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SESSIONMEN - # 2 - James Murphy
25/11/2013 (3482 letture)
Molte volte, nel mondo della musica, le line-up di una band storica non sono mai state definitive o stabili. In molti casi ci si avvale dei turnisti, musicisti estremamente preparati e tecnici a cui viene richiesto un lavoro di adattamento non indifferente, ma che spesso, non rientrando nella line-up storica o non avendo un nome altisonante, non ricevono mai il giusto apprezzamento se non dal pubblico più appassionato e di nicchia. Questa serie è nata con l'intento di ripercorrere il percorso e l'apporto stilistico dei più grandi turnisti della storia della musica. Quelli che rientrano nella categoria d'eccellenza dei SessionMen.

UN'ADOLESCENZA IN COSTANTE MOVIMENTO
Non sono molti i musicisti che possono vantare la propria presenza tra i progetti di almeno tre band di altissima importanza storica per il thrash e per il death metal e di aver fondato uno dei gruppi più sottovalutati, eppure artefici di una delle pietre miliari del movimento death novantiano. Ebbene, grazie al suo talento e alla sua passione, non solo James Franklin Murphy rientra in questa categoria decisamente ristretta, ma è anche riconosciuto al contempo come uno dei più grandi elementi di spicco della sei corde nel metal estremo. James Murphy è nato a Portsmouth, Virginia il 30 luglio 1967, che si rivelerà sempre più come un'annata d'oro per le leggende del death metal floridiano; si, ho detto floridiano poiché malgrado il qui presente James sia nato a circa milletrecento chilometri da Orlando, quest'ultima città è stata quella in cui egli è cresciuto e ha vissuto la maggior parte della sua adolescenza in terra americana. Il motivo di questa movimentata vita giovanile è da riscontrarsi nell'appartenenza alla US Navy del padre, il quale fece stanza in Virginia proprio negli anni '66-'67. A causa del lavoro del suo genitore, James trascorse la sua adolescenza in Florida, eccetto per un periodo di circa sei anni dove il padre venne mandato in Germania. Fu proprio sulla chitarra classica di quest'ultimo che James Murphy cominciò a muovere i primi passi nello sviluppo della sua tecnica personale. Lo stesso chitarrista ricorda volentieri il periodo fanciullesco, quando ascoltava i dischi della collezione del padre, salvo poi ricevere in regalo il suo primo registratore e cominciare -intorno agli otto anni- ad ascoltare Kiss, Queen ed Aerosmith. Nelle scuole medie il suo interesse s'intensificò ulteriormente, passando a gruppi come Rush, Black Sabbath e Ozzy Osbourne, mantenendo sempre un occhio di riguardo alle leggendarie linee chitarristiche di Randy Rhoads, senza però mettere in secondo piano la batteria, suo secondo strumento preferito.

"Iniziai a chiedere insistentemente una chitarra ai miei genitori ogni compleanno e ogni Natale sin dall'età di otto anni. Tuttavia, mio padre non era dell'idea di spendere tutto quel denaro per uno strumento musicale in età così precoce, per cui non ne ricevetti mai una. Mentre vivevo in Germania, lavorai per due estati nel programma di lavoro offerto dalla US Military per i figli dei dipendenti e misi da parte quasi tutto il denaro che avevo guadagnato. Un giorno, alla fine della seconda estate, mi diressi a Geissen e comprai una Aria Pro II Deluxe, una Flying V nera con un grosso fulmine giallo che attraversava tutta la parte frontale della chitarra. Fui davvero orgoglioso di quello strumento e iniziai a darmi da fare per imparare seriamente a suonare."

