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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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METALLIZED CHARTS 2020 - Doom, Gothic
13/01/2021 (1692 letture)
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Annata densa quella del 2020 in ambito doom e dintorni, che forse non ci ha donato un capolavoro assoluto, ma una qualità media decisamente alta e tante tante uscite, una vera fiumana, che è stato difficile anche arginare e descrivere, data l’abbondanza di band e di uscite di livello. Quando a sgomitare per il posto alla luce sono tanti gruppi con uscite di pari valore, senza eccellenze nette che distaccano gli altri, diventa davvero complicato dare ragione a tutti. Quel che è certo è che l’underground in questo settore è davvero ribollente e a fianco dei consolidati nomi "grossi", che ci hanno onorato quasi al completo (basti pensare a Paradise Lost, My Dying Bride, Katatonia tutti assieme), sono tanti i nuovi eroi che premono per ottenere riconoscimento e attenzione. Menzione poi per il nostro Paese che continua a rappresentare una delle scene più valide e interessanti, con molte uscite di rilievo, che si proiettano sullo scenario internazionale con pieno merito. Abbiamo provato a selezionare i più significativi, confidando naturalmente che qualcosa sia rimasto comunque fuori e che a fianco dei nomi citati avrebbero potuto essercene altri. D’altra parte, lamentarsi dell’abbondanza sarebbe quanto meno fuori luogo. In mesi difficili, almeno abbiamo potuto godere di un’ottima compagnia. Ecco quindi, divisi per sottogenere e ordinati per data di uscita, i dischi che più ci hanno colpito quest’anno.
Un doveroso ringraziamento per il fondamentale contributo nella stesura della lista di titoli va a Graziano Moretti "Azog", Marco Cunato "Kriegsphilosophie" e Sara Rinaldi "Lacrimosa"
DOOM ED HEAVY/DOOM
DOOMRAISER – THE DARK SIDE OF OLD EUROPA 24.01 Iniziamo la carrellata con l’ultima uscita dei veterani Doomraiser, che ci regalano un disco nero, pesante, oscuro e affascinante, centrato sulla Vecchia Europa e più vicino al classico doom di scuola Cathedral, Candlemass, con alcuni tra i migliori brani mai composti dalla band.
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KIRK WINDSTEIN – DREAM IN MOTION 24.01 Sorpresa ha sortito questa uscita in solitaria del leader dei Crowbar, che sposta la sua ispirazione verso lidi doom, con forti influenze acustiche e folk, piuttosto che alternative e new wave, sempre però mantenendo una cadenza funerea e oppressiva e senza mai rinunciare a tematiche difficili. Un disco che lascia il segno, come ci si aspetta da un artista di caratura quale è Windstein.
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DEATH THE LEVELLER – II 06.03 Nati come costola dei Mael Mòrdha, gli irlandesi Death the Leveller giungono al debutto sulla lunga distanza, dopo aver pubblicato il primo EP. Doom moderno, solcato di darkwave e stoner, con una vena epica che non guasta, II è un debutto di quelli che lasciano il segno e denota già una gran personalità.
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SLEEPWULF – SLEEPWULF 06.03 Per tutti gli amanti del doom di stampo settantiano e che quest’anno hanno sofferto per l’inspiegabile Black Metal a firma Witchcraft, ecco che gli Sleepwulf arrivano col loro album a colmare questa lacuna. Pentagram e Jethro Tull completano le influenze di questa band tutta da scoprire.
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HIGH PRIESTESS – CASTING THE CIRCLE 10.04 Le tre sacerdotesse tornano col loro secondo album di heavy-psych doom esoterico. Litanie sacrali e atmosfere doom di stampo classico vanno a costituire un album affascinante e carico di pathos. Qualche lungaggine di troppo e la mancanza di una maggior spinta propulsiva si fanno sentire, ma non vanno a scalfire un disco che ammalia.
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SORCERER – LAMENTING OF THE INNOCENT 29.05 Terzo sigillo dopo il ritorno del 2015 per i veterani Sorcerer che con Lamenting of the Innocent calano il loro epic doom venato di cori e atmosfera liturgica, come sempre graziato dalla splendida voce di Anders Engberg. Disco forse appena troppo lungo, ma carico di una qualità complessiva stordente.
