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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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25/09/2019
( 6865 letture )
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Perdere la bussola non dovrebbe esser visto sempre come un dramma, perché potrebbe rivelarsi l'occasione giusta per fermarsi un po' e osservare meglio l'ambiente circostante, fin troppo spesso trascurato dalla certezza di un percorso già segnato. Può capitare di perdersi e lasciarsi dietro qualcosa o qualcuno che forse ritornerà, e in True North quel qualcuno è stato il cantante Vintersorg., insieme al chitarrista Jens F. Ryland e al batterista Baard Konstald. In particolare, l'assenza del primo è particolarmente rilevante, data la sua pressoché costante presenza nella storia della band. Fin dalla loro nascita, i Borknagar sono stati un focolare intorno al quale si son radunati membri di grandi gruppi, vissuto come un punto di ritrovo dove far convergere i propri stili che, fondendosi, hanno pompato sangue nel cuore pulsante del black e avant-garde norvegese.
Come se fossero stati spinti dalla morsa di un gelo sempre più tenace, i componenti della band si son stretti ancor di più intorno a questo fuoco, realizzando un album dal carattere decisamente più corale rispetto al passato. Infatti, nonostante l'album presenti nove tracce, questo numero deriva da una cernita di tredici canzoni, di cui tre scritte da Nedland e una da Simen. Chiusi per giorni nello studio di registrazione, i Borknagar ne sono usciti infine vittoriosi con qualcosa di sostanzialmente nuovo rispetto al passato. Già il titolo True North funge da indizio, indicando un punto di riferimento che nel linguaggio della navigazione si discosta leggermente dal Nord magnetico indicato dalla strumentazione apposita. La bussola è uno strumento certamente utile, ma non serve quando dobbiamo dirigerci verso quel punto preciso che percepiamo fin nel profondo del nostro essere. Con il monte Årbostadtinden al centro dalla copertina, la parola "true" sembra spogliarsi del significato fin troppo abusato in quest'ambito, e ritorna ad un'accezione più naturale del termine, meno inerente alla sfera umana. Anche la tracklist punta dritto al centro, evocando fin da subito l'importanza degli elementi che han forgiato il luogo che si sta cercando. Thunderous, The Fire That Burns, Lights e Into The White condensano in poche parole ciò che troveremo su nel "vero nord", scevro dal filtro oscuro che il black ha proposto con determinazione in tutti questi anni, contaminato dalla misantropia e la depressione dilagante dei suoi esponenti. Dopo un sostanzioso cambio di formazione, i Borknagar riescono comunque a non perdere la loro essenza, e grazie al maggior spazio dato a Nedland e I.C.S. Vortex il gruppo estrapola elementi caratteristici dei Solefald e degli Arcturus, con particolare enfasi sul cantato.
True North vuole essere meno aperto a libere interpretazioni e più diretto, sia nelle lyrics che nel songwriting. Ce lo fa capire bene Thunderous, con la sua abbondanza di spunti interessanti e ben saldati a quanto maturato finora. Famosa per esser stata da sempre una chimera dal manto cangiante, la band pare abbia raccolto quanto finora seminato imbastendo tavola per i commensali vecchi e nuovi stretti intorno al fuoco. Il carattere corale accennato prima permea l'opera in ogni suo secondo, ed esplode d'intensità nelle melodie, frutto delle influenze dovute altri gruppi in cui militano i membri della band. Ad esempio, la tripletta di cori e scream in Mount Rapture sembra una forma più addolcita di ciò che Nedland ha già espresso sapientemente in capolavori come Norrøn Livskunst; I.C.S. Vortex invece, con un'energia che rimanda in parte a Kinetic, preferisce esplodere in Up North, e tutta la vitalità espressa nella musica continua a ribollire nelle lyrics:
There´s a place where the summer will be as a legend long gone set free and this warms me beautifully where the sun cast shadows at night where the day and evenings are bright the place where i belong up north where the pine trees meet the sea where the stormy sky will sing for me the place i wanna be up north (Borknagar, "Up North")
Insieme a The Fire That Burns sono i soli due brani disponibili finora, e per quanto siano una perfetta summa dell'album a livello compositivo, non rappresentano ancora il cuore del "Vero Nord", che si schiuderà con Lights prima e fiorirà poi nell'estremamente suggestiva Wild Father's Heart. Con una calma introduzione, questa traccia ci avvolge in un caldo manto di chitarre, conducendoci lentamente verso un cantato capace di incarnare tutta l'esperienza celata tra le montagne fisiche e spirituali. È in questo brano che si concentra lo spirito dell'opera:
There is a time, a time for all To rise above, to rise above. (Borknagar, "Wild Father's Heart")
Lesinando sul cripticismo e sulle sperimentazioni, è giunto il tempo di mostrare cosa è nato da questi anni, e tramandare la conoscenza come un vecchio padre è tutto quello che conta. Con questo non si vuole far intendere che la band abbia finito le cose da dire, e in concordanza con il pensiero del "grand old man" Øystein G. Brun, True North è da considerare come la condensazione di venticinque anni di esperienza, incanalata con precisione per essere espressa pienamente. Bisogna riconoscere che l'album emana continue ondate di vigorosa energia, sgorgante da chitarre e canti che si intrecciano con naturalezza. Praticamente tutti i brani risultano estremamente orecchiabili, quasi fin troppo al primo ascolto, e questo potrebbe esser visto da alcuni come un capo d'accusa per una band che si fatica a riconoscere. A True North bastano pochi ascolti per entrare saldamente in testa, e una volta riuscito nell'intento continuerà ad arricchirsi a ogni riproduzione. Nonostante la minor varietà rispetto a Winter Thrice, ogni brano riesce ad avere una propria personalità, rendendo molto godibile sia l'ascolto del singolo brano che dell'album completo. È difficile che la prima impressione su un album dei Borknagar rimanga invariata, ma la volontà di permanere positivamente nell'ascoltatore è evidenziata dalla degna chiusura Voices.