A sedici anni James cominciò a suonare seriamente una chitarra. Era un po' in ritardo rispetto agli standard tradizionali, ma dedicò anima e corpo a quelle sei corde e a quei due pickup con l'intento di diventare un grande chitarrista. Dalla sua parte vi furono le tantissime ore passate ad ascoltare e a metabolizzare le linee chitarristiche dei dischi che aveva comprato durante la sua adolescenza. Lo stesso Murphy lo indicò come uno degli elementi -oltre, ovviamente, a una buona dose di talento- che gli rese molto più semplice imparare a suonare così bene il suo strumento quando riuscì finalmente a possederne uno. Le tecniche principali gli furono più semplici da mettere in atto grazie all'intensa metabolizzazione delle strutture degli accordi, delle tonalità delle scale, dei fraseggi solisti e della struttura di questi ultimi nei dischi che lui tanto amava. Senza dimenticare uno dei dettagli che renderà poi James Murphy famoso nel suo tocco chitarristico, il vibrato: sin da subito questa tecnica gli risultò semplice da attuare in modo convincente, sfruttando il suo orecchio allenato da ore e ore di riproduzioni musicali. Queste grandi qualità personali gli permisero, a soli ventidue anni, di venire avvicinato -anche in modo abbastanza curioso e fortuito- da una delle menti più geniali che la Florida avesse mai partorito. Questo incontro, come accadrà anche ad altri moltissimi eccellenti musicisti rientrati nel potentissimo campo di forza di Chuck Schuldiner, gli permetterà di diventare uno dei chitarristi più richiesti di tutto il panorama metal estremo. Il destino stava già intessendo buona parte delle sue trame per farlo diventare un provetto SessionMan.

LA STORIA DEL DEATH METAL
Il modo in cui James Murphy fece conoscenza con Chuck Schuldiner fu quanto di più casuale e curioso potesse capitare. Infatti, il loro fu un semplicissimo incontro tra due fans della musica heavy metal, come se fossero due ragazzi qualunque amanti di quel genere musicale così grezzo e spopolante negli anni Ottanta. Quando James incontrò Chuck aveva già affrontato un tour nel 1987-1988 con la celebre band Agent Steel in Europa e nel Regno Unito, quindi poteva già vantare una discreta esperienza live in giro per il mondo e -soprattutto- una maglietta con le date di quell'european tour. Infatti, fu proprio quel capo d'abbigliamento a far conoscere i due chitarristi, nel parcheggio antestante l'area concerti di Tampa, poco prima di uno dei concerti del tour a supporto di Leprosy nel 1989.

"Passai accanto a Chuck nel parcheggio senza nemmeno farci caso, né riconoscerlo. Fu lui a richiamare la mia attenzione -Ehi! Bella maglietta, gli Agent Steel spaccano!- bastò quella semplice frase da supporter per far accendere una scintilla di conversazione. Parlammo a lungo e gli raccontai di aver preso parte a quella tournée come turnista e lui sembrò molto interessato a quella mia esperienza. Gli lasciai il numero di telefono dei miei genitori, visto che non ne avevo uno mio, e gli dissi di chiamarmi casomai Rick (Rozz) se ne fosse mai andato dalla band."

Come la storia c'insegna, Frederick DeLillo venne allontanato dai Death pochi mesi dopo quel tour a causa della sua scarsa intenzione nell'allenarsi sulla sei corde e di migliorare le proprie capacità artistiche in linea con la band. Rimane curioso il fatto che, per alcune ore, lo stesso James Murphy si trovò a rifiutare quella proposta di Chuck Schuldiner a causa dei suoi studi e del suo temporaneo trasferimento ad Atlanta.

"Un giorno Chuck chiamò a casa e rispose mia mamma. Le chiese dove potesse raggiungermi e mi propose di entrare come seconda chitarra nei Death, visto che stava lavorando al nuovo album. Che ci crediate o no gli dissi che ero lusingato dalla chiamata, ma che in quel periodo avrei preferito rimanere ad Atlanta per proseguire i miei studi. Il mattino dopo mi svegliai e pensai -Che cazzo sto facendo?- richiamai immediatamente e diedi la mia disponibilità a Chuck, il quale mi comunicò che, vista la mia rinuncia, si erano già messi in contatto con un altro chitarrista. Mi propose comunque di andare fino a casa di Terry (Butler) per provare con loro qualche pezzo dei Death. Dopo aver impacchettato tutto nella mia macchina, affrontai quel viaggio di otto ore verso Tampa e suonai qualche pezzo con loro. Mi ringraziarono per la disponibilità e io tornai ad Atlanta, ancora incazzato con me stesso per aver rifiutato. Tre giorni dopo, Chuck mi chiamò e mi disse che avevano scelto me, se solo avessi voluto far parte della band. Pochi minuti dopo stavo già riempiendo di nuovo la macchina con le mie cose."

