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FOLKSTONE - La Fiesta Pagana con i Mago de Oz
12/08/2008 (8327 letture)
Un mal di testa inspiegabile (sarà stata colpa della birra o dei bibanesi? della vodka o del caviale? del cartizze o della zuppa di pesce? del moscato o del semifreddo alla frutta?) ed un odioso vociare diurno mi incutono il sospetto di avere utilizzato il giaciglio più di quanto fosse necessario. Mentre il corpo va lentamente destandosi, la mente accosta l’assillante abbaiare dei vari chucky, rocky e charly ad un potente (e prepotente) “growling” intervallato dagli innocenti “clean” dei loro padroncini più giovani. La notevole lontananza da un qualunque concentrato analgesico e l’intenzione infinitesimale di mettere in moto le gambe braccia in modo così improvviso mi inducono ad azionare l’HI FI, con l’ausilio del radiocomando che conservo gelosamente sul comodino, per coprire questo straziante fragore; tuttavia dimentico che solo poche ore prima, per evitare inutili ludibri femminili (e per assicurarmi un’atmosfera sufficientemente accattivante), ero ricorso al dolce arpeggiare della celebre Cecilia Chailly in sostituzione ai prediletti orpelli tombali che generalmente aleggiano nella mia lugubre abitazione. Sono sufficienti pochi secondi d’ascolto per convincermi alla resa: prepararo di buona lena il caffè mattutino (porc… sono le 13), ingurgito nervosamente qualche dolcetto al cioccolato e mi liscio barba e capelli (?) prima del concerto milanese degli “amici” FOLK STONE.

Le premesse per una serata memorabile ci sono tutte, dato che la formazione bergamasca si presenta ad un evento importante con la forza di chi sa di avere appena colpito nel segno. La recente release del nuovo ed omonimo full lenght ha difatti stupito tanto la critica ufficiale, quanto il pubblico più diversificato; io stesso, riferimento di matrice più estrema, sono stato folgorato dalla facilità con cui FOLKSTONE sa coinvolgere e divertire (cliccate per leggere la mia recensione): l’album in questione è difatti un concentrato di modernità e tradizione, di tecnica e potenza, di impegnata narrazione e scherzoso sarcasmo. FOLKSTONE, permettetemi la sintesi semplicistica, rappresenta la declinazione di quella gioia italica (orobica?) che ognuno di noi va cercando e che la BARLEY ARTS, una volta tanto, ha consentito di condividere con i più scaltri e competenti (o con tutti quei fortunati che, ignorandone l’esistenza, si sono trovati comunque commensali in questo pubblico godimento). Un ringraziamento all’organizzazione anche in tal senso.

Ma torniamo a noi. La location stessa (IDROPARK di Segrate), seppure non fantasmagorica e viziata dalla vicinanza di quel deprimente ricettacolo di umidità che è l’Idroscalo (altro che laghi di montagna), porta alla mente i grandi festival estivi milanesi (GODS OF METAL –degli anni che furono-, EVOLUTION, ROCKIN’ FIELD) e gioca a favore di un potenziale richiamo; la bandlist include poi ottimi traini quali TRICK OR TREAT, ELVENKING e soprattutto, per la prima volta nel bel paese, gli attesissimi MAGO DE OZ, combo spagnolo fautore di un bel ROCK popolare che mischia sapori latini a melodie d’origine celtica riprodotte con flauti e violini. Anche il palco allestito (o meglio non disallestito dal ROCKIN’ FIELD consumatosi la sera precedente) è di notevole caratura, anche se la totale mancanza di scenografia (i FOLK STONE metteranno una bandierina poco più grande di un francobollo) e la povertà dell’impianto luci, renderanno inutile e fin ridondante l’esagerata geometria dell’impalcatura. Ottimo invece l’audio, chiaro, potente e ben amalgamato.

Le note hanno inizio attorno alle 18.00, ma l’interesse (mio soprattutto) è tutto per i FOLK STONE, tanto che, dopo essermi assicurato l’ingresso all’area concerti, mi fiondo rapido al bancone della birra in cerca dell’unico refrigerio consentitomi; a parte l’iniziale delusione nello scoprire che la prediletta “rossa” non è oggi di corvè, mi rallegra notare che l’effetto FOLK STONE ha contagiato un po’ tutti: durante l’esibizione degli apripista TRICK OR TREAT il pubblico, non ancora in numero sufficiente a far gridare al successo, carica la “sacca della cornamusa” a suon di malto e luppolo.

Lo show dei FOLK STONE è previsto per le 19.00; i minuti prima dell’avvio del concerto, disturbati dal solito ed odioso sound-check dell’ultim’ora, passano veloci quando finalmente, avvolti in una coltre di calura quasi insopportabile, hanno inizio le danze.

