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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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SESSIONMEN - # 1 - Gene Hoglan
06/11/2013 (4672 letture)
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Molte volte, nel mondo della musica, le line-up di una band storica non sono mai state definitive o stabili. In molti casi ci si avvale dei turnisti, musicisti estremamente preparati e tecnici a cui viene richiesto un lavoro di adattamento non indifferente, ma che spesso, non rientrando nella line-up storica o non avendo un nome altisonante, non ricevono mai il giusto apprezzamento se non dal pubblico più appassionato e di nicchia. Questa serie nasce con l'intento di ripercorrere il percorso e l'apporto stilistico dei più grandi turnisti della storia della musica. I veri SessionMen.
LA GENESI DELL'OROLOGIO ATOMICO La storia di colui che sarà comunemente inteso come uno dei migliori batteristi metal del mondo inizia il 31 agosto 1967, quando Eugene "Gene" Victor Hoglan II nasce a Dallas (Texas) da una famiglia di origini messicane e nativo-americane. Il padre, un musicista mariachi, è il principale responsabile dell'introduzione del giovane Gene al mondo della musica, per la quale ha sempre dimostrato una spiccata inclinazione sin da bambino. Come dichiarato dall'artista stesso, già a otto-nove anni era solito ascoltare le registrazioni di band quali Kiss e Rush, fingendo di suonare la batteria in vere e proprie cavalcate di air-drum. A tredici anni Gene ottiene il suo primo drum-kit, così da poter sperimentare sulle pelli tutte le idee maturate nel percorso da lui definito in seguito come quello per diventare "il campione del mondo di air-drum". Essendo completamente autodidatta, Gene prosegue nella sua pratica improvvisata sui lavori di Peter Criss e Neil Peart, passando poi a Bill Bruford, Cozy Powell, Alex Van Halen, Phil Taylor e Bobby Jarzombek. Proprio questi ultimi introducono Gene al mondo della doppia cassa, per l'utilizzo della quale diventerà famoso e stimato negli anni a venire.
IL RAPPORTO CON DAVE LOMBARDO E I DARK ANGEL Il caso volle che la prima batteria completa di doppia cassa che Gene Hoglan provasse a suonare in vita sua fosse quella di Dave Lombardo. Sino a quel momento, Gene si era esercitato sulla propria piccola batteria, cercando qualche espediente per simulare la tecnica d'utilizzo della doppia cassa pur senza avere la possibilità di acquistarla: il più semplice e immediato che egli utilizzò, fu quello di cambiare l'approccio con l'hi-hat e di utilizzarlo come se fosse il pedale di una seconda cassa. Per quanto questo artificio possa apparire strano, è valso un allenamento non indifferente al giovane Eugene tanto da renderlo già un esperto della doppia cassa senza averne mai provata una. Per arrivare a tale, primo incontro con la double bass bisogna fare un balzo al 1982, quando Gene venne scelto dagli Slayer come tecnico delle luci. Forte della sua passione per la batteria, strinse un forte legame d'amicizia con il quasi coetaneo Dave Lombardo, il quale gli fece provare la sua batteria a una delle prime prove cui Gene assistette; dopo pochi minuti, rimase piacevolmente stupito della disinvoltura con cui il suo tecnico delle luci utilizzava la seconda cassa.
"Quando provai la doppia cassa di Dave, lui era tipo -Cazzo, Gene! Da quanto tempo la suoni?- e io gli risposi -Da quanto tempo? È la prima volta che ne uso una!- e da quel momento iniziai a dargli consigli su quella tecnica. Da lì in avanti ci scambiammo reciprocamente molti pareri, visto che eravamo entrambi autodidatti."
Dopo aver seguito gli Slayer per alcuni anni, precisando che i due batteristi non si diedero mai delle lezioni ufficiali, ma si limitarono a scambiarsi opinioni e consigli sulle tecniche -come solo due futuri pilastri del genere avrebbero potuto fare- arrivò la possibilità per Gene di entrare nel suo primo grande gruppo: i Dark Angel. Di questo grande gruppo, fautore di album che ancora oggi rappresentano alcuni tra i punti più alti del thrash metal mondiale, Gene è stato il principale compositore a livello di testi e di musiche, rendendo lapalissiana l'enorme influenza che dai tour con gli Slayer gli era stata lasciata impressa sulla pelle.