L'esperienza con i Death su Spiritual Healing fu il raggiungimento del sogno di un giovane ragazzo metallaro amante della propria chitarra, che non era entrato in studio di registrazione nemmeno una volta, ma che aveva già un tour europeo alle spalle. Il risultato della mente geniale di Chuck e dell'apporto chitarristico di James è registrato in quel capolavoro che è Spiritual Healing: distorsioni bestiali, tecnica esecutiva impeccabile ed estremamente lontana da quella utilizzata nell'esordio della band e vero e proprio punto di svolta della carriera di una delle più grandi realtà della musica contemporanea. L'apporto di James fu sostanzioso, tanto da ottenere i credits dell'album su ben quattro canzoni. Gli assoli sono pregni del suo stile in grado di integrare tecnica sopraffina e grande gusto melodico, tanto da renderlo uno dei migliori -se non il miglior chitarrista- che si affiancò a Chuck durante la lunga e prolifica carriera dei Death. Basti ascoltare il solo di Altering the Future con i suoi sweep picking e l'uso elegante del tremolo o di Genetic Reconstruction per comprendere l'estro artistico e creativo di James Murphy, anni luce avanti un Rick Rozz qualunque. Spiritual Healing non fu il disco più importante in cui James suonò solamente perché era anche il suo primo disco, ma anche perché si trattava della registrazione che consacrò il suo imprinting chitarristico. Purtroppo siamo tutti a conoscenza degli eventi che caratterizzarono il tour a supporto di Spiritual Healing e che creeranno poi quell'epica rivalsa partorita con il nome di Human. Tali eventi costrinsero James a uscire da tale progetto, senza tuttavia sprofondare nell'anonimato, visto che venne prontamente chiamato dagli Obituary per il loro secondo album. Cogliendo le redini soliste della band di Tampa, James mise in mostra quanto di buono già registrato in Spiritual Healing, accentuando ulteriormente il proprio estro chitarristico: basta ascoltare Cause of Death, la title-track, che vanta un assolo introduttivo da pelle d'oca, pregno del caratteristico vibrato e della furiosa pennata alternata di James. Per un musicista normale prendere parte al disco della svolta di una band di livello assoluto e al miglior album della discografia di un'altra death metal band di caratura nello stesso anno, sarebbe un sogno incredibile. Per James Murphy fu una realizzazione onirica che durò molto più rispetto a quanto ci si sarebbe aspettati. Infatti, lasciati gli Obituary dopo quel disco, James mise a disposizione la propria classe solistica ai Cancer per quel Death Shall Rise che, ancora adesso, possiede un'attrazione morbosa per tutti gli amanti del metallo della morte. La compattezza sonora e la rocciosità di quella chitarra ritmica e solista non si limitò a prendere parte a una grande fetta di storia del death metal con queste tre pubblicazioni in due anni, ma si consacrò ulteriormente con il progetto personale nato nel 1992. Mentre Chuck Schuldiner elaborava nuovi orizzonti musicali per il genere, James decise di tornare ai fasti del death metal old school di qualche anno prima, facendo nascere dal marcescente deposto di un genere destinato ad evolversi -o a corrompersi a seconda dei punti di vista- uno dei prodotti più straordinari del metal estremo: i Disincarnate. Con Dreams of the Carrion Kind si raggiunge uno degli apici più alti del death metal old school, quello scevro da ogni orpello che sarebbe risultato eccessivo in un disco di tale genere negli anni Ottanta. Il fatto che l'album sia stato pubblicato quando ormai il death si stava costantemente evolvendo verso il brutal, il progressive o il melodic la dice lunga sulla qualità messa in campo dal terzetto che affianca un James Murphy in piena estasi compositiva. Il suono della chitarra è massiccio, roccioso e compresso in una distorsione elettrizzante e pachidermica. I riffs costruiti dalla chitarra bilanciano la grezza violenza con una melodia appena accennata nelle sue varianze, tale da rendere il disco una perla di old school death metal senza scendere ad alcun compromesso stilistico. Allo stesso modo le linee soliste richiamano e perfezionano la tecnica preponderante del chitarrista nato a Portsmouth. Curiosa -e ripresa dal fantastico esordio dei Gorguts sul quale lo stesso James ha composto un assolo da ospite- l'alternanza tra i riffs mastodontici e alcuni arpeggi dissonanti, quietamente costruiti dalle dita del chitarrista. Le sezioni soliste di brani come Stench of Paradise Burning e Confine of Shadows mettono in mostra quanto lo stile del primo Chuck Schuldiner abbia influenzato James nelle sue composizioni, portandolo all'utilizzo crescente di cupi sweep picking e rapidissime sfuriate di pennata alternata. In Sufferance, altro dorato esempio di pura espressività chitarristica nel death metal, richiama la grande padronanza di leva e vibrati da parte di Murphy, il quale sembra essere in grado di immedesimarsi in ciò che è stato messo in atto pochi anni prima dal talentuosissimo Jason Becker, trasponendolo in quel contesto puramente death. L'importanza di tale disco, al livello di Spiritual Healing stesso malgrado il suo successo decisamente più contenuto, si può riscontrare in tutti i lasciti che ha avuto nei decenni successivi, quando venne riconsiderato in modo più onesto e obiettivo dagli amanti del genere. Uno su tutti, ispirato notevolmente dagli arpeggi travolgenti e dal sapiente uso del vibrato di James Murphy, è Christian Muenzner, un tempo seconda ascia dei Necrophagist di Muhammed Suicmez e ora chitarra solista di band di spicco quali Obscura e Paradox. Dopo aver scritto grandiose pagine sull'enciclopedia del death metal in poco più di tre anni, l'ultimo coinvolgimento in tale ambito -per lo meno come SessionMan su tutto il disco- avviene nel 1997, quando entra a far parte della band danese Konkhra. Con Anders Lundemark, James prende parte a Weed Out the Weak, Come Down Cold e al più recente Nothing Is Sacred, riproponendo le sue incredibili qualità per l'ennesima volta, sebbene questa volta non in registrazioni che avrebbero poi lasciato un segno tangibile nella storia della musica metal. Ciò che spicca di James è la sua capacità di fornire una prova solista d'eccezione lungo tutto l'ultimo disco della band danese, uscito nel 2009, quando erano ormai anni che egli si stava dedicando esclusivamente alla produzione di dischi e a qualche presenza come guest qua e là. Eccetto questa parentesi europea -comunque d'impatto per i fanatici del chitarrista- prima di diventare un produttore a tempo pieno, James Murphy prenderà parte ancora a due grossi progetti negli anni Novanta, che lo consacreranno come grande chitarrista anche in ambiti extra-death: la carriera solista e la presenza in ben due dischi dei leggendari Testament.

