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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Nordavind. Il titolo stesso di questo disco è il perfetto manifesto della musica che vi è incisa. Nordavind: vento del nord. Parole che da sole hanno il dono di cesellare magnificamente quello che è lo spirito che anima questo lavoro, anzi mi correggo, capolavoro. La Musa di quest'album non è arroccata tra i ruscelli dell'Elicona ma incastonata tra le gelide acque del mare del nord: la Norvegia. Per lei è suonato quest'album ed è lei stessa che gli dà forza e ispirazione. Il Vento è metafora di passione e amore, offerti dai due musicisti alla loro musa. Un amore patrio sconfinato gronda dalle note di ogni singola composizione. Chiamatelo nazionalismo se volete. Denigratelo, osteggiatelo. Sostenetene la stupidità, l'arretratezza, in questo mondo globalizzato che ormai ci risucchia. Ma chi la pensa così non ha francamente compreso nulla dello spirito dell'album né del background fatto di tradizione e nostalgia che lo anima. Coloro i quali riescono invece a calarsi appieno nella musica dei norvegesi e a lasciarsi rapire da essa vedono chiaramente la realtà dei fatti: questo è Amore. Un sentimento talmente intenso, puro e sconfinato che è raro da trovarsi nei rapporti umani e che solo un ideale, a cui si dedica una vita intera, può rappresentare. Il progetto Storm nasce dalla mente di Sigurd Wongraven, in arte Satyr, dalla sua volontà di mettere in musica l'aspra atmosfera delle selve e dei monti norvegesi, coniugandola però alle sonorità metal da cui egli stesso proviene. Al progetto si unisce l'immenso Fenriz, già alle prese con un folk metal di questo stampo con la one-man band Isengard, che in quello stesso periodo da alla luce i suoi seminali dischi. A completare la formazione troviamo la splendida voce di Kari Rueslatten, proveniente dai The 3rd and the Mortal, che rifinisce magnificamente le aspre melodie del platter, intrecciandosi col rude timbro dei due uomini. A proposito della rossocrinita cantante, è doveroso fare menzione degli episodi che succedettero l'uscita dell'album. Date alcune liriche fortemente criticate dall'opinione pubblica a causa di temi di stampo nazionalistico e pagano (che incitano anche all'uccisione dei cristiani) i membri della band furono bersaglio di una feroce contestazione mediatica da parte di una fetta di pubblico e di addetti ai lavori. In particolare, fu presa di mira la canzone Oppi Fjellet e il suo incondizionato odio verso il cristianesimo:
"Riesci a vederlo? Riesci a vederlo? Guarda quel bastardo cristiano! Colpiscilo! Colpiscilo! E se mai avvertirai l'odore di sangue cristiano sulle montagne, allora prendi la tua ascia...e abbattili"
Questa è solo la conclusione del pezzo, che è interamente impregnato di sentimenti anticristiani e di amore patrio, emblematico il: "Sì, sono norvegese e fiero di esserlo!". Dunque, a causa di questo linciaggio, in particolare da parte della rivista Puls, Kari rilasciò in seguito una dichiarazione allo stesso giornale in cui si dissociava completamente dai valori e dagli ideali che Nordavind si era posto di identificare ed in particolare da quei testi accusati di nazionalismo. Secondo la versione della singer, peraltro completamente smentita da Satyr in varie interviste, i due black metallers le avrebbero assicurato che nell'album non sarebbero state presenti lyrics estreme. A detta di Kari, queste tematiche sarebbero state aggiunte successivamente, a sua insaputa, e lei non avrebbe avuto poi la forza di reagire. Gli attacchi subiti dalla band furono dovuti principalmente all'ampia diffusione del disco ed al successo che ne scaturì: difatti, tematiche anticristiane e nazionaliste erano quasi paradigmatiche nella scena black norvegese di inizio anni '90, che però era ancora relegata nell'underground e quindi non era stata oggetto di una visibilità tale da indurre a critiche rilevanti a tale proposito (situazione che era comunque già in procinto di cambiare). Dunque, fu proprio la facile fruizione del platter e il suo immediato successo nel panorama rock-metal di quegli anni che portò all'esplosione di questo caso mediatico.
