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NOVEMBRE - L'ispirazione viene sempre dal vissuto
04/04/2016 (2262 letture)
A una manciata di giorni dall’uscita dell’attesissimo album dei romani Novembre, Ursa, abbiamo rivolto alcune domande al frontman e leader storico del combo, Carmelo Orlando, che ci ha guidato lungo i piccoli dettagli nascosti della loro più recente e particolare pubblicazione e degli sviluppi che negli ultimi anni hanno avuto luogo tra le fila della band, che a breve ritornerà a calcare i palchi di tutta Italia. Buona lettura!

RosaVelata: Ciao Carmelo, benvenuto su Metallized! La prima domanda è piuttosto canonica, ma non possiamo esimerci dal portela! Sono trascorsi nove anni dall’ultimo album: durante quest’arco di tempo cos’è accaduto in te in termini di creatività? Ritieni che quest’assenza dai palcoscenici abbia “decantato” ed affinato le tue doti artistiche? Cos’hai deposto definitivamente e cosa invece hai portato con te, perché fiorisse in Ursa?
Carmelo Orlando: Non so se dipende dall'assenza dai palcoscenici, però posso dirti che da un certo punto in poi qualcosa è scattato, è cambiato un po' il mio modo di comporre, probabilmente dopo The Blue. Ricordo che scrissi e registrammo il pezzo Umana prima di separarci, nel 2009 circa, e da lì in poi la creazione della struttura di un pezzo mi è venuta un po' più facile che nel passato. Più coincisa, anche in seguito alle esperienze di Materia e The Blue, dove tendevamo un po’ a strafare. Come ho detto in altre situazioni, in questi anni ho avuto modo di registrare la mia musica coi software e questo mi ha aiutato tantissimo negli arrangiamenti, però sicuramente c'è stato uno step-up da qualche parte.

RosaVelata: Cosa rappresenta Ursa nel tuo percorso artistico? Senti che in qualche modo essa conclude una fase? Ne apre forse un’altra?
Carmelo Orlando: Beh, penso che probabilmente ne apra un'altra. Ursa rappresenta una forma di indipendenza artistica, un obiettivo che sono riuscito a raggiungere. Da questo punto in poi per me sarà molto più facile collaborare con Massimiliano, perché so comunque di riuscire a stare in piedi da solo e questo fa sì che collaborare con un altro artista-compositore come lui diventi un lavoro di arricchimento e non di compensazione

RosaVelata: Ursa, acronimo di Union des Republiques Socialistes Animales, il titolo che Orwell stesso suggerì per la traduzione francese del suo capolavoro Animal Farm, in un gioco di rimandi con l’URSS e con il suo simbolo, che è appunto il suddetto mammifero. Sei sensibile ai temi della difesa dell’ambiente e degli animali? In che modo essi sostanziano Ursa? E più in generale, quale importanza hanno per te i testi? Da cosa ti lasci ispirare per la loro scrittura ed in che modo?
Carmelo Orlando: Ursa e il suo concetto animalista-socio-politico, partono dall’idea matrixiana per cui l'intelligenza umana è una forma di virus. L'intelligenza razionale umana è il male incarnato, l’unica cosa fuori sync col creato. È quella cosa che ci porta a fare il male del prossimo e del pianeta. Ursa parte dall’idea secondo la quale l'uomo ha una disarmonia radicale che parte proprio dalla genetica. Per cui non il male soltanto da un punto di vista animalista, ma evolutivo. È un concetto sicuramente orwelliano, che dissente dal Cristianesimo perché non crede nella capacità dell'amore di avere la meglio sul DNA fallato dell’umano. Ciò che crea il male non è la nostra intelligenza intesa come quoziente intellettivo, perché semmai, al contrario, il male prospera di più tra gli elementi più stupidi; il problema sembra essere proprio il pensiero cognitivo in sé, il pensiero analitico, la capacità di parola e di realizzare che il tuo prossimo ha più di te, e tu lo odierai per questo. E da lì, a effetto domino, segue ogni forma di abominio di cui siamo capaci.