I TESTAMENT
Correva l'anno 1994 quando Eric Peterson e soci chiamarono il giovane James Murphy per coprire l'enorme vuoto lasciato dall'uscente axe-man Alex Skolnick, maggiormente interessato alla propria varianza stilistica e alla musica jazz. Non è assolutamente una cosa facile sostituire un artista del calibro di Skolnick caratterizzato da un grandioso estro solistico, tuttavia -per un ragazzo che ha preso parte ad alcune delle più grandi death metal band del periodo- tale lavoro sarebbe dovuto apparire decisamente più attuabile. Malgrado ciò, vi era un problema che intensificava ulteriormente le difficoltà di quella registrazione: The Ritual. Nonostante quello del 1992 sia un buon album, la scarsa presenza delle caratteristiche solitamente richieste ad una thrash metal band come i Testament comportò una bocciatura da parte della critica. Le nuove registrazioni con James durarono buona parte dell'estate 1994 e il risultato fu Low, un album grandioso e massiccio che rientra tra i punti più alti della band insieme con le primissime pubblicazioni. Il momento del riscatto arrivò proprio con quell'album e venne pienamente sfruttato dai Testament, i quali apparvero singolarmente in grande spolvero e offrirono una prova musicale che sfiorava sonorità groove e preannunciava quello che, un anno dopo il rapido scioglimento del 1995, sarebbe stato lo sperimentale -e fallimentare- Demonic.

