|
06/05/24
YES
TEATRO ARCIMBOLDI, VIALE DELL’INNOVAZIONE 20 - MILANO
|
|
|
07/12/2019
( 1321 letture )
|
Lo stato di salute di un movimento (letterario, cinematografico, musicale, sportivo, ecc.) non si vede dai grandi nomi; si vede dalle seconde linee. I grandi nomi, in misura più o meno numerosa e più o meno qualitativamente significativa, ci sono sempre, in ogni settore e in ogni momento; ma, quando un movimento è in salute, accanto a questi sorgono, e trovano modo di esprimersi e di emergere, numerosi epigoni, seguaci, o imitatori che riescono a trovare la loro voce personale e il loro posto nel cuore degli appassionati. Viceversa, quando al di là degli elementi più conosciuti e affermati vi è il deserto, vuol dire che la situazione non è delle migliori; soprattutto in ottica futura. Pensiamo, per fare un esempio, alla situazione del movimento hard rock/metal classico nella prima metà degli anni ’90, quelli del periodo grunge per intenderci: i grandi nomi c’erano ancora, e, seppure con qualche difficoltà in più, non hanno mai mancato i primi posti delle classifiche; ma le seconde linee, ossia tutte quelle band nate e sviluppatesi nel solco dei capifila, e a volte in grado di eguagliarli o persino superarli, qualitativamente parlando, sono state pressoché interamente spazzate via. Il risultato finale è stato un periodo, durato almeno un paio di lustri, quasi del tutto sterile, dal punto di vista dello sviluppo del genere. Basta tornare indietro a pochi anni prima, e la situazione si presenta diametralmente opposta. Nello specifico, l’anno in questione è il 1986; il luogo è la Gran Bretagna, Londra per la precisione; e già questi due dati dovrebbero far capire al volo lo stato di grazia in cui il movimento si trovava. È infatti nella capitale inglese che i fratelli Overland iniziano a creare la propria band, definendone fin da subito le coordinate stilistiche in maniera inequivocabile: il solco da seguire è quello dell’hard rock/AOR di puro stampo radiofonico, in quegli anni portato al suo apice qualitativo e commerciale da nomi quali Toto, Bon Jovi, Bryan Adams, Europe o Journey. Suono tipicamente di stampo americano, ma matrice europea. A suggellare il tutto, la scelta del nome: i nostri si chiameranno FM, esattamente come l’acronimo (frequency modulation) che definisce la tipologia di onde radio, mediante le quali la grande musica di quegli anni entra nelle case di tutti gli ascoltatori. Indiscreet è il primo album del quintetto inglese, e costituisce il primo passo verso un itinerario, che seguirà in maniera fedele la traiettoria comune a molti altri gruppi o progetti del settore: buon primo album, passaggio contrattuale su major (Epic, nel caso specifico), secondo album che “fa il botto” commerciale, tour mondiale di supporto a qualche big, primi screzi e relativi abbandoni fra i componenti (il chitarrista Chris Overland), successivi album che fanno flop, scioglimento (1995), e successiva reunion (2010) a seguito della quale il gruppo “vivacchia” su circuiti decisamente più ristretti rispetto agli anni d’oro.
Di tutto questo, quando la band inizia a definire il contenuto di Indiscreet, ancora non vi è nemmeno il sentore; tuttavia è indubbio che nella mente del quintetto i brani del loro primo album avrebbero dovuto avere tutto il necessario per “esplodere” a livello commerciale sin da subito. Detto e fatto: questi nove brani sono un sunto completo di tutto quanto doveva avere la “perfetta band AOR” a metà degli anni ’80 per conquistare pubblico e critica: ottimo livello compositivo, arrangiamenti sofisticati e di gran classe, un cantante dotato di voce potente e timbro cristallino, un chitarrista in grado di suggellare ogni brano con riff azzeccati e assoli melodicissimi e tecnici, partiture tastieristiche ariose e ficcanti, sfruttando a dovere le magnifiche timbriche dei synth dell’epoca, sezione ritmica giustamente (come da canoni del genere) in secondo piano, ma in grado di fare il suo per dare adeguata spinta alle canzoni. Di tutto questo è impossibile non accorgersi durante l’ascolto degli episodi migliori quali Other Side Of Midnight, American Girls e soprattutto That Girl. Quest’ultimo è forse il brano più famoso del disco, al punto che (forse non tutti lo sanno) sarà rifatta e ripresentata nientepopodimeno che dagli Iron Maiden, nello stesso anno 1986, come b-side nel singolo Stranger In A Strange Land. In grande evidenza è spesso il vocalist Steve Overland, protagonista di una eccellente prova in ogni parte del disco, nel quale la sua voce si distingue in particolar modo negli episodi più ammiccanti e sentimentali, quali le ballad Love Lies Dying e Frozen Heart, la più movimentata Face To Face e la già citata That Girl, episodi nei quali emerge un gusto melodico tipicamente europeo. Il disco quindi non è semplicemente buono, è ottimo; cosa di cui si accorsero subito le principali case discografiche mondiali, che ben presto fecero a gara per portare nelle proprie scuderie gli FM; se li aggiudicherà la Epic, ma questo avverrà successivamente. Perché