|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
IMPALED NAZARENE - Coincidenze blasfeme e metallo pesante
29/04/2009 (5859 letture)
|
Metti un Venerdì Santo, due reporter, un concerto degli Impaled Nazarene…
TESTI: Andrea Lenoci “I, Oblivion”, Valeria Di Chiaro “§tarchild”
FOTO: Valeria Di Chiaro “§tarchild”
Ultimamente stiamo vedendo band sempre più interessanti ed importanti nel barese grazie alla Vivo Management che si sta dando da fare per portare gruppi di fama internazionale anche da queste parti.
L’ultimo di questi eventi ha visto come headliner gli storici Impaled Nazarene, fiancheggiati da altre tre band di supporto.
Ma andiamo subito nel dettaglio…
(I, Oblivion)
DEADLY STRAIN
Band “nostrana” di apertura della serata, propone un death-brutal dagli schemi abbastanza lenti che non hanno travolto particolarmente l’ancora esiguo pubblico davanti a loro – si è iniziato abbastanza presto considerando la durata della serata.
Performance non perfetta, ma neanche deludente.
Un buon inizio.
(I, Oblivion)
Diciamolo, la posizione di opener, specialmente se ai piani alti c’è una band del calibro degli Impaled Nazarene, non è mai facile. Poco pubblico, poca considerazione, poco tempo per suonare, e secondo me i Deadly Strain si sarebbero meritati molto più in ciascuno di tali aspetti.
Primo, iniziano a suonare ad un orario improponibile, tant’è che persino io che sono arrivata piuttosto presto mi perdo quasi metà della performance e praticamente mi butto a pesce oltre le transenne per poter scattare le foto nel tempo rimanente; secondo, si esibiscono senza il loro bassista ufficiale bensì con un sostituto (più tardi anche chitarrista di un altro gruppo della serata, gli Exhumer), fattore che sicuramente incide non tanto musicalmente parlando quanto a livello di empatia; terzo, si percepisce un pò di tensione nel loro modo di suonare (sarà forse l’emozione del momento, o forse perché sono tutti preoccupati che il chitarrista, il cui nome di battesimo è incredibilmente ‘Nazareno’, finisca come da monicker degli headliner?)… Ma nonostante tutto ciò, questi ragazzi spaccano, fanno il death metal come va fottutamente fatto e meritano il mio pollice ben bene in alto.
(§tarchild)
ADIMIRON
Particolari.
Strumentalmente vicini al death metal, riff gravi – utilizzavano delle 7 corde su dei Mesa – su tempi di batteria vari, veloci ed efficaci.
Perché particolari? Bè, la voce è thrash, non raschiata, a volte anche abbastanza melodica.
Una pecca per i miei gusti.
Comunque, esecuzione dei brani impeccabile sotto ogni aspetto, son stati ben accolti ed apprezzati dal pubblico – ormai allargato – del Target Club.
(I, Oblivion)
Prendiamo una manciata di Machine Head, mescoliamoli ad un po’ di Meshuggah, un pò di Nevermore, il tutto condito con una dose quanto basta di thrash old school e idee più personali e abbiamo gli Adimiron. In tutta sincerità, si tratta di un gruppo che tecnicamente merita ma che sicuramente esige un ascolto piuttosto impegnato, insomma una band che live non rende tanto quanto dovrebbe; i ragazzi romani sanno tuttavia il fatto loro e riescono comunque a conquistare il pubblico che ora si è fatto più importante, in particolare durante l’azzeccata e apprezzatissima cover degli Slayer Disciple.
(§tarchild)
EXHUMER
Per questo gruppo non penso ci sia bisogno di presentazioni. Semplicemente delle macchine, tutti.
Brutal sparatissimo, growl e grunt devastanti, riff spietati, basso martellante ed un’instancabile mitragliatrice sulle pelli. Non è esattamente il mio genere preferito, ma sono obiettivamente dei mostri del metal.
Immediati, furiosi e perfetti nell’esecuzione: insomma brutali.
(I, Oblivion)
Il nome Exhumer dovrebbe ufficialmente diventare sinomino di ‘violenza’. Non si può che rimanere basiti nell’assistere a un concerto di questa band, che è grind allo stato più puro e primordiale presentando comunque un’altissimo livello tecnico; i quattro sono sfrenati, assassini, molesti, malsani e chi più ne ha più ne metta, in particolare il cantante, che ha la resa sonora di un cinghiale sotto tortura e la presenza scenica di un robot invasato. Non si sente nemmeno troppo la mancanza di Antonio ‘o fenomeno’ Donadeo alla batteria, perché il nuovo drummer ha decisamente il suo perchè. Complimenti vivissimi!
(§tarchild)
IMPALED NAZARENE
Ed ora il piatto forte della serata.
Si fanno attendere.
Passa un po’ di tempo prima che le tende del palco si riaprano mostrando al numeroso pubblico le loro “brutte facce”.
Sono proprio loro, i finlandesi del “nazareno impalato” e guarda caso di Venerdì santo, perfetto direi.