"Tutto il processo di registrazione dell'album lo ritengo ancor'oggi uno dei punti più alti della mia carriera di musicista. Ero in una delle migliori thrash band del mondo e stavo registrando delle parti di chitarra di uno dei loro album più riusciti e leggendari...non potevo essere più felice. L'unico piccolo problema di tutta la situazione era che la mia ragazza viveva in Florida e non voleva spostarsi in California, così la nostra storia è finita. Questa volta non ho avuto esitazioni, avevo delle priorità!"

Un James Murphy ormai libero dagli impegni causati da quella relazione poté concentrarsi completamente sul suo ruolo nel disco. Non è un caso che, con il suo arrivo e l'abbandono di Skolnick, le sonorità di Low divennero più grezze e pesanti, fortemente influenzate dalle sue distorsioni massive che venivano raddoppiate dalla chitarra di Eric Peterson. Infatti, oltre alla voglia di rivalsa dopo i feedback negativi ricevuti da The Ritual, fu proprio l'ingresso temporaneo di James nella line-up dei Testament a far evolvere il sound della band verso lidi più groove e death. Non fu nemmeno un caso che, dopo il suo abbandono in favore della propria carriera solista, l'ulteriore azzardo di Demonic fallì su buona parte dei fronti, mentre il successivo The Gathering -che vide nuovamente la presenza di James alla seconda chitarra- segnò l'ennesima rinascita del quintetto californiano pur mantenendo quel suono più brutale ed estremizzato.

"Anche suonare su The Gathering, al fianco di mostri sacri come Steve DiGiorgio e Dave Lombardo, fu un punto molto alto della mia carriera. Peccato che in quel periodo cominciassi a non sentirmi molto bene e i miei ricordi del periodo non furono tanto belli quanto quelli riguardanti Low."

La durezza delle linee chitarristiche in brani come D.N.R o Eyes of Wrath è tutt'ora all'apice delle produzioni in casa Testament, coadiuvate dal drumming devastante di Dave Lombardo e dal voluminoso fretless di Steve DiGiorgio. I soliti riffs pesanti come macigni da venti tonnellate caratterizzano la chitarra di Murphy, recuperando quella pesantezza sentita sul precedente Low senza però snaturare il sound di casa Testament come nelle estremizzazioni di Demonic. Così, dopo aver scritto pagine grandiose nella storia del death metal, James è riuscito a prendere parte anche a due dei più grandi dischi dei leggendari Testament, imprimendo la propria qualità musicale su The Gathering che è -e sarà- uno dei più eccezionali paradigmi del thrash metal del nuovo millennio. Raggiunto tale livello solista e ritmico sulla sua sei corde, solamente una bastarda malattia -come già accaduto ad altri geni musicali- riuscì a rallentare la sua corsa. In questo caso, fortunatamente, solo a rallentarla senza troncare definitivamente la sua intensa passione per il mondo della musica.

