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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Hype alle stelle per questo Urd, nono album in studio del super gruppo norvegese Borknagar, pronti a riconfermare il buon lavoro svolto due anni fa con l’uscita di Universal, il quale ha diviso nettamente la critica e gli ascoltatori tra chi lo considerava un gran disco e chi lo vedeva come un triste passo falso. Anche in questo caso ci ritroviamo di fronte un’opera complicata e per nulla immediata, il prodotto finale è quindi destinato a chi ha modo e tempo per dedicarsi completamente a Urd, dato che un ascolto svogliato e disattento porterebbe ad un parziale riconoscimento dei particolari contenuti nelle canzoni e ad una valutazione finale non troppo felice. Oltremodo ritengo che chi non è stato in grado di apprezzare l’ultimo Universal difficilmente riuscirà a farsi catturare da questo nuovo album, che per certi versi ne ricalca le orme con la differenza di qualche lieve miglioria, una su tutte l’inserimento di ICS Vortex per le vocals in screaming assieme all’accoppiata Vintersorg-Lazare; nella storia dei Borknagar questa è la prima volta che i tre cantanti appena citati si ritrovano tutti assieme in un unico cd.
Ultimato a metà dicembre dello scorso anno dopo sei lunghi mesi di lavoro in studio, Urd, registrato nei Fascination Street Studios in Svezia, vanta la partecipazione del produttore Jens Bogren (Amon Amarth, Daylight Dies, Enslaved, Katatonia e altri). Dal punto di vista della qualità del suono non c’è nulla da segnalare, ogni cosa è al proprio posto e ha il suo spazio nell’arco delle canzoni, non si verificano infatti attimi in cui uno strumento “invade” tutti gli altri distruggendo l’atmosfera venutasi a creare. Stesso discorso per l’operato dei tre cantanti, i quali riescono a spartirsi saggiamente gli oltre cinquanta minuti di durata del disco, sciogliendo i dubbi di chi riteneva esagerata una line-up composta da tre membri di caratura così elevata. Il lavoro alla batteria di David Kinkade non mostra alcuna pecca e si fa particolarmente apprezzare durante gli up-tempos, ma in generale riesce sempre a trovare la giusta base per ogni situazione. Anche i due chitarristi compiono ottimamente il proprio compito, proponendo una certa varietà a livello di riffing e una buona serie di accompagnamenti durante le parti cantate.
L’album parte immediatamente a ritmi parecchio sostenuti grazie ad Epochalypse. L’introduzione vocale è eseguita da Vintersorg, il quale, dopo una breve pausa, viene sostituito dallo screaming di Vortex e dal vocalism di Lazare, creando così un trittico canoro di altissimo livello. Il riffing è particolarmente melodico e adatto al contesto in cui si staglia Epochalypse. Verso metà brano il ritmo subisce un brusco arresto: le chitarre si esibiscono in un continuo arpeggiare, la batteria mette fine ai propri blast beats e la voce di Vintersorg diventa l’assoluta padrona della scena. Dopo un breve e roccioso riff la ritmica torna ad essere particolarmente lenta, ma questa volta è Lazare a prendere in mano la situazione. La successiva Roots è la canzone che abbiamo già avuto modo di ascoltare diverse settimane fa. Il pezzo si fa particolarmente apprezzare per la propria epicità: la tastiera compie con eccellenti risultati il proprio lavoro “sporco”, donando un tocco in più alla qualità già alta del riffing; tutto il resto è abbellito da una serie di cori, da un’incessante doppia cassa e da un piacevolissimo assolo nei minuti conclusivi. L’inizio di The Beauty of Dead Cities è ben orchestrato dalle due chitarre e dalla qualità della tastiera. Per certi versi il brano ricorda molto gli ultimi Solefald, ma dopo tutto quando il cantante è lo stesso questa somiglianza esce necessariamente allo scoperto. In generale la traccia è maggiormente lenta rispetto alle due precedenti e lo screaming viene lasciato da parte, mostrando appieno il lato epico-melodico del sound Borknagar. Un dolce arpeggiare ci introduce verso The Earthling, la quale vanta una forte vena progressive, altra caratteristica che questa band possiede e che è in grado di interpretare alla perfezione. In questo pezzo la componente estrema è ancora una volta minimizzata a favore di melodie più delicate e facili da assimilare, in modo tale da poter