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MOUNTAIN WITCH – EXTINCT CULTS 29.05
In particolare fra le sei tracce dell'album spicca Back from the Grave, pezzo ricco di spunti indovinati: a partire dal tappeto sonoro di un confortante synth darkwave, per poi passare al refrain circolare della chitarra elettrica, proseguendo con le linee marcate, tipicamente doom del basso ed infine ma ancor più rilevante, il ritornello claustrofobico ispiratissimo. La voce del singer riesce ad incupirsi quando necessario in una sorta di Halford demoniaco e ad elevarsi quando il pezzo lo richiede. Potrebbero suonare doom/proto metal dalla produzione settantiana comodamente sdraiati dal divano di casa tant'è la familiarità col genere.
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KRYPTOGRAF – KRYPTOGRAF 12.06 Altro debutto eccellente di psych-doom settantiano proveniente dalla Norvergia, quello dei Kryptograf, quartetto che sembra aver già trovato una propria precisa vena compositiva, che non mancherà di colpire i fan di Pentagram, Witchcraft e Black Sabbath grazie ad un sound oscuro e classico e alla capacità di scrivere brani dalla presa immediata e dalle pesanti derive strumentali acide e psichedeliche.
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PALE DIVINE – CONSEQUENCE OF TIME 19.06 Maestri riconosciuti e celebrati del genere, i Pale Divine tornano con il loro sesto album, confermando l’innesto del chitarrista e cantante Dana Ortt. Capace non solo di inserirsi perfettamente nel contesto, ma di prendere su di sé anche l’onore della composizione e assurgendo a nuova voce solista della band, Ortt lancia una nuova era in casa Pale Divine caratterizzando il nuovo eccellente album.
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PURIFICATION – PERFECT DOCTRINE 31.07 Degni eredi del doom sepolcrale e minimale dei Reverend Bizarre, gli statunitensi Purification (da non confondersi con gli hardcorers nostrani) mantengono il mistero sull’identità degli adesso tre membri e confezionano un disco di pura follia doom con venature epiche e un repertorio che chiama la NWOBHM quanto i grandi classici, trasportandoci in un medioevo feroce e sepolcrale. Secondo prova col botto per questi cavalcatori di piaghe e maledizioni.
L’IMPERO DELLE OMBRE – RACCONTI MACABRI VOL. III 30.09 Torna finalmente L’Impero delle Ombre, dopo quasi dieci anni dal precedente full I Compagni di Baal, con un album che lascia il segno in questo 2020. Dark doom dalle venature gotiche heavy e prog. Terrorizzante come un racconto d’orrore declamato di notte in una casa abbandonata mentre la tempesta si scatena, Racconti Macabri Vol. III è un atto d’amore verso le sonorità classiche del genere ed è l’ennesima conferma della grandezza di questa splendida band, patrimonio nazionale.
PALLBEARER – FORGOTTEN DAYS 23.10 Tra le band più importanti del genere degli ultimi venti anni, i Pallbearer hanno giustamente scelto di non cadere nella tentazione dell’eccessiva prolificità, dando un senso a ciascuna loro pubblicazione. Forgotten Days si centra su un doloroso concept e offre un parziale alleggerimento delle strutture dei brani, mantenendo le venature prog e psichedeliche del precedente Heartless, ma tornando al contempo verso lidi maggiormente doom, confezionando un disco enorme che ne conferma la statura.
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THE BLACK – ARS METAL MENTIS 16.11 Metal e arte, nell’opera di Mario Di Donato, sono una cosa sola e questo nuovo album come The Black non fa che confermarlo. Doom settantiano tinto di prog, solenne, potente, epico e antico, arcano, cantato in latino. Un ritorno che arricchisce di un’ulteriore perla una carriera lunghissima e che non accenna a perdere di intensità e profondità di ricerca. Da segnalare anche che le prime stampe del disco sono accompagnate da opere pittoriche dello stesso Di Donato. Artista vero.
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MENZIONE D’ONORE Brimstone Coven, nèander, Vessel of Light, Opium Warlords, Avatarium, SuuM, Khemmis, Tyrant, Cardinals Folly, Wolftooth.