COMBATTERE LA MALATTIA A SUON DI MUSICA
Nel periodo intercorso tra le due partecipazioni nei Testament, James si dedicò alla musica solista. Abbandonato il death metal puro dei Disincarnate, il chitarrista di Portsmouth scrisse Convergence, un album che -già dal nome- aveva l'intenzione di far convergere le partiture complesse e intricate degli shredder con le vocals dei succosi ospiti partecipi su tale esordio. Ci troviamo dunque su un lavoro che fa spiccare intensamente le doppie linee chitarristiche armonicizzate della sua Ibanez e, al contempo, mette orgogliosamente in mostra le capacità tecniche di Devin Townsend, Chuck Billy e Greg Howe, ospiti d'eccezione dell'album. Questo Convergence è ancor'oggi considerato uno dei pilastri della musica solista e vero paradigma di come la complessità di tale genere andrebbe elaborata. In quel periodo l'influenza e le capacità di James erano ormai perfettamente maturate ed evidenti in tutto il panorama metal e vennero ulteriormente consacrate nell'anno 1999 quando vennero pubblicati il suo secondo album solista, Feeding the Machine, e, soprattutto, The Gathering. Entrambi gli album succitati vedono la presenza di Steve DiGiorgio al basso, amico e SessionMan d'eccezione in grado di svolgere, come sempre, un lavoro sopra le righe. Su Feeding the Machine vi è di nuovo la presenza di Chuck Billy in veste di guest vocalist, del talentuoso tastierista Vitalij Kuprij e di Stu Hamm al basso, ciascuno in un brano "dedicato" alle loro caratteristiche stilistiche. Anche qui la forte incidenza che hanno avuto i Testament sullo stile di James si fa ben percepire: le ritmiche sono pesanti e sostanziose -quasi in una via di mezzo tra il thrash e il groove- e sono perennemente deputate alla costruzione di solismi. Ovviamente, la prova alla sei corde è, come sempre, di rara bellezza, con un gusto melodico raffinato e tecnicismi d'altissimo livello ottimamente cuciti alla sezione ritmica. Ancora una volta, sebbene questo disco sia ben lontano dai suo canoni prioritari, si può notare anche l'enorme influenza che lo shredder per definizione -leggasi Jason Becker- ha avuto nella formazione strumentale di James Murphy.

Considerato il rarissimo talento del chitarrista di Portsmouth di associare sempre una tecnica ineccepibile a un meraviglioso gusto compositivo, senza mai peccare né in melodia eccessiva, né in virtuosismi fini a sé stessi, non c'è da stupirsi del fatto che James Murphy venne chiamato da moltissime band per registrare qualche guest solo. Questo avvenne sia prima, sia dopo il lungo recupero da quella maledetta malattia -quel tumore al cervello- che nel 2001 fece tremare per l'ennesima volta la spina dorsale a tutti gli amanti della buona musica e ai sostenitori degli immensi artisti del periodo. Per trovare il primo assolo registrato da James in qualità di ospite in una band dalla line-up già formata, bisogna tornare ai suoi fasti dell'epoca death metal, precisamente nel 1991. In quel periodo, dopo aver registrato Spiritual Healing con i Death e Cause of Death con gli Obituary, James venne chiamato da Luc Lemay, frontman della death metal band canadese Gorguts e futuro esponente di spicco del technical death. Nel momento della chiamata, Luc aveva già composto tutti e dieci i brani che compongono la setlist di Considered Dead, l'album d'esordio della sua marcescente creatura. È proprio in chiusura, sulla brutale Inoculated Life, che James Murphy fece sfoggio di tutta la sua caratura tecnica in un assolo colmo di sweep picking e dal grande sentore virtuoso già udito sui suoi precedenti lavori solisti. Dopo quel tocco di classe che consacrò Considered Dead a ottimo esordio di una delle death metal band più strabilianti e stravolgenti degli anni Novanta, James venne chiamato da Brett Hoffman dei Malevolent Creation per offrire lo stesso apporto solistico al loro nuovo album Retribution. L'assolo in fade-out impresso sulla brutale ritmica di Coronation of Our Domain offre uno sprazzo di acutissima whammy bar per poi concludersi con una lunga sfuriata di pennata alternata e armonici artificiali. Dopo tale impegno, tra un disco e l'altro dei Testament, James registrò alcuni assoli nei primi tre dischi degli Artension, il progetto fondato dal virtuoso tastierista Vitalij Kuprij. Fu in un assolo come quello di Goin' Home che James mise ulteriormente in luce il suo lato melodico ben amalgamato con la strabiliante tecnica chitarristica, come poi si potrà ben evincere dai due album solisti. Chiuso l'argomento più progressive degli Artension, James tornò in veste di guest solo SessionMan con i cari e vecchi Malevolent Creation nel 2002, dopo aver combattuto e temporaneamente vinto la sua battaglia contro il cancro al cervello. In quel periodo, proveniente da assillanti e logoranti cure mediche, James non ebbe la forza di riprendere in mano qualche suo vecchio progetto o partecipare nuovamente a una composizione di un intero album, per cui si dedicò gradatamente a una delle sue più grandi passioni: l'ingegneria e la produzione musicale.