"Gli Slayer sono sempre stati un'influenza significativa per me. Se davvero ho aiutato il loro batterista a migliorarsi un po', è fantastico! Perché loro hanno reso migliore tutto il mondo del metal. Sono sempre stato un grandissimo fan degli Slayer, molto più rispetto a quanto lo ero di gruppi come Metallica o altre band del genere. Ho visto i Metallica agli inizi, prima che venissero scritturati e prima che trovassero la loro formazione definitiva. Erano veloci, erano in gamba, erano heavy, ma quando arrivarono gli Slayer, io semplicemente pensai che lo fecero meglio."
L'ottimo percorso seguito con i Dark Angel rese Gene uno dei batteristi più impressionanti del panorama metal degli anni Novanta, soprattutto grazie alla sua strabiliante performance in Time Does Not Heal, che fu masterpiece e testamento dell'ennesima, mastodontica thrash metal band che conobbe la sua fine con l'approssimarsi degli anni 90. Mentre il resto della formazione dei Dark Angel cercava faticosamente altre band, per Gene la strada fu completamente libera per diventare un vero SessionMen.
LE COLLABORAZIONI CON DEATH & DEVIN TOWNSEND La chiamata più importante dell'intera vita musicale di Gene arrivò all'inizio del 1993, quando Chuck Schuldiner concesse a Masvidal e Reinert di abbandonare il progetto Death e di dedicarsi ai loro Cynic. Ad affiancare il mastermind dei Death, oltre al già presente Steve DiGiorgio, venne scelto Andy LaRocque già chitarrista di King Diamond. Fu proprio il disco in uscita a metà del 1993, Individual Thought Patterns, a consacrare Gene Hoglan come uno dei batteristi più ricercati e tecnici di tutto il panorama metal: ad affiancare le intricatissime partiture di basso di Steve DiGiorgio, Gene offre un drumming serrato e pulitissimo nella sua immensa complessità. Basta ascoltare gli intro dell'apripista Overactive Imagination o della conclusiva The Philosopher per rendersi conto dell'elevatissima capacità del gigante buono dietro le pelli: la doppia cassa segue ritmi ricercati, evitando le ormai classiche sdoppiate di lunga durata, ma accompagnando con efferatezza le linee imposte dalla sei corde di Schuldiner e i virtuosismi oleosi di Steve DiGiorgio. L'apertura di The Philosopher si dimostra più rilassata rispetto all'incedere brutale delle tracce precedenti, ma riesce a mettere bellamente in mostra lo stile incredibile di Gene, le cui mani sembrano correre alla velocità della luce in quel delicato tocco dei piatti. La coniugazione delle ritmiche più mastodontiche alle cupe melodie impregnate di malignità vengono supportate da un drumming versatile e incredibilmente pulito nella sua esecuzione. Proprio per questa prestazione al di sopra del livello riservato ai comuni mortali, Schuldiner richiese la sua presenza anche nel successivo disco, quello che sarebbe diventato non solo l'ennesimo masterpiece dei Death, ma anche una pietra miliare della musica in generale: Symbolic. Lo stile muta assieme al sound della band, senza tuttavia perdere la propria classe innata: le carezze jazzistiche sui piatti, le furiose cavalcate di doppia cassa e le rullate estreme continuano a supportare magnificamente l'estro creativo del genio di Schuldiner, scortandolo ormai come se fosse il suo personale e fido scudiero. Da brividi è il contrasto tra le sezioni più delicate, su tutti il sound dei piatti sotto la sezione in tapping di Without Judgement e gli stacchi più brutali completi di cambi di tempi, come in Misanthrope, dove si passa da una sfuriata di doppia cassa ai più ragionati tempi dispari sotto i virtuosismi solistici di Schuldiner, per poi aumentare gradatamente in una nuova sfuriata. In tutto Symbolic, così com'era stato per Individual Thought Patterns, non vi è un brano che non metta in luce l'incredibile estro batteristico di Hoglan, grandioso coniugatore di stili differenti e perfetto esecutore del drumming richiesto dal mastermind dei Death. Se poi ci