Il gruppo sembra da subito in gran forma e sulle note della prima FOLKSTONE si scatena l’irriverente assalto di Lore e compagni. Proprio Lore sembra soffrire in avvio sui passaggi più alti che mi paiono un po’ troppo sgolati e strillati: a dire il vero questa sensazione dura lo spazio della titletrack, comunque eccellentemente suonata ed adattissima come primo approccio verso il pubblico, dato che la performance nei rimanenti pezzi è ineccepibile e pure, per calore ed interpretazione, da ritenersi migliore di quella più “freddina” realizzata in studio. La presenza scenica è mostruosa: non riesco a levare un solo secondo lo sguardo dal suo saltellio, dalle sue giravolte, dalle occhiate magnetiche che rivolge al prato dell’IDROPARK. Tutti, dico tutti, sembrano conoscere alla perfezione i brani dell’intero set che difatti scorre con la facilità delle più note rappresentazioni teatrali. La baraonda sonora e visiva è inarrestabile grazie al solito approccio festoso e godereccio completato dal simpatico utilizzo di costumi derivati dal folclore nostrano. Fatto salvo il ruolo imprescindibile di Lore (i vocalist sono comunque avvantaggiati dall’essere espliciti frontman), sono Teo, Roby (bombarde e cornamuse), Andrea (percussioni) e Becky (arpa) i veri protagonisti della serata (pomeriggio?): se è vero che l’architettura tipo nei brani dei FOLK STONE privilegia la linea acustica, accrescendone dunque la visibilità in sede live, è altresì vero che l’abilità e la serietà profusa e, perché no, la sfrontatezza con cui i 3 musici medioevaleggianti (non Becky per lo più seria e distaccata) si interfacciano ad una folla di scorbutici metallari, li eleva al pari di artisti nazionali ed internazionali ben più blasonati che dai nostri “alpigiani orobici” avrebbero solo da imparare in fatto di tecnica e di comportamenti (ce l’ho con quegli odiosi gruppetti simil-ROCK che si infighettano come delle popstar… suvvia, non fatemi pronunciare i loro nomi!). Di altissimo valore anche la cura ritmica fornita dai membri “pesanti”: Fore è una precisissima ed inarrestabile mitragliatrice che non sbaglia un colpo, Ferro è semplicemente impressionante e Ghera macina riffoni monolitici che, decontestualizzati, farebbero la felicità dei più integerrimi fan del METAL nordico.

Lo show, lungo quasi un’ora, contempla tutto il debut album ad esclusione delle cover AVANTI e IGNI GENA furbescamente sostituite da due tributi preziosissimi: una splendida rivisitazione di VANITÀ DI VANITÀ (Branduardi) che manda in delirio tutta la platea erbosa, e la bellissima AL VIS LO LOP dei tedeschi IN EXTREMO, band da cui i FOLK STONE traggono ispirazione in modo piuttosto evidente. A parte la già citata titletrack, sono IN TABERNA, ALZA IL CORNO e CON PASSO PESANTE a divertirmi di più, anche se scegliere nettare tra il nettare appare piuttosto superfluo. Ballo, canto e sono appagato (e pure un po’ brillo). Centro!

In definitiva posso confermare di essermi divertito dal primo all’ultimo minuto, senza mai soffrire alcun calo di tensione o noia da festival che vi assicuro essere normale per un soggetto dai connotati funebri quale il sottoscritto. A dire il vero non ricordo nemmeno di avere patito il caldo e/o le altrimenti fastidiosissime zanzare (durante i FOLK STONE, perché poi con gli ELVENKING ed i MAGO DE OZ avrei voluto morire). Se siete tra coloro che c’erano non potrete che convenire con mio entusiasmo; se invece vi siete persi la serata non disperate: mi è giunta voce che i primi giorni di settembre i nostri eroi bisseranno la data milanese in quel di Carugate. Io ci sarò: ci si vede?

Consentitemi infine un ringraziamento personale a “Bruce” per le foto da lontano e per la piacevole compagnia senza la quale non sarei stato in grado di affrontare tutte quelle birre.
La prossima volta l’ultima sta a me…
Se vedem.

SETLIST
FOLKSTONE
ALZA IL CORNO
IN TABERNA
OLTRE IL TEMPO
VANITÀ DI VANITÀ (BRANDUARDI COVER)
ROCCE NERE
LO STENDARDO
BRIGANTI DI MONTAGNA
CON PASSO PESANTE
AL VIS LO LOP (IN EXTREMO COVER)



frank
Lunedì 25 Agosto 2008, 9.56.25
7
veramente bravi i folkstone e dal vivo anche spettacolari.avanti cos'
dynamite
Domenica 17 Agosto 2008, 9.11.50
6
Informazioni sul concerto dei FOLKSTONE a Carugate sabato 6 settembre: Location : Stadio del Centro Sportivo via del Ginestrino Mappa : http://www.viamichelin.it/viamichelin/ita/dyn/controller/Cartes?strCountry=612&strAddress=via+del+ginestrino&strMerged=carugate&ie=UTF-8&x=27&y=9 Ingresso : GRATUITO grazie all'Associazione Dynamite di Carugate che organizza l' evento. Bands : FOLKSTONE , FRESH & BLOOD , TYRANT + esordienti Parkingsons, Guelder Rose
Berghem caput mundi
Mercoledì 13 Agosto 2008, 14.16.13
5
Vi aspettiamo TUTTI per una tremenda birrata collettiva il 6 settembre allo stadio di Carugate (MI-nord est). FOLKSTONE headliner............................................................ Ultimo concerto estivo open air
Raven
Mercoledì 13 Agosto 2008, 13.54.08
4
A quanto pare devo proprio procurarmeli.
Simone
Mercoledì 13 Agosto 2008, 0.19.38
3
XD. Comunque è davvero una bellissima race e questi FOLK STONE mi hanno veramente sbalordito con il loro primo ed omonimo full-lenght.
Giasse
Martedì 12 Agosto 2008, 23.39.41
2
Uhm... a grandi linee mi sa che la fa comunque...
Richard (berghem)
Martedì 12 Agosto 2008, 23.05.19
1
Giaresti, ti ho mai detto che D'Annunzio al tuo confronto fa la figura del pipparo ???
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