La buona popolarità che Nordavind conobbe è facilmente spiegabile se si considera la novità che apportò nel panorama musicale dell'epoca. Prima del '95 le uniche band folk metal in circolazione ad aver pubblicato lavori degni di nota erano gli antesignani Skyclad e gli Isengard di Fenriz (da lui mai definiti come folk), questi ultimi reclusi però all'interno di un pubblico decisamente di nicchia. L'avvento sul mercato dell'esordio degli Storm fu dunque un passo epocale per lo sviluppo del genere e ne rappresenta una delle incarnazioni più splendidamente riuscite. Il duo norvegese pesca a piene mani dalla musica tradizionale delle propria terra e dai miti e le tradizioni che la caratterizzano, intessendo l'album attorno a vecchie ballate e brani ripresi dalla tradizione scaldica. C'è da precisare, nonostante ciò dovrebbe ormai essere chiaro, che: non ci si trova di fronte ad un folklore rurale e campagnolo in stile Otyg, ma ad una musica scarna eppur tonante, gelida nelle atmosfere e dotata di un'ineguagliata potenza evocativa. Oscure foreste, lunghe camminate immersi nella notte nordica, illuminati a stento dai raggi della luna che filtra attraverso le fronde delle conifere. Si respira un'aria dal profumo antico, immersi nelle raffiche del vento del nord. Ad aprire il nostro sentiero è lnnferd, intro dove spira selvaggio il vento, a cui si sovrappongono poche e scarne note di sintetizzatore. Già calati perfettamente nelle atmosfere dell'album, si arriva alla prima canzone vera e propria: Mellom Bakkar og Berg. Liricamente è la riproposizione del poema Nordmannen, mentre musicalmente è il perfetto manifesto della musica degli Storm: un paio di riff di chitarra che richiamano melodie folk dal sapore epico si alternano scanditi dai pesanti rallentamenti della batteria. Il tutto è nobilitato dal comparto vocale, con l'intrecciarsi delle voci dei tre musicisti. Si prosegue con Havard Hedde, più lenta e maestosa nell'incedere, che riprende il tema di un'antica ballata norvegese, rielaborato perfettamente in chiave metal. Un altro brano della tradizione è la successiva Villeman, in cui torna il duetto Fenriz/Kari: tanto rude e grezzo nell'approccio il primo, quanto delicata ed eterea la seconda. Il tutto è immerso nella gelida atmosfera che il disco crea e già dopo questi primi tre brevi pezzi si è inevitabilmente catturati dalle vivide immagini racchiuse nella musica di questo Nordavind. Con Nagestellev si cade definitivamente preda dell'incanto delle foreste norvegesi. Il brano è affidato unicamente al tamburo e alla tonante voce di Fenriz, che sprigiona passione in ogni singola sillaba. Da pelle d'oca anche il testo, perfetto connubio di poesia e ambiente rurale.
"Il sole tramonta dietro le colline, le ombre crescono, si allungano, la notte farà presto a calare, reclamandomi come suo prigioniero. Le mucche fuori, nel recinto del fienile, vado verso il mio piccolo rifugio, su, in montagna"
Segue la già citata Oppi Fjellet che, lasciando stare le inutili critiche al testo, è una gemma di folk metal che non teme confronti. L'ossessivo ritornello entra nella mente con una forza disarmante e le vocals gutturali sprigionano appieno lo spirito selvaggio e fiero di questo pezzo. Lang Borti Lia vede come principali le linee vocali di Kari che si innestano su un pugno di riff crudi e scarni. Da antologia il coro a metà brano, perfetto nella sua grossolana spontaneità. La successiva Lokk è la risposta della singer a Nagestellev: in questo brano la Rueslatten fa pieno sfoggio della sua splendida voce, tessendo arabeschi di poesia nordica nel silenzio più assoluto. Altra canzone che suscitò forti critiche è la seguente Noresgard, che riprende Quintessence, dei Darkthrone, donandole però un'anima totalmente diversae ed elevandola a supremo inno alla Norvegia. Qui alla chitarra si sovrappone il sintetizzatore e l'effetto risulta essere magnifico, così come lo è la prestazione congiunta delle voci di Satyr e Fenriz. L'album muore soavemente sulle note della commovente Uttferd, dove chitarra acustica e synth cullano gentilmente l'ascoltatore verso la fine del suo errare nella cupa penombra delle selve nordiche.
