Birthday punta tutto sulla rapidità, ponendosi come canonica martellata thrashy, infervorata da accelerazioni repentine ed un chorus incalzante. Meno fibrillante è invece Die Young, mid-tempo che possiede melodie vocali a tratti irritanti; Schizophrenia incede nevrotica, come il titolo lascia presagire, ma sembra forzata, scevra di pathos e scintille; ancor meno riuscita è poi On The 17th Floor, un brano cadenzato parecchio noioso. Come detto, la prima porzione di disco è decisamente sottotono: lo conferma la successiva Down, che pur con sparuti inasprimenti ed un guitar-solo discreto risulta poco convincente dal punto di vista melodico; discorso simile va fatto per Worlds Neuroses, la titletrack, che pure poggia su un gradevole riff thrash: al di là di alcune rasoiate, però, mantiene un andamento trotterellante deboluccio. The Testament Of Mr. George spicca per l'apporto ritmico del drummer e per un'ottima performance vocale, mentre Sacred Chao vede ancora Atomic Steif sugli scudi ma non conferma la bontà delle linee vocali della traccia precedente; il platter si conclude con la saltellante Tuesday, un episodio quasi hard rock, nel complesso gradevole (orecchiabile, dotata di diversi cori, con un piacevole assolo in coda) ma di poco costrutto nel complesso globale dell'opera. Il giudizio è ampiamente sufficiente, senza dubbio, ma i Living Death ci avevano abituati a prodotti di gran lunga superiori a questo Worlds Neuroses.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Last Birthday 2. Die Young 3. Schizophrenia 4. On The 17th Floor 5. Down 6. Worlds Neuroses 7. Bastard (At The Busstop) 8. The Testament Of Mr. George 9. Sacred Chao 10. Tuesday
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Line Up
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Thorsten 'Toto' Bergmann (Voce) Fred (Chitarra) Reiner Kelch (Chitarra) Dieter Kelch (Basso) Atomic Steif (Batteria)
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RECENSIONI |
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