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26/11/2017
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Si può dire tutto sugli Europe del terzo millennio tranne che siano una band statica: come tutti abbiamo potuto osservare, da quando si sono riformati nel 2003 hanno cominciato un nuovo percorso che gli ha tolto di dosso quell'aria patinata tipicamente anni '80 in favore di un sound sempre più "adulto" e votato all'hard rock. Ovviamente ciò ha spiazzato molti dei loro fan della prima ora ma al tempo stesso ne ha avvicinati di nuovi e l'evoluzione da Start from the Dark in poi non si è mai arrestata. Dopo una serie di album molto validi giungiamo così a questo Walk the Earth che ha il non facile compito di succedere a un disco della caratura di War of Kings (uno dei migliori del "nuovo corso") e bisogna dire che il gruppo ce l'ha messa tutta per mantenere gli standard di eccellenza a cui ci ha abituati.
Con Walk the Earth il quintetto svedese vuole tornare alle origini, alla musica che per prima ispirò i ragazzi di allora, vale a dire l'hard rock del periodo d'oro targato Seventies con tutti i crismi dell'epoca, rivisitati però in chiave più attuale. E questo lo si capisce fin dalla scelta dello studio: i Nostri infatti hanno registrato le nuove canzoni nei mitici Abbey Road sotto la guida di Dave Cobb e il risultato, probabilmente inviso a chi desiderava che incidessero in eterno un The Final Countdown o una Superstitious, ha centrato pienamente l'obiettivo. A partire dalla copertina così tecno-retrò che si ispira a quelle che hanno fatto la storia della musica, quasi minimalista specie se paragonata ad altre appartenenti al passato della band (per non parlare di quelle del "periodo cotonato"). Un omaggio al rock del passato, si diceva: lo si capisce bene non appena le dita di Mic Michaeli toccano i tasti delle keyboard e in un brano come la title track rivivono assieme sia Perfect Strangers che Kashmir, grazie alla sei corde di John Norum. Deep Purple, Uriah Heep, Led Zeppelin, Rainbow ma non solo: su Pictures sembra che Joey Tempest sia stato posseduto dallo spirito di Ziggy Stardust, complice il piano e i delicati arpeggi di chitarra che hanno anche un certo retrogusto gilmouriano. Proprio Norum è l'anima e fulcro del lavoro in questione, autore di riff e assoli di eccellente fattura, confermandosi quindi come uno dei chitarristi più dotati -e forse sottovalutati- del panorama rock odierno; del resto il solo fatto che egli sia dichiaratamente uno dei più grandi estimatori di tale Gary Moore è una garanzia in questo senso. Il disco è molto sfaccettato, alterna brani ora movimentati e trascinanti -Kingdom United, Election Day, Whenever You're Ready- ora cadenzati (come ad esempio Haze o l'orientaleggiante The Siege) ad altri ancora più intimi e ragionati (la già citata ballad Pictures). GTO è un titolo che è tutto un programma, sembra davvero di essere lanciati a folle velocità sulla Route 66 a bordo di una muscle car mentre Tempest va su di tonalità inseguito dall'organo di Michaeli per quella che sembra essere la Highway Star degli scandinavi; anche qui il guitar solo è eccellente, come del resto in tutte le tracce del platter, mentre la palma di song più particolare va senz'altro a Wolves, quasi straniante con quel ritornello ululato e ipnotico à la Alice in Chains. Ma è con l'ultimo brano che si raggiunge lo status di capolavoro: Turn to Dust si sviluppa su un tappeto di hammond incantevole ed è costruita su di un bridge a dir poco favoloso, tanto semplice quanto efficace; qui Norum si supera e il refrain in loop accompagnato dal Norwegian Blue Mass Choir è pura magia, finché l'outro non viene troncata di netto senza preavviso spiazzandoci completamente, e lasciandoci ancora più stupiti allorché dopo qualche secondo parte un brevissimo swing in stile anni '30, un divertissement col quale gli Europe si congedano dall'ascoltatore.
