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MESHUGGAH - Transilvania Live, Milano, 29/05/2005
03/06/2005 (4817 letture)
Live Report Meshuggah + Scarve Milano 29 Maggio, Transilvania-Live Parte (2°)

Lo spettacolo inizia ancora prima del concerto vero e proprio: buona parte della platea era formata da giovani o meno giovani musicisti, che si erano recati al Transilvania soprattutto per veder suonare musica da professionisti ad altissimi livelli. Per questo tipo di pubblico, la possibilità di assistere (praticamente dall’interno del locale) ad entrambi i sound-check avrà rappresentato sicuramente un’esperienza preziosa. Il check dei Meshuggah in particolare, anche perché più lungo e “ragionato” di quello dei loro colleghi francesi, avrà fornito spunti a non finire. Faccio un esempio su tutti per chi conoscesse già sufficientemente bene Catch 33: nella parte di In Death – Is Life in cui all’ accompagnamento roccioso delle due chitarre si aggiunge la nota plettrata velocemente in sottofondo, i Meshuggah non si dividono i ruoli; i chitarristi continuano a suonare le rispettive linee e la parte “in sottofondo” viene eseguita con un synth da parte del fonico, dando l’equilibrio necessario al sound generale senza far perdere dinamica all’arrangamento. Per quanto riguarda gli altri brani, (ascoltati con gli strumenti che “apparivano e sparivano” dal missaggio per provare il volume delle spie e settare l’equalizzazione sull’acustica del locale) mi sembra quasi inutile sottolineare la qualità del suono, il sincronismo maniacale o in generale la professionalità estrema della resa finale, evidenziata ulteriormente dal silenzio che regnava nel locale.
L’inizio dell’esibizone degli Scarve avviene in un orario abbastanza inusuale per questo tipo di concerti (all’incirca verso le nove) e per forza di cose la performance del sestetto non può essere molto lunga (si arriva a malapena ad una quarantina di minuti, che peccato), eppure gli Scarve ci hanno sorpreso: una valanga di musica eseguita con precisione e potenza, una capacità di coinvolgere i presenti incredibile (spaventosa l’energia dei due cantanti, Pierrick e Guillame) ed una set-list da lasciare senza fiato che ha spaziato tra i brani dei primi due LP (ottima la resa dal vivo della complessa Capsized) ed alcune perle dell’ultimo Irradiant come l’opener del live (An Emptier Void), il singolo Mirthless Perspectives e la title-track Irradiant. Quando gli Scarve lasciano il palco è sinceramente difficile non avvertire, qua e là nella platea, il rammarico di persone che non credo fossero lì proprio per loro (Il Puro docet), per fortuna la prova offerta dai Meshuggah è stata sufficiente a far presto sparire dalla sala le tracce di questo piccolo dispiacere. Ragionavo sulla scaletta e valutavo l’opportunità di sentire dal vivo alcune gemme di Catch 33 più un’”insolita” Straws Pulled At Random (mai vista una set-list che la comprendesse, nemmeno nei live scaricati da internet). Lo spettacolo è iniziato in modo del tutto inatteso: i Meshuggah suonano un primo (impressionante) FA basso prima di salire sul palco. Per farvi capire la “botta” aggiungo che un ragazzo accanto a noi (eravamo molto vicini all’ impianto) ha perso l’ equilibrio e si è ritrovato per terra. La prima parte del concerto propone pezzi con cui il gruppo ha già una confidenza live pluriennale. Le prime tre songs (The Mouth Licking What You’ve Bled, Soul Burn e Rational Gaze) sono in modi diversi dei “classici” da live della band scandinava, ed il pubblico mostra di conoscere perfettamente anche le piccole variazioni d’arrangiamento che le caratterizzano rispetto alle versioni su disco: un bit-rate leggermente più lento (che esalta la nitidezza del risultato complessivo) e l’immancabile stacco cadenzatissimo in Soul Burn: “I’ll Never Tell The Truth From Lies” cantato a memoria dalla maggior parte dei fan, o almeno da quelli più navigati in fatto di ADSL e di server FTP. La quarta (Perpetual Black Second) ha fatto, a mio avviso, entrare l’esibizione nella sua dimensione predominante. I Meshuggah hanno in effetti ideato una set-list progettata chiaramente per annichilire lo spettatore, senza porsi minimamente il problema della sua povera salute mentale o auditiva, da questo pezzo in avanti il concerto diventa un crescendo schizofrenico: distrutti dal tonnellaggio incalcolabile di Stengah (incredibile pensare di poter sentire una versione più “schiacciante” di quella presente su Nothing) ci siamo preparati a ricevere il colpo di grazia con Sane, mentre quelli che erano in prima fila come chi scrive vedevano cominciare a decollare persone sopra le loro teste, pronte ad essere letteralmente “raccolte”, dalle delicate braccia della security del Transilvania (comunque corretta e civile con tutti). L’imponderabile rimane comunque l’interpretazione di ben un quarto d’ora di Catch 33 (!) partendo dalla voce campionata di Mind’s Mirrors ed arrivando fino a buona parte di In Death – Is Death. Garantisco che a quel punto era difficile pensare di poter reggere per altri tre pezzi (e non è certo un cronometro a dire se un concerto sia “pesante” o meno), eppure i Meshuggah hanno continuato a calare bordate di uranio sulle nostre povere (si fa per dire) orecchie. Il duo Organic Shadows-Straws Pulled At Random ha finito di esasperare quei pochi nelle prime file che avessero ancora una visione costruttiva dell’ esistenza e la conclusiva Future Breed Machine ha dato quasi sollievo agli astanti, con le sue cadenze “familiari” ed il suo riffing thrashy che riconciliava i meno abituati alle ultime sonorità della band con qualcosa di maggiormente simile alla “musica normale”. Quando il pezzo è terminato, e con esso il concerto, davvero pochi avrebbero avuto il coraggio di chiedere un bis. In molti uscivano dal Transilvania in stato confusionale. Con sguardo abbastanza smarrito abbiamo rivisto la semi-periferia milanese, le sagome di buona parte dei Lacuna Coil che fumavano sigarette in compagnia di parte dello “stato maggiore” di ROCK TV (quanto avreste dovuto stare dentro ragazzi miei) e, fa quasi ridere dirlo, gli Scarve, seduti per terra a scherzare con tutti ed a prendere strampalate lezioni di italiano da gente che non aveva nemmeno la lucidità per parlare. Degno epilogo di una serata senza precedenti. Si va all’alba a prendere il treno. Ce ne sono di magliette dei Meshuggah in giro per la stazione centrale.



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