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BLOODBATH - Black metal forgiato in un fuoco death metal
13/06/2019 (1107 letture)
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Barry: Ciao Anders e benvenuto su Metallized! Questa è la seconda intervista che realizzi con noi ed anche stavolta il tuo intervistatore ha quasi il tuo stesso nome! Come stai? Anders: Ciao Andrea! Tutto bene da queste parti. Siamo reduci da un eccellente tour con Kreator, Dimmu Borgir ed Hatebreed.
Barry: Sono trascorsi cinque anni dalla pubblicazione di Grand Morbid Funeral; dopo tutti questi anni, sei ancora soddisfatto di quell'album? C'è qualcosa che cambieresti, potendo farlo? Anders: Amo ancora quel disco! E' stato l'inizio di una nuova vita per i Bloodbath. Era musicalmente molto differente dal predecessore e, in più, si è trattato del primo disco con un nuovo frontman. Ora, ripensando a cinque anni fa, non avverto sinceramente il bisogno di apportare alcun cambiamento. Voglio dire, se anche ci fosse qualche difetto, prenderei mentalmente nota per evitare di rifare lo stesso errore la volta successiva, tutto qui. Ci deve sempre essere, in qualunque album, un momento in cui metti un punto a capo e pensi solo al futuro, dove c'è uno spazio infinito per migliorie e cambiamenti.
Barry: Come avete scelto il titolo per il nuovo disco, The Arrow of Satan is Drawn? Anders: Il titolo viene da un verso del testo di una canzone, che Nick ha suggerito e che, effettivamente, abbiamo pensato spiccasse abbastanza per poter costituire il titolo del disco. The Arrow of Satan is Drawn è un'istigazione, una dichiarazione blasfema che dovrebbe lasciarti con un meditabondo pensiero di incertezza. Non sai cosa ti aspetta!
Barry: L'artwork, realizzato da Eliran Kantor, mostra una sorta di dicotomia fra elementi “buoni” e “malvagi”, come peraltro su Grand Morbid Funeral; cosa volevate comunicare con questo genere di copertina? Anders: L'artwork è più o meno un'interpretazione personale del titolo da parte di Eliran Kantor e penso che la sua copertina abbia trasfigurato il significato sommesso al titolo in un'immagine molto potente. E' differente, bellissimo e disturbante al tempo stesso.
Barry: Come avete lavorato per scrivere musica e testi per il nuovo disco? Anders: Il processo di scrittura, nei Bloodbath, è un po' diverso da quello di un gruppo normale, perché non scriviamo e jammiamo mai assieme come una vera band. Il nostro metodo di lavoro è sempre stato quello di lasciare che ogni musicista scrivesse per proprio conto. Su questo lavoro, Jonas, Joakim ed io abbiamo composto quattro canzoni, ciascuna delle quali ha poi visto la collaborazione di Nick per alcune parti del testo. Anche se ciascuno scrive per conto suo, il processo di composizione di un nuovo album costituisce in ogni caso un lavoro di squadra! Di solito, ogni nostro disco nasce con un'idea di base, un concept che metta tutti d'accordo. Una volta fissata tale idea, tutto sta nel lasciare che vibrazioni, ispirazione, riff, testi e copertina vadano a comporre il puzzle finale. Solitamente, far sì che tutti lavorino a questi “pezzi” in contemporanea aiuta il progresso del disco. Registriamo sempre dei demo, che poi fanno da base per il disco definitivo: una sorta di preproduzione, se vuoi.
Barry: Correggimi se sbaglio, ma ho l'impressione che questo sia stato il vostro disco più “crudo”: ho percepito alcuni echi black metal ed anche qualche sfumatura di puro punk. Anders: E' esatto, faceva parte della nostra visione delle cose! Volevamo che questo fosse un disco più primitivo e crudo, per riallacciarci all'atmosfera old school degli anni 80, dove non c'era una chiara linea di demarcazione fra black e death metal, ma si considerava semplicemente musica estrema!
Barry: Anche la produzione è molto old-school: intendevate evocare proprio questo genere di sensazioni? Sembra quasi un album fuori dal tempo! Anders: Sono quasi ossessionato dalla produzione! E' ridicolmente pesante! Ascoltare questo disco è l'equivalente sonoro di essere schiacciati da un bulldozer dopo esser stato affettato in due da una motosega!
Barry: Come mai, a tuo parere, molte band oggi tentano di risalire alle proprie radici? Una sorta di “reazione” al business musicale? Anders: Può darsi! C'è un sacco di inutile, merdosa plastica che esce al giorno d'oggi. A volte sento album dove la batteria non suona neppure più come tale; penso che troppi produttori ed ingegneri del suono, oggi, si sforzino a tal punto di rendere l'album “perfetto”, che finiscono per annullare l'energia che le band creano naturalmente in sala, o sul palco.