Tempest e soci ancora una volta dimostrano di avere le idee chiare, hanno fortemente voluto che il disco suonasse in una certa maniera dalla prima all'ultima nota, passando attraverso una produzione affatto sfavillante e respirando l'aria di uno studio di registrazione leggendario come quello londinese onde ottenere il sound giusto per queste dieci tracce. Walk the Earth è un album maturo e ragionato sotto tutti i punti di vista, che pesca dichiaratamente a piene mani dalle formazioni storiche del rock e consente agli Europe di proseguire il loro percorso musicale voltando lo sguardo verso il passato ma senza temere il futuro.
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A mio modesto parere il loro peggior lavoro dalla reunion, con buona pace di chi da fan comprerebbe e loderebbe ogni cosa negando l\'evidenza. Ascoltatevi Last look.at Eden e poi questo.. un confronto impietoso. ed è un peccato perché la title track è bella. Poi si sono persi.
Li ho seguiti per anni , in Italia ed all estero ma ora basta, per la prima volta non lo comprerò e non andrò a sentirli.
Per me non va oltre 4/10.
E non è il suono anni 70, è che è noioso, scontato e privo di originalità. |
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A mio modesto parere il loro peggior lavoro dalla reunion, con buona pace di chi da fan comprerebbe e loderebbe ogni cosa negando l\'evidenza. Ascoltatevi Last look.at Eden e poi questo.. un confronto impietoso. ed è un peccato perché la title track è bella. Poi si sono persi.
Li ho seguiti per anni , in Italia ed all estero ma ora basta, per la prima volta non lo comprerò e non andrò a sentirli.
Per me non va oltre 4/10.
E non è il suono anni 70, è che è noioso, scontato e privo di originalità. |
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...questo album non mi entra davvero...come il precedente ha due singoli buoni ma il resto e' davvero anonimo....gli europe dalla ripartenza hanno stravolto completamente la loro carriera....potevano evolversi mantenendo piu' orecchiabilita'....come fatto dai connazionali TREAT che li hanno surclassati di brutto!!!...speriamo in un futuro album piu' melodico! |
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Non sanno più che fare. Questo è un gruppo strano: potenzialmente potrebbero fare una rock opera memorabile, ma in realtà, da quando hanno preso a revisitare le loro radici, sono rimasti impigliati nelle mangrovie e non hanno più una personalità definita, continuano a produrre qualcosa che evidentemente funziona bene in Svezia, dove raggiungono sempre il numero 2 della classifica.
La cosa che fa incacchiare è che sembra un gruppo tecnicamente dotato dei superpoteri, che però non riesce ad indirizzare tutto questo potere in qualcosa di decente e soprattutto personale. Forse dovrebbero ripartire da Out of this world, non dai dischi che ascoltavano da ragazzi. |
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I riff sono anche belli, ma che noia. Dal 2012 si sono ''complicati'' a caso, facendo canzoni piene di riff interessanti ma perdendo il loro piglio melodico assurdo a suon di tributi a un passato troppo passato, antecedente a quel ''surplus'' ottantiano di melodia e approccio pop che rese gli Europe ineguagliabili sin dal debutto.
Dischetto gradevole da sentire come sottofondo mentre si fa altro, se mi dilungo sul discorso emotivo non lo promuovo neanche sotto minaccia. Quell'omaggio al passato menzionato dal recensore è proprio ciò che li appiattisce: loro l'omaggio lo dovrebbero dare al PROPRIO, di passato, come facevano nei 2000. Veramente lodevole il commento dell'utente Graziano. |
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E invece dopo qualche anno ho cambiato totalmente idea su questo cd, che suona spessissimo nel mio stereo, assieme al suo predecessore, che come sonorità è uguale. Questi Europe hanno un che di magnetico, che mi prende e non si stacca più. Forse l'unica band di dinosauri, che reinventadosi, ha ancora senso di esistere. Gli unici a non essere diventati la cover band di loro da giovani. Spero esca presto un nuovo cd, che purtroppo non verrà mai supportato dal vivo. |
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Un bel disco, ben suonato, ma sinceramente mi aspettavo di più,
Sarebbe interessante se su un prossimo lavoro potessero trovare (cosa non facile per carità, ma secondo me ne avrebbero le capacità essendo dei grandi) una via di mezza tra il suond un po' più patinato di TFC con il suond più duro e cupo degli ultimi lavori: probabilmente sarebbe una bomba.