dunque trovate un voto indubbiamente positivo, ma non elevatissimo? Essenzialmente per due ragioni, che poi in ultima analisi sono due facce della stessa medaglia. La prima è che Indiscreet è sì un album validissimo, ma non al punto da emergere rispetto ad altri numerosi capolavori usciti negli anni a lui contemporanei o limitrofi. Mi spiego meglio: uscisse oggi un album del genere andrebbe di diritto fra i top album dell’anno; ma confrontato con pietre miliari quali Slippery When Wet (Bon Jovi), Reckless (Bryan Adams), The Seventh One (Toto), The Final Countdown (Europe), Hysteria (Def Leppard), o con piccole perle meno conosciute quali Out Of The Silence (Dare; se non lo avete mai sentito procuratevelo subito…) è costretto a cedere il passo. Quindi, per chi voglia farsi una “cultura di base” sul movimento hard rock/AOR ottantiano, questo disco non è sicuramente la prima scelta su cui puntare. La seconda è che a livello di scelte compositive ed esecutive gli FM hanno voluto inserire tutto ciò che ritenevano, non a torto, necessario per produrre il “perfetto disco AOR di metà anni’80”; il problema è che all’ascolto questo si sente. In diversi punti il disco sembra davvero un perfetto “prodotto di studio”, cui però manca quel tocco di genialità e di imprevedibilità che a volte fa la differenza fra un semplice buon disco e un capolavoro in grado di rimanere negli anni. Aggiungiamoci infine il fatto che la produzione, seppur valida, non è logicamente all’altezza dei top album del periodo (gli FM non erano ancora su major, quindi non avevano di sicuro accesso a budget milionari), ed è facile comprendere come questo album sia un’ottima scelta anche oggi per tutti gli appassionati del genere, ma che non possa essere inserito fra le pietre miliari del rock.
Considerazione finale, che si ricollega al punto da cui si era partiti: il fatto che un gruppo come gli FM, e un album come Indiscreet, siano rimasti sostanzialmente relegati nel ristretto gruppo degli amanti dell’AOR, e siano oggi poco conosciuti al pubblico rock di massa, fa capire due cose: che il livello medio delle produzioni dell’epoca era veramente eccelso, e che, purtroppo, oggi non solo le seconde linee, ma gli stessi nomi più blasonati difficilmente sarebbero in grado di produrre qualcosa di qualitativamente paragonabile. Lo stato di salute del movimento hard rock/AOR attuale quindi non può dirsi certamente ottimale; è sempre bello quindi evadere dal quotidiano per un’oretta, riascoltare i dischi dell’epoca, e ricordarsi di quando il mondo, non solo musicalmente parlando, era diverso da ora.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
10
|
Album davvero efficace e completo nel suo genere, non ha nulla in meno ai cosiddetti pesi massimi dell'epoca, poi se pesiamo la qualità in base alle classifiche e le copie vendute il discorso cambia.Come stabilire il valore oggettivo di una proposta musicale?Ci sarebbero lunghi discorsi da fare e alla fine saremmo al solito punto.Grande Band e cantante straordinario, ancora oggi in perfetta forma, ascoltare i Kings of Mercia di Jim Matheos per credere! |
|
|
|
|
|
|
9
|
Questo album era eccelso tanto quanto le altre produzioni dell'epoca…..voto 90, un classico |
|
|
|
|
|
|
8
|
Mr. Andy, addirittura 100? l'album e' un grande disco, pero' secondo me e secondo InvictuS molto inferiore al secondo. Poi essendo British per me va sulla riga dei gia' citati Rio. Quello di Bon Jovi per me e' stato ispirato dai Surgin di When the midnight comes, appunto bands yankee. Forse gli unici che un po' si avvicinano a queste sonorita' negli States e' il secondo dei Dakota. Comunque il pop e'una merda, soprattutto oggi, spero sempre un grande ritorno del rock |
|
|
|
|
|
|
7
|
....75????....ma qua siamo difronte a uno dei piu' grandi capolavori degli anni '80...questo e' un album da 100 daiiiiii!!!!...un vero classico di quegli anni!!!!...questo album e' paragonabile a slippery when wet dei bonjovi...o 1984 dei van halen ragazzi!!!! |
|
|
|
|
|
|
6
|
il capolavoro di questa band e' il successivo, voto 80 piu' o meno uguale ai Rio |
|
|
|
|
|
|
5
|
Piccolo capolavoro AOR, e sinceramente gli FM anche negli ultimi 10 anni hanno regalato delle perle!! Band immensa, meno nota, ma meravigliosa comunque..... |
|
|
|
|
|
|
4
|
Grande album aor, un cult. Io preferisco il secondo album degli FM, ma anche qui tanta roba. |
|
|
|
|
|
|
3
|
Questo album è da 90 e loro non erano seconde liee erano solo meno famosi…. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Piacevoli. E bellissime I belong to the night, Hot wire e American Girls. 75. Ma è una vita che non lo riascolto |
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. That Girl 2. Other Side of Midnight 3. Love Lies Dying 4. Frozen Heart 5. American Girls 6. Hot Wired 7. Face to Face 8. I Belong to the Night 9. Heart of the Matter
|
|
Line Up
|
Steve Overland (Voce, Chitarra) Chris Overland (Chitarra) Merv Goldsworthy (Basso) Pete Jupp (Batteria) Didge Digital (Tastiere)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|