RosaVelata: Ho ascoltato Ursa e la prima cosa che ho pensato, di getto, è stato: maestosi ed intimi! Un lirismo, il vostro, che respira l'aria tersa delle grandi altitudini e beneficia di una visione ampia, priva di intralci. Una prospettiva a volo d'uccello, vasta ma mai distante dall'umano, dotata dello sguardo penetrante del rapace.
Sei d’accordo con questa personalissima impressione? Ti va di aggiungere qualcosa, anche se le parole scolorano sempre di fronte alla musica? Anzi, mi permetto di affermare che ogni recensore dotato di onestà intellettuale al cospetto di opere come la vostra dovrebbe mettere in serio dubbio il senso del suo intero operato!
Carmelo Orlando: Sei molto gentile e ti ringrazio. Quello che hai descritto è quello che ho sempre sperato di riuscire a comunicare. È ciò che ho dentro e quello che fortunatamente riesco a inserire nella musica, ma sono veramente curioso di vedere se riusciremo a mantenere queste altitudini, perché quest'album è stato scritto in un arco di tempo molto lungo, dove sono successe parecchie cose che di fatto ne hanno determinato l’esistenza. Chissà se questa capacità di vedere le cose dall'alto rimarrà intatta o se al limite ci appiattiremo. Di certo accettiamo la sfida.

RosaVelata: Un’altra domanda piuttosto “classica”: puoi descriverci il tuo iter compositivo, se ve n’è uno usuale?
Carmelo Orlando: Diciamo che di solito parto con una visione d'insieme dell'album. Cercare un po' di visualizzare lo scheletro di un qualcosa che abbia dagli otto ai dieci episodi. Anche di visualizzare i suoi colori, le sue immagini, un eventuale copertina, appuntandomi qualche parola per i titoli. E poi cerco di scegliere fra le decine e decine di riff che vado registrando di volta in volta quali sviluppare, perché di certo non posso svilupparne più di un tot perché un album è limitato, ahimè, a un'ora circa. Fatto questo hai già una spina dorsale e lo sviluppo dei pezzi diventa la fase più divertente, la fase più creativa. Quella dove ti riproponi di fare finalmente ciò che non hai potuto fare negli album precedenti.

RosaVelata: Quali fonti d’ispirazione per esso? E per fonti intendo sia quelle prettamente musicali (artisti o album che ti hanno particolarmente influenzato), che quelle extra musicali, ad esempio letterarie, pittoriche eccetera
Carmelo Orlando: Ma l'ispirazione viene sempre dal vissuto. Se escludiamo l'aspetto prettamente musicale che dicevi tu rimane soltanto il vissuto. Non sono il tipo da lettura, non lo sono mai stato. Ho realmente poco occhio per l'arte pittorica, pur osservandola quando capita. Ho una discreta passione per la fotografia, sia mia che quella di altri. Colleziono fotografie altrui. Foto che trovo in rete, foto che in qualche modo mi rispecchiano e che possono anche creare la situazione adatta per comporre musica

RosaVelata: Vi sono stati dei cambiamenti sostanziali nella line up. Ti va di parlarcene un po’?
Carmelo Orlando: Non c’è molto da dire. Quando è arrivata l'ora di ricominciare abbiamo visto chi c'era e chi non c'era.

RosaVelata: Cosa ti ha spinto ad inserire nell’album brani come Umana o Agathae che sono stati composti non di recente?
Un folk raffinato e mai prevedibile sostanzia la suite Agathae, che segue nelle sue linee melodiche la tradizione ma se ne distanzia per la complessità e la grande varietà di suggestioni e soluzioni formali che le conferiscono un mood assolutamente unico ed attuale. Puoi raccontarci qualcosa di essa?
Carmelo Orlando: Dunque Agathae è stata scritta parecchi anni fa, una ventina circa, mentre Umana, come ti dicevo prima, circa otto. Poi ho cominciato a scrivere i pezzi nuovi, a comporli, ad assemblarli e questo è il lavoro degli ultimi quattro anni. Quando ho deciso quali pezzi mettere nell'album, sicuramente ho ripescato Umana e Agathae perché il loro spessore le rendeva dei candidati irrinunciabili, e ho preferito fare fuori altri pezzi che non ritenevo all'altezza. Un paio di questi pezzi sono finiti nel mini-EP Annoluce, altri sono rimasti sotto forma di demo, in cantiere. Magari un giorno li tireremo fuori di nuovo. Agathae è un pezzo dal sapore folk, ed era in perfetto stile con le cose avanguardistiche di quegli anni, con quei gruppi che uscivano fra il ‘93 e il ’95 e facevano cose fuori dal comune, e io a modo mio cercavo di stare alla loro altezza. Però, ecco, quel pezzo era un po' troppo avanti sia per me, che per gli altri della band, per cui ho deciso di rimandare. Oggi mi sono sentito di riuscire a realizzarlo. Quando scrivo una strumentale, ho sempre in mente i grandi classici come Orion, The Call of Cthulhu, Rime of the ancient Mariner. Cerco di fare in modo di far sì che il pezzo sia interessante e che non basi e la sua esistenza sulla linea vocale, bensì sugli strumenti. Su Agathae, ci sono dei momenti di pura follia jazz/death metal, insomma sono degli esperimenti, dei capricci che mi sono voluto togliere, che fortunatamente la tecnologia ci ha permesso di poter realizzare senza dover andare in bancarotta.