"Notai di essere interessato al lato ingegneristico della musica mentre stavamo registrando Spiritual Healing nel 1989. Stavo guardando assiduamente il nostro produttore Scott Burns che lavorava, visto che sono sempre stato un amante della tecnologia e delle sue applicazioni nel campo musicale. Fu proprio lui a convincermi che quella sarebbe stata, prima o poi, la mia strada quando mi diede alcuni insegnamenti e mi lasciò lavorare sui miei assoli mentre andava a farsi una pausa. Da quel momento ho studiato per i fatti miei e sono arrivato nel 1993, quando stavamo registrando Low nei Testament, ad avere le idee chiare su come avrei messo su uno studio di registrazione."

Mentre cominciava a dedicarsi assiduamente a tale lavoro, arrivando sino a produrre band come i Lazarus A.D., senza contare il suo prossimo coinvolgimento nella produzione del nuovo album dei Cavalera Conspiracy, James Murphy non abbandonò il lato chitarristico e fu proprio con i Malevolent Creation nel loro nuovo album del 2002, The Will to Kill, che registrò l'assolo di Assassin Squad, tornando a far sentire la sua pesante influenza e il suo stile inconfondibile sulla sei corde. Da quel momento prese parte, nell'ultimo decennio, a moltissimi neo-progetti che richiesero incessantemente il suo apporto tecnico. Il numero di band coinvolte nel suo curriculum è incredibile, così come la varietà dei generi proposti: si passa dal secondo disco dei Daath al terzo album dei Firewind di Gus G. Nel primo, James riuscì a far combaciare la propria rapidità esecutiva con gli elementi più industrial della band, mentre nel secondo andò direttamente a "sfidare" il frontman con la sua whammy bar e i suoi legati stratosferici. Da non dimenticare, nel 2005, la sua partecipazione alla compilation Prime Cuts di Steve Morse e quella nel sesto, grandioso album dei Nevermore This Godless Endeavor. The Holocaust of Thought, breve intermezzo caratterizzato da arpeggi oscuri e ansiosi, fu proprio il terreno su cui James fece germogliare gli armonici della sua chitarra in un assolo travolgente e talmente perfetto e cucito al concept sonoro da essere facilmente scambiabile con una qualsiasi sezione solista dell'inarrivabile Jeff Loomis. Sempre rimanendo nel discorso Nevermore, James registrerà un assolo anche sull'album solista del singer Warrel Dane, precisamente quello del brano The Day the Rats Went to War che aggiunse l'ennesima firma sul suo sconfinato curriculum di SessionMan.

Dopo questa lunga storia biografica e stilistica, quando ci troviamo di fronte il nome di James Murphy -opportunamente specificato come "guitarist" e non come "DJ"- sappiamo di trovarci di fronte a un lavoro di qualità nel quale, senza ombra di dubbio, si troveranno alcuni tra gli assoli più tecnici e melodici del panorama del metal estremo. Oltre a questo importante aspetto da musicista, la sua storia e la sua figura ci mettono di fronte un lato ancora più importante, quello umano. Infatti, James è sempre stato un modello per la sua perseveranza, per il suo grande carattere e per la passione che ha sempre riversato in quella che è stata perennemente la sua ragione di vita: la musica. Ora più che mai, malgrado quel maledetto tumore abbia deciso di ripresentarsi negli ultimi tempi, James si è dedicato anima e corpo ai suoi progetti e alla sua passione, dimostrando che -in alcuni casi- è la volontà di una persona a sconfiggere le avversità e non viceversa. In attesa di moltissimi altri lavori, che siano da produttore o da SessionMan, io torno a metter su Dreams of the Carrion Kind e a ringraziare ancora una volta James Murphy per il suo contributo fondamentale alla musica. Quella vera e grondante di passione. Quella che fa sognare.