Cosa altro dire di un album come Nordavind? Le parole suonano tutte vuote e grottesche a confronto. Da avere e da adorare incondizionatamente, questo è un disco fondamentale per tutto ciò che sarà il folk metal, una perla che rappresenta ancora oggi uno dei vertici assoluti raggiunti dal genere, intrisa d'una bellezza da mozzare il fiato.
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Grande album, con la grande Kari come ospite (che mi risulta abbia rinnegato questo album). Peccato che non abbia avuto un seguito. |
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Spero esca una ristampa prima o poi, è introvabile a prezzi umani. |
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A distanza di 25 anni lo venero come se fosse la prima volta...Qui c'è tutto un background dei due personaggi principali che lo fa brillare ancora di una luce molto forte
Per me è un capolavoro di folk black che non ho mai più sentito, nonostante i limiti di produzione che comunque erano una caratteristica di tanti gruppi delle zone del Nord Europa |
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Non lo so...mi piace poco poco.Probabilmente non capisco il genere ma proprio ci trovo poco.Senza offendere nessuno ma mi pare musica per birrerie nordiche dove si celebra il sentimento vikingo a furor di birra e a me i sentimenti nazional popolari piacciono poco in generele,anche se decisamente meglio dei nostri.94 di voto mi sembra esagerato di tanto |
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La sola noregsgard vale quanto le intere produzioni di "altre" band folk che non nominiamo per rispetto di questa gemma. A me provoca molte emozioni nonostante non comprenda i testi, poi ovviamente si nota una certa approssimazione di fondo ma non guasta con l'anima del lavoro. Grande album |
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Affascinante. Non epocale. Ma c'è Kari. E questo mi bastò per prenderlo al momento della sua uscita. Ogni volta che apre bocca è un sogno. Grandiosa qui. Sublime con i The Third and the Mortal. Strepitosa da solista. |
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Ho il disco ma l'ho ascoltato solo un paio di volte.. non mi ha entusiasmato molto Forse devo ritirarlo fuori (spero di metterci poco a trovarlo in mezzo al disastro di roba che ho! ) |
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e se proprio volete un gruppo seminale del folk, ce stanno gli Inchiavatu, il cui esordio è del 1993.... ma a me non so' mai piaciuti. Primogenitura non vuol dire qualità |
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Norvegia (strapompata secondo alcuni): Mayhem; Darkthrone; Burzum; Emperor; Satyricon; Gorgoroth; Taake; Dimmu Borgir; Immortal; Aura Noir; Carpathian Forest; Ulver; Enslaved.... La nostra amata Italia: Bulldozer; Necrodeath; Schizo; Mortuary Drape e poi???? MAGARI AD AVERLO AVUTO UN GRUPPO COME GLI STORM!! Per quanto riguarda il metal estremo, l'Italia è ai livelli del Sudan o giù di li.... |
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Quando era giovane, a Satyr piaceva giocare a fare il nazista. Adesso è cresciuto, è diventato un businessman, e a queste cagate giustamente non ci pensa più. Dai, da giovane chi di noi non ha fatto stronzate? Perdoniamolo. |
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Theo@ i Ragnarok uscirono nel 1988 rilasciando la prima incarnazione della band su debutto pubblico 3 anni dopo ed all'epoca assolutamente non potevano considerarsi folk metal a livello concettuale. Il discorso è appunto chi abbia dato il via in maniera "ufficiale" al movimento puntando sul tutto per tutto a livello di composizione. Soprattutto mi chiedo ancora oggi come mai la metà dei 90' sia stato l'incipit ufficiale del movimento quando invece sin da prima c'erano bands che si muovevano su quelle sonorità. Penso che posso quotare galilee@... io credo che dovremmo fare un'analisi di cosa intendiamo per folk e qua riappare la mia prima critica, ovvero, brani tipo quelli proposti dagli Storm e riarrangiati in chiave "black norwegian" erano già presenti nella tradizione musicale europea. Anche in quella italiana abbiamo certe "pezze" che i nordici avrebbero pagato oro per avere... i canti dei briganti e le divagazioni romanesche anticlericali da osteria. Purtroppo nel loro caso ci fu il precedente del black metal di successo che da noi non avvenne mai. Ci fu il discorso "mitologico" di una certa scena musicale. Se in Italia ciò non è mai avvenuto è soprattutto colpa nostra....  |