si rende conto che tutto questo lavoro è stato fatto da un batterista che non sapeva nemmeno cosa volesse dire suonare sotto il click del metronomo, l'immensità del suo lavoro raggiunge ulteriormente nuovi apici. Infatti, sarà proprio Devin Townsend a indottrinare il buon Gene sull'utilizzo del metronomo per le registrazioni di City, il secondo disco del progetto cattivo del pazzo genialoide che ha iniziato la sua carriera cantando per Steve Vai. Se possibile, in City, l'uso della doppia cassa di Gene diventa ancora più evidente rispetto alla sua partecipazione nei Death: ciò è dovuto alla mera differenza stilistica che differenzia l'immenso progetto del compositore di Orlando e gli Strapping Young Lad; dallo stile sincopato, i passaggi eleganti e melodici ed i tocchi jazzati di Symbolic si passa alla violenza nuda e cruda dell'incredibile album di Townsend. Seguendo l'incessante tic del metronomo, Gene sfoggia una performance da urlo, nella quale le sue due grosse gambe non sembrano mai arrestare la loro cavalcata sui pedali gemelli. Il risultato è una compattezza sonora e un sound batteristico ancora oggi ineguagliato nella mera irrazionalità stilistica degli Strapping Young Lad. Sei mesi dopo, prima ancora di venire coinvolto negli altri progetti solisti di Devin Townsend, Gene viene chiamato dai Testament per registrare le parti di batteria del loro nuovo Demonic: questo album si rivelerà uno dei pochi flop della band californiana e perciò non offrirà una giusta immagine a Gene per la sua collaborazione. Malgrado il drumming sia serrato e incessante come sempre, incredibile paradigma di come dovrebbe essere suonata una batteria da ospite, il growl di Chuck Billy e la virata stilistica verso il death/thrash non è stata ben accolta dai fanatici dei Testament. Per questo, dopo tale registrazione, il grande batterista torna sotto l'ala protettiva di Devin e si mette in gioco per una nuova sfida personale: suonare per i dischi solisti di dell'eclettico canadese, con uno stile e un modo d'intendere la musica completamente diverso rispetto a quanto fatto sino a quel momento.
"L'album Infinity fu la prima registrazione che feci senza avere sempre la doppia cassa. Lo registrammo quasi tutto con una sola cassa, su un drumkit da cinque pezzi. Ciò rese il mio approccio allo strumento completamente differente...ero tipo: ok, devo essere più dinamico di braccia senza una grancassa a colmare il tappeto sonoro, ma, ehi, sono un batterista e posso senz'altro fare di meglio che sdoppiare solamente. Fu un'esperienza musicale veramente figa."
Il culmine della prestazione di Hoglan sugli album solisti di Devin Townsend arrivò su quel capolavoro che porta il nome di Terria. Qui non vi è nulla dell'estremo batterista che ha portato al successo i Dark Angel, non vi è quasi nulla dell'incredibile tecnicismo mostrato al capezzale del compianto Chuck Schuldiner, non vi è nulla della devastante cacofonia degli Strapping Young Lad. Tutta l'esperienza raccolta dal giovane Gene viene rielaborata, modificata e messa al completo servizio del concept più riuscito in assoluto del geniale folle canadese: la batteria duetta con il fretless di Craig McFarland, creando una dolce ritmica quando richiesto e accelerando e inasprendo le proprie movenze quando i riff di Devin cominciano a pestare in modo più secco; la doppia cassa spunta nuovamente fuori anche se viene utilizzata con cautela, per accompagnare gentilmente il riff di Earth Day. Da sottolineare anche il lavoro ai piatti quasi come se Gene si stesse improvvisando un esperto percussionista accompagnatore di brani come Olives e Deep Peace. Questa grandiosa release segnerà un nuovo passo in avanti per l'orologio atomico, il quale tornerà sotto l'ala di Devin Townsend per i successivi lavori targati Strapping Young Lad, ma che nel frattempo assecondava le numerosissime richieste di collaborazione provenienti da tutto il mondo.
