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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Quando l’heavy metal era ancora semplice e genuino, quando non ci si perdeva in labirintiche etichettature ed evoluzioni inimmaginabili, quando tutto era agli albori: stridente e possente come un martello che cozza su un’incudine, Hard’n’Heavy si abbatteva sulle teste degli headbangers producendo un piacevole stato di ebbrezza. Si trattava del primo lavoro in studio, per i canadesi Anvil e rappresentava un esordio ancora acerbo rispetto al seguente Metal on Metal; già nel titolo era sintetizzata l’estrema risicatezza del confine tra il vecchio e il nuovo, tra l’hard rock e il metal, appunto. Il sound del quartetto di Toronto restava semplice e lineare, decisamente grezzo; nei solchi del platter si udiva un’assoluta prevalenza delle componenti rock, mentre dalla release successiva si sarebbe assistito al coronamento di un’influenza reciproca e promiscua orientata alla trasformazione completa del flavour settantiano in qualcosa di più impetuoso e statuario, che in certe dinamiche sfrontate fungeva addirittura da apripista ai futuri fautori del thrash. Steve “Lips” Kudlow e Dave Allison sfoggiavano uno stile chitarristico molto ruvido, che unitamente alla produzione rustica concorre ancora oggi a trascinare l’ascoltatore direttamente nel passato. L’istrionico Lips si destreggiava anche col microfono, fautore di una prova vocale positiva e non molto variegata: la sua timbrica era ancora giovanile e pulita, priva di particolari inflessioni o rabbiosi e significativi excursus. Il bello della sottocultura heavy metal è proprio la capacità di trasformare in eroi coloro che “non ce l’hanno fatta”, ovvero quelle numerose band capaci di influenzare le generazioni successive senza però assurgere al blasone mediatico dei colossi: gli Anvil sono l’emblema di queste realtà, fieri della loro gavetta e orgogliosi del loro ruolo di puristi, che iniziava a delinearsi proprio ai tempi di questo disco, inizialmente rilasciato sotto il moniker Lips. Restare coerenti e veraci vale molto di più che vendere milioni di dischi e comparire stabilmente nella programmazione di MTV.
L’hard rock frizzante ed effervescente qui proposto prevede suoni ancora impastati, chitarre ruvide, una produzione alquanto perfettibile e suoni ultra-retrò che non intaccano però la resa delle energiche composizioni proposte. Ancora influenzati dall’epilettica isteria ereditata dagli AC/DC, i nordamericani si prodigano in una serie di pezzi semplici, basilari nella forma, ma gonfi di feeling ed adrenalina, suonati come si deve e capaci di coinvolgere ancora oggi, a decenni di distanza, nonostante la loro essenziale scarnezza. Una caratteristica vincente, questa, che accomuna tutti i pionieri del metal: quando ogni cosa era all’inizio non servivano per forza strutture cervellotiche a far smuovere le platee. E se c’è qualcosa che gli Anvil hanno sempre saputo fare bene, quella è proprio riuscire ad eccitare e scuotere il pubblico: devastanti ed irresistibili in sede live, i canadesi rappresentano una vera e propria icona per gli appassionati dei suoni primordiali, ottantiani, quegli individui che ancora girano con gilet toppato e spille d’ordinanza. Il fascino di queste releases è pressoché incorruttibile e, per quanto suonino datate, risulta essere proprio quest’ultimo il loro punto di forza. Rappresentano un patrimonio inestimabile e ci rammentano degli eroici tentativi attraverso i quali ogni band cercava di suonare più forte, più veloce, più dura di qualunque altra, aprendo delle porte, ma restando inevitabilmente indietro al momento di gustarsi la gloria meritata, per qualche assurda legge del music business. Il full length si apre in maniera decisa e trascinante, per poi calare con un paio di episodi non trascendentali. Sono ancora lontane le tendenze metal che incomberanno di lì a poco, ma nel corpo centrale dell’opera già ci si imbatte in assoli prolungati e trepidanti, per quanto lineari e concisi. La maggior parte delle tracce risente dell’inesperienza e della giovane età dei compositori, ma proprio per questo possiedono un fascino tutto particolare che ne colma lacune e difetti: un flavour nostalgico che permette a brani non eccezionali di entrare comunque nel cuore degli appassionati di musica dura.
