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Bob Dylan - Blood on the Tracks
( 4462 letture )
Mentirei in maniera spudorata se vi dicessi che Bob Dylan è uno dei miei artisti preferiti, se scrivessi fiumi di parole per incensare il suo mito, la sua leggenda. Inutile raccontarvi la storia della sua vita, molto più interessante è concentrarsi sulla gestazione di questo album, che molti ritengono essere il frutto della separazione dalla prima moglie, nonostante Dylan non abbia mai confermato questa ipotesi. Quello che veramente conta per un artista influente come Bob Dylan è la musica, nient’altro di più. Pur essendo tra gli album di maggior successo commerciale della sterminata discografia dell’artista, all’inizio l’album non fu recepito con calore dalla critica, salvo poi essere rivalutato dopo molti anni, fino al punto da essere considerato uno dei suoi album migliori, al pari coi capolavori degli anni sessanta. Diverso il riscontro commerciale, molto buono nell’immediato -il disco raggiunse la prima posizione negli Stati Uniti, e la quarta nel Regno Unito-, fino a ricevere un disco d’oro nel Febbraio del 1975, e due di platino, rispettivamente nel 1989 e nel 1994. Certo è che la gestazione e il processo creativo furono abbastanza travagliati, perché dopo aver registrato l’intero album a New York, Bob Dylan volle -a pochi giorni dall’uscita- registrare nuovamente cinque brani, e lo fece a Minneapolis sotto l’egida protettrice del fratello nonché gran consigliere e produttore David Zimmerman. La ragione di questo ripensamento resta tutt’ora un mistero. Si è ipotizzato che Dylan non fosse soddisfatto a sufficienza degli arrangiamenti dei pezzi, e questa ipotesi trova conferma nel fatto che le versioni contenute su Blood On The Tracks furono abbastanza diverse, su tutte cito Idiot Wind, praticamente stravolta rispetto alla sua versione originale.

Com’è in definitiva Blood on the Tracks? È certamente un disco diverso rispetto ai lavori degli anni sessanta, ma resta pur sempre -nel bene e nel male- un disco marchiato a fuoco da Dylan; un disco capace di esaltarti e deprimerti nel lasso di tempo di una strofa. C’è un po’ di tutto nei solchi di Blood on the Tracks, blues, country, folk, rock e via discorrendo, ma quello che realmente salta all’orecchio è la maturità artistica di Bob Dylan, la sua piena coscienza di essere un cantante, un menestrello del Novecento, un poeta con chitarra e armonica al posto di carta e penna, un artista a trecentosessanta gradi. Se canzoni come Tangled Up In Blue, Meet Me In The Morning o Lily, Rosemary And The Jack Of Hearts sono più ritmate e si avvalgono maggiormente dell’utilizzo della sezione ritmica, se pur in generi e modalità diverse, non mancano le straordinarie composizioni di sola chitarra e voce di Dylan -Buckets Of Rain e Simple Twist Of Faith per esempio- che incantano da ormai un cinquantennio. Insomma, in questo disco c’è davvero tutto quello che poteva passare per la testa di un musicista di trentaquattro anni, che nel 1975 aveva ormai raggiunto la piena maturazione artistica.

Cos’altro si può aggiungere su un artista, un genio della portata di Bob Dylan? Si può solamente tentare invano di carpire anche solo per un secondo la grandezza oceanica della sua vena artistica, illuderci di aver partecipato per un momento al processo creativo di queste canzoni immortali. Ma resta appunto un’illusione e nulla più, perché io ho sempre avuto l’impressione, da fan non accanito dell’artista, che Bob Dylan abbia sempre suonato come se fosse in camera sua, con chitarra e armonica. Acquisto obbligato se volete conoscere un po’ di storia.



VOTO RECENSORE
87
VOTO LETTORI
90.48 su 35 voti [ VOTA]
L'ImBONItore
Mercoledì 7 Settembre 2022, 17.22.59
5
Ammazza, aveeete recensito Bob Dylan e lo manco lo sapevo ?? Incomincio commentando questo album, forse il migliore di Dylan in assoluto.
Therocker77
Mercoledì 9 Marzo 2016, 9.48.27
4
Insieme a The freewheelin il mio preferito dell'artista, un capolavoro e l'album più intenso e intimista dell'artista. 85/100
daniele
Venerdì 16 Novembre 2012, 9.05.51
3
da fan accanito di Dylan non ho mai amato in particolare questo disco..preferisco le ultime produzioni e scovare gemme sottovalutate da parte anche del suo pubblico. Cmq buona la recensione
fabio II
Lunedì 12 Novembre 2012, 10.22.10
2
Nettamente il miglior disco dei '70 di Dylan; '75 anno miracoloso visto che uscì anche 'The Basement Tapes'
hm is the law
Sabato 10 Novembre 2012, 10.01.14
1
Per me uno degli apici della discografia di Bob Dylan, disco da avere a tutti i costi se si ama il rock d'autore
INFORMAZIONI
1975
Columbia Records
Folk Rock
Tracklist
1. Tangled Up in Blue
2. Simple Twist of Fate
3. You're a Big Girl Now
4. Idiot Wind
5. You're Gonna Make Me Lonesome When You Go
6. Meet Me in the Morning
7. Lily, Rosemary and the Jack of Hearts
8. If You See Her, Say Hello
9. Shelter from the Storm
10. Buckets of Rain
Line Up
Bob Dylan (Voce, Chitarra, Armonica, Tastiere)
Chris Weber (Chitarra, Chitarra 12 corde)
Kevin Odegard (Chitarra)
Charlie Brown (Chitarra)
Buddy Cage (Chitarra steel)
Barry Kornfeld (Chitarra)
Eric Weissberg (Banjo, Chitarra)
Paul Griffin (Organo, Tastiere)
Gregg Inhofer (Tastiere)
Tom McFaul (Tastiere)
Bill Peterson (Basso)
Tony Brown (Basso)
Bill Berg (Batteria)
Richard Crooks (Batteria)
 
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