|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
|
26/11/2016
( 3212 letture )
|
Qualcosa come ventidue anni fa prendeva vita sulla costa atllantica degli Stati Uniti D'America quella che un giorno diventerà una delle formazioni più influenti nel panorama del metal melodico globale. L'idea nasce dalla mente del chitarrista Michael Romeo che, sulla scia del suo primo disco da solista The Dark Chapter, decide di mettersi alla ricerca di musicisti per forgiare una nuova personalissima creatura; li troverà nelle figure di Thomas Miller al basso, Jason Rullo alla batteria, Michael Pinnella alle tastiere ed infine Rod Tyler alla voce, il quale, nel bene e nel male, caratterizzerà fortemente la proposta musicale dell'omonimo album dei Symphony X.
Va innanzitutto detto che il quintetto stelle e strisce che riuscì a strappare un contratto all'allora label giapponese Zero Corpration si trovava ancora ad uno stadio primordiale e di assestamento, ben lontano dalle gloriose composizoni dei futuri, e non pochi, capolavori con i quali ha fatto scuola. La qualità della registrazione inoltre non è proprio eccelsa e fatica un po' ad erigere quel muro sonoro tanto agognato nei generi come questo, ma nonostante ciò si può comunque ben godere dei diversi spunti compositivi elaborati da Romeo e soci e seminati qua e la lungo i dieci brani del lotto. Basso e batteria in particolar modo risultano forse troppo arroganti nelle rispettive sezioni ritmiche e potrebbero finire col mangiarsi un po' i tasti bianchi e neri di Michael Pinnella. Alla sei corde, al contrario, manca un po'di mordente e rumore nel riffing salvo poi compensare il tutto con la valorizzazione dei vorticosi assoli di matrice Malmsteeniana che vengono riproposti praticamente in ogni canzone e grazie ai quali si prende puntualmente il centro del palcoscenico. Infine, la voce di Rod Tyler viene probabilmente innalzata su di un piedistallo troppo alto e talvolta pare giocare una partita a sé stante rispetto agli altri quattro lati del pentagono. Non si può di certo negare che la prova del primo vocalist dei Symphony X sia coraggiosa ed energica ma, caratterizzata da un timbro decisamente eccentrico, corre il rischio di trasformare i dieci episodi in altrettanti lanci di moneta, dove il risultato è di conseguenza sempre in bilico tra l'ottimo e l'appena sufficiente. Insomma, coloro che si sono innamorati della band del New Jersey proprio grazie alle future prestazioni di un'icona del genere come Russel Allen potrebbero storcere un po' le orecchie a primo impatto, ma senza andare a finire in questioni di prospettive ed affezionamento che hanno ben poco a che fare con la musica stessa, una volta metabolizzata l'ugola di Tyler, ci aspettano cinquanta minuti abbondanti basati su tematiche apocalittiche, introspettive e spazio-temporali tutt'altro che spiacevoli.
Il breve intro da un solo minuto si intitola Into The Dementia e crea una bella atmosfera soffusa tramite rintocchi di campane a sfondo tastieristico sui quali il buon Michael Romeo comincia a fare un po' di stretching alle dita sperimentando qualche folle scala su e giù per la tastiera. Ad ogni modo le danze cominciano a tutti gli effetti con The Raging Season, canzone edificata lungo un riffing frenetico e martellante che muta in bridge e chorus decisamente più armoniosi, prima di sfociare in un intermezzo con una coristica fortemente ispirata al celebre rombo dei Queen e tornare infine su ruvidi passaggi che fanno da apripista agli assoli da emicrania di Romeo. Si tratta indubbiamente di una bella opener dalla quale si possono già evincere alcune delle sfumature vincenti della proposta musicale dei Symphony X. Sulla seguente Premonition trovano invece terreno fertile le dolci tastiere di Michael Pinnella che stendono l'arioso incipit di un brano che va poi grosso modo a ricalcare le orme del suo precedecessore. Arriva anche il primo appunto all'interpretazione di Rod Tyler dietro al microfono che forse non rappresenta il massimo dell'espressività nel genere. Le cose migliorano con Masquerade dove il singer è libero di graffiare più a fondo ed impacchetta un brano a tutto gas dove a fare la differenza questa volta troviamo la chirurgica doppia cassa di Jason Rullo. Con Absinthe and Rue il minutaggio si alza e con esso anche il coefficiente di difficoltà dei fraseggi delle asce che sputano una lunga serie di riff a cavallo tra il thrash e il prog nelle loro accezioni più incontaminate. Il refrain è incalzante ed il lungo intermezzo strumentale non perde occasione di ribadire le elevati doti tecniche di tutti i musicisti schierati in campo. Shades of Grey è la prima vera e propria ballata dell'album dove il grosso punto di domanda riguarda ancora ed esclusivamente la prova vocale di Tyler, senza ombra di dubbio più efficace quando si trova a cavalcare rimiche furenti come quelle della succesiva Taunting the Notorious, ovvero la traccia più tirata tra le dieci proposte. Si prosegue con Rapture of Pain, altro brano in pieno stile Symphony X basato su repentini cambi di tempo, avvolgenti botta e risposta di tastiera e chitarra e un Rod Tyler questa volta alle prese con un interpretazione quasi teatrale tutto sommato valida. Poco diverso il contenuto di Thorns of Sorrow che finisce per essere nient'altro che l'antipasto della lunga suite finale che risponde al nome di A Lesson Before Dying; un soffice arpeggio di acustica che da vita a dodici minuti che si traducono in un pregevole ma abbastanza prolisso sunto di quanto sentito fino ad ora.