Iniziano subito, veloci, vogliono coinvolgere tutte le persone davanti a loro e ci riescono perfettamente – il pogo cesserà solamente alla fine della loro performance.
I loro tipici tempi in 2/4, quelle chitarre dai riff così diretti e le urla del pelatissimo cantante si ripercuotono per tutto il locale per la bellezza di circa 80-90 minuti, forse un po’ troppi considerando le precedenti tre esibizioni. In più la loro canonicità musicale non aiuta a far scorrere il tempo più velocemente, ma sono pareri personali.
Infatti, è evidente che il resto della massa la pensa diversamente vista la sua attività così vispa e longeva.
Ovviamente perfetti nel suonare, dopotutto stiamo parlando di una band con circa 18 anni di esperienza alle spalle, compiacciono completamente il pubblico barese che si è fatto davvero sentire.
Una serata che sicuramente valeva il costo del biglietto, si penta chi è voluto rimanere a casa pur di risparmiare qualche euro.
(I, Oblivion)
SUOMI FINLAND PERKELE. Quando mesi fa venni a sapere che gli Impaled Nazarene avrebbero suonato in quel di Bari, pensai che la Vivo Management ancora una volta aveva fatto un colpaccio. Quando successivamente realizzai che il tutto sarebbe avvenuto di venerdì santo, beh… Questa è classe ragazzi. Chiamiamola provocazione, chiamiamola blasfemia, secondo me è stata solo una divertente genialata, e per fortuna che stavolta nessuna organizzazione cattolica ha protestato, tentando di boicottare l’evento (per chi non avesse capito, mi sto riferendo allo scandalo Azione e Tradizione-Deicide-Total Metal 2008). D’altra parte, portano un nome ‘pericoloso’, hanno testi pesanti, sono stati accusati nel corso degli anni di essere nazisti, fascisti, sadomasochisti, maniaci e compagnia bella, ma a guardar bene, l’unica cosa che gli Impaled Nazarene sono è persone molto spiritose e soprattutto autoironiche.
Siamo tutti impazienti durante il cambio palco, che sembra durare un’eternità (ammetto che personalmente sbircio numerose volte oltre la tenda per vedere cosa stiano combinando...), quand’ecco partire l’ intro Apolokia, si apre il sipario, è il preludio dell’inferno. Rimango un momento bloccata a osservare l’aspetto terribilmente finnico di questi cinque personaggi, ma ci penserà il violentissimo impatto sonoro a scuotermi, perché gli Impaled Nazarene oltre ad essere finnici (e ce lo ricordano subito urlando varie volte la classica bestemmia ‘Perkele!’), sono delle macchine da guerra: sono tecnici, velocissimi, facinorosi, forti di canzoni brevi ed efficaci che martellano in testa e che prendono totalmente il pubblico presente (cresciuto in maniera esponenziale nel corso della serata e ormai totalmente dedito all’arte del pogo più sfrenato).
Il cantante Mika Luttinen sembra Satana in persona, impressionante coi suoi occhi di ghiaccio spiritati e le movenze dinoccolate e scattose, pur essendolo in maniera teatrale e quasi esilarante; i musicisti sono in buona forma, in particolare un ottimo Reima Kellokoski dietro le pelli, motore portante della violenta e corposa carrellata di pezzi: Goat sodomy, Steelvagina, Motorpenis, For those who have fallen e via dicendo, una scaletta di circa trenta canzoni, se contiamo intro vari e il bis che i finlandesi concedono a grande richiesta di un pubblico che, per quanto si è scatenato e per tutto il calore che ha dimostrato, se lo merita indubbiamente. Forse ci mancano alcuni classici (in particolare una certa Armageddon death squad), ma nel complesso mi posso ritenere più che soddisfatta, così come, sono sicura, la maggior parte del pubblico accorso.
E a chi non c’era, un bel ‘PERKELE!’ non lo toglie nessuno.
(§tarchild)
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
Parola di Mika Luttinen: "Perkele" significa sia vaffanc°°° che "diavolo". Lui stesso ha detto che "Suomi Finland Perkele" non significa Finlandia vaff... ma Finlandia, Finlandia diavolo. Voi dite: e che significa? Lui ha risposto: Niente, e non c'importa. |
|
|
|
|
|
|
5
|
ah ecco!  |
|
|
|
|
|
|
4
|
Ah beh, meno peggio di quel che avrei pensato io! Però pensavo che il prodotto linguistico finlandese più esportato (almeno in Italia) fosse "guarda, il mare!"... |
|
|
|
|
|
|
3
|
'Perkele' è il prodotto linguistico finlandese più esportato nel mondo... da noi corrisponde a quella parola che comincia con 'vaffa' e finisce con... beh, lo sapete  |
|
|
|
|
|
|
2
|
Bel report figliuoli! Perkele che significa? Mi accodo alla richiesta di arekusu... |
|
|
|
|
|
|
1
|
...ma "Perkele", oltre ad avere una notevole assonanza con ciò che penso io, vuol anche dire ciò che penso io? (e non ditemi che non sono una personcina educata...)  |
|
|
|
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|