L'ESTREMO FREDDO DEL NORD, LA SATIRA & L'INDUSTRIAL Nel periodo intercorso tra City e la pubblicazione degli album solisti di Devin Townsend, Gene Hoglan venne contattato da Galder, chitarrista e songwriter dei Dimmu Borgir per prendere parte al terzo disco del suo progetto solista Old's Man Child, Ill - Natured Spiritual Invasion. Sino a quel momento, Gene non aveva mai suonato in un gruppo di stampo black metal, sebbene fosse un grande estimatore del genere.
"Sono sempre stato un appassionato di black metal, pur non avendo suonato nulla sino al 1998. Sono stato un fan degli Emperor, un fan dei Dimmu Borgir e del progetto Old's Man Child di cui sono soddisfatto di esserne stato parte; quello è stato comunque l'unico disco black metal su cui ho suonato, per cui non posso certo definirmi un esperto batterista black. Sono più un ascoltatore di esso."
Il sound richiesto da Galder era un black metal condito da sfumature sinfoniche, che già si potevano udire nei suoi Dimmu Borgir, per cui la tecnica di Gene venne messa in mostra con laceranti blast beat e grande utilizzo di doppia cassa. Certo, si trattava di un lavoro molto meno impegnativo ed elaborato rispetto a quello messo in mostra qualche anno prima con Individual Thought Patterns e Symbolic, tuttavia la fama del grande batterista venne ulteriormente incrementata vista la forte dimestichezza con cui variava da un genere estremo all'altro. Proprio per quel motivo venne contattato negli anni seguenti dalle band metal più disparate: le due più importanti furono la melodic death band di Brendon Small, i Dethklok e uno dei capostipiti dell'industrial metal, i Fear Factory. Nei primi, Gene ha preso parte a tutti e tre i dischi sostenendo, con il suo talento nel creare un massiccio muro sonoro, il sound estremo e satirico della band.
"L'elemento parodistico musicale non è entrato nella mia vita con i Dethklok, anche se essi sono quelli più evidenti, ma già nei Zimmer's Hole, nel disco in cui ho suonato, il titolo ‘When you where shouting at the devil, I was in league with Satan', ovviamente richiama i dischi di Motley Crue e Venom. Prima ancora con gli Strapping Young Lad, Devin aveva risposto al Far Beyond Driven dei Pantera con il suo Far Beyond Metal. C'è comunque una certa similitudine: ciò che Devin fa sulle linee vocali, orchestrali, elaborate e ininterrotte, Brendon lo fa sui riff di chitarra."
Questo bisogno di estremizzare il sound e le tematiche, di rendere il metal sempre più estremo e cattivo finendo irrimediabilmente nella parodia di sé stesso, si riassume alla perfezione nella discografia dei Dethklok. Mettendo insieme tutte le sue esperienze passate, il grande drummer ha potuto sostenere completamente Brendon Small in tutte le sue necessità di supporto batteristico, sfoggiando prestazioni cattive e brutali all'inverosimile, emulando quasi l'efferatezza del mastodontico City. Oltre all'elemento della satira, dopo un paio d'anni dall'esordio dei Dethklok, Gene venne chiamato da Burton C. Bell per entrare nei Fear Factory dopo l'esclusione dietro le pelli dello storico Raymond Herrera. Al contempo, vi fu il rientro del figliol prodigo Dino Cazares alla chitarra e, sfruttando un periodo di stop dovuto alle azioni legali mosse da parte di Herrera nei confronti dell'utilizzo del monicker, la band scrisse Mechanize. Il sound di Gene muta ancora una volta, adattandosi alla perfezione a quanto viene richiesto dall'industrial: ritmiche rocciose e doppia cassa ossessiva, in una pulizia sonora che deve rasentare l'eccellenza della prestazione. Malgrado le parole spese da Herrera, probabilmente dettate dalla giustificabile rabbia per essere stato estromesso dalla band, ascoltando la prova batteristica di Gene Hoglan su Mechanize risulta davvero difficile immaginare che egli non fosse stato in grado di suonare alcuni dei vecchi brani della band. Certo, le qualità e le capacità di Herrera dimostrate nel suo percorso artistico sono di alto livello, tuttavia pare davvero incredibile che il big drummer che ha suonato su dischi come City e Individual Thought Patterns possa essere incapace di replicare tali partiture batteristiche. Polemiche tra band a parte, la presenza di Gene nei Fear Factory aggiunse una nuova riga nell'immenso curriculum del batterista texano e lo proiettò a rientrare tra le fila di una delle più grandi thrash metal band californiane.
