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NERO DI MARTE - Ridefinire il Progresso
07/07/2013 (3052 letture)
Ci hanno piacevolmente sorpreso con il loro disco omonimo, rivelandosi una ventata d’aria fresca per l’intero panorama nazionale e, perché no, internazionale. Abbiamo raggiunto per una piacevole chiacchierata Francesco D’Adamo e Sean Worrel, rispettivamente chitarrista e frontman del combo bolognese.

Nagash: Innanzitutto, benvenuti sulle pagine di Metallized.it.
Sean: Ciao! Grazie mille per l'intervista e l'ottima recensione!

Nagash: Presentaci la band. Chi erano i Murder Therapy e chi sono i Nero Di Marte?
Sean: I Nero Di Marte sono una band di Bologna nata nel 2007 sotto un altro monicker, Murder Therapy appunto. Abbiamo fatto uscire 2 EP e il full length Symmetry Of Delirium sotto questo vecchio nome e col passare del tempo il nostro sound si è continuamente trasformato fino a quando abbiamo ritenuto opportuno cambiare nome nel 2012. Abbiamo firmato per l'americana Prosthetic Records che ha pubblicato il nostro nuovo album a Marzo di quest'anno in Europa e negli Stati Uniti. Invece di descrivere esattamente che tipo di musica suoniamo potete semplicemente dare un'ascoltata all'album che si trova per intero qui.

Nagash: Il cambio di monicker è da ritenersi un semplice passaggio o una vera e proprio rivoluzione?
Sean: Direi in realtà più che un passaggio, un cambiamento dovuto. Il vecchio monicker stava diventando un peso e non rappresentava più quello che suoniamo oggi o che potenzialmente suoneremo in futuro. Può essere che ad un ascoltatore esterno il cambio di nome e l'uscita del nostro nuovo album sembri un cambiamento drastico, ma non è affatto così! È stata una naturale progressione a livello musicale, forse non immediatamente percettibile ad un ascoltatore al di fuori del gruppo.

Nagash: Nome a parte, avete mai pensato o messo in cantiere qualche brano cantato in italiano?
Francesco: Certo! In questo album c'è qualche breve passaggio cantato in italiano, nel prossimo la cosa riguarderà una o più canzoni per intero. È davvero particolare ascoltare, mentre suoni, il cantato in italiano, ogni parola acquisisce un significato davvero profondo. In ogni caso per Sean, essendo di origini americane, cantare in inglese risulta estremamente naturale.

Nagash: Come siete arrivati al contratto con la Prosthetic e in che termini questo punta alla vostra valorizzazione?
Sean: Dopo aver registrato il disco eravamo ancora alla ricerca di una nuova etichetta e dopo un po' di tempo la Prosthetic ci ha risposto dicendo di essere interessata a metterci sotto contratto. Siamo estremamente felici di avere a che fare con un'etichetta che in passato ha fatto uscire album di band come Gojira, Lamb Of God, Animals As Leaders e tantissime altre, e speriamo che la loro promozione e distribuzione ci aiuti a suonare dal vivo il più possibile in situazioni a noi congeniali!

Nagash: Chi si occupa della promozione? Vi ritenete soddisfatti?
Sean: La promozione è interamente in mano alla Prosthetic e siamo molto soddisfatti di come sta andando. L'etichetta sta lavorando parecchio per promuoverci e ne siamo molto grati considerata anche la mole di gruppi sotto il loro roster.

Nagash: La vostra attività live come procede? È ancora legata alla dimensione locale e/o nazionale o c'è qualche possibilità di vedervi esportare la vostra proposta?
Sean: Fino a quest'anno abbiamo tenuto svariati concerti in Italia e stiamo lavorando per partecipare a qualcosa di più grande a livello europeo. Non posso confermarti nulla al momento, ma siamo sicuri che entro la fine di quest'anno/l’inizio del prossimo riusciremo a suonare in Europa.