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@Galilee: si, "Hybris", il loro debutto, tanta roba |
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X Theo Sarà, sinceramente in dischi come jonha's ark degli Skyclad il folk ce lo sento abbastanza. Comunque non seguendo un granchè il genere, perchè devo ammetterlo preferisco altro, sicuramente nel 95 avrà avuto inizio un certo genere di folk Metal, o il folk Metal come lo intendete voi. Io più che altro ho in mente band con influenze folk, ma forse non fanno propriamente folk Metal. Tipo ricordo gli Anglagard una prog Metal band che inseriva parti folk alla jethro tull nel suo sound ed erano fighissimi. Tornando a nordawind, lo riacolterò. |
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Non sono riuscito a seguire perfettamente la discussione ma vorrei chiarire dei punti che credo si evincano bene dalla recensione, ma comunque per amor di chiarezza li ribadisco: 1 Nordavind pur non essendo il primo album folk metal è il primo che si basa principalmente su canzoni tradizionali rielaborate in chiave metal e in cui il folk riveste il ruolo di protagonista assoluto. 2 Il Folk Metal della seconda metà degli anni '90 è fortemente debitore a questo disco, sia al livello musicale che puramente attitudinale (basti pensare che è il primo disco folk e non viking o black con tematiche "nordiche") 3 Il voto è assolutamente indipendente dalla regione di provenienza, ma il disco è indissolubilmente legato a quest'ultima a livello lirico e musicale, ergo un disco simile dalla francia (sempre mantenendo le tematiche di stampo nordico e l'approccio melodico) avrebbe avuto di certo meno valore in quanto slegato dalla terra d'origine dei musicisti. 4 Sui gusti personali prettamente musicali non discuto perchè cambiando da persona a persona sono insindacabili credo. Grazie per i complimenti per la recensione e scusate l'intervento  |
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Comprato anch'io all' epoca d'oro della sua uscita, non sono un patito del genere, carino ma quoto Samba al 32, disco discreto ma molto sopravvalutato per tutto l'hype intorno alla scena del tempo...per me only for fans  |
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@Samba: Questo temo non lo sapremo mai ... Comunque messo così il tuo discorso lo quoto pure. Le influenze leggere erano nell'aria da tempo, tuttavia i primi dichi di Folk Metal vero e proprio vengon fuori nel '95, un po come l'esempio che facevo prima sul black metal. Nessuno credo cataloghi ancora oggi i Sarcofago o i Celtic Frost o i primissimi Sodom black metal, ma anche il primo Bahory ad esempio, eppure sono dischi che hanno dato il la al genere.  |
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Sì Samba lo so che tutto quello che usciva dalla Norvegia nei 90 era spesso pompato oltremisura, io stesso ho molti dischi che con il senno di poi valuto come buoni ma non sono chissà quali capolavori. E però dal 92 al 99 di disconi ne sono usciti un bel po' da quelli parti onestamente. Per il resto, non mi appassiona il gioco del 'quello è uscito 7 mesi prima di questo', io non sono un super fan del folk metal classico, preferisco il folk 'nero', quello che arriva dal black e il neo-folk che con il metal non c'entra niente. Proprio per questo il folk 'cazzaro' tanto in voga negli ultimi anni non mi prende mentre Storm o Isengard li ascolto ancora adesso. Gusti, e comunque 85 è un voto alto per me, da grande disco. Da dove arriva per me non conta nulla, direi le stesse cose se fosse uscito dalla Moldavia. |
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Comunque Samba i Ragnarok hanno debuttato soltanto nel '96 sulla lunga distanza, usando (se non erro) per la prima volta veri strumenti tradizionali, comunque non usando melodie tradizionali nelle strutture. Le prime due demo erano proprio black metal, la prima con vaghe influenze è appunto del 1995, seguita dal full (contenente più influenze) soltanto nel 1996. Quindi non mi pare vengano prima, dimmi se mi sbaglio  |