Lasciandoci di fatto con le voci nelle testa, la band ci ha svelato la direzione che ha intrapreso, e sarà interessante scoprire dove porterà. Profondamente diverso dalla discografia passata, l'album ha il pregio di acquisire sempre più valore riascoltandolo, e probabilmente con il tempo potrà convincere anche i più reticenti che avrebbero apprezzato una maggiore presenza di sonorità black. La qualità è indiscutibilmente alta, anche grazie al lavoro svolto da Jens Bogren in fase di mixing e mastering, e il songwriting seppur semplificato risulta potente e d'impatto. Effettivamente, ascoltando quest'album potreste inizialmente soffrire un certo scombussolamento, ma una volta che la bussola vi sarà caduta di mano risulterà quasi naturale apprezzare appieno quest'inaspettata esplosione di energia firmata Borknagar.
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Ragazzi a distanza di anni da quando scrissi questa recensione...continuo ad ascoltare quest\'album spesso e volentieri e col tempo non fa altro che migliorare. Urge in me il bisogno di schiaffargli un bel 90 come voto lettore ahah |
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perfettamente d'accordo con la recensione. nonostante al primo ascolto può sembrare un po' troppo melodico dopo risulta essere il suo punto di forza |
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Li avevo persi di vista dopo Empiricism, grave errore da parte mia. Questo da quando ho preso il vinile mi fa rimpiangere gli anni in cui li ho "dimenticati". Grande grande disco, talmente ricco di sfacettature che ė facile perdersi, scritto ed arrangiato benissimo, suonato anche meglio. Una soddisfazione per l'udito
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L'ho ascoltato e lo ascolto moltissimo, una vera perla che prosegue le coordinate dei due precedenti aprendosi però decisamente in immediatezza d'ascolto per l'orecchiabilitá delle melodie e per una costruzione dei brani più lineare e meno astrusa...un risultato per me insperato dopo le defezioni all'interno della band. Lazare e vortex fanno la differenza e tirano fuori una prestazione allucinante in termini di qualità e bellezza delle linee vocali. Tutto è perfetto, e forse anche troppo, tanto da fare sembrare i brani a volte stucchevoli x qualcuno....a me va benissimo così! Un disco che insieme ai due precedenti forma una triade d'eccellenza, pur nelle loro diversità: in urd vi si trova una necessità di furia impellente, in w.t. un'epicicità magniloquente, in true n. un'eleganza equilibrata. Qual'è meglio? Nessuno e tutti a seconda del proprio stato d'animo e di ciò che si cerca. Altro 95, ancora Arte. Peccato che se ne parli così poco! |
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@ Obscure ho scritto questo ""godiamo finchè si può di emozioni anche semplici,ma godiamo e sogniamo ,perchè il resto è merda"" .Non è un giudicare ma è un aprirsi mentalmente a ciò che è sorpresa e a quello che ci dice il cuore (o gli occhi,parlando di cover),è vero,il resto è merda,ce n'è fin troppa in questo mondo,in questa cosa chiamata vita,per questo non voglio giudicare,ma lasciare che altri godano (cioè stare bene) seguendo una semplice "spiritualità",e si,il resto è merda,ma bisogna saper leggere fra le righe,ovviamente non sto parlando di musica.Ciao |
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I Borknagar, così come gli enslaved, gli arcturus, lo stesso ihashn e altri campioni scandinavi, non mi hanno mai deluso, e li ascolto da oltre vent’anni, però è anche vero che ultimamente stanno abbastanza riciclando le stesse soluzioni. Fanno bei dischi ma viene a mancare la curiosità e quindi l’approccio ad un nuovo lavoro, infatti sono fermo da urd che ritengo un disco splendido. Evidentemente penso sia il caso di trovare un po’ di tempo per riavvicinarmi a loro. Mi piacerebbe vederli dal vivo in questa veste, li ho visti solo una volta vent’anni fa, penso di supporto ai dimmu borgir, era il periodo di the archaic curse, non li conoscevo e mi colpirono parecchio, fecero un bellissimo concerto. |
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I dischi suonati con maestria a mio avviso sono altri. Replica Van Pelt, il tuo dire che tutto è una merda a fine del commento@11 è già un giudicare se non te ne fossi mai chiesto |
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@ Obscure ,abbi fede.....come vedi sono positivo. |
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@19 Replica Van Pelt: aspetta e spera....che il ghiacciaio si è già sciolto. Che poi dico, se piacciono le montagne comprati un poster. Comunque, sempre molto negativo e pessimista il tuo ragionamento, come il tuo commento @11 |