Nagash: Argomento sempre attuale è quello riguardante la scena italiana, sia per quanto concerne le band che il pubblico. Qual è il tuo pensiero al riguardo?
Francesco: Dovrei avere una conoscenza più ampia perché la mia è legata più che altro a Bologna e dintorni ed alle città dove ho avuto modo di suonare. È difficile generalizzare: trovo gruppi interessanti e altri meno, ascoltatori attenti e altri un po' superficiali, ed io stesso mi ritrovo in ambo le condizioni a seconda dei concerti che seguo, impossibile tracciare una tendenza, sarebbe tremendamente autoreferenziale. Un aspetto sul quale ho invece le idee più chiare, e che è più pragmatico, è quello dell'organizzazione dei concerti (nella sua interezza), che a mio avviso in Italia in molte occasioni risente di errori e incertezze davvero basilari, con ripercussioni sia per le band che per il potenziale pubblico. Alcuni aspetti forse non sono controllabili, ma molti altri invece lo sono e andrebbero migliorati enormemente. Questo garantirebbe nel tempo una netta progressione della "scena" musicale.

Nagash: Come valutate i responsi della critica rispetto al responso delle vendite?
Francesco: Il feedback positivo fa sempre piacere, sia che venga da una recensione, da un commento su un forum o da una breve discussione a fine concerto. Oppure dal vedere che l'album venga acquistato (e ascoltato) con interesse. Ma ovviamente non è determinante in nessun aspetto dell'essere un gruppo. Suonare è creare, esprimersi, dare forma sonora alla proprie idee: come possono opinioni o qualche euro avere seria influenza, nel bene o nel male, su una necessità così profonda?

Nagash: Come nascono le vostre canzoni? C'è un main composer oppure ragionate come entità collettiva?
Francesco: Direi che ogni brano ha il suo "main composer", una persona che presenta un'idea musicale, una struttura, una successione di riff. Una volta condiviso tale materiale in sala prove inizia il lavoro di composizione e scomposizione alla ricerca della forma finale, e questo è un processo totalmente collettivo. A volte è immediato, a volte invece percorre vari mesi di prove prima di trovare la sua conclusione. Interveniamo tutti sul materiale, registrando ed ascoltando le varie soluzioni proposte. A volte è un equilibrio un po' delicato, ma si basa sul concetto di fondo che fino al momento della registrazione il materiale musicale rimane "liquido" e quindi sempre alterabile e rimodellabile da chiunque all'interno del gruppo. Un gruppo deve necessariamente creare qualcosa che sia al di sopra della somma delle sue singole parti.

Nagash: C'è qualche episodio degno di nota risalente alle registrazioni o al songwriting dell'album che volete raccontarci?
Francesco: Ormai è passato non poco tempo sia dalla scrittura che dalla registrazione dell'album ed i ricordi si sono fatti un po' confusi. Ricordo però una cosa bizzarra: durante le registrazioni, in questa villa nelle colline fuori Bologna, siamo stati perennemente spiati da due pavoni giunti da non si sa dove e che hanno seguito tutte le prese degli strumenti facendo capolino dalla finestra della sala di registrazione.

Nagash: Mi ha molto colpito la produzione, ritieni sia una componente funzionale o accessoria alla fruizione della vostra musica?
Francesco: È fondamentale e funzionale a ciò che si vuole creare. La scelta dei suoni e tutte le fasi della registrazione sono di vitale importanza per l'idea che hai della propria musica. E siamo molto soddisfatti del risultato finale: l'album ha suoni ricchi di impatto e atmosfera, conservando il più possibile, soprattutto nella batteria, la naturale dinamica dell'esecuzione. Ed è un aspetto che cercheremo di curare ancora di più in futuro, cercando di fare modo che il suono rifletta totalmente la nostra naturale esecuzione.