Inaugura l’album il riffone hard rock di School Love, il passaggio migliore del lotto: dinamica, dotata di gran tiro, la canzone risulta catchy e coinvolgente, completata da un chorus azzeccato. Si prosegue con AC/DC, un autentico tributo alla formazione angloaustraliana e con l’anthemica At the Apartament, cadenzata e aggrappata a corposi giri di basso; non si tratta di una canzone irresistibile, anche se un assolo fibrillante contribuisce a rialzarne le quotazioni. I Want You Both (With Me) è un rock’n’roll scatenato, elementare, ma piacevole e dalla buona presa, mentre Bedroom Game suona come uno dei capitoli più potenti del lotto: la traccia viene introdotta da un assolo roboante e avanza con rapidità notevole, ponendosi come prototipo dello stile speed-oriented che i Nostri definiranno nelle successive pubblicazioni. Siamo al cospetto di ritmi incalzanti (anche dal punto di vista vocale) e di una focosa sezione solista, addirittura vertiginosa nella parte centrale. Quasi per spezzare la tensione, Ooh Baby accarezza un mood vocale assai dolciastro, vicino al glam (e con un titolo del genere non potrebbe essere altrimenti), mentre la cover di Paint It, Black va ad omaggiare i Maestri Rolling Stones con un tosto lavoro di chitarra e batteria. I pezzi conclusivi sono leggermente inferiori: Oh Jane, per esempio, imbevuta di un retrogusto adolescenziale molto marcato, è minimale e sembra trasportare l’ascoltatore in un garage di provincia adibito a sala prove da qualche ragazzino ribelle. Hot Child e Bondage sfoggiano qualche buono spunto d’energia, ma nel complesso sono ancora distanti da livelli di eccellenza. Delle due, meglio la seconda, con un riffing convincente ed una buona esecuzione solista. Fu grazie a questo disco che gli Anvil cominciarono a farsi conoscere, per poi guadagnare la fama di cult-band che li accompagna ancora oggi. Era soltanto l’inizio, ma con Metal on Metal sarebbero definitivamente emerse le qualità più personali e creative di questi ragazzi canadesi.
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Semplice, lineare, potente. Una carica strumentale di grande vigore, seppure riascoltata oggi, appaia datata e grezza. Ma non è sicuramente questo il punto. Ottimo documento di un'epoca e album per "metallari" duri e puri. |
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Ricordo ancora con quale entusiasmo venne recensito questo vinile su una mitica 'fanzine' dell' epoca. Indubbiamente sono presenti ancora molti legami con l' hard rock, ma sono già evidenti pulsioni heavy metal che assurgeranno in toto su metal on metal. Il canada ha regalato al movimento hard & heavy indiscussi campioni e gli anvil sono uno di essi.Tornando al vinile, forse non tutta la scaletta è ai massimi livelli, però sicuramente godibile nel suo insieme quello si. (Imho). |
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65? Rino tutto ok? Eri ubriaco ammettilo dai, ti perdoniamo... |
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Stavo riascoltando oggi quest'album, che ascolto ancora un paio di volte l'anno, e per curiosità sono venuto a vedere la recensione. condivido anche molte cose della recensione, (però io preferisco quest'album a metal on metal (forse per motivi affettivi)... ma il voto è davvero super basso, ero convinto che i primi tre degli anvil fossero da considerare dei "quasi classici" e quindi immaginavo che non potessero prendere meno di un 80. |
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lL'osservazione che mi ha mosso Jeck sulla improbabiltà di iechi diamodani in quel periodo in Canada, in sostanza è giusta, quindi ci può essere errore o abbaglio di valutazione uditiva, da parte mia, anche perchè Diamond registrò si, un demo nell'81, ma lo realizzarono facendolo uscire solo nel 2001, in effetti le mie orecchie hanno toppato, anche se un qualcosa di eco lontano può avermi ingannato, comunque rimane un album molto bello per me. |
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Jek, Non lo so se fossero conosciuti, ma penso proprio di si, l'intonazione in quel brano mi sembra quella. |
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E pensi che abbia influenzato Lips, a me sembra molto ma molto tirata la cosa anche perché gli echi del RE prima dei fate non penso che fossero molto conosciuti in Canada |