DEATH DOOM E GOTHIC
DEATHWHITE – GRAVE IMAGE 31.01 Secondo album per i misteriosi statunitensi Deathwhite, di cui non si conosce né nome dei membri né composizione, Grave Image è uno stupendo esempio di death doom tinto di gothic, con canzoni mediamente non troppo lunghe, ma curatissime e una generale atmosfera dolente e profonda, affatto banale e “commerciale”, seppur senza ricorrere al growl. Un disco splendido.
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GODTHRYMM – REFLECTIONS 14.02 Debutto spettacolare per la band di Hamish Glencross, ex chitarra di Solstice, My Dying Bride e Vallenfyre, raggiunto da Shaun Taylor-Steels, talentuoso batterista anch’egli ex dei My Dying Bride, per un album che sembra in realtà figlio dei Paradise Lost pre-Draconian Times, con un death doom sofferto e straziante, ingentilito da voci femminili e arpeggi solistici di grande effetto. Un disco di genere, ai limiti della perfezione, da non perdere assolutamente.
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INNO – THE RAIN UNDER 28.02 Luci e ombre per il disco di debutto di questo supergruppo italiano, che prende spunto da dark, heavy, doom, gothic e progressive per confezionare un album che vuole essere sia di facile assimilazione, quanto di profondità emotiva. Ricercato e al contempo immediato, The Rain Under ha diviso gli ascoltatori. Il che in effetti è già un bel punto di partenza.
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MY DYING BRIDE – THE GHOST OF ORION 06.03 Uno di quei nomi che ancora oggi e nonostante qualche scossone di carriera, viene salutato con rispetto e deferenza, quello dei My Dying Bride. Con una formazione rimaneggiata e lo stesso leader Aaron Stainhorpe che h attraversato un periodo non facile, la band inglese ha realizzato un disco relativamente più semplice e fruibile rispetto agli immediati predecessori, che ne ha confermato l’assoluta grandezza, pur senza far gridare al miracolo.
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NICUMO – INERTIA 27.03 Una delle sorprese dell’anno, questo secondo album dei finnici Nicumo, che confermano la qualità assoluta del loro songwriting, con un death/doom fortemente tinto di gothic, dalla grande vena romantica e decadente e dal forte appeal commerciale. Canzoni coinvolgenti e finemente realizzate, che strizzano l’occhio, ma non cedono nulla in termini di qualità, alzando invece il livello rispetto al già ottimo debutto.
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DOOL – SUMMERLAND 10.04 Alfieri di un particolare ibrido di gothic, alternative e dark, i Dool realizzano un disco decadente e affascinante, dalle venature rock più che metal, che non disdegna passaggi psichedelici e prog, caratterizzato dal cantato di Ryanne van Dorst e dalla darkwave evocata dalle chitarre. Classico disco da ascolto compulsivo e che cresce man mano che penetra sotto la pelle.
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KATATONIA – CITY BURIALS 24.04 Il ritorno dei maestri svedesi ha come di consueto sparigliato le carte in tavola e diviso chi ne riconosce fin da subito le spire ammaliatrici e l’oscura malinconia e chi invece si proclama orfano dei Katatonia più aggressivi e propriamente death doom. Certo lo snellimento delle composizioni e l’enfasi posta sull’atmosfera dei brani può non incontrare i gusti di tutti, ma la superiore capacità della band nel plasmare emozioni resta intatta.
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GöDEN – BEYOND DARKNESS 08.05 Debutto col botto per il ritorno sotto altre spoglie dei leggendari Winter, band culto che pubblicò Into Darkness nel 1990 per poi sparire nel nulla. Beyond Darkness fa frutto degli anni passati e pur riprendendo spunto dal death doom opprimente e funereo del passato, inserisce ampi spazi dati alle tastiere che contribuiscono all’arrangiamento dei brani donandogli una fruibilità e una varietà che vanno a essere il punto di forza della pubblicazione. Non è musica facile, ma la qualità è molto alta.