IL RITORNO CON I TESTAMENT Lasciato Paul Bostaph, ufficialmente a causa di un problema fisico, Eric Peterson & Co. chiamarono nuovamente Gene Hoglan per prendere le redini delle pelli nel nuovo disco Dark Roots of the Earth, dopo ben quindici anni dalla pubblicazione del non irresistibile Demonic. L'arrivo di Gene fu, come spesso è accaduto nella sua carriera, posteriore alla scrittura del materiale: Eric Peterson aveva già composto quasi tutti i riffs portanti dell'album, per cui al mastodontico drummer venne richiesta una linea batteristica che ben si adattasse al suono puramente thrash di Dark Roots of Earth. Il risultato, com'era presumibile, è decisamente superiore a quello del passato Demonic e mette in mostra una nuova, eccellente performance di Hoglan. La presenza di alcuni blast beat come nella devastante True American Hate, il furioso due/quarti sotto il trascinante refrain di Native Blood e la pulizia esecutiva dimostrano ancora una volta il meraviglioso tocco e l'incredibile tecnica del batterista texano. Lo stile suonato sull'ultimo album dei Testament è decisamente differente da quanto espresso dal drummer negli ultimi anni, con un ritorno principalmente ai fasti dei Dark Angel e dei Death di Chuck Schuldiner, trovando ispirazione da entrambe le band di cui egli ha fatto parte. Il risultato è stato l'ennesimo tour mondiale che il nostro grande batterista ha affrontato, mettendo in mostra di fronte ai pubblici più disparati le sue innegabili e incredibili doti tecnico-stilistiche. L'affiatamento con il resto della band, poi, ha reso il tutto ancora più massiccio e godibile sia a livello di studio, sia a livello di esibizione live. Tuttora il mastodontico batterista è ufficialmente presente in formazione per i tour della band. Per quanto riguarda il suo futuro, ancora una volta ci s'imbatte in una situazione nebulosa: continuerà a far parte dei Testament? Si dedicherà davvero anima e corpo alla reunion dei Dark Angel? Prenderà parte ad altri progetti musicali? La risposta, come al solito, arriverà solamente con il tempo. Ma una certezza rimane: qualsiasi sia il suo futuro musicale, sicuramente sarà ghiotto di performance di un livello superiore e accentuerà ulteriormente l'aura leggendaria di questo batterista.
THE ATOMIC CLOCK Quando si parla del modo di suonare di Gene Hoglan si fa presto a riassumerlo con il soprannome che le sue prestazioni magistrali gli hanno permesso di ottenere: "The Atomic Clock". Ogni disco cui ha partecipato è portatore di una sensibile varianza del suo stile, a seconda dei casi e delle necessità, senza però mai intaccare la qualità e il sound di fondo che possiede il suo modo di suonare. Caratteristica prioritaria del suo stile è l'impostazione open-handed, che non comporta il classico incrocio delle braccia nel suonare charleston e rullante, colpendo il primo con la sinistra e il secondo con la destra; questo comporta anche lo spostamento del ride alla sinistra del drummer, sul quale egli fa sfoggio delle sue forti influenze jazzistiche che gli sono valse un nuovo modo d'intendere la batteria nel metal estremo. La grandiosità del suo operato, l'immensa qualità delle sue partiture e la grande predisposizione a rendere realtà le idee batteristiche dei più grandi compositori della musica metal, non sono le sue uniche qualità. A tali importantissime peculiarità dev'essere anche aggiunta l'immensa umiltà con cui egli ha sempre affrontato le sfide della propria vita: qualsiasi nuovo progetto, qualsiasi nuovo concerto è stato affrontato con grandissimo impegno e con enorme rispetto, verso il musicista che ha affiancato e verso il pubblico accorso per osservare le sue esibizioni. Non solo tecnica, quindi, ma anche buon cuore e la piacevole inclinazione nel trascorrere spontaneamente parte del suo tempo con i fans, rendono quest'uomo uno dei più grandi batteristi metal in circolazione degli ultimi trent'anni e fanno di lui un vero e proprio SessionMan d'eccezione.