DISCOGRAFIA ESSENZIALE

1) DeathSpiritual Healing (Combat Records, 1990)
2) ObituaryCause of Death (Roadrunner Records, 1990)
3) CancerDeath Shall Rise (Vinyl Solution, 1991)
4) DisincarnateDreams of the Carrion Kind (Roadrunner Records, 1993)
5) TestamentLow (Atlantic Records, 1994)
6) James MurphyConvergence (Shrapnel Records, 1996)
7) KonkhraWeed Out the Weak (Progress Records, 1997)
8) TestamentThe Gathering (Spitfire Records, 1999)
9) James MurphyFeeding the Machine (Shrapnel Records, 1999)
10) KonkhraCome Down Cold (Diehard Music, 1999)
11) KonkhraNothing is Sacred (Target Records, 2009)



Soundscape
Giovedì 28 Novembre 2013, 12.05.27
14
un po fuori tema, ma segnalo che molto probabilmente il nostro James ha buon gusto anche in fatto di artwork: molti dei capolavori in cui ha suonato portano le copertine di Dave McKean (Dreams of the carrion kind, Low, The Gathering, Feeding the machine, Come Down Cold)!
Flight 666
Martedì 26 Novembre 2013, 21.55.14
13
@JohnnyNameless: abbiamo corretto, grazie!
Monky
Martedì 26 Novembre 2013, 20.59.12
12
@JohnnyNameless: svista mia con conseguente dimenticanza di correzione...grazie per la segnalazione!
JohnnyNameless
Martedì 26 Novembre 2013, 20.48.09
11
Non si tratta però dello stesso James Murphy produttore degli Arcade Fire... http://en.wikipedia.org/wiki/James_Murphy_(electronic_musician)
Macca
Martedì 26 Novembre 2013, 19.13.54
10
Un grande artista che può vantare una discografia comprendente diversi album fondamentali nel loro genere, su tutti Spiritual Healing e Cause Of Death, e altri veramente notevoli come The Gathering e soprattutto Low. Ma oggi è guarito o sta ancora lottando con la sua malattia?
Ad Astra
Martedì 26 Novembre 2013, 19.09.59
9
non esisiste "mi piace" per il commento di diego... grazie a te ho scoperto un discone!!!!
Er Trucido
Martedì 26 Novembre 2013, 18.06.21
8
Ho molti dei dischi in cui è presente, ma quello a cui sono più legato è quello dei Disincarnate. Sicuramente da riscoprire.
Bloody Karma
Martedì 26 Novembre 2013, 17.11.06
7
i suoi dischi solisti sono davvero molto belli...
Il Ninja di Dio
Martedì 26 Novembre 2013, 15.36.46
6
Bellissimo articolo complimenti, James Murphy nonostante sia un musicista incredibile e abbia scritto pagine importanti della nostra amata musica per molti è un nome sconosciuto.
Monky
Martedì 26 Novembre 2013, 12.12.48
5
@AL: Fallimentare nella sua sperimentazione verso lidi più death. Anche per me non è un disco insufficiente, è solo molto al di sotto della media di casa Testament.
AL
Martedì 26 Novembre 2013, 12.09.59
4
unico appunto: non definirei "fallimentare" l'album Demonic. a me non dispiace. vale un 60.
Lizard
Martedì 26 Novembre 2013, 11.09.59
3
Ricordo il viaggio per Wacken nel 1999, nel quale passammo almeno un paio d'ore a notte fonda a mettere in fila i dischi e le band in cui James Murphy ha suonato. Sicuramente, un musicista di quelli che hanno lasciato una propria impronta, partecipando a tanti album storici.
AL
Martedì 26 Novembre 2013, 11.06.28
2
Cause of death. Low e Gathering sono 3 album favolosi, tra i miei preferiti. e questo grazie anche al mitico James.
NihilisT
Martedì 26 Novembre 2013, 11.03.56
1
cioe'...Cause of Death..Spiritual healing....The Gathering.....mamma mia che capolavori...il mio chitarrista preferito...grande James!!
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