Nel 1994 Symphony X stavano ancora facendo le prove generali di quell'arte sopraffina ed incredibilmente concreta che plasmeranno qualche anno più tardi. Le qualità tecniche sono indubbiamente elevate per un gruppo alle prese con il proprio album d'esordio, le idee ci sono, anche se non vengono sempre amalgamate a dovere e finiscono con il dar vita a brani strutturalmente interessanti ma che faticano a fare davvero breccia nel cuore dell'ascoltatore. Symphony X è dunque un biglietto da visita magari non proprio ammaliante ma dal quale traspaiono di già spunti e soluzioni che come sappiamo evolveranno di volta in volta verso orizzonti sempre più lontani e luminosi e che porteranno i loro creatori a marchiare indelebilmente un intero genere musicale.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
12
|
90 a Iconoclast e 75 a questo? Ma siete pazzi?
A parte la produzione un pò grezza che comunque a me non dispiace e lal voce a tratti discutibile, quì stiamo parlando di un album d\'esordio che è stratosferico a livello tecnico strumentale e songwriting, non c\'è una canzone mal riuscita. VOTO 90 |
|
|
|
|
|
|
11
|
Immaginate l'album cantato da Allena ed una migliore produzione, meno grezza. |
|
|
|
|
|
|
10
|
Debuttava ormai 25 anni fa una delle band che coi capolavori successivi diventerà una tra le realtà più importanti della scena. Per quanto ancora da raffinare, lo stile a mio avviso è già ben definito: prog e neoclassico a cui talvolta si sovrappongono melodie corali à la Queen (che disco dopo disco poi spariranno). Tecnicamente la band già qui su quest’esordio è a livelli altissimi, Rod Tyler stesso è autore di una bella prova; certo non è Allen (con lui la band pescherà il jolly “definitivo”), ma Allen è unico... Voto 80 pieno per me. |
|
|
|
|
|
|
9
|
Sebbene sia caratterizzato da evidenti limiti compositivi e non, trovo che quest'album abbia un'atmosfera unica.
Penso che la ragione sia Rod Tyler, perchè The Damnation Game, che è stato scritto con Tyler in formazione (basti pensare alla demo di A Winter's Dream con lui al microfono), presenta un sound molto simile, ed è stato probabilmente concepito come seguito diretto del debutto. |
|
|
|
|
|
|
8
|
Un disco importante perchè vi si possono leggere quelli che saranno i futuri sviluppi della musica del gruppo.Penalizzato,però,dalla voce del cantante e dalla produzione scadente.Lo vedo anche un tantino acerbo.L'ingresso di Allen porta ad un deciso salto di qualità già dal secondo "The damnation game".La musica di band prog-metal,con pezzi spesso molto tecnici e complessi, ha bisogno di una registrazione impeccabile altrimenti certe sfumature si perdono. |
|
|
|
|
|
|
7
|
Quoto appieno Drummer Furio, analisi perfetta soprattutto nel paragrafo Miller, motore compositivo occulto dei Symphony X |
|
|
|
|
|
|
6
|
Un album musicalmente mille volte più valido degli ultimi due, altrochè. Un album non immaturo, ma semplicemente con un sound primordiale e oscuro. Personalmente non trovo passaggi a vuoto, e se solo avesse la produzione almeno di The Damnation Game renderebbe molto di più. In aggiunta trovo che Tyler abbia fornito una prestazione degna di nota, certo non è Allen, nessuno lo è, ma ha una bella voce e l'interpretazione la trovo su buoni livelli (un tantino forzato magari su Shades of Grey). Le composizioni sono ricercate e mai scontate, e personalmente ritrovo tutti qli elementi tipici del loro sound, anzi di più, percepisco anche quelli che via via sono purtroppo andati persi negli anni dopo la dipartita di Miller, come ad esempio le influenze fusion. Magari i Symphony X del 2016 facessero un album su questi livelli. |
|
|
|
|
|
|
5
|