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Si Theo@ tranquillo avevo capito il tuo punto di vista e so bene quanto tu sia appassionato di folk metal in particolare avevo appunto fatto delle premesse alla mia critica che non era rivolta a nessuno qui. Per come la vedo io ciò che avrebbe portato il folk a diventare parte integrante di un certo tipo di metal era già nell'aria da un bel po' di tempo. Sia a livello di atmosfere che di elementi più o meno predominanti a seconda delle bands. I norvegesi sono stati più abili di altri a giocarsela puntando su quell'alone di leggenda che da poco si era venuto a formare attorno alla loro terra. Che l'album in questione sia bello e significativo, ripeto, è indubbio ma mi sono sempre chiesto come sarebbe stato preso dalle masse se fosse stato partorito altrove. |
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Samba li conosco i Ragnarok, vero sottovlutati, ma non è questo il punto. Anche loro, pur facendo uso di qualche strumento tipico qua e la non utilizzavano la musica folkloristica come base delle canzoni ma solo come "contorno", "abbellimento". Mi sono spiegato meglio ora? Comunque tutt'ora è fonte di dibattiti sta storia, appunto per chi sia venuto prima. Il punto è che sono tutti ottimi gruppi e un anno prima o un anno dopo parer mio cambia poco. Nel 95 comunque il genere vero e proprio stava nascendo, ergo l'iportanza di "Nordavind" è da riconoscere, se non altro per lo sviluppo successivo, poi ognuno tenga pure la sua opinione. Rimane il fatto che i dischi sopravvalutati, lasciatemelo dire, sono proprio altri. Questo semmai è diventato un progetto di culto, conosciuto tra gli appassionati; a parer mio a pieno titolo dato che rappresenta una delle summe del genere. E lo dico da appassionato di Folk Metal e derivati, credo lo sappiate voi  |
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no sicuramente infatti si parla di primordi dove le caratteristiche del genere dovevano ancora delinearsi ed affermarsi! grande citazione del Moro@ per quanto riguarda i grandissimi Golgotha!!! |
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Theo@ se parliamo di folk derivato dal black prima dei Cruachan ci furono i Ragnarok (poi divenuti Ragnarok UK) che usavano percussioni rituali, arpe e lingua sassone. Pure loro, totalmente dimenticati, purtroppo... |
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Con ciò non sminuisco l'importanza degli Skyclad, senz'altro seminali per gli altri gruppi a venire. Tuttavia si può parlare al massimo di proto-folk metal, un po come la prima ondata black metal e la seconda che musicalmente hanno ben poco a cge spartire. Sfido a catalogare i primi due/tre dischi degli skyclad come folk metal onestamente  |
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Ecco Enry@ penso che la maggioranza apprezzi più quest'ultimo. Io non parlo di cose che devono piacere per forza o no però mi sembra che tante volte vengano messe in atto delle mitizzazioni vere e proprie con fondamenta abbastanza fragiline, specie se postume. Io questo disco l'ho votato 85 e lo ascolto ancora con lo stesso orecchio e pensieri di quando lo comprai appena uscito. Quindi, come pensai allora appena ascoltato, penso ancora oggi che è si buono ma che fu un prodotto che non sarebbe mai uscito se non ci fosse stato nello stesso periodo il cavallone del black metal alle spalle e che sin da subito fu altamente sopravvalutato. Non lo sto assolutamente denigrando ma c'è da essere onesti e dire che in quegli anni qualsiasi culo fiatava dalla Norvegia da noi arrivava il vento di un uragano. |
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@Galilee: sì., il folk metal vero e proprio nasce nel 95 proprio col disco dei Cruachan. Il primo disco veramente Folk Metal degli Skyclad rimane Irrational Anthems. Prima erano un gruppo Heavy/Thrash con velate influenze folk specie nell'accompagnamento di violino. I primi che misero le strutture metal al servizio della vera musica folkloristica furono i Cruachan nel 95, e appunto gli Storm con questo disco nello stesso anno. Gli Skyclad iniziarono a fare vero e proprio folk metal l'anno successivo. |
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scusate ma oltre gli Skyclad c'è questo fantomatico EP dei Golotha (additato come il primo ibrido fra heavy metal/hard rock e folk): io ci sento anche molto i The Alarm ma poi andiamo troppo indietro e si dovrebbe parlare di folk-rock. Ci sono anche i Subway to Sally che da sempre fanno folk-hardRock. Dovremmo tirare in ballo anche gli Orphaned Land che, anche se dalle tinte mediorientali, mischiano un certo tipo di folk al metal. Vorrei cmq puntualizzare che un certo tipo di folk metal lo fonda (magari non volendo) proprio lo stesso satyr con i flauti in Dark Medieval Times. @Lord: Gli Evol escono ancora più tardi e in quel periodo, in Italia, nonostante si parlava di "blackmetal" a livello prettamente stilistico c'erano ancora massicce dosi di thrash. Per quanto riguarda la recensione: senza parole, un disco immenso, che si muove completamente su note e armonie folkloristiche. La sola Utferd vale l'intero album. |
