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27/04/24
CRASHDÏET
VHS - RETRÒ CLUB, VIA IV NOVEMBRE 13 - SCANDICCI (FI)
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04/06/2016
( 2660 letture )
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Gli australiani Portal, formati nel 1994, possono essere considerati tra i complessi metal più interessanti e sorprendenti del nuovo millennio. Nonostante la curiosa scelta di non svelare la propria vera identità (i musicisti facenti parte della line-up utilizzano, infatti, dei nomi "di scena" e degli inquietanti e vistosi costumi neri, ispirati all'estetica del cinema horror muto degli anni '20, in particolare allo stile del celebre attore Lon Chaney), la band è ormai riuscita ad ottenere un certo seguito tra gli appassionati di metal estremo, soprattutto tra gli ascoltatori più eclettici. Quello che allontana questo gruppo dalla schiera di anonimi cloni, più o meno degni di nota, degli storici nomi di inizio/metà anni '90 è l'aver posto un ulteriore tassello per l'evoluzione del metal più brutale e intransigente, coniando una commistione di death e black che si discosta da quasi ogni tipo di stereotipo riconducibile a queste due grandi branche del metal.
Dopo una demo omonima e un EP intitolato The End Mills, pubblicati, rispettivamente, nel 1998 e nel 2002, a fine 2003 i Portal danno finalmente alla luce il primo album in studio per la label Blacktalon Media. Pur essendo diviso in 8 brani, Seepia è un unico e interminabile viaggio in un inferno sonoro composto da velocissimi blast beat e da tortuosi e caotici riff di chitarra iper-distorta che rievocano le inconfondibili sonorità di Domination dei Morbid Angel e, soprattutto, Obscura dei Gorguts (tanto che in molti frangenti del disco sembrano riecheggiare le graffianti dissonanze iniziali di Earthly Love). Tuttavia, quello del quartetto di Brisbane non è da intendersi come un semplice tributo al death metal claustrofobico di questi due colossi americani, ma più come una rielaborazione di esso. Non è un caso, infatti, che cinque anni dopo dalla sua uscita, Seepia sia stato ristampato dalla Ordo Decimus Peccatum, etichetta discografica "specializzata" in black metal: questo monolitico e terrificante impasto sonoro, spesso al limite della cacofonia, affonda le sue radici anche in territori alieni al death; basti ascoltare alcune accelerazioni in cui i riff sono suonati con la tecnica del tremolo picking, inequivocabilmente legata al black, e le aspre dissonanze caratterizzanti questi momenti, eredi di quelle dei Blut Aus Nord (che qualche mese prima avevano rilasciato quello che probabilmente è il loro lavoro più significativo, ovvero The Work Which Transforms God). Tra l'altro, le strutture piuttosto indefinite dei pezzi, nonché l'atmosfera tenebrosa e fumosa che li avvolge, fanno pensare anche al black astratto degli Abruptum (per quanto, nel complesso, il modus operandi di questi ultimi fosse decisamente diverso rispetto a quello dei Portal). Emblema di questo connubio è l'ultima canzone, The Endmills, la più devastante dell'intero lotto e la più vicina, addirittura, all'harsh noise: nessun appiglio melodico, nessun rallentamento, solo distorsioni ruggenti, sfuriate di batteria ed alienanti effetti psichedelici (specialmente negli ultimi due minuti, in cui il pezzo si tramuta in un dark ambient rumoristico e spaventoso), mentre il growl di The Curator è quasi sommerso dal resto.
Anche a causa della produzione tutt'altro che nitida che, amalgamandoli, rende i suoni dei singoli strumenti quasi indistinguibili, a volte si ha l'impressione che l'album perda un po' di direzione e si rifugi nell'ineffabile caos generale. Tuttavia, Seepia mostra una band intraprendente e vogliosa di superare i cliché del genere e, fermo restando che alcune soluzioni verranno calibrate meglio nei successivi Outre (2007) e Swarth (2009), rimane un punto cardine per chiunque voglia addentrarsi nell'ostico mondo del metal estremo del ventunesimo secolo senza riascoltare cose già sviscerate almeno cinque anni prima.
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L'unico che mi manca dei portal devo recuperarlo. Invece per le recensioni di outer e swarth quando attendo? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Glumurphonel 2. Vessel of Balon 3. Tempus Fugit 4. Sunken 5. Atmosblisters 6. Trascending a Mere Multiverse 7. Antiquate 8. The Endmills
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Line Up
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The Curator (Voce) Horror Illogium (Chitarra) Werm (Basso) Mephitic (Batteria)
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