Comunque ragazzi questi suonano e cantano ancora alla grande |
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Il disco non è male, difficile che dagli Europe esca qualcosa di scarso...
Come scritto correttamente nella rece, uscire dopo "War of Kings" (per me indiscutibilmente il loro miglior lavoro dalla reunion) non era facile... mi sembra che vogliano un po' seguire le sue orme senza però raggiungerne il livello. Forse sarebbe stato più apprezzabile cambiare un po' più direzione. D'accordo col 77 |
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si bravi musicalmente tutto quello che si vuole il problema aria fritta niente di coinvogente a tratti noioso unica cosa joey tempest canta un po di piu voto 3 meno male non l ho comprato anni luce da out of this world! |
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Non mi riesce a convincere fino in fondo, secondo me il precedente War of Kings era un filo superiore. Certo, la band non si discute (Norum su tutti) e canzoni come la title-track, Turn to Dust o la veloce GTO da sole valgono l'acquisto... Voto 77 azzeccatissimo |
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Senza infamia e senza lode! Siamo sulla sufficienza striminzita. 60 |
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Leggermente inferiore ai suoi due predecessori ma comunque ottimo album. "Pictures" mi ha ricordato certe cose del primo Bowie, per il resto si spazia tra Led Zeppelin, Deep Purple e Uriah heep, anche se un paio di passaggi mi hanno ricordato gli Spiritual Beggars di "On Fire". Tutto suonato alla grande da una band che adesso si toglie le sue soddisfazioni senza dover dimostrare niente a nessuno e soprattutto suonando un eccellente hard rock anni 70 . .....e chi l'avrebbe mai detto ai tempi di "The final countdown"? Dopo la loro reunion hanno prodotto tutti ottimi album. Norum monumentale!!!!!! |
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Lo sto ascoltando ora, album molto bello, profondo, hard rock coinvolgente come solo loro sanno fare..inutile, non mi hanno mai deluso e sempre sara' così. 80. |
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Se i Bee-hive non fossero finiti nei giri di droga ed escort che tutti noi conosciamo, a quest'ora forse sarebbero mostrri sacri del metal come gli Iron e i Metallica. Peccato davvero...... |
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@vitadathrasher: esistono anche le vie di mezzo sai? So che non ti riferivi a me, però io apprezzo tantissimo i primi tre album post reunion mentre gli ultimi due li trovo noiosissimi e non mi piace Joey con questo stile musicale. E non scomodare mostri sacri come i bee-hive! 😁 |
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Mirko e Satomi? Non hai avuto una infanzia felice se non sai chi sono: ho tutta la discografia dei BeeHive. |
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@Bright Light: “Dawn” dei Slaughtersun e “Welcome my Last Chapter” dei Vinterland sono la quintessenza del melo-black. Un saluto e chiuso OT! |
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Non so chi siano Mirko e Satomi, in macchina sto ascoltando Slaughtersun dei Dawn (quindi non sono cresciuto con TFC), ma questo album mi sfrangia parecchio le palle lo stesso. Quindi come al solito se si dice la propria sul disco senza generalizzare secondo me é meglio  |
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Chi non ama questo ottimo album è quel fan cresciuto non con the final countdown, ma con il ciuffo cotonato di mirko e satomi. Triste leggere"schifo" ecc. Il miglior album della nuova era assieme al precedente, prodotto in maniera eccelsa agli abbey road con gusto sublime. |
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Onestamente non riesco proprio a comprendere la critica musicale specializzata e non. Riassumendo: se tornassero agli anni ottanta e al genere che li ha resi dei grandi (il primo album era tutto tranne che patinato power pop) sarebbe anacronistico. Se invece scimmiotano e copiano e incollano le migliori band degli anni settanta allora va benissimo. Boh........ |
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Poche sono le band in giro che possono permettersi di suonare a questo livello........vecchie e nuove che siano.