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Non mi sembra che nessuno abbia detto che gli Storm abbiano inventato il folk metal che gli Skyclad c'erano già prima penso lo sappiano quasi tutti, ma qui si parla di Nordavind non di chi è arrivato prima, perchè allora i fan del neo-folk dovrebbero essere tutti fan dei Death in June (e così non è, pur avendo inventato loro il genere) oppure i fan dell'harsh ebm dovrebbero sbavare tutti per Suicide Commando e non tutti lo fanno. Poi siam sempre lì, quello che per qualcuno è un disco insuperato per altri può essere superatissimo, siamo nei gusti personali. Tradotto: gli Skyclad sono arrivati prima? Sì. Devono obbligatoriamente piacere più di Otyg, Storm o Primordial? No, soprattutto se a uno piace il folk di derivazione black. |
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Ben detto Galilee@ ed esatto, Lord Ancalagon@ Direi insuperato e mai veramente apprezzato (se non da una piccola fetta di conoscitori del genere) A Burnt Offering For The Bone Idol anche se i germi di quello che sarebbe successo in seno alla band erano presenti sin dal primo album. Ora, scusate, non ce l'ho con nessun in particolare qui su Metallized, anzi, la mia critica è rivolta soprattutto a persone con cui mi è capitato di parlare in carne ed ossa ma l'idea che mi sono fatto è che molti facciano l'equazione folk/black metal (o comunque pensino che il folk metal ne sia un diretto derivato) dimenticando che appunto di bands "folk metal" o di bands che comunque ne utilizzavano alcuni elementi ce ne stavano pure prima. Parlando degli Skyclad per esempio, non capisco come mai vengano nominati sempre a mezza bocca, non nominati per nulla, quasi a voler intendere che non sono stati abbastanza "fighi" o "cattivi" (tra le altre cose una furia ed un carisma tipo quelli di Martin W. tante sagome norvegesi se le sognano col cannocchiale a pedali!). Insomma, abbastanza avvilente come prospettiva. |
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Infatti per il sottoscritto si può tranquillamente cominciare a parlare di Folk metal con l'ancora insuperato A burnt offering for the bone idol, senza nulla togliere a Storm, Otyg e compagnia bella. |
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Nel 95 nasce il folk metal vero e proprio? Gli Skyclad sono nati 5 anni prima, se non erro. |
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@Galilee: capisco ed ora il tuo discorso acquista un senso. Se posso, quali sono a tuo avviso i capolavori del genere (chiaramente a prescindere dalla loro importanza storica sulla quale si potrebbe dibattere per giorni)? |
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Davvero un album magnifico! E bellissima recensione |
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Non sono un amante del Folk ma questo disco mi piace proprio, un bell'85 se lo prende. |
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Io la penso come Enry, se sto disco è pompato credo si possa buttar via direttamente buona parte di musica metal senza pensarci due volte. Comunque per capire l'importanza del disco (senza discorsi tipo: "è importante perchè norvegese" o robe simili) basta guardare la data dietro alla confezione. 1995. In quell'anno nasce il Folk Metal vero e proprio, con questo disco, "Tuatha Na Gael" degli irlandesi Cruachan e le primissime demo degli svedesi Otyg. Credo non sia proprio poco a dire il vero. Poi "se qualcuno in Italia avesse fatto un disco del genere all'epoca"...Ma MAGARI l'avessero fatto un disco del genere, ahah, ne sarei orgoglioso. |
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Sarà, ma per me il folk metal è questo o quello dei Primordial, la deriva che ha preso il genere negli ultimi anni con band tipo Trollfest e simili non mi piace, non per niente dopo quasi 20 anni questo lo ascolto ancora mentre ci sono dischi usciti 2 anni fa di cui non ricordo nemmeno più il titolo...in numeri, 85. Ovviamente fosse stato un disco svizzero per me non sarebbe cambiato niente. |