DISCOGRAFIA ESSENZIALE 1) Dark Angel – Darkness Descends (Combat Records, 1986) 2) Dark Angel – Leave Scars (Combat Records, 1989) 3) Dark Angel – Time Does Not Heal (Combat Records, 1991) 4) Death – Individual Thought Patterns (Relativity Records, 1993) 5) Death – Symbolic (Roadrunner Records, 1995) 6) Strapping Young Lad – City (Century Media Records, 1997) 7) Testament – Demonic (Music for Nations, 1997) 8) Old Man's Child – Ill-Natured Spiritual Invasion (Century Media Records, 1998) 9) Devin Townsend – Infinity (HevyDevy Records, 1998) 10) Devin Townsend – Physicist (HevyDevy Records, 2000) 11) Devin Townsend – Terria (HevyDevy Records, 2001) 12) Strapping Young Lad – Strapping Young Lad (Century Media Records, 2003) 13) Strapping Young Lad – Alien (Century Media Records, 2005) 14) Dethklok – The Dethalbum (Williams Street Records, 2007) 15) Zimmers Hole – When You Were Shouting at the Devil…We Were in League with Satan (Century Media Records, 2008) 16) Dethklok – Dethalbum II (Williams Street Records, 2009) 17) Fear Factory – Mechanize (Candlelight Records, 2010) 18) Testament – Dark Roots of Earth (Nuclear Blast, 2012) 19) Dethklok – Dethalbum III (Williams Street Records, 2010)
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Inutile definirlo straordinario. Lo sappiamo tutti |
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grande batterista uno dei migliori del genere, al pari di grandi giganti ad esempio Dave Lombardo. |
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Silvia, anche a me piace Alex come chitarrista, è davvero un grande solista..purtroppo non ho visto Lombardo dal vivo, e per me è un rimpianto..Non sempre posso andare ai concerti e ne ho visti pochi, purtroppo..immagino sia grandioso, basta ascoltarlo su disco, è un fuoriclasse. |
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scusa nel 2006/07, macche' 96, magari  |
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@lisa, e' vero e' spettacolare, a me e' piacuto molto in tour con i Testament assieme al mio chitarrista preferito, Alex (video, non li ho visti dal vivo) . ma hai mai visto Lombardo dal vivo? l'ho visto nel 96, da infarto, un mix di potenza, passione, devastazione e spacco della battuta al nanosecondo, un treno che trascinava tutto il gruppo |
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Per me il miglior batterista del mondo. L'ho visto dal vivo e mi ha impressionato, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso..devastante! Per me un'idolo, anche perchè ha militato tra le mie band preferite Death e Dark Angel su tutti, e poi i Testament ovviamente..il lavoro che fa su Times do not heal è disumano, e spettacolare su Symbolic..per me 2 album tra i più belli mai ascoltati in vita mia. Forse gli tiene testa Lombardo, anche lui fantastico..ma Hoglan per me è avanti a tutti. |
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onore a Gene, uno dei migliori batteristi thrash e del metal in generale. |
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Per fortuna di tutti noi, ovviamente............ |
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Una cosa che non ha detto @Monky nel suo ottimo articolo, è che Hoglan in veste di tecnico luci fu cacciato quasi subito dagli Slayer, perchè era un pessimo tecnico. L'ha raccontato lui stesso in un'intervista, ridacchiando e riconoscendo tranquillamente che era veramente scarso. Per fortuna la sua carriera si è diretta da tutt'altra parte........... |
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@waste of air: immaginavo che anche Devin fosse una persona molto alla buona! Sicuramente quando artisti del genere si dimostrano anche grandiosi dal punto di vista umano, raggiungono un livello ancora più alto nella mia considerazione. E anche se non han fatto la storia, ti quoto, chi se ne frega. |
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Al Tempo Rock ci abito di fianco, e il 12 aprile 2003 vennero gli strapping young lad; andai là il pomeriggio e lo passai con Zio Devin e Gene, persone totalmente alla mano e più che disponibili. Ho visto il mio gruppo preferito, ne ho conosciuto i componenti e il disco autografato è sotto chiave. Mi ritengo fortunato per avere visto una band unica e rara; non ha fatto la storia? Chi se ne frega, rimane ancora oggi inarrivabile per innovazione, potenza e tante altre cose; grazie anche a Gene. Fenomeno. |