Io sinceramente non lo trovo poi mica cosi' tanto acerbo, nella sua primordialità è un album con buoni spunti, direi interessanti per il tipo di proposta musicale,che poi diventerà ilmarchio di fabbrica del gruppo, non dimentichiamoci che è è un album che ha posto le basi e le fondamenta sonore del gruppo, la tendenza malmesteeniana/petrucciana chitarristica è qui a dimostrarcelo, cosi' come i tratti heavy-power-symphonic- neoclassical-prog-thrash, un tipo di heavy prog che ha fatto storia per la personalità e la classe virtouosistica di Romeo, certamente è inferiore a cio' che è venuto dopo, ma cioò non togle che non debba essere considerato un prodotto valito, e la voce di Tyler è di certo meno potente e incisivamente profonda del grande Allen, però in alcuni tratti è ben indirizzata quando assume per breve tratto caratteristiche (sempre ovviamente con le dovute proporzioni) Queeniane mercuriane come in Raging Season, poi mi piace la ballad Shades Of Grey, dove il punto di domanda per me non ha ragione di esistere, è un bel brano dove Tyler è l'attore principale e la fa un po da padrone, interpretandalo con animo e con lo spirito giusto, un brano dalle caratteristiche ritmiche poi riprese in seguito in altre ballad del gruppo, e la voce di Tyler è gradevolissima, una prova squisita con un ugola ben modulata ed appropriata al sevizio della composizione.Bello anche l'ntro dal tocco malmstiano di Into Dementia, un classico per l'accoppiata tastiere-chitarra, un amalama perfetto grazie anche al gusto sonoro di Pinnella insieme alla bravura di Romeo.Fantastica Raging Season, Tyler sale sui gradini alti vocali e da un ottima prova di se stesso, grazie anche all'appoggio strumentale, con la batteria di rullo a dare il manforte ritmico, e a degli assoli fantasmagorici di chitarra, molta potenza frammista a melodia e vocalità appassionata, e con cori da chiesa appoggiati alla voce principale ci regalano un bel classico ritornello, e soliti brillanti passaggi strumentali lungo tutto il pezzo.Importante per i futuri sviluppi del gruppo Premonition, con passaggi e tocchi che poi riprenderanno poi in parte anche in Parasdise Lost, con le sue magnifiche linee musicali di piano, da parte di Pinnella che si dimostrarono indispensabili per creare il legame alchemico futuro del gruppo, una delle mie canzoni preferite del lotto, liquidato invece da Trucido con 2 righe, per me si dimostra uno dei più belli e riusciti, con una linea rilassante e splendida, quando all'improvviso comincia il cantato di Tyler e poi il ritmo comincia il cambio fino a mutarsi in un mid tempo magnetico e davvero riuscito in pieno, con una prova vocale davvero partecipata, sentita,brillante a mio avviso. Molto azzecata sia per tecnica che composizione è anche Absynthe, con il suo tono aggressivo dovuto alla fierezza e rabbia aggressiva del riffing, potente e affilato , con qualche ricordino di note panteresche, ma amalgamate e mitigate dalla magia melodica e da un aurea m,agniloquente, epica, grandiosa, con un ritornello incalzante ed efficace.Altro centro anche se breve, è la tirata micidiale di Taunting of Notorius, pura rabbia prog, condita da una prova canora azzecatissima specialmente su alcune note del ritornello.Tirando le sommme per me è un buon disco, qualche appunto lo faccio sulla produzione, forse doveva risultare più potente e far sentire maggiormente in alcuni punti il suono di baso, però alla fine il risultato è più che buono.Voto: oscillanei miei timpani tra77-79. |
|
|
|
|
|
|
4
|
e poi un giorno arrivò un tale di nome russell allen,,, e furono dolori per tutte le altre melodic power prog bands |
|
|
|
|
|
|
3
|
Sono molto d'accordo col recensore: un disco acerbo che però mette in mostra le loro grandi qualità. Non mi fa impazzire, ma devo dire che è notevole come disco per essere uno d'esordio. "Masquerade" però è proprio un bel brano. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Mai capitata una svista, eh? Comunque sistemato, grazie per la simpatica segnalazione. |
|
|
|
|
|
|
1
|
PREGiEVOLE.... PREGiEVOLE!!!!?! invece di fare il buffone di corte, suggerisco di studiare un po' di "italiano base for dummies" A meno che non si volesse livellare la recensione al disco fetecchia recensito... PREGiEVOLE... |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Into the Dementia 2. The Raging Season 3. Premonition 4. Masquerade 5. Absinthe and Rue 6. Shades of Grey 7. Taunting the Notorious 8. Rapture or Pain 9. Thorns of Sorrow 10. A Lesson Before Dying
|
|
Line Up
|
Rod Tyler (Voce) Micheal Romeo (Chitarra) Micheal Pinnella (Tastiera) Thomas Miller (Basso) Jason Rullo (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|