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X Lord Mi riferivo comunque al genere folk. Ho scritto solo metal e rock, ma il folk era sottinteso. Ripeto comunqe che per me è un disco carino e divertente che presi ai tempi, ma il tutto finisce li. Per me i capolavori sono proprio altri. |
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Per quanto mi riguarda come ho già scritto questo disco è un capolavoro a prescindere dalla nazionalità, che siano brasiliani o russi a me francamente nulla è mai importato. Poi è chiaro che se una persona non apprezza la musica folk allora questo disco non la farà gridare di gioia e, per inciso, come ha scritto Theo al commento 13 parlare di "scontatissime melodie" mi sembra fuori luogo trattandosi di melodie tradizionali. Per il resto c'è sempre il sacrosanto de gustibus, ma personalmente trovo esagerato definire "ultra pompato" questo disco, anche se chiaramente il fattore "provenienza Norvegia" ha decisamente contato, nulla di nuovo sotto il sole. Per dire qui in Italia avevamo gli Evol di "Saga of the horned king", gran bel disco che non conosce nessuno ma che fosse uscito in Norvegia con la collaborazione di qualche personaggio della scena estrema locale a quest'ora se ne parlerebbe come di Bergtatt degli Ulver. @Galilee: non per polemizzare ma non riesco a capire il tuo discorso "in pratica questo disco è superiore al 99% dei classici del rock e del metal". Che senso ha confrontare il 94 dato a Nordavind con -tiro ad indovinare- l'85 dato a Persecution Mania o il 90 di Left Hand Path? A questo punto allora andiamo a confrontare il 100 dato su questo sito a Back in Black con il 90 dato da Scaruffi ad Hosianna Mantra. Generi diversi, storie diverse. |
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Quoto gli ultimi commenti. Voto e recensione super esagerati, in pratica questo disco è superiore al 99% dei classici del rock e del metal... Di progetti cosi ce n'è pieno il mondo, e anche se non arrivano tutti dalla Norvegia e non hanno una produzione cosi scarsa non valgono di certo meno. L'attitudine ci sarebbe anche se i vari musicisti non fossero coinvolti in progetti metal. Anyway buon disco, ma non ha senso alcuno mitizzare cosi certi dischi. 70 |
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In linea di massima personalmente non sono contro le contaminazioni folk quando gli strumenti sono parte integrante dei brani (come per esempio succede con gli Skyclad dove i violini si comportano a tutti gli effetti come una terza chitarra). Perdo il filo invece la dove gli strumenti "tradizionali" sono buttati dentro per forza tanto per far vedere che ci sono e per fare muro. Sicuramente hai ragione, il fattore esotico ha contribuito parecchio alla fama di lavori tipo questo... ripeto buon album ma molto pompato! |
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in effetti se la stessa solfa fosse stata sdoganata da un gruppo trentino o valdostano non si sarebbe gridato al miracolo, ma c'è comunque da dire che la norvegia emana un fascino di lontano, ancestrale, fiabesco, solitario che non ha eguali. Comunque, da NON amante delle contaminazione folk nel metal, ricordo che la prima volta che sentii qualcosa del genere fu in elegy degli amorphis, c'è uno stacchetto in una canzone che mi sfugge con tanto di fisarmoniche, molto efficace. Lo stesso stacchetto viene poi rieseguito nello stesso brano in chiave techno. |
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Sono d'accordo con Herr Julius@ a me il disco piacque ed ancora piace ma c'è anche da dire che pezzi tipo Oppi Fjellet e relative tempistiche da scampagnata felice domenicale abbondano anche nella nostra tradizione folkloristica (che quasi nessuno si è mai filato invece ed anzi preso anche in giro). Il fatto che atmosfere simili fossero propinate dai norvegesi fece acquistare al progetto non uno ma 200 punti in più. |
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diciamo anche che in quegli anni tutto ciò che di norvegese aveva un'aura di mistero e ruotava in modo più o meno diretto con la scena black metal entrava nella leggenda. Musicalmente non è granchè ma quello che bucava era l'attitudine, l'atmosfera e il senso di mistero che ruotava a attorno a personaggi schivi e introversi. |
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@Blackie: Le scontatissime melodie sono tutte melodie tradizionali. La voce è talmente monocorde da essere di tre persone diverse, di cui due uomni ed una donna, lol |