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Veramente un ottimo album. E' vero alcune sonorità ricordano gli Amorphis. Ma va sottolineato che il songwriting è assolutamente di livello e questo va a merito di una band che si riconferma alla grande. Non c'è un pezzo che scenda leggermente al di sotto degli altri. Relativamente alla copertina, indubbiamente è molto affascinante (non il "pacco natalizio" dei Sonata Arctica). Ricordo che in alcuni casi sono stato affascinato dalla copertina trovando poi ottima musica all'interno, come se la copertina mi dicesse di ascoltare. Su tutti, Argus, dei Wishbone Ash ma anche Arte Novecento dei Novembre, Winter Lights degli Oregon e Swan Road dei Drudkh. Capita. Au revoir. |
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Per curiosità aspetto il commento di @lisablack,lo stavo ascoltando,purtroppo non riesco ad abituarmi a queste sonorità,le mie orecchie si scansano,colpa mia sopratutto in questo periodo che sto riscoprendo il suono "settantiano",la colpa non è delle composizioni ma proprio del suono,e poi ok c'è un pò di tutto ma "la canzone" dov'è??niente,non fa per me,a parte la copertina,per quella l'avrei comprato anch'io (magari ci fosse stato scritto Agalloch ne avrei comprati anche due) .Buon ascolto,ciao. |
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Bello bello, mi ricorda un pò gli Amorphis in certe sonorità. Riesce anche a portarmi un pò di frescura in questa estate senza fine... |
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Bello, atmosferico, suonato come al solito con maestria....ma io vado avanti ad ascoltare l’ultimo di Iggy Pop |
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@lisablack va bene che prendi una frase e sei pigra nel leggere, lo dici per il mio bene addirittura? ma stai calmina, si fa fatica e dispensa di energie a ragionarci e a farti capire le cose, peccato.. Queste appassionate! Io parlo di musica appunto, non esagerare su su.. il discorso era sull'ascoltare questo ultimo dei Borknagar, la musica che compri o ti comprano senza neanche ascoltarla come in diversi altri casi e il cd rimane immacolato. @Candal: ascoltato..leggerino, non me li ricordavo così i Borknagar, forse mi sono perso qualcosa. Un passo indietro rispetto al precedente per quanto mi riguarda. Tutto sommato, con una cover cosí bella c'era un sospetto di o un ritorno piú casinaro o un album abbastanza velato di non riuscirci..è meglio la copertina del disco rispetto al lavoro che doveva trasmettere, neanche da musica da patria slavonski-scandinavian: tutto questa forza "true north" non l'ho recepita, non che quando si abbassa la cruentezza strumentale sia male, o allo stesso quando quando le sonorità sono più extreme sia sempre un bene. (In alcuni momenti sembravano gli opeth) Bisogna saperci fare in entrambi i casi, ma tutto sommato come voto 72 va bene senza esagerare, niente da evidenziare |
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Bell’album, dalle atmosfere affascinanti. Malgrado i cambiamenti di line up sono riusciti a sfornare comunque un lavoro di alto livello, come se niente fosse. Voto 82 |
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e adesso un tour in italia cazzo |
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Bravo Replica..il tuo si che e' un commento intelligente, ogni tanto fa bene agli occhi leggerne uno👍 |
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" il problema non e" la recensione ma il modo di pensare di lisablack" 🤣🤣🤣, ma cosa te ne frega di quello che penso io, se a me piace il freddo e il nord? Si da' il caso che io il disco l' ho ordinato a scatola chiusa, non ho bisogno sempre di ascoltare prima, che cazzo me ne frega di ascoltarlo in rete? Commenta e parla di musica se veramente ti interessa, lo dico per il tuo bene eh😄 |
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@ Obscure ma dai,non condanniamo e sopratutto non giudichiamo nessuno per questo,la musica è fatta si di orecchie e cervello ma a livello "subconscio" anche l'occhio vuole anche la sua parte,è qualcosa che spesso tradisce le attese ma è anche qualcosa di "spirituale",è capitato anche a me lo ammetto,forse oggi meno ma quando ero ragazzo mi lasciavo trascinare dalla copertina,è come prepararsi ad un viaggio e non si pensa magari al peggio,forse non è corretto,ma quali sono,se esistono,dei parametri di giudizio??cosa è giusto e cosa no?,godiamo finchè si può di emozioni anche semplici,ma godiamo e sogniamo ,perchè il resto è merda. |