RosaVelata: Da brava storica dell’arte, non potevo non restare colpita dall’artwork di Travis Smith, la cui potenza evocativa è determinata dal contrasto tra la figura femminile accudente il cucciolo d’orso, una sinfonia di colori caldi, e l’algore dello sfondo nel quale è incastonata, tutto giocato sulle tonalità fredde. Quali contenuti avevate intenzione di comunicare con questa immagine così suggestiva? Siete soddisfatti del risultato?
Carmelo Orlando: La copertina è il risultato dell'unione di due teste, la mia e quella di Travis Smith. Lui di solito si basa sui nostri suggerimenti, sui nostri testi, sulla nostra musica. All'inizio non stavamo ottenendo niente di gratificante. Poi ho provato a suggerire una versione più glaciale della Nascita di Venere di Botticelli e lui ha presentato la bozza di quello che vedi. Siamo rimasti tutti estasiati. Dopo mesi di lavoro deludente, c'è stata la famosa Eureka!!! È una copertina incredibile perché sembra quasi un dipinto di Klimt, mentre è fatta tutta in Photoshop, il che la rende ancora più straordinaria come impresa. L'idea dell'orso proviene ovviamente dal titolo e dai concetti che ci sono dietro. Per cui più che soddisfatti direi che siamo strasoddisfatti!

RosaVelata: Ursa beneficia di un suono pieno e nitido, che nei passaggi più aspri gode della giusta ruvidità. Volevi questo dalla produzione di Dan Swanö? Ti ritieni soddisfatto?
Carmelo Orlando: Non potevamo chiedere di meglio. È riuscito a dare quella brillantezza tipica dei suoni progressive moderni, ma anche degli album che ha registrato lui, come Nightingale, i quali hanno dei suoni che ci facevano letteralmente impazzire. Sembra una produzione americana anni ‘80 da centomila dollari. Questa è la genialità di Dan Swanö. Riesce ad avere un suono moderno e contemporaneamente retrò, con questi rullanti molto grossi, con un grande riverbero che va un po’ a contrastare con questi rullantini di oggi, un po' jazz, un po' tipo fustino del Dash. Poi c'è brillantezza dappertutto, la voce si sente bene, ogni fraseggio è comprensibile e tralascio su ciò che è riuscito a creare sulle chitarre pulite. Un lavoro magistrale.

RosaVelata: Qual è il vostro rapporto con i social network, che ormai hanno assunto una notevole rilevanza nella promozione di una band musicale?
Carmelo Orlando: Apparte il nostro profilo Facebook e Bandcamp, dove vendiamo il nostro merchandise, non abbiamo altro. Niente Twitter o non so cos'altro. Magari dovremmo aprirci di più, mi informerò!

RosaVelata: E con i live? Dopo tanti anni tornate sul palco per una serie di date, come vi sentite?
Carmelo Orlando: Non ci penso molto. Viviamo un po’ alla giornata, ma le prove sono andate bene. Saremo una formazione a cinque, dove io canterò senza chitarra. Poi ci saranno Massimiliano Pagliuso alla chitarra, Fabio Fraschini al basso e i fratelli Carlo e Giuseppe Ferilli (batteria e chitarra) presi in prestito dai pugliesi Silvered. Sono contento e ottimista

RosaVelata: Ti ringraziamo per la tua disponibilità e gentilezza, ci vediamo il nove aprile al Traffic Club di Roma per il release party di Ursa! Non so voi, ma noi siamo davvero tutti molto emozionati!
Carmelo Orlando: Grazie davvero!



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d.r.i.
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