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Le scontatissime melodie che costruiscono questo lavoro sono a livello di imbarazzo totale, sono stanche e ripetitive, la monocorde voce riempie di noia mortale la musica donataci dalla band...peccato, classico esempio di gruppo ultra stra mega pompato inutilmente |
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IMMENSO CA.PO.LA.VO.RO, giù il capello. VOTO 99/100 |
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mi piace, è musica da montanari, ma è veramente azzeccata. Satyr ha esaltato la parte folk dei suoi satyricon (vikingland) con l'aiuto di due giganti carismatici (dell'epoca) come kari e fenriz. Beh il risultato è la leggenda. |
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Bellissimo lavoro di Folk Metal primigeno e autentico, senza altre ibridazioni. Quasi arcaico, autentico capolavoro. Come dice giustamente Piero nella bella recensione (sentita, si vede) "una perla intrisa d'una bellezza da mozzare il fiato". Credo che ogni altra parola a questo punto sarebbe superflua e scontata, quella frase dice tutto da sola. VOTO: 90. (Complimenti alla redazione e alla scelta di far riscrivere questa rece che era già presente ma "nun se poteva guardà", ahahahahah ) |
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Il folk-metal, quello vero. Disco irripetibile, probabilmente il migliore in assoluto nel suo genere. |
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Capolavoro assoluto del folk nordico, trasuda una passione e un'atmosfera che sono e resteranno irripetibili. Voto: 100, ovviamente. P.s.: restando in tema Storm, c'è da ricordare anche lo splendido brano "Oppunder Skrent Og Villmark", contenuto in origine nella raccolta "Crusade From The North" della Moonfog. |
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evidentemente io e il folk, seppur di classe eh, lo riconosco, non andiamo proprio d'accordo. non mi ha mai detto granché questo albbum, pur riconoscendogli un grande valore oggettivo. l'ho venduto un mese fa su ebay era fenriz o satyr che aveva risposto a kari, dopo che questa aveva preso le distanze dall'opera, una cosa tipo "stai zitta troia o vengo a bombardare te e la tua città di merda"?! scusate la volgarità, cito testualmente un'intervista che ricordo... |
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5
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Organium ha gia'descritto tutto alla perfezione,non ho parole per quest'album,capolavoro immenso unico ed irripetibile,opera necessaria,fondamentale e irrinunciabile per chi si approccia al folk metal. |
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4
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questo disco non ha bisogno di parole...come hanno già detto qui stiamo su livello di passione e sentimento incredibili...ogni volta che ascolto Noresgard ho la pelle d'oca |
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Quasi dimenticavo di complimentarmi per l'eccellente disamina. Piero, visto che mi sembri decisamente preparato in materia, fai un'opera buona e "rispolvera" il secondo (capo)lavoro degli Otyg, Sagovindars Boning . |
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Per quanto mi riguarda questo è probabilmente il capolavoro assoluto del genere, definirlo pietra miliare è quasi riduttivo. Quando il Folk Metal (quello vero!) veniva suonato con fiera passione, sentimento e amore per la propria terra e la propria cultura come dovrebbe essere, quando le pacchianate Power vendute per Folk e il trallalerulà Metal da sagra paesana della sopressa non erano ancora apparse; altri tempi e tutt'altra musica. Voto 100/100, disco dal quale non si può prescindere. |
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Questo è veramente uno dei picchi più alti per quell'epoca, poco ma sicuro. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Innferd 2. Mellom Bakkar Og Berg 3. Håvard Hedde 4. Villemann 5. Nagellstev 6. Oppi Fjellet 7. Langt Borti Lia 8. Lokk 9. Noregsgard 10. Utferd
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Line Up
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S. Wongraven "Satyr" (Voce, Chitarra, Tastiere, Bbasso) Kari Rueslåtten (Voce) Herr Nagell "Fenriz" (Voce, Batteria)
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