Cosa aggiungere, questo ultimo lavoro è decisamente inferiore rispetto a tutto quello che fino ad oggi è stato suonato e prodotto da questa band.
Un minimo di attenzione in più e una scelta un attimino un po' più mirata forse nn guastava, e visto che stiamo parlando di professionisti con la P maiuscola la cosa mi lascia spiazzato.
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Lo attendevo ( con ansia),
l'ho ascoltato (con attenzione) e....
l'ho mandato a fanc ...... ( con grande gusto). |
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A me fa proprio schifo! Dalla mia band preferita dopo 30 sentire un sound e un mixaggio cusi scadente mi ha fatto girare le palle! Poi i quattro gatti che lodano sta porcaria non son neanche da considerare dato le classifiche e le vendite ( le più basse dal ritorno!) un motivo ci sarà! |
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Io pagherei oro perchè facessero un altro Final Countdown, ma ovviamente sarebbe un nonsense. |
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concordo con @ klostridiumtetani,come sempre.perfect strangers era un grandissimo album! |
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Spero continuino così e non si ridicolizzino a scimmiottare final o out of..... Hanno fatto una bella evoluzione da Start a questo che ho sentito di sfuggita e mi sembra molto valido.Devo procurarmelo. |
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Sono d' accordo con @Painkiller # 10 (anche se a me Perfect Strangers" piace un casino ) |
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Dalla reunion hanno sempre cambiato casa discografica, non facendo mai un album con sonorità simili. In questo caso la produzione c'ha messo la mano pesante (in bene) togliendo ogni tipo di patinatura e rendendola più dark,doom, spero sia un album di non ritorno. O tornano con un album ottantiano, o proseguono su questo filone, perchè dei buoni album post reunion ne avrei abbastanza. Questo più lo ascolto e più mi convince. |
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Personalmente non lo digerisco. Title Track a parte, album molto complesso. Non fa per me!
Dalla reunion, Io adoro Secret Society |
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Si bag of bones era piu' bello,ma quest'album comunque e' bellissimo! |
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Per me il loro top della reunion è stago Bag of bones, e poi War of Kings. Qui sono tornati a canzoni "quasi normali", abbandonando un pò la vena blues, il risultato è poco entusiasmante, tutto stiracchiato. Gli dò un 6 poco convinto. |
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non manca proprio nulla @sepahan.e' un grandissimo album! |
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Difficile da valutare, bello e anche buono ma è come se mancasse qualcosa.
WoK era un pelino meglio, se ci soffermiamo a paragoni solo con l'ultima release, ma comunque il livello rimane alto.
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Lo ascoltato e riascoltato più volte, bellino ma scivola via senza lasciare traccia. Sicuramente un passo indietro rispetto agli ultimi lavori, peccato da loro mi sarei aspettato qualcosa di meglio. |
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Questione di gusti, ovviamente, ma a me il nuovo corso degli Europe proprio non piace affatto. Dopo Back of Eden non riesco piu' ad ascoltarli. |
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non e' che ti ferisci se lo ascolto painkiller.male che vada ascolterai un album per te mediocre.ma comunque e' un grande album,fidati! |
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Un gran disco come sempre. Inizia ad ascolare hard rock nel 86 con loro e non li ho piu lasciati. |
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Più che evoluzione parlerei di involuzione. Infatti è un ritorno agli anni 70. Comunque nettamente inferiore al precedente. |
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Ho paura di ascoltarlo....mi sono piaciuti tantissimo i primi tre dischi post reunion ma la svolta presa con bag of bones e war of kings non l’ho digerita. Gli Europe in versione riffone lento e cadenzato, tappeto di Hammond e voce pulita non mi piacciono. Leggo accostamenti ai Purple, ed è vero, però sono i Purple che mi piacciono di meno, quelli di perfect strangers per capirci. Se se citano i Rainbow (che per me sono completamente diversi dai Purple post reunion) fatico a seguire la disamina. Se davvero qui ci sono richiami a “rising” o “long live rock n’ roll” mi va benissimo ovviamente (ma allora Purple e zep fatico ad accostarli), se l’accostamento ai Rainbow è a quelli più catchy allora la paura di ascoltare il disco cresce. Perché ad esempio in war of kings non ho letto nulla di personale, mi è sembrato un disco tributo (ben suonato comunque), ma sempre di cover parliamo. E la voce di Joey abbinata a questo genere non mi piace affatto. |
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Ennesimo centro per Norum e soci, dalla reunion non un disco sbagliato.