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PARADISE LOST –OBSIDIAN 15.05 In un anno che ha visto il ritorno sia dei My Dying Bride che dei Katatonia, i Paradise Lost riescono a imporsi nel confronto diretto tra pesi massimi con un’uscita di grande qualità, che non innova particolarmente la formula, ma la leviga alla perfezione, creando un disco curatissimo e sviluppato al meglio, con la sicurezza dei Maestri e con una solennità sancita già dall’artwork che non teme confronti. Immensi.
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DIE KREATUR – PANOPTIKUM 22.05
Unica escursione al di fuori del contesto propriamente metal, per segnalare questo ottimo debutto dei Die Kreatur, band formata da Dero Goi dei tedeschi Oomph! e Chris Harms dei Lord of the Lost. Panoptikum è una sorta di dark per il nuovo millennio, mischiando elettronica e gothic e centrando l’attenzione sui due cantanti, che regalano un viaggio tra melodie synth e macabri scontri musicali. Oscurità gotica e romanticismo dark elettronico, un binomio molto interessante.
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CONVOCATION – ASHES COALESCE 03.07 In soli quattro anni dalla loro formazione, i finlandesi Convocation sono riusciti a creare un gran interesse attorno alla loro proposta fatta di doom esasperato ai limiti della corrente funeral e inserti death metal di rara ferocia, il tutto condito da sintetizzatori ed organi funerei capaci di far immergere l’ascoltatore nel profondo del baratro evocato dalla musica del duo. Il ritorno con Ashes Coalesce non fa che innalzare la qualità della loro proposta, estremizzandola grazie anche alla perfetta produzione di Greg Chandler degli Esoteric.
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JUPITERIAN – PROTOSAPIEN 11.09 Provengono dal Brasile gli Jupiterian e il loro secondo album Protosapien tocca lidi death doom e sludge, con influenze drone/ambient e una vena marcia e raccapricciante che in questo lavoro viene ulteriormente affinata e asciugata, mettendo al centro proprio l’aspetto più feroce e opprimente della propria identità. Terrorizzanti.
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RED MOON ARCHITECT – EMPTINESS WEIGHS THE MOST 23.09 Parziale ritorno verso il death doom malinconico e carico di pathos degli esordi, Emptiness Weighs the Most è anche il disco in cui Anni Valkonen mette in mostra in maniera definitiva il proprio talento vocale e nel quale la band trova un proprio felice equilibrio compositivo, dopo le derive funeral doom e black del passato. Disco della consacrazione o fortunata tappa di una carriera? Per adesso godiamoci questa uscita e auguriamo ai Red Moon Architect di aver raggiunto una maturità foriera di ulteriori soddisfazioni.
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MARCHE FUNEBRE – EINDERLICHT 25.09 Album ambizioso che segna una crescita evidente per la band belga, Einderlicht è evidentemente molto curato, in ogni suo aspetto e il death doom del gruppo, che si ciba anche di black e prog, conosce una evoluzione sottolineata anche dal doloroso concept, centrato sul suicidio. Qualche limatura ancora da fare, non impedisce ai Marche Funèbre di comporre il proprio miglior album.
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CELESTIAL SEASON – THE SECRET TEACHING 23.10 Un ritorno che si è fatto attendere venti anni e che arriva forse in punta di piedi, rivelando poi in realtà un disco di qualità altissima. I Celestial Season tornano all’ispirazione dei loro primi lavori, innestando in pianta stabile la violoncellista Elianne Anemaat e concependo un album che integra parti orchestrali al gothic doom e riesce a risultare quindi un ulteriore passo avanti e non solo una timida rimpatriata. Qualità altissima.
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DRACONIAN – UNDER A GODLESS VEIL 30.10 Settimo album per i veterani Draconian che tornano dopo cinque anni con un nuovo album nel quale la voce di Heike Langhans sembra aver dato la svolta definitiva al sound della band, portandola vicina a un doom fortemente orientato verso il gothic, con composizioni tragiche e romantiche nelle quali risuonano echi di My Dying Bride e Trees of Eternity e i duetti vocali sono spesso la chiave emotiva di volta. Affascinanti e finalmente coinvolgenti.