trascinare completamente l’ascoltatore. La successiva The Plains of Memories si differenzia dalle altre per l’assenza totale di voci, il risultato finale non è affatto male, peccato che sia eccessivamente prolissa e a lungo andare ripetitiva. Grazie a Mount Regency rientrano in luce ritmiche più sostenute, ma tutto sommato la canzone non contiene nulla di eclatante, e, fatta eccezione per quale accompagnamento di tastiera, il pezzo risulta piuttosto anonimo. Con Frostrite i Borknagar ritornano a marciare su livello decisamente alti: il cantato di Vintersorg domina una scena densa di atmosfere e particolari, le soluzioni chitarristiche si mostrano ispirate ed azzeccate, giusta è infatti la scelta di eseguire riff e assoli più lenti del solito, i quali contrastano con il continuo fare aggressivo della batteria. La penultima traccia, The Winter Eclipse, è la più lunga dell’intero disco e conferma pienamente il momento d’oro della formazione norvegese. In questo caso le ritmiche sono maggiormente legate ad un metal strettamente estremo abbellito dall’incessante lavoro delle tastiere e delle clean vocals, diciamo pure che questo potrebbe essere il pezzo “prog black” per eccellenza contenuto in Urd. La conclusiva In a Deeper World è dotata di un mood particolarmente melanconico, tra tutti gli elementi della canzone spiccano sicuramente le brevi note di chitarra non distorta che danno quel tocco di classe in più all’atmosfera. Grazie alle tastiere si rimane su toni piuttosto epici anche quando le chitarre vanno ad erigere un roccioso muro sonoro, non permettendo a queste ultime di intaccare l’armonia della composizione.
Siamo dunque giunti alla conclusione dell’ennesima impeccabile opera targata Borknagar, non c’è bisogno di dire che a me questo disco è piaciuto molto, forse non sarà un album trascendentale come ad esempio Borknagar e The Olden Domain (lavori difficilmente ripetibili), ma è destinato a fare la sua figura per diverso tempo. Dunque, se vi è piaciuto Universal, fate vostro anche questo Urd, sicuramente vi terrà impegnati per un bel po’ di mesi.
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Troppo progressive per me. |
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Le parole non potranno mai descrivere quello che si sente in questo disco davvero vicino alla perfezione di quella che è la proposta dei borknagar! Dite quello che volete ma non è possibile paragonare i primi due dischi, pur splendidi nel loro genere, a questo e all'ancor più organico e mostruoso dal punto di vista vocale successivo...il tasso tecnico è decisamente alto e sempre al servizio delle ispiratissime melodie, chiave vincente della proposta, supportate dalla ritmica sempre varia ed estrema di un kinkade tentacolare! I brani sono tra loro diversi e toccano diverse influenze. Frostrite cavallo di battaglia imbattibile pur non essendoci screaming, esaltante all'ennesima potenza per epicità con una prova divina di Vortex. Voto 95 |
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Gran bel disco, da ascoltare e riascoltare con le sue molteplici sfumature. Grande prova di tutti i musicisti (che non necessitano di presentazioni), splendida prova soprattutto a livello vocale di tutti gli interpreti. Voto 82. |
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sono due settimane che non ascolto altro. E' un album micidiale. perfetto. Ci sono tanti richiami sia ad Empiricism che ad Archaic Course. Si sente qualcosina anche di Quintessence, è vero, però quell'album ha un concept troppo "futuristico". Questo Urd è proprio un back-to-the-roots. |
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Una delle uscite piu' interessanti di quest'anno. Piu' lo ascolto e piu' mi piace. Universal non mi avevo fatto lo stesso effetto. |
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piano piano ho continuato a riascoltare questo urd e devo ammettere che il livello del disco è decisamente cresciuto...certo la band è molto ruffiana nel voler comunque ricreare un mix tra the archaic course e quintessence...niente di nuovo quindi, ma certi passaggi vocali sono davvero fomentosi, dai un 75 di supporto... |
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in Frostrite non canta vintersorg, ma vortex.. |