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Bravo, qualcuno sta iniziando a decifrare in parte il mio nomignolo. Il problema non è la recensione ma il modo di pensare di lisablack perché vede il ghiacciaio allora è bello senza neanche averlo ascoltato. Un bell'album, paesaggio molto nordico e di certo è bello, il cervellino è abituato a riconoscere quello, allora ok senza neanche averlo ascoltato e immagina che sia bello e poi chissà. Ma se c'erano le case popolari non riconosceva l'immagine, allora il cervellino anni '90 andava in pappa e suona come alla cassa. È per quello che io confido soltanto un impressione accurata di mio, tanti lavori valutati pochezza che a me personalmente sono il contrario. Questo é un discorso sul riconoscere qualcosa, non da comunitá comune e il blackster, come il rocker, o il deathster o altri, lo è piú a ricercare ciò che non considerano gli altri perché detto dall'opinione pubblica e non si ferma alla prima impressione. Per la caricatura sinceramente ci sono per tutti i generi ma proprio tutti, sono distaccato da queste cose che praticamente di solito fanno sul social spazio, per me è solo colui che ascolta black metal, come il rocker ascolta rock e via scorrendo |
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@Oscurosolstizio fermo restando che ai giorni d'oggi appellarsi come blackster lo si dovrebbe fare consci dell'aura caricaturale che esso comporta, vorrei che ti soffermassi leggermente di più su ciò che ha scritto lisablack e su altre cose:
- ha espresso solo impressioni, semplicemente le garba la copertina. Non penso che abbia preventivamente messo un voto random, e non ha esteso la sua valutazione ad altro che non fosse la copertina. Ha solo detto bella cover, sperando che ciò sia il preambolo di un lavoro bello in toto
- nonostante il voto sia soggettivo, il recensore cerca di dire e intuire le cose come stanno. Medito abbastanza su che voto dare, e in particolare nonostante quantitativamente siano variazioni minime, nella mia scala di valutazione ogni punto in più o in meno è assegnato con una certa cura, ed è una trasposizione numerica delle sfumature che si possono cogliere nella recensione scritta. Detto ciò, dato che ora è possibile far la prova di San Tommaso anche con quest'album, mi farebbe piacere avere anche una tua opinione, perché come al solito sono sempre interessato ai punti di vista e alla loro diversità! Fammi sapere
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Senza neanche averlo ancora ascoltato, come al solito per giunta! Io dico che finché non l'ho ascoltato potrebbe essere pure brutto. Non sbircio di certo i voti fittizzi dei recensori dicendo quello che non so |
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@lisablack, e se era un brutto album? Non si considera mai niente dalla copertina, una blackster come te dovrebbe saperlo |
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Bellissimo, è un capolavoro. |
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Disco clamoroso, lo aspettavo con trepidazione e per me è incredibilmente uno dei più belli della loro discografia, nonostante gli stravolgimenti di lineup. Si sentono, ovviamente, richiami ai migliori Arcturus e Solefald. Aggressivo e sognante, voto 85. |
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..lo devo comprare....una super band.....qualita' garantita.... |
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C'è più black metal nella sola "Up North" con le sue cleaning vocals che in decine di altri dischi di gruppi che si spacciano come "true" ma che di sognano la classe di questi signori. |
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Gia' dalla copertina per me vale l' acquisto, mi invoglia a comprare al 100%😀, ci vuole un' ascolto..ma immagino che sia un bel disco, lo sento.. |
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Un'altro ottimo album, loro e gli Esnlaved sono veramente i paladini più prodigiosi dell'avantgard... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Thunderous 2. Up North 3. The Fire That Burns 4. Lights 5. Wild Father's Heart 6. Mount Rapture 7. Into The White 8. Tidal 9. Voices
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Line Up
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Lars A. Nedland (Voce, Tastiere) I.C.S. Vortex (Voce, Basso) Øystein G. Brun (Chitarra) Jostein Thomassen (Chitarra) Bjørn Dugstad Rønnow (Batteria)
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