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Dark Angel – Darkness Descends Dark Angel – Leave Scars Dark Angel – Time Does Not Heal Death – Individual Thought Patterns Death – Symbolic Strapping Young Lad – City Testament – Demonic Devin Townsend – Terria Strapping Young Lad – Strapping Young Lad Strapping Young Lad – Alien FATELI VOSTRI QUESTI CAPOLAVORI È OBBLIGATORIO!! |
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@Raven tanta invidia! @Monky purtroppo quel fatto l'ha alterato un po' e infatti mi ha stupito non vederlo fuori con i fan dopo il concerto, visto che è famoso per la sua grande disponibilità, ma è stata una dimostrazione di bravura impressionante! |
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Un mito assoluto, uno dei miei batteristi preferiti e tra i migliori in circolazione. Leggenda. |
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.....e anche autore di testi tra i migliori che abbia mai letto. |
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Un grande. Lo apprezzo molto nei dischi dei Death.  |
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Uno dei musicisti migliori in assoluto! Anzi, questo sta proprio su un altro pianeta! |
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@The Preacher: la perla dell'aver suonato in piedi True American Hate non la sapevo non fa altro che confermare quanto detto su questo grandissimo batterista! La tua considerazione vale anche per me, in ambito puramente metal è anche il mio preferito. In generale, rimane comunque nella mia personalissima Top 3! @Raven: ahah anche io l'ho notata quell'unghia lunghissima! E quoto tutto quanto detto sulla sua gentilezza e sulla sua disponibilità, anche in questo ambito uno dei migliori! |
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Ho avuto modo di conoscerlo tempo fa. Molto gentile e disponibile. per nulla montato e dotato di un'unghia del mignolo lunghissima La foto fatta insieme è uno dei "cimeli" cui tengo di più. |
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Il mio batterista preferito, musicista con i controca**i e persona enorme, in tutti i sensi! Credo che nel metal i batteristi che gli si possano avvicinare si contino sulle dita di una mano (e due hanno suonato prima e dopo di lui nei Death ), ma lui è stato in qualche modo un precursore al pari del ben più famoso Lombardo (come giustamente sottolineato nell'articolo). Tutti i dischi che ho ascoltato in cui ha suonato sono di una qualità fuori dal comune batteristicamente parlando, e secondo me l'apice è raggiunto in Individual Thought Patterns, in cui la complessità delle canzoni gli lascia enorme spazio che lui provvede a occupare in modo più che eccellente! Una prova che mi ha lasciato assolutamente senza parole e che mi ha convinto a applicarmi seriamente sullo strumento (ogni tanto me lo ripeto: "se oggi non studi non riuscirai mai a suonare Overactive Imagination!" anche se la voglia di suonare non manca mai!). Per me è un vero idolo, e anche io al New Age sono rimasto annientato dalla sua prestazione con i Testament: a causa di un problema allo sgabello ha suonato senza perdere neanche un bpm true american hate in piedi! Robe da matti! Sono uscito senza mascella quella sera! |
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Grazie Filo! Si anch'io sono andato al Tempo Rock appositamente per vedere la performance di Hoglan, pur amando moltissimo i Testament, e l'ho principalmente tenuto d'occhio tutta la sera. Dal vivo è ancora più impressionante. Sono d'accordo con te sul fatto che la "summa" batteristica di Gene sia Symbolic, anche se i clamorosi tecnicismi di Individual Thought Patterns sono ancora quanto di più incredibile ci abbia fatto sentire nella sua carriera  |
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Ho ancora negli l'immagine basita del mio amico batterista durante il concerto al Tempo Rock lo scorso marzo, venuto appositamente per vedere la sua performance... Non smetteva di ripetere "Come cazzo fa?", oppure "E' impressionante!"... Aneddoti a parte, a mio parere la sua vetta carrieristica è stata raggiunta in Symbolic! Un plauso all'articolo di Monky e un saluto ad utenti e redazione! |
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Bella disamina, che mette in luce proprio l'aspetto "session" di questo grande batterista. |
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Artista di enorme talento, un vero fuoriclasse. |
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ARTICOLI |
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