Nagash: Quali sono i vostri principali riferimenti musicali e/o influenze?
Francesco: Penso che ognuno di noi abbia influenze e riferimenti musicali piuttosto diversi e che abbia avuto un percorso un po' tutto suo. Abbiamo sicuramente degli ascolti condivisi, che vanno dai Tool agli Zu, dagli Ulcerate ai Mastodon, ma non le definirei delle influenze: si tratta di band che hanno sviluppato idee alle quali teniamo molto ma che rimangono lontane da quello che vogliamo creare come band, quello che pensiamo di poter fare insieme di personale e autentico. Ci sono poi i King Crimson, per quanto mi riguarda la band che più di tutte ha saputo esprimere nell'arco di decenni musica diversa, personale, profonda, sperimentale e sempre attuale. Come idea di band, loro rimangono i più influenti senza dubbio.

Nagash: Mi piacerebbe sapere da voi a quale o quali brani del disco siete legati maggiormente o che semplicemente vi piacciono più degli altri. C'è qualche aneddoto legato a qualcuno dei brani?
Francesco: Personalmente il brano al quale sono più legato è Time Dissolves, il finale tocca qualcosa che sento davvero intimo e profondo. Stiamo anche realizzando un videoclip per questo brano che uscirà nei prossimi mesi. Su un piano più musicale però Nero Di Marte è il brano che più di tutti rappresenta per me questo album e tutto il periodo della sua preparazione. È passato attraverso così tante trasformazioni, arrangiamenti e ripensamenti... ed è incredibile ora ascoltarlo, solido e compiuto, che riesce a stare in vita da solo.

Nagash: So che avete un nuovo album interamente composto, puoi dirci qualcosa più a riguardo?
Francesco: Sì è vero, il successore di Nero Di Marte è già scritto e intendiamo registrarlo entro la fine dell'anno, anche se la sua pubblicazione avverrà in futuro. Un assaggio delle sue sonorità lo stiamo già dando dal vivo, terminando i nostri concerti con uno dei suoi brani cardine. È un po' presto per parlarne dato che Nero Di Marte è uscito da poco più di un mese, ma di certo l'elemento sperimentale e la ricerca di nuovi suoni sui nostri strumenti saranno più marcati nel nuovo album. Siamo davvero soddisfatti di come si è evoluto ed ha preso forma nel tempo!

Nagash: Il materiale nuovo è stato scritto nello stesso periodo di quanto pubblicato oppure appartiene ad una "fase" successiva della vostra maturazione artistica?
Francesco: Il primo nucleo ha iniziato a prendere forma all'inizio del 2011, quando stavamo ultimando i dettagli di Nero Di Marte. A quel periodo appartiene anche la scrittura di Time Dissolves che ha poi completato l'album. È quindi una fase successiva, seppur non lontanissima, con un'altra presenza importante nella scrittura dei brani, quella di Andrea (Burgio, bassista, N.d.R.), e l'utilizzo di suoni, soluzioni e sperimentazioni che abbiamo imparato ed assorbito in questi ultimi due anni. Ad ogni modo non c'è stata una pausa tra un album e l'altro nella scrittura, è un processo continuo.

Nagash: L'intervista è finita, c'è qualcosa con cui volete salutarci? Un messaggio o un'ultima battuta.
Francesco: Grazie mille per l'intervista ed il supporto mostrato! E non vuole essere una minaccia, ma... ci risentiremo molto presto.



Metal4ever
Giovedì 11 Luglio 2013, 12.26.37
5
Veramente promettenti questi ragazzi, hanno le carte in regola per diventare punta di diamante del nostro metal.
brainfucker
Domenica 7 Luglio 2013, 21.53.28
4
io lo dico da anni..noi italiano abbiamo band che non hanno niente da invidiare alla scena straniera..e questi sono una di quelle band. se solo avessimo più coraggio a supportare ste band( e non parlo solo di mettere mi piace alla loro pagina fb)
precision88
Domenica 7 Luglio 2013, 20.50.19
3
Quando verranno a Roma vado a vederli anche strisciando sui gomiti...
MrFreddy
Domenica 7 Luglio 2013, 12.06.35
2
Ottima intervista, spero di vederli e di risentirli nel prossimo futuro
waste of air
Domenica 7 Luglio 2013, 12.00.09
1
Visti dal vivo sabato scorso a Reggio: fenomenali.
IMMAGINI
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Nero di Marte - cover dell'intervista
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