Un`album dove le influenze anni 70` si fanno piu` marcate ancora, creando pezzi strepitosi come la titletrack, The Siege, Pictures, GTO, o la magnifica Turn to dust. Norum sciorina classe da tutti i pori, Michaeli crea un tappeto sonoro notevole e Joey canta divinamente come solo i grandi sanno fare. 90 in pieno!!! |
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Signori, gli Europe al 2017. Un plauso a loro |
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Dovrò sentirlo,bag of bones e war of kings mi sono piaciuti. Certo che ne han fatta di strada da carrie (in positivo ovviamente). |
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Questo album è bellissimo è l'album anti Europe è un misto di sonorità settantiane psichedeliche, cupe, a tratti sataniche. Tutto composto con gusto, con un Michaeli protagonista. Lavoro da 90. |
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Con gli Europe per me nacque tutto, nacque l'amore e la passione per una certa tipologia di musica che mai ho abbandonato e mai lo farò. Avevo 9 anni e costrinsi mia nonna a comprarmi la cassetta con quella fantastica canzone che sentivo ogni tanto sull'autoradio di mio papà: The final countdown. Mi si aprì un mondo, di lì a poco scoprii Slippery when wet, Skid Row, Black album e via discorrendo con tutti gli altri fino ai giorni nostri. Con Superstitious ebbi la conferma che non mi sbagliavo e pure con Prisoners in paradise (e andando a ritroso mi piacquero anche l'album omonimo e Wings of tomorrow, d'altra parte il mio nickname parla chiaro). Lo scioglimento fu un mio personale dramma e gli album solisti di Joey non aiutarono a superarlo. La reunion a 6 per il capodanno del 2000 mi fece sperare e finalmente con Start from the dark il sogno si avverò...in parte. In parte perché ero troppo legato ai primi Europe, perché erano i loro primi album i "colpevoli" della nascita della mia passione, dei miei capelli lunghi, delle magliette con loro 5, e non volevo arrendermi al nuovo corso intrapreso, al cambio della mode, al fatto che rifare un The Final non era più possibile, sarebbe stato antistorico, ma io lo volevo. Ho quindi atteso i successivi a Start, ma ho capito chiaramente che i "miei" Europe non sarebbero più esistiti, il nuovo corso era ormai in atto. Ho apprezzato Last look at eden, qualcosa di Secret society, nulla di Bag of bones e qualcosa qua e là di War of king e veramente poco di quest'ultimo (tra l'altro non sono un amante dei Seventies e dei gruppi nominati nella recensione, mi rendo conto possa essere una bestemmia per alcuni, ma tant'è...). La qualità è indiscutibile, musica e musicisti eccelsi, ma il mio legame con il loro passato è troppo forte per dare un giudizio elevato a questo album.
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La title track vale il disco. |
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Anche a me e piaciuto molto... Evviva! |
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concordo con tiino.ottimo come quasi tutti gli album loro,soprattutto gli ultimi.hard rock di classe.grandi! |
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sicuramente sulla linea dei precedenti quindi ottimo. A differenza degli altri questo lo trovo più asciutto e immediato, un riuscito chiaroscuro di influenze classiche dove ci sono due anime distinte, quella solare dei momenti più tirati e quelli più malinconici dei momenti più rilassati. Ci sono sicuramente tre capolavori, la title track, l'ultima turn to dust dove si respirano atmosfere quasi doom sulla linea dei candlemass di dactylis glomerata (e abstrakt algebra), e inoltre la sorprendente ballad pictures. Ovviamente le influenze thin lizzy e purple non vengono nascoste ma anzi sono valore aggiunto al marchio di fabbrica inconfondibile del gruppo. Per me un 85 senza dubbio |
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