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26/04/24
ELECTRIC VALLEY RECORDS FEST
BLOOM, VIA EUGENIO CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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06/08/2016
( 2138 letture )
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Xandria è un gruppo tedesco nato un ventennio fa con l'intenzione di rappresentare una personalità musicale dalle atmosfere evocative e dalle sonorità surreali. Il gruppo non è mai riuscito però veramente a brillare, restando sempre non solo uno, ma spesso anche due, passi dietro alle band da cui trae ispirazione. Un ritmo orientaleggiante e una voce da mille e una notte rendono lo stile Xandria riconoscibile, ma non bastano a portare il gruppo ad alti livelli. Ravenheart, uscito nel 2004, è il secondo platter della loro discografia, e non fa eccezione. Le carenze che più si fanno sentire sono l'assenza d'ispirazione che viaggia parallelamente a un'arida prevedibilità, unita all'assenza di quell'impulso deciso che smuova un po' le acque.
"Cuore di corvo" scivola infatti a più riprese nella stucchevolezza caramellata, regalando sensazioni di mielosa saturazione. Per essere certi di sviluppare al massimo il loro Ravenheart, la band si è inerpicata nella produzione di un numero di brani pari a dodici, che anche qualora fossero stati la metà non lo avrebbero reso tronco, anzi, lo avrebbero fatto guadagnare in scorrevolezza. Le tracce contenute nel lotto sono infatti per lo più ripetitive e noiose e si trascinano sembrando, in tema di durata, più dilatate di quello che effettivamente sono. Un paio di note positive vi si possono però trovare. Alcune melodie sono tanto orecchiabili e semplici da risultare simpatiche. La voce di Lisa Middelhauve suona omogenea e possiede un timbro innegabilmente rassicurante e distensivo, che indovina le giuste dinamiche piano/forti, pur non sforzandosi troppo in espressività. Dando una scorsa ai titoli dei brani si può notare una certa ripetitività tematica: riferimenti alle forze della natura, all'istintività e all'incontaminato, forse provenienti dai Within Temptation di Mother Earth. Il songwriting, pur non presentando particolari pregi, riesce a trattare il tema sempreverde del rapporto uomo Natura in modo adolescenziale e semplicistico.
Once the horizon is left behind All you will hear's the call of the wind (Call Of the Wind)
Ravenheart si apre con l'omonimo brano, tanto catchy da passare per la sigla di qualche cartone animato di ambientazione mediorientale, e neanche uno dei più belli e convincenti della release. A seguire ecco The Lioness che, dotata di cori svanenti e svenevoli, è la metafora della donna leonessa, così materna, ma allo stesso tempo così pericolosa. La successiva Back to the River appare maggiormente convincente e ci si può godere la sua leggerezza nonostante alcune controvoci sintetiche, di dubbia convenienza. La ballata Eversleeping forse è stata pensata per controbilanciare i pezzi più dinamici, perché considerando per un attimo l’intera produzione, questo risulta essere il brano decisamente più tenue. Fire of Universe e Some Like It Cold scorrono via tranquillamente, senza tradire il tenore complessivo, mentre Answer si fa ascoltare, suscitando anche qualche emozione nei ritornelli. My Scarlet Name è un pezzo che può piacere, nel quale voce e controparte strumentale trovano un equilibrio, creando una bella combinazione di suoni attraverso alcuni accorgimenti stilistici non buttati a caso. Snow-White e Black Flame aggiungono una verve appena più calcata, confermando come la seconda metà del disco sia infatti lievemente più metal della prima. Anche Too Close To Breath viaggerebbe altrettanto sopra la sufficienza, se non si concludesse con una recitazione sussurrata poco efficace, quasi imbarazzante. Infine Keep My Secret Well chiude l'album con una nota positiva, dovuta principalmente alla voce e al risveglio delle chitarre.
Ravenheart contiene quindi delle buone intenzioni, rovinate tuttavia da un'esecuzione fiacca e da idee non originali. Dopo aver ascoltato l'album nel suo complesso, non sono necessari ulteriori ascolti. Che si sia arrivati alla fine anzi è già un buon risultato. È una produzione che non lascia un segno del suo passaggio, ma nasce debole e dimessa, per morire poi nello stesso modo. Tuttavia, l’album può risultare piacevole a coloro che decidono di accostarsi al metal prendendolo da molto lontano, magari rimanendo all'interno di una certa comfort zone, al riparo da sorprese o prodezze tecniche. A questi si può quindi suggerire la carezzevole prudenza del gruppo da Bielefeld, che se mai turberà qualcuno saranno solo coloro abituati a una musica più energica e variegata.
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5
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Sono abbastanza d'accordo. A me piacciono moltissimo Ravenheart, Fire of Universe ed Eversleeping, ma il disco nel complesso non mi ha mai preso più di tanto; l'ho trovato anche io piuttosto moscetto e senza grande ispirazione. Quelli più riusciti secondo me sono Salomé ed India, perché trovo che siano quelli che abbiano la miglior combinazione di originalità, ispirazione ed incisività. Gli ultimi due non li trovo per niente brutti (Neverworld's End l'ho anche comprato perché mi ha dato delle emozioni non indifferenti), contengono canzoni con mordente e che riescono a catturare l'attenzione, però mancano di originalità, IMO. Insomma, gli Xandria hanno guadagnato in comunicatività, ma hanno perso in originalità; tra i due estremi penso che ci siano appunto Salomé ed India. |
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4
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Gran bella recensione ✌️👍 |
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3
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L'unico loro disco che mi piaciucchia vagamente è "Salomé - The Seventh Veil", gli altri mi annoiano parecchio. Anche gli ultimi due, sì. Per lo meno ora hanno una cantante, Dianne, coi controcoglioni, anche se spero abbandoni gli Xandria per dedicarsi a un progetto degno di lei. |
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2
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mai tollerati prima della svolta "pro-nightwish alla vecchia", eppure mi sono sforzato di ascoltarlo, questo Ravenheart. E il motivo è che PER ME si può tranquillamente dire fuck all'originalità strombazzata da molti (troppi per i miei gusti), quando un gruppo riesce a darmi le stesse emozioni di un gruppo per me importante, o di un genere, ecc. Soprattutto se e quando il gruppo in questionre riesce davvero a farmi ricalcare le orme delle emozioni da me provate, il che vuol dire anche imitare, col cuore, tutti gli aspetti della band che gli altri chiamano plagio di quella stessa band. Per me fino a Neverworld's End gli Xandria erano uno dei tanti gruppi "goth core" da frangia metallosa del Wave Gotik Treffen; nemmeno la voce della tanto osannata Middelhauve mi ha mai fatto alzare il benché minimo sopracciglio. Poi hanno cominciato a imitare i Nightwish ma così dannatamente bene che non premiarli sarebbe stato per me il vero peccato. Ragion per cui io concordo pienamente con Vera, confermo lo stesso voto a questo disco! |
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1
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merita almeno 80, non concordo per nulla col recensore. Gusti |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ravenheart 2. The Lioness 3. Back to the River 4. Eversleeping 5. Fire of Universe 6. Some Like It Cold 7. Answer 8. My Scarlet Name 9. Snow-White 10. Black Flame 11. Too Close to Breath 12. Keep My Secret Well
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Line Up
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Lisa Schaphaus Middelhauve (Voce) Marco Heubaum (Voce, Chitarra, Tastiera) Philip Restermeier (Chitarra) Roland Krueger (Basso) Gerit Lamm (Batteria)
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