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mi riferivo all'intonazione in particolare su questo lavoro, nel brano "oh Jane". |
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@jek, ma io non mi riferivo ai Mercyful Fate ma ad alcuni tratti modulativivocalici, altrimenti avrei scritto appunto Mercyful Fate, e King Diamond è dal 73 che è sulla piazza musicale. |
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@mario difficile che si siano ispirati ai Mercyful fate visto che vengono dopo comunque concordo sulla loro grandezza e sulla coerenza, una vita a suonare solo metal duro e puro, li adoro. |
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School Love è una pietra miliare del.........Hard 'n' Heavy...ha tutto ciò che un metallaro/rockettaro può desiderare!! Sono di parte lo ammetto...ma gli Anvil sono un mattone imprescindibile del muro metal!! |
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Concordo con Hermann 60, i primi 3 album sono veramente buoni, molto più che dignitosi, l'essenza metallica che sprigionano è intensa,passando a questo , già l'idea di mettere l'incudine in copertina è già di per se emblematica di cosa vogliano esprimere, forgiare i pù bei brani metalli possibili, a mio avviso è come se avessere voluto fondere nel loro crogiulo, o nella loro forgia musicale le aime roccheggianti degli Ac/Dc/Status Quo con riecheggiamenti King Diamond, il tutto martellato e compattato da un speed heavy del tutto particolare e personalizzato, fatto ritmiche celeri e riff dinamici, taglienti e grintosi, ma a volte anche divertenti , ironici e smaliziati, loro marchio di fabbrica, anche poi scopiazzato, il risultato è un heavy rock metal di tipico e stampo ottantiano, ci sono si per me alcuni episodi deboli e superflui come ad es. I want You Both, o riuscitissimi per i miei gusti come le tracce 1, 3, 5 e 9. Band un po sfortunata se vogliamo, c'è anche un film documentario su di loro.Anche per me se visto nell'insieme questo lavoro, la qualità che sprigiona è è piuttosto buona, il voto risulta essere un po troppo bassino, io direi per non fargli torto alla loro bella musica, un Voto tra 84-86 potrebbe starci. |
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16
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I primi tre dischi degli Anvil li considero storici mi piacevano perché avevano parecchi pezzi veloci oltreché pesanti, secondo me hanno influenzato parecchi gruppi. Voto 90, altro che 65. |
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15
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Ma come ti viene in mente di dargli 65? Ma sei impazzito? Per me 85 |
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14
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Voto troppo basso, forse varrebbe la pena notare che fino alla prima metà degli '80 gli Anvil erano sullo stesso piano di popolarità nell'audience hard 'n' heavy (è il caso di dire...), di Metallica e Manowar, e certo più ascoltati degli Slayer, almeno da noi nel Belpaese, questo album nel 1981 era avanguardistico, già nel titolo, un ibrido tra Ted Nugent, Kiss e Judas Priest, con un sound per l'epoca esplosivamente massivo, poi si sono persi probabilmente per mancanza di adeguato management, come dicono anche nel film-documentario, per me è "Hard N' Heavy" sullo stesso livello di "Metal On Metal" e "Forged In Fire", anche se questi assurgono a classici perché rappresentano l'ulteriore evoluzione heavy, e basta col dire che sono "scarni", "grezzi", non credo che i Motley Crue siano più elaborati, per dire di chi con merito inferiore al loro "ce l'ha fatta". |
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13
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nostalgia...bei tempi..anche per la musica |
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effettivamente ero rimasto un pò deluso da quest'album...niente da paragonare con le stilettate metalliche di Forged in Fire e Metal on Metal.... |
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11
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Come dice il buon THe Nightcomer..il meglio deve ancora arrivare.. |
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10