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SHORES OF NULL – BEYOND THE SHORES (ON DEATH AND DYING) 27.11 Un’unica traccia per quaranta minuti di doom death e prog centrato sull’elaborazione del lutto, a partire dai cinque stadi individuati dalla psicologa Elizabeth Kubler-Ross. Un’opera dal respiro internazionale e dall’altissimo valore compositivo ed emotivo per la band italiana che assieme ai propri ospiti segna uno dei dischi più belli e coinvolgenti, senza perdere un’oncia della propria drammaticità e anzi esaltando gli aspetti più cupi e freddi del proprio sound.
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MENZIONE D’ONORE On Thorns I Lay, Temple of Void, Tethra, Konvent, Void Rot, River of Souls, Astral Sleep, Counting Hours, Witnesses, Bull Elephant, Dwaal, Bloodsoaked Necrovoid, Schwarzer Engel, Décembre Noir, Sombria
FUNERAL DOOM
DROWN – SUBAQUEOUS 28.02 Secondo album per la creatura di Markov Soroka che, come da protocollo di genere, propone un disco diviso in due movimenti da circa venti minuti ciascuno, intinti di funeral doom, ma con una certa propensione melodica che esalta il concept acquatico e le influenze darkwave e gothic, che rendono i passaggi fruibili e -quasi un ossimoro- piacevoli all’ascolto. Una gradita sorpresa.
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BELL WITCH & AERIAL RUIN – STYGIAN BOUGH VOL. 1 26.06 Il successore di Mirror Reaper vede riconosciuto fin dalla copertina il ruolo del collaboratore Erik Moggridge, in arte Aerial Ruin. Il perché è evidente dall’ascolto, con Aerial Ruin che non solo sviluppa i testi, ma interviene in maniera molto forte anche nella scrittura dei brani che compongono il disco, col suo dark folk e la chitarra acustica che innervano il sofferto e cupo doom dei Bell Witch, appena distanti dagli accenti funeral del disco precedente, ma non per questo meno intensi ed emotivamente devastanti. Altra prova superba per questa enorme band sempre più leader nel genere.
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ATRAMENTUS – STYGIAN 21.08 Sorpresa dell’anno in ambito funeral doom, Stygian è un concept di quaranticinque minuti, divisi in due movimenti principali intervallati da un intermezzo ambient, che narrano una storia fantasy cupissima e disperata che ben viene rappresentata dall’altrettanto disperante ed estrema parte musicale, capace di rendere quasi fisica l’esperienza del dolore del protagonista e il suo inutile vagare eterno e solitario nel freddo di un mondo morto per sua causa. Un disco denso e potente, che ha richiesto anni di lavorazione e sembra destinato a divenire un classico.
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KRAKEN DUUMVIRATE – THE STARS ABOVE, THE SEA BELOW 23.10 Un duo misterioso, con alle spalle due EP pubblicati rispettivamente nel 2008 e nel 2011 e che giunge al debutto sulla lunga distanza con un disco che ci porta nei più profondi fondali marini, tra bestie sconosciute e orrori cosmici che attendono nel buio, con un approccio musicale piuttosto originale e affatto scontato, che colpisce e ossessiona quasi, nel suo tentativo di andare oltre i cliché di genere. Band sicuramente da premiare e seguire con attenzione, se deciderà di dare maggior continuità alla propria ispirazione.
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MENZIONE D’ONORE The Funeral Orchestra, Intaglio
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Quest'anno in ambito Doom ho ascoltato poche novità. Concordo che Bell Witch & Aerial Ruin sia un capolavoro. Aspettiamo il volume 2 allora. |
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Sorcerer doom? Ma proprio per niente, prima probabilmente ma l'ultimo disco assolutamente no. Idem per i Dool. |
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,,,my dying bride...pallbearer....paradise lost....khemmis ....quelli che ho apprezzato di piu'.... |
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I Draconian mi hanno ricacciato a 25 anni fa quando il genere era in auge e uscivano 4/5 capolavori all'anno. Bellissimo. I Paradise Lost, invece, hanno pubblicato un riassunto della loro carriera, ma con canzoni inedite. Un disco di una varietà impressionante in cui ho ascoltato tutte le loro innumerevoli versioni con cui si hanno deliziato nel corso della loro carriera. |
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Wow che articolone Saverio, quanto lavoro, davvero complimenti!! |
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