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ho effettuato ieri il primo ascolto...mah decisamente meglio dell'insulso universal, ma da quello che ho sentito per il momento non c'è nulla di cui esaltarmi...speriamo nel proseguo degli ascolti |
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@un passeggero :niente otorino, è decisamente l'immenso VORTEX. L'album promette MOOOOLTO BENE. |
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dai come si fa a dire che questo album è simile a Universal ? Questo URD vince almeno 10 a 0 con quella fetecchia del vecchio album. Se i Borknagar hanno tentato di giocare la carta delle 3 voci, hanno vinto alla grande questo gioco. Scommessa/sperimentazione ? assolutamente si. L'album suona a livello strumentale più manieristico che mai, si ricolleca ad Empiricism e a Quintessence ma a livello vocale è strepitoso. Ogni voce trova il proprio spazio e anche se a volte sembra di assistere a una "gara a chi ce l'ha più lungo" risulta un bel sentire. A mio avviso perfino un gradino sopra Epic. non confermo il voto ma quasi-quasi-quasi-quasi: 78 |
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Finalmente sono riuscito ad ascoltarlo! A mio modesto avviso si tratta del miglior album da Empiricism in poi ed è sicuramente una gran bella ripresa da quel passo falso che è stato Universal. Ad oggi è sicuramente uno degli higlight dell'anno. |
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bel disco formalmente ineccepibile! sembra che abbiano recuperato in parte quella matrice di black più prettamenta pagana (periodo the archaic course/ quintessence) che dal 2001 in poi si era andata a sopire... |
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@Arvssynd no chiaro..però in tutta la rece si parla del ruolo di Vortex come voce "screaming", quando invero il mio orecchio dice tutt'altro  |
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@Undercover: grazie della spiegazione (tra l'altro condivido tutto, a parte il trovare i Borknagar noiosi - IMHO sono una grandissima band). @Nagash: infatti ho posto la domanda proprio perché la penso in maniera simile. |
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@un passeggero: secondo me sono presenti entrambi la voci e quella di Vintersorg ricopre un ruolo "centrale" rispetto all'altra, poi anche io vado ad orecchio e forse potrei sbagliarmi... |
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L'album mi è piaciuto un sacco.. solo che.. ehm.. a dire il vero il cantante di "Frostrite" non mi smebrava certo vintersorg, bensi vortex.. mah, devo fare una gita dall'otorino? |
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@piggod non è una questione di similarità io non intendevo metterli a paragone stilisticamente ma in quanto al valore dell'evoluzione in sè, per le vie intraprese e per come le hanno interpretate. Per quanto mi riguarda quella degli Enslaved sia in termini di sound che dal punto di vista emotivo è molto più avanti e significativa, è completa sotto ogni aspetto, alle volte può risultare addirittura pesante perché più cervellotica non nelle scelte compositiva ma nelle atmosfere eppure nel momento in cui decido di mettere "Frost", "Mardraum" o "Vertebrae" ne rimango coinvolto, li seguo e si fanno seguire sino alla fine pur rappresentando una formazione unica ma diversa nella sua crescita, con i Borknagar invece mi annoio, sembra che i pezzi vadano in più direzioni senza un perché preciso da tempo e questo mi porta a dire basta e togliere il cd. Spero di esser stato chiaro nell'esporre il pensiero. |
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Piggod: se posso permettermi di rispondere anche io alla tua domanda. Io trovo che Enslaved e Borknagar siano molto distanti nell'interpretazione di ogni anima del loro sound. Gli Enslaved a loro modo hanno un taglio più moderno e atmosferico, i Borknagar hanno sicuramente un bagaglio tecnico superiore, e nell'attuale composizione della line up anche capacità espressive su più livelli, ma restano più "canonici" nell'orchestrare il proprio sound. In un parallelismo più chiaro gli Enslaved stanno ai Tool come i Borknagar stanno ai Dream Theater. |
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Li ho lasciati anch'io ai (gloriosi) tempi di The Olden Domain, dato che la loro svolta Avant-garde non mi è mai piaciuta. Proverò ad ascoltare anche questo Urd ma non mi aspetto miracoli. Comunque anch'io, come Undercover, preferisco la discografia degli Enslaved, penso che i Borknagar se li sognano capolavori come Frost e Eld . PS: per quanto mi riguarda l'etichetta "Viking" sta un po' stretta ai Borknagar... |
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Sono un fermo sostenitore del periodo Vintersorg che per qualità sovrasta notevolmente quello di Vortex (The Archaic Course e Quintessence sono nettamente inferiori a Epic e successivi). L'unico disco uscito (non conto Origin perché si trattava di un esperimento) un pò sottotono nell'era Vintersorg è Universal, pertanto non comprendo l'idolatria del periodo Vortex (non metto in dubbio le sue capacità, però la qualità di quei dischi non è che fosse estasiante). Tralasciando questo discorso, non ho anora ascoltato Urd, tuttavia, dando un'occhiata alla line-up, direi che è giunto il momento di rimediare... @Undercover: tralasciando che entrambi i gruppi possono essere più o meno etichettati come Viking, vedi delle similarità fra Enslaved e Borknagar (ovviamente sto tralasciando gli inizi)? |
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mah...io del periodo Vintersorg salvo solo Empyricism, il resto davvero penoso...sono riusciti persino a toppare il disco acustico, che poteva essere un buon rilancio per la band...ascoltare anche questo solo per la presenza di Vortex...cmq non mi spiego come mai tanto ben di dio non riesce a dare niente di interessante da anni... |
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Non l'ho ancora ascoltato, mi arriverà a breve. In generale il mio giudizio è molto meno negativo di quello di Undercover, visto che per esempio Quintessence è un disco che mi è sempre piaciuto. Però è vero che ci sono stati un po' di alti e bassi nella loro discografia, questo da quanto leggo un po' ovunque dovrebbe essere un 'alto', vedremo...Sugli Enslaved invece faccio parte di quella nicchia che non ha mai apprezzato più di tanto gli ultimi dischi, alla fine pur avendoli ascolto sempre i primi tre, ma questo è un problema mio visto che quasi tutti si strappano i capelli ad ogni nuova uscita. |
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Continuano a dirmi veramente pochissimo, è dai tempi di "The Olden Domain" che non finisco un disco di questa band senza sbadigliare a ripetizione, non ho mai capito cos'abbiano d'interessante gli album dopo quello, sembrano sempre un collage di pezzi malriusciti, evoluzione per evoluzione Enslaved a vita e a parer personale fra le due discografie c'è un abisso qualitativo a favore di quest'ultimi. |
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Bellissimo! Universal, pure, era un buon album, ma era troppo tastiere-oriented, e Vintersorg cantava decisamente TROPPO e il povero Lars ha praticamente fatto il palo, tranne che in Fleshflower. In Urd invece è tutto molto più bilanciato. Pure il sound è leggermente cambiato on tornati un pò al viking metal degli inizi. Vocalmente parlando, è un album PERFETTO. Con l'apporto in pianta stabile di VORTEX, finalmente Vintersorg ha meno parti, e finalmente anche Lars si sente. Deo Gratias! |
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Mi sono innamorato al primo ascolto di questo album, grandissimi. Al contrario ho trovato Mount Regency uno dei brani più interessanti, lo consiglio agli appassionati del genere |
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Capolavoro, ancor meglio del precedente. |
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Non li seguo da The Olden Domain,penso che comincerò con URD ad ascoltare quest'altro lato della loro discografia.Spero che non somiglino troppo agli Arcturus,mi avevano fatto questa impressione... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Epochalypse 2. Roots 3. The Beauty of Dead Cities 4. The Earthling 5. The Plains of Memories 6. Mount Regency 7. Frostrite 8. The Winter Eclipse 9. In a Deeper World
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Line Up
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Vintersorg (voce) ICS Vortex (voce, basso) Lazare (voce, tastiere) Øystein Garnes Brun (chitarra) Jens F. Ryland (chitarra) David Kinkade (batteria, percussioni)
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