Barry: The Arrow of Satan is Drawn è stato il primo album con il vostro nuovo chitarrista, Joakim Karlsson, come rimpiazzo di Per Eriksson, come lo avete scelto? (NDR: L'intervista si è svolta prima dell'abbandono del chitarrista) Anders: Prima di tutto, Joakim è un amico e noi tutto amiamo la sua band, i Craft. In seconda battuta, volevamo a bordo un compositore in più, che potesse aiutarci con lo stile che cercavamo, quindi è stato naturale reclutarlo per provare a forgiare black metal in un fuoco death metal!
Barry: Ci sono quattro grandi ospiti su questo album: Jeff Walker, John Walker, Karl Willets, Tomas Akvik; come li avete scelti per comparire su disco? Anders: Cercavamo alcuni ospiti per cantare un verso ciascuno su Bloodicide, quindi Nick ha semplicemente chiesto a due suoi amici di vecchia data, Jeff e Karl, di unirsi a noi, ricevendo immediatamente una risposta affermativa. Poi ho chiamato John, per completare questa sorta di blasfemo trio del Regno Unito; Tomas, invece, è il nostro chitarrista aggiuntivo dal vivo, quindi è stato una sorta di bonus!
Barry: Ho una domanda che, sono sicuro, avrai sentito migliaia di volte, quindi mi scuso in anticipo...che differenze percepisci fra scrivere canzoni per i Bloodbath e per i Katatonia? Anders: Mettiamola così: se i Bloodbath fossero un film horror, I Katatonia sarebbero un film drammatico. Entrambi contengono un certo grado di oscurità a modo loro, ma espressa in modo differente e con attitudini contrastanti. Con i Bloodbath, come ti dicevo, scriviamo canzoni ciascuno per conto proprio, con tempi più ristretti, ma anche regole meno stringenti: anche se facciamo finta che si tratti di un procedimento molto serioso, in realtà per la maggior parte del tempo ci divertiamo e basta! Dopotutto, i Bloodbath suonano death metal e non cerchiamo di divenire nient'altro al d là di questo genere. D'altro canto, con I Katatonia le cose sono più delicate ed il processo di scrittura ha necessariamente bisogno di più tempo: è sicuramente molto più difficile scrivere canzoni per loro, tutto è molto più serio. Il filtro creativo è difficile da superare e l'asticella delle aspettative è sempre rivista al rialzo. C'è, inoltre, una pressione costante per cercare di non ripetersi mai, ma anche la necessità di non perdere quelli che sono i nostri pilastri musicali, magari sperimentando troppo solo per la voglia di reinventare la nostra musica.
Barry: Chi sono le tue principali fonti di ispirazione, come chitarrista? Anders: Ce ne sono molte, provenienti da periodi e generi diversi: A parte le classiche leggende della chitarra, direi la coppia Downing/Tipton, Wolf Hoffmann, James Hetfield, Greg Mackintosh, Trey Azagoth, Chuck Schuldiner, John Sykes.
Barry: Ti ringrazio, sentiti pure libero di aggiungere quello che vuoi! Anders: Hey! I said hey! Hey heey heeeey! THRASH! Are you morbid?
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Proprio così, hai detto bene..a volte se vuoi colpire non importa tanto sangue e sbudellamenti vari😀, ci vogliono copertine " particolari" come questa..va interpretata un po'. |
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Ciao Lisa, vero, è come poche secondo me perché è una contrapposizione fra pace e assenza di speranza. A volte un particolare (come può essere la culla in questo caso) può essere più efferato di mille sbudellamenti, almeno a me ha fatto questo effetto 😅 |
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Non mi ha disturbato..sinceramente, pero' e' particolare e ben fatta👍Una copertina come poche. |
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Che la copertina dell’ultimo sia disturbante non ci piove 😅. Concordo anche su cio’ che dice delle produzioni moderne, in particolare sulla batteria. Ottima intervista Barry! |
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mamma che bella brigata, veramente dei mostri (sacri). Ho smesso di seguire il death svedese (per pigrizia) ma l'ultimo lavoro mi sembra veramente roba old school che prende senza troppi fronzoli, con violenza ma non fine a se stessa, tecnica indiscutibile, un po' come l'ultimo possessed. Interessante la valutazione dei chitarristi, strano però che non abbia citato jeff (the master) hanneman o la coppia denner shermann, me lo sarei aspettato da un chitarrista estremo |
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Intervista interessante😀, grande band..ultimo disco una vera goduria! |
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