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Forse sbaglierò, ma in certi casi, leggendo le recensioni, sembra quasi di cogliere tra le righe un non totale apprezzamento per il genere heavy degli albori, ancora evidentemente non svincolato dalle inevitabili influenze l'hard rock ereditate dal decennio precedente; ritengo che esistano lavori migliori di questo (è un'opinione assolutamente personale), pur amando però molti dischi usciti tra fine anni settanta e primi anni ottanta, nei quali sovente capitava di imbattersi in stili ibridi tra rock e metal (soprattutto oltre oceano), a volte anche molto diversi tra loro. Gli Anvil avrebbero trovato una loro dimensione a partire dal successivo album, su questo concordo, ma non in considerazione del genere più o meno heavy, bensì dalla differente qualità della proposta musicale. Almeno così penso. Attendo ora la recensione di Forged In Fire, imho il miglior album dei nostri (non sono l'unico a ritenerlo tale), nonché un piccolo classico del metal canadese. |
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9
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Rino the thrasher è un supergrandissimo ma stavolta sono in disaccordo con la recensione anzi meglio dire piu che altro sul voto,per me questo è un album grandioso da 90 soprattutto perche si tratta di un disco d'esordio.Puro metallo veloce pesante e diretto con un sacco di canzoni cazzute ma assimilabili fin da subito,grandissimi i testi a sfondo sessuale alla faccia della fottuta censura dell'epoca!!La canzone School love è veramente leggendaria forse questo disco è piu sottovalutato rispetto a Metal on metal perchè gli altri pezzi credo non li abbiano mai suonati dal vivo ed è un peccato perchè per me anche I want you both,Bedroom game,At the apartament e Bondage sono strepitose. |
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8
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vengono date votazioni incomprensibili. album e gruppo mitico,genuino ,mai ruffiano o in linea con le mode. atri gruppi con schifezze inascoltabili (in tutti gli stili) vengono osannati. ok che il parere è personale, ma un pò più di obbiettività non guasterebbe. |
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7
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Voto troppo basso! Nel 1981 un disco così era una bomba che spaccava le casse! |
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6
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complimenti... avete dato ai loro primi due album, che secondo me sono i più belli che abbiano icniso, voti più bassi ripsetto a tutta la loro restante discografia. Incomprensibile . Questo album al di là dei apragoni e dei gusti non può prendere meno di ottanta. Per me cmq rappresenta un pezzo di storia del metal e merita anche di più. |
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5
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Recensione ineccepibile in alcuni punti sei riuscito a spiegare appieno l'essenza degli Anvil. Purtroppo questo disco l'ho conosciuto dopo Metal on Metal per cui ai tempi lo avevo decisamente ignorato. Aspetto con ansia il loro ultimo lavoro. |
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4
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Grande disco e grande band, sottovalutata come poche. |
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3
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senza offesa Rino io invece lo trovo un OTTIMO album |
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2
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L'unico disco che mi piace veramente di questa band è il mitico Metal On Metal. |
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1
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Grazie per la bella recensione concordo su tutto. Chiaro è che col voto non potevi andare oltre il 65 perchè il buon Raven ha dato 65 a Metal On Metal che secondo me meritava come minimo un 78 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. School Love 2. AC/DC 3. At the Apartment 4. I Want You Both (With Me) 5. Bedroom Game 6. Ooh Baby 7. Paint It, Black 8. Oh Jane 9. Hot Child 10. Bondage
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Line Up
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Steve “Lips” Kudlow (Voce, Chitarra) Dave Allison (Chitarra, Seconda voce) Ian Dickson (Basso) Robb Reiner (